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Patologie dell’apparato riproduttore femminile

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Presentazione sul tema: "Patologie dell’apparato riproduttore femminile"— Transcript della presentazione:

1 Patologie dell’apparato riproduttore femminile
Dr. Marinelli Oliviero Ph.D student in Molecular Biology and Cellular Biotechnology

2 PATOLOGIE DELLA VULVA Vulvite
Le patologie della vulva sono più frequentemente di tipo infiammatorio. Una delle cause più comuni di vulvite è l’infiammazione reattiva in risposta a uno stimolo esogeno come un agente irritante (dermatite irritativa da contatto) o un allergene (dermatite allergica da contatto). Il trauma da grattamento riconducibile al prurito intenso accentua la condizione di base. La dermatite irritativa eczematosa da contatto si manifesta con papule e placche eritematose ben delimitate, essudative e ricoperte di croste e può rappresentare una complicanza in seguito a reazione con urine, saponi, detergenti, antisettici, deodoranti o alcol. La dermatite allergica ha manifestazioni cliniche analoghe e può dipendere da allergie a profumi, additivi presenti nelle creme, lozioni e saponi.

3 PATOLOGIE DELLA VULVA Vulvite
La vulvite può essere anche causata da infezioni, che in questo caso sono spesso trasmesse sessualmente. Papillomavirus umano: agente eziologico del condiloma acuminato e della neoplasia vulvare intraepiteliale. Herpes simplex virus: responsabile dell’herpes genitale. Candida A sx herpes a dx candida

4 Disordini epiteliali non neoplastici
PATOLOGIE DELLA VULVA Disordini epiteliali non neoplastici L’epitelio della mucosa vulvare può andare incontro sia ad un assottigliamento atrofico, sia a ispessimento iperplastico, rispettivamente, sotto forma di lichen sclerosus e lichen simplex cronico. Il lichen sclerosus è caratterizzato da epitelio atrofico, in genere associato a fibrosi del derma. Il lichen sclerosus comporta un rischio lievemente aumentato di comparsa del carcinoma squamocellulare.

5 Disordini epiteliali non neoplastici
PATOLOGIE DELLA VULVA Disordini epiteliali non neoplastici Il lichen simplex cronico è caratterizzato da un ispessimento dell’epitelio (Iperplasia) in genere associato ad un infiltrato infiammatorio. Le lesioni del lichen sclerosus e quelle del lichen simplex cronico devono essere sottoposte a biopsia in modo tale da differenziarle in modo definitivo da altre cause di leucoplachia, come il carcinoma squamocellulare della vulva.

6 PATOLOGIE DELLA VULVA Condilomi
Con il termine condiloma si indica una qualsiasi lesione verrucosa della vulva. La maggior parte di queste lesioni può essere inquadrata in una di due classi specifiche. I condilomi lati sono lesioni piane, umide e lievemente rilevate che si formano nella sifilide secondaria. I più comuni condilomi acuminati possono essere papillari e discretamente elevati o, talvolta, piani e rugosi.

7 PATOLOGIE DELLA VULVA Condilomi
All’esame istologico, l’aspetto caratteristico cellulare è dato dalla coilocitosi, un’alterazione citopatica caratterizzata da vacuolizzazione citoplasmatica perinucleare e contorni nucleari irregolari, che rappresentano un carattere distintivo dell’infezione da HPV. I condilomi acuminati infatti sono strettamente associati all’HPV (sottotipo 6 e 11) e può essere trasmesso sessualmente. Le infezioni da HPV 6 e 11 comportano un lieve rischio di trasformazione maligna quindi i condilomi vulvari progrediscono raramente a cancro.

8 PATOLOGIE DELLA VULVA Carcinoma
Il carcinoma della vulva rappresenta circa il 3% di tutti i tumori dell’apparato genitale femminile, verificandosi per lo più in donne di età superiore a 60 anni. Circa il 90% dei carcinomi è rappresentato da carcinomi squamocellulari; gli altri tumori sono soprattutto adenocarcinomi o carcinomi basocellulari.

9 PATOLOGIE DELLA VULVA Carcinoma
Si individuano due forme diverse di carcinoma squamocellulare della vulva. La forma meno frequente è correlata a ceppi di HPV ad alto rischio (soprattutto HPV sottotipi 16 e 18) e si verifica in donne di media età. In questa forma, l’esordio del carcinoma è spesso preceduto da alterazioni precancerose dell’epitelio indicate come neoplasia vulvare intraepiteliale (VIN). La VIN progredisce nella maggior parte delle pazienti in atipie di maggior grado ed eventualmente va incontro alla trasformazione in carcinoma in situ. La progressione in carcinoma invasivo non è inevitabile e spesso si verifica dopo molti anni.

10 PATOLOGIE DELLA VULVA Carcinoma
Una seconda forma di carcinoma vulvare si osserva in donne di età più avanzata. Essa non è associata all’HPV ma spesso è preceduto per anni da alterazioni reattive dell’epitelio soprattutto lichen sclerosus. L’epitelio sovrastante spesso manca delle tipiche alterazioni citologiche della vin, ma può presentare lievi atipie dello strato basale e cheratinizzazione basale. La vin e i carcinomi vulvari in stadio iniziale si manifestano come aree di leucoplachia aventi l’aspetto di macchie biancastre formate da ispessimento dell’epitelio. Con il tempo queste aree si trasformano in tumori. Entrambe le forme di carcinoma vulvare, pur avendo la tendenza a rimanere confinate nella loro sede di origine, possono diventare invasivi.

11 PATOLOGIE DELLA VAGINA
Vaginite È una condizione relativamente comune in genere transitoria e priva di conseguenze cliniche. Si associa alla produzione di secrezioni vaginali (leucorrea). Risulta implicata una grande varietà di microorganismi, tra cui batteri, funghi e parassiti. Molti sono normali commensali che diventano patogeni solo nel contesto di diabete, terapie antibiotiche sistemiche che determinano l’alterazione della normale flora microbica, immunodeficienza, gravidanza o aborto recente. Nelle donne adulte l’infezione gonococcica primaria della vagina è rara. Microorganismi coinvolti sono la candida albicans e trichomonas vaginalis. Nelle donne adulte, la vagina è raramente sede di una malattia primaria. Più spesso eesa è implicata secondariamente dal cancro o da infezioni che originano in organi adiacenti. Il meccanismo fisiopatologico può essere molteplice: da un lato la perdita di glucosio nelle urine (“glicosuria”) può costituire un terreno ottimale per la replicazione batterica, specialmente dell’Escherichia coli; dall’altro la disregolazione glicemica sistemica potrebbe ridurre l’efficacia di barriera dello strato di glicosaminoglicani, sostanze che, in condizioni ottimali, proteggono le cellule che rivestono la vescica (“urotelio”) dall’acidità dell’urina e, entro certi limiti, dalle aggressioni batteriche. Non ultimo, l’aumento delle molecole infiammatorie tipico del diabete potrebbe concorrere a una sregolazione complessa dei meccanismi di difesa (cellulari e non) che aumenta la vulnerabilità alle aggressioni batteriche, anche in vescica. Infatti, il diabete è caratterizzato da un’aumentata vulnerabilità sistemica alle infezioni (batteriche, in primis), di cui la cistite micotica può essere la trascurata punta dell’iceberg

12 PATOLOGIE DELLA VAGINA
Vaginite La vaginite da candida (moniliale) è caratterizzata da una secrezione biancastra gelatinosa. Questo microrganismo fa parte della normale flora della vagina in circa il 5% delle donne per cui la comparsa di un infezione sintomatica implica quasi sempre un fattore predisponente tra quelli citati in precedenza o la sovrainfezione di un nuovo ceppo più aggressivo. La vaginite da T. Vaginalis determina secrezioni acquose e abbondanti, grigio- verdastre in cui è possibile individuare i parassiti. L’infezione attiva origina, in genere, dalla trasmissione sessuale di un nuovo ceppo.

13 PATOLOGIE DELLA VAGINA
Neoplasie maligne Carcinoma squamocellulare Il carcinoma squamocellulare è estremamente raro ed in genere si osserva in presenza di fattori di rischio simili a quelli associati al carcinoma della cervice uterina. La neoplasia vaginale intraepiteliale è una lesione precancerosa quasi sempre associata all’infezione da HPV. Il carcinoma squamocellulare invasivo della vagina si associa alla presenza di DNA di HPV in più della metà dei casi, derivando presumibilmente da una VIN-HPV positiva.

14 PATOLOGIE DELLA VAGINA
Neoplasie maligne Adenocarcinoma a cellule chiare Raro, associato alla somministrazione di dietilsilbestrolo per prevenire la minaccia di aborto. E’ preceduta dalla formazione, nella mucosa vaginale, di piccole inclusioni ghiandolari o microcistiche rivestite di cellule cilindriche o secernenti muco. Questa condizione clinica è denominata adenosi vaginale ed è una lesione precancerosa da cui origina l’adenocarcinoma a cellule chiare.

15 PATOLOGIE DELLA CERVICE UTERINA
Cervicite I processi infiammatori della cervice uterina sono molto frequenti e si associano ad emissione purulenta della vagina. Si può classificare in infettiva e non infettiva sebbene la differenziazione sia difficile a causa della presenza della normale flora vaginale. I più importanti sono la chlamidia trachomatis, t. vaginalis, candida, neisseria gonorrheae, HSV-2 (agente eziologico dell’herpes genitale) e alcuni tipi di HPV, tutti di solito sessualmente trasmissibili. Sebbene meno frequenti, le infezioni erpetiche sono degne di nota a causa della possibile trasmissione materno-infantile durante il parto, che può generare nel neonato una grave e talora fatale infezione erpetica diffusa.

16 PATOLOGIE DELLA CERVICE UTERINA
Cervicite La cervicite aspecifica può essere sia acuta sia cronica. La forma acuta, relativamente rara, è limitata alle donne nel periodo post partum e in genere è causata da stafilococchi o streptococchi. La cervicite cronica consiste in un infiammazione e rigenerazione epiteliale, frequente in tutte le donne in età fertile. L’epitelio sia squamoso sia cilindrico, della mucosa cervicale può presentare iperplasia e alterazioni reattive. Eventualmente, l’epitelio cilindrico può andare incontro a metaplasia squamosa.

17 PATOLOGIE DELLA CERVICE UTERINA
Neoplasie La maggior parte dei tumori della cervice è di origine epiteliale ed è causata da ceppi oncogeni del papilloma virus umano (HPV). Durante lo sviluppo, l’epitelio cilindrico muco-secernente dell’endocervice si congiunge all’epitelio squamoso che ricopre l’esocervice in corrispondenza dell’ostio cervicale.

18 PATOLOGIE DELLA CERVICE UTERINA
Neoplasie Con la comparsa della pubertà, la giunzione squamocolonnare va incontro a eversione e, di conseguenza, l’epitelio cilindrico diventa visibile in corrispondenza dell’esocervice. Comunque, le cellule cilindriche esposte possono andare incontro eventualmente a metaplasia squamosa, formando una regione che viene chiamata zona di trasformazione. Durante lo sviluppo, l’epitelio cilindrico muco-secernente dell’endocervice si congiunge all’epitelio squamoso che ricopre l’esocervice in corrispondenza dell’ostio cervicale. Con la comparsa della pubertà, la giunzione squamocolonnare va incontro a eversione e, di conseguenza, l’epitelio cilindrico diventa visibile in corrispondenza dell’esocervice. Comunque, le cellule cilindriche esposte possono andare incontro eventualmente a metaplasia squamosa, formando una regione che viene chiamata zona di trasformazione.

19 PATOLOGIE DELLA CERVICE UTERINA
Neoplasie L’HPV, l’agente eziologico della cancro cervicale ha un tropismo per le cellule squamose immature della zona di trasformazione. La maggior parte delle infezioni da HPV è transitoria e viene eradicata nell’arco di mesi grazie ad una risposta infiammatoria acuta e cronica. Una parte delle infezioni persiste e alcune di queste progrediscono in neoplasia cervicale intraepiteliale (CIN), una lesione precancerosa dalla quale si sviluppa la maggior parte dei carcinomi cervicali.

20 PATOLOGIE DELLA CERVICE UTERINA
Neoplasie Importanti fattori di rischio per la comparsa di CIN e di carcinoma invasivo sono direttamente correlati all’esposizione all’HPV e comprendono i seguenti: Giovane età al momento del primo rapporto sessuale Partner sessuali multipli Partner maschile con precedenti partner sessuali multipli Infezione persistente da parte di ceppi di papillomavirus ad alto rischio

21 PATOLOGIE DELLA CERVICE UTERINA
Neoplasie Le lesioni precancerose cervicali si associano ad anomalie nei preparati citologici (PAP test) che possono essere evidenziate molto prima che siano visibili anomalie all’ispezione macroscopica. Si prelevano cellule della zona di trasformazione e le si esamina al microscopio. Il PAP test rimane il più efficace test di screening per il cancro finora messo a punto. Nonostante l’efficacia del vaccino, questo non esclude la necessità dello screening routinario.

22 PATOLOGIE DELLA CERVICE UTERINA
Neoplasie Tutte le forme di carcinoma cervicale invasivo sono riconducibili all’HPV e si sviluppano nella zona di trasformazione. Si distinguono: carcinomi squamocellulari adenocarcinomi e carcinomi adenosquamosi misti carcinomi neuroendocrini a piccole cellule

23 PATOLOGIE DELLA CERVICE UTERINA
Neoplasie L’estensione ai tessuti molli parametriali può fissare l’utero alle strutture pelviche circostanti e le probabilità di diffusione ai linfonodi pelvici è correlata alla profondità di invasione tumorale. Si osserva in donne che non si sono mai sottoposte al PAP test, quindi si presenta con sanguinamento vaginale inatteso, leucorrea, coito doloroso (dispareunia) e disuria. Il trattamento è chirurgico e si fonda sull’isterectomia.

24 PATOLOGIE DELLA CERVICE UTERINA
Polipi endocervicali I polipi endocervicali sono masse poliploidi benigne che protrudono dalla mucosa endocervicale. La sovrapposizione di processi infiammatori cronici può determinare la comparsa di metaplasia squamosa dell’epitelio sovrastante e di ulcerazioni. Queste lesioni possono sanguinare ma non implicano alcuna evoluzione maligna.

25 PATOLOGIE DELL’UTERO Endometrite
L’infiammazione dell’endometrio è distinta in acuta e cronica a seconda della predominanza, rispettivamente, di un infiltrato costituito da neutrofili o da linfoplasmacellule. La diagnosi di endometrite cronica, in genere, richiede la presenza delle plasmacellule, in quanto i linfociti si osservano normalmente nell’endometrio. L’endometrite è spesso una conseguenza della malattia infiammatoria della pelvi ed è frequentemente dovuta ad infezioni di Neisseria gonorrhoeae o a Chlamydia trachomatis. L’esame istologico evidenzia un’infiltrazione neutrofila nell’endometrio superficiale e nelle ghiandole associata a un infiltrato linfoplasmacellulare dello stroma.

26 PATOLOGIE DELL’UTERO Endometrite
L’endometrite può essere anche dovuta alla ritenzione di prodotti del concepimento, in seguito ad aborto o parto, o alla presenza di un corpo estraneo come un dispositivo intrauterino. I tessuti ritenuti o i corpi estranei rappresentano la sede in cui attecchiscono infezioni ascendenti sostenute dalla flora vaginale o da quella dell’apparato digerente. La rimozione del tessuto ritenuto o del corpo estraneo, in genere, porta a risoluzione. Dal punto di vista clinico, tutte le forme di endometrite possono manifestarsi con febbre, dolori addominali e anomalie mestruali. Inoltre, vi è un aumentato rischio di infertilità e di gravidanza ectopica come conseguenza del danno e della cicatrizzazione della tube di falloppio.

27 Disordini non neoplastici dell’endometrio: adenomiosi
PATOLOGIE DELL’UTERO Disordini non neoplastici dell’endometrio: adenomiosi L’adenomiosi è la crescita dello strato basale dell’endometrio verso il basso, all’interno del miometrio. Profondamente, all’interno del miometrio, interposti tra le fibre muscolari, si osservano nidi di stroma endometriale, ghiandole o entrambi. La presenza aberrante di tessuto endometriale induce ipertrofia reattiva del miometrio, che causa un ingrandimento dell’utero, globulare, spesso caratterizzato da ispessimento della parete uterina. Poiché nell’adenomiosi, le ghiandole derivano dallo strato basale dell’endometrio, esse non vanno incontro a sanguinamento ciclico. Indipendentemente, l’adenomiosi cospicua può indurre menorragia, dismenorrea e dolore pelvico prima dell’inizio della mestruazione. Menorragia: flusso abbondante Dismenorrea: mestruazione dolorosa

28 Disordini non neoplastici dell’endometrio: endometriosi
PATOLOGIE DELL’UTERO Disordini non neoplastici dell’endometrio: endometriosi L’ endometriosi consiste nella presenza di ghiandole e stroma endometriali in una sede diversa dall’endometrio. Si verifica in circa il 10% delle donne in età fertile e in circa la metà delle donne non fertili. Frequentemente è multifocale e spesso interessa strutture pelviche come ovaio e legamenti uterini. Più raramente sono coinvolte aree distanti come tessuti periombelicali ma, seppur ancor più raramente, possono essere interessate anche aree distanti come linfonodi, polmoni e persino cuore, muscoli scheletrici ed ossa.

29 Disordini non neoplastici dell’endometrio: endometriosi
PATOLOGIE DELL’UTERO Disordini non neoplastici dell’endometrio: endometriosi Sono state formulare quattro ipotesi per spiegare l’origine di queste lesioni disperse. La teoria del rigurgito propone un flusso mestruale retrogrado, attraverso le tube di falloppio, che porta all’impianto. La teoria metaplastica indica l’origine nella differenziazione endometriale dell’epitelio celomatico (da cui si origina l’endometrio). La teoria della disseminazione vascolare o linfatica spiega i possibili impianti extrapelvici o linfonodali.

30 Disordini non neoplastici dell’endometrio: endometriosi
PATOLOGIE DELL’UTERO Disordini non neoplastici dell’endometrio: endometriosi Studi recenti suggeriscono che il tessuto endometriosico non è solo presente nella sede sbagliata ma è anche alterato. Infatti il tessuto endometriosico mostra livelli aumentati di mediatori dell’infiammazione, specie prostaglandine E2 e un’aumentata produzione di estrogeni dovuta all’elevata attività aromatasica delle cellule stromali. Queste alterazioni aumentano la sopravvivenza e la persistenza del tessuto endometriosico nelle sede eptopiche (un aspetto chiave nella patogenesi dell’endometriosi) e aiutano a spiegare gli effetti favorevoli dei COX-2 inibitori e degli inibitori dell’aromatasi nel trattamento dell’endometriosi.

31 Disordini non neoplastici dell’endometrio: endometriosi
PATOLOGIE DELL’UTERO Disordini non neoplastici dell’endometrio: endometriosi L’endometriosi è caratterizzata quasi sempre da endometrio funzionante che è soggetto ad emorragie cicliche. Poiché il sangue si raccoglie in queste sedi aberranti, esse hanno, in genere, l’aspetto macroscopico di noduli o impianti rosso-bruni. Endometriosi ovarica la sezione ovarica evidenzia un’ampia cisti endometriosica con sangue in degenerazione (cisti cioccolato)

32 Disordini non neoplastici dell’endometrio: endometriosi
PATOLOGIE DELL’UTERO Disordini non neoplastici dell’endometrio: endometriosi In seguito all’infiltrazione e all’organizzazione dell’emorragia, si ha una fibrosi diffusa che comporta aderenze tra le strutture pelviche, chiusura delle strutture pelviche, delle estremità tubariche e delle ovaie. La cicatrizzazione estesa dei dotti ovarici e ovaie, determina dolenzia ai quadranti inferiori dell’addome ed eventuale sterilità. L’interessamento della parete del retto può determinare dolore nella defecazione. Quasi tutti i casi si presentano con dismenorrea severa e dolori pelvici che dipendono dall’emorragia intrapelvica e dalle aderenze periuterine.

33 Disordini non neoplastici dell’endometrio: sanguinamento anomalo
PATOLOGIE DELL’UTERO Disordini non neoplastici dell’endometrio: sanguinamento anomalo Si presentano forme anomale di emorragie uterine: Menorragia: sanguinamento profuso e protratto un occasione del ciclo mestruale Metrorragia: sanguinamento irregolare intermestruale Sanguinamento postmenopausale Cause frequenti comprendono polipi endometriali ed endometriti. In ciascun caso di sanguinamento uterino, la possibile causa dipende dall’età del paziente. In assenza di lesioni organiche dell’utero, si parla di emorragia uterina disfunzionale.

34 PATOLOGIE DELL’UTERO Le lesioni più frequenti del corpo uterino sono iperplasia endometriale, carcinomi endometriali, polipi endometriali e tumori della muscolatura liscia. Tutte tendono a produrre sanguinamenti anomali dell’utero come manifestazioni iniziali.

35 Iperplasia endometriale
PATOLOGIE DELL’UTERO Iperplasia endometriale Iperplasia endometriale Un eccesso di estrogeni rispetto al progesterone, se sufficientemente protratto ed elevato, può indurre una proliferazione esagerata dell’endometrio (iperplasia) che è un importante precursore del carcinoma endometriale. Possibili cause di eccesso di estrogeni includono insufficienza ovulatoria (tipicamente nella perimenopausa), la somministrazione protratta di estrogeni senza contemporanea somministrazione di progestinici e lesioni ovariche estrogeno produttrici come l’ovaio policistico ei tumori ovarici.

36 Iperplasia endometriale
PATOLOGIE DELL’UTERO Iperplasia endometriale Una causa frequente di eccesso di estrogeni è l’obesità, in quanto il tessuto adiposo converte i precursori steroidei in estrogeni. La gravità dell’iperplasia è correlata al livello e alla durata dell’eccesso di estrogeni ed è classificata in base alla complessità dell’architettura tissutale e alla presenza o assenza di atipie citologiche. Il rischio di sviluppare carcinomi è correlato alla presenza di atipie cellulari. In un numero significativo di casi, l’iperplasia si associa a mutazioni inattivanti a carico del gene oncosoppressore PTEN e questo rappresenta un fattore chiave nella trasformazione in carcinomi endometriali.

37 Carcinomi endometriali
PATOLOGIE DELL’UTERO Carcinomi endometriali I carcinomi endometriali si dividono in due diverse tipologie: endometroide e carcinoma sieroso dell’endometrio (non-endometroide). La tipologia endometroide origina in presenza di eccesso di estrogeni e di iperplasia dell’endometrio in donne nel periodo perimenopausale. I tumori endometroidi sono denominati così a seguito della loro somiglianza istologica con le ghiandole endocrine normali. Possono essere esofitici o infiltranti e si distinguono in mucinosi, cilindrici e squamosi. Originano nella mucosa e possono infiltrare il miometrio e penetrare negli spazi vascolari.

38 Carcinomi endometriali
PATOLOGIE DELL’UTERO Carcinomi endometriali I carcinomi endometriali sono da I a III grado in base al loro livello di differenziazione. I fattori di rischio per questo carcinoma comprendono obesità, diabete, ipertensione, infertilità e esposizione a estrogeni in assenza di progestinici. Molti di questi fattori di rischio risultano in un aumentato stimolo estrogenico nei confronti dell’endometrio e si associano a iperplasia endometriale. Mutazioni a carico dei geni implicati nella riparazione degli errori di appaiamento del DNA e del gene oncosoppressore PTEN sono eventi precoci nello sviluppo graduale del carcinoma dell’endometrio.

39 Carcinomi endometriali
PATOLOGIE DELL’UTERO Carcinomi endometriali La tipologia sierosa origina in un contesto di atrofia dell’endometrio in donne con età post menopausale più avanzata. Il tipo sieroso è molto meno comune e quasi tutti i casi presentano mutazioni a livello del gene oncosoppressore TP53. I carcinomi sierosi formano piccoli ciuffi e papille e presentano atipie citologiche molto maggiori. Essi si comportano in modo aggressivo e pertanto sono di alto grado.

40 PATOLOGIE DELL’UTERO Polipi
Queste lesioni, in genere emisferiche, variano da 0,5 a 3 cm. I polipi più grandi possono proiettarsi dalla mucosa endometriale nella cavità uterina. Essi appaiono formati da endometrio che assomiglia a quello basale, frequentemente con piccole arterie muscolari. Alcune ghiandole hanno una normale architettura endometriale, ma più spesso presentano dilatazioni cistiche. Le cellule stromali sono monoclonali, spesso con un riarrangiamento della regione cromosomica 6p21, pertanto costituiscono la componente neoplastica dei polipi. Si osservano più frequentemente nella menopausa. L’importanza clinica sta nelle anomale emorragie uterine e, soprattutto, nel rischio, raro, di dare origine al tumore.

41 PATOLOGIE DELL’UTERO Leiomioma
Sono le forme più frequenti di tumori benigni che si originano dalle cellule muscolari lisce del miometrio in donne in pre-menopausa. A causa della loro consistenza, tuttavia, essi sono indicati come fibroidi. Sono tumori monoclonali e si associano a molte diverse anomalie cromosomiche ricorrenti, tra cui i riarrangiamenti dei cromosomi 6 e 12 che si ritrovano in una varietà di altre neoplasie benigne come i polipi. Gli estrogeni ed eventualmente i contraccettivi orali, stimolano la loro crescita mentre, regrediscono dopo la menopausa.

42 PATOLOGIE DELL’UTERO Leiomioma
Si pongono come masse consistenti, grigio biancastre e ben delimitate, con una caratteristica superficie di taglio a spirale. Si possono osservare sia masse singole ma più spesso sono dispersi nell’utero più tumori sotto forma di piccoli noduli a grandi masse. Si distinguono in base alla loro localizzazione: intramurali: situati all’interno del miometrio sottomucosi: situati in prossimità dell’endometrio sottosierosi: in prossimità della sierosa

43 PATOLOGIE DELL’UTERO Leiomioma
In genere sono asintomatici. Il sintomo però più comune è la menorragia con o senza metrorragia. I leiomiomi non si trasformano quasi mai in sarcomi e la presenza di lesioni multiple non aumenta il rischio di malignità

44 PATOLOGIE DELL’UTERO Leiomiosarcoma
Sono tumori maligni della muscolatura liscia che originano ex novo dalle cellule mesenchimali del miometrio, quindi non da leiomiomi preesistenti. Insorgono prevalentemente in donne in post menopausa e sono quasi sempre solitari. Tipicamente hanno l’aspetto di masse molli, emorragiche e necrotiche. I criteri di malignità comprendono necrosi, atipie citologiche e attività mitotica. La recidiva dopo rimozione è frequente e molti metastatizzano in genere ai polmoni.

45 PATOLOGIE DELLE TUBE DI FALLOPPIO
La patologia più frequente è l’infiammazione (salpingite) che rappresenta, in genere, una componente della malattia infiammatoria pelvica; essa esita nella cicatrizzazione del rivestimento delle tube e nell’aumento del rischio di gravidanza ectopica tubarica. I processi flogistici della tube sono sempre di origine microbica. Comportano febbre, dolore pelvico e al basso ventre e masse pelviche che dipendono dalla distensione delle tube, sia per la presenza di essudato, sia per effetto di detriti infiammatori.

46 PATOLOGIE DELLE TUBE DI FALLOPPIO
I carcinomi delle tube di Falloppio si manifestano in genere, in uno stadio avanzato, con interessamento della cavità peritoneale. Possono essere di tipo sieroso (mutazione a carico del gene BRCA) o endometroide.

47 Cisti follicolari e luteiniche
PATOLOGIE DELLE OVAIE Cisti follicolari e luteiniche Le cisti follicolari e luteiniche sono cosi frequenti da poter essere considerate varianti della normale fisiologia. Sono lesioni per lo più innocue che originano dalla mancata rottura dei follicoli di Graaf o da follicoli che si sono rotti e quindi si sono immediatamente chiusi. Queste cisti sono spesso multiple. Sono tipicamente di piccole dimensioni, raramente diventano grandi a tal punto da formare masse palpabili e dolore pelvico. Sono piene di un liquido sieroso chiaro e talvolta possono rompersi causando piccole emorragie intraperitoneali e sintomi da peritonite (addome acuto).

48 Malattia dell’ovaio policistico
PATOLOGIE DELLE OVAIE Malattia dell’ovaio policistico La malattia dell’ovaio policistico è una patologia caratterizzata da ovaie ingrandite e policistiche, cioè ripiene di cisti di varie dimensioni. Essa, in genere, si presenta in pazienti con oligomenorrea, irsutismo, infertilità e talora obesità. I sintomi dell’ovaio policistico sono dovuti ad una situazione di anovulazione cronica, cioè un’assenza costante di ovulazione, associata ad un aumento della produzione e della secrezione degli ormoni androgeni (iperandrogenismo) in quantità variabile. L’iperandrogenismo è quindi responsabile di irsutismo ed indirettamente dei disturbi del ciclo mestruale. In circa il 30% delle pazienti affette presenta un aumento dei livelli di prolattina e, raramente, può determinare secrezione di latte dai capezzoli (galattorrea).

49 Malattia dell’ovaio policistico
PATOLOGIE DELLE OVAIE Malattia dell’ovaio policistico Le elevate quantità di androgeni presenti in circolo vengono convertite in estrogeni a livello dei tessuti periferici, in particolare a livello del tessuto adiposo, ricco di enzimi il cui compito è proprio questa conversione. L'LH liberato in eccesso provoca aumento del volume dell'ovaio con iperproduzione di androgeni, che incrementano i processi di conversione periferica degli androgeni in estrogeni, perpetuando il circolo vizioso responsabile della sindrome dell'ovaio policistico. L'inadeguata secrezione di FSH e l'elevata concentrazione di androgeni all'interno delle ovaie, in cui si svolge la maturazione del follicolo, provocano una sua incompleta maturazione. L'incompleta maturazione di numerosi follicoli, a sua volta, determina la formazione di piccole cisti. Le ovaie sono in genere, ma non necessariamente, ingrandite. Correlazione estrogeni endometrio (iperplasia, carcinomi)

50 PATOLOGIE DELLE OVAIE Tumori ovarici
I tumori ovarici sono vari e questo dipende dal fatto che sono presenti tre tipi cellulari diversi nell’ovaio normale: epitelio di superficie multipotente (celomatico), cellule germinali totipotenti e cellule stromali dei cordoni sessuali, ciascuno dei quali dà origine a un certo numero di tumori diversi.

51 PATOLOGIE DELLE OVAIE Tumori ovarici
Tumori dell’epitelio superficiale Le neoplasie che originano dall’epitelio di superficie rappresentano la maggior parte dei tumori ovarici primari. Con il ripetersi delle ovulazioni e cicatrizzazioni, l’epitelio superficiale rimane intrappolato nella corticale ovarica formando piccole cisti ovariche. Queste possono diventare metaplastiche e andare incontro a trasformazione neoplastica. Le lesioni benigne, in genere, sono cistiche (cistadenomi) e possono avere una componente stromale di accompagnamento (cistoadenocarcinoma), o solidi (carcinoma). Si individua, ulteriormente, una categoria di tumori a basso potenziale di malignità, di basso grado, con potenziale invasivo limitato. Tra i fattori predisponenti, un’anamnesi familiare positiva e mutazioni nella linea germinale a carico di geni oncosoppressori BRCA1 a BRCA2.

52 PATOLOGIE DELLE OVAIE Tumori ovarici
Tumori sierosi I tumori sierosi sono i più frequenti e si distinguono in basso grado ed alto grado. I tumori di basso grado originano da lesioni benigne e si associano a mutazioni a livello di KRAS, BRAF o ERBB2. I tumori sierosi ad alto grado si sviluppano rapidamente e originano da mutazioni di TP53. I tumori sierosi si pongono come strutture cistiche di grandi dimensioni con spazi cistici pieni di liquido sieroso chiaro e circa il 25% dei tumori benigni sono bilaterali. La prognosi dei pazienti con cistadenocarcinoma sieroso invasivo è infausta anche dopo rimozione chirurgica e chemioterapia.

53 PATOLOGIE DELLE OVAIE Tumori ovarici
Tumori mucinosi I tumori mucinosi sono simili a quelli sierosi con la differenza che l’epitelio neoplastico è formato da cellule secernenti mucina e hanno una minore probabilità di essere maligni. Tumori endometroidi I tumori endometroidi possono essere solidi o cistici e talvolta si sviluppano in associazione all’endometriosi. All’esame macroscopico si distinguono per la formazione di ghiandole tubulari simili a quelle dell’endometrio, nell’ambito del rivestimento degli spazi cistici. Nel 15-30% dei casi le donne presentano un concomitante carcinoma endometriale e presentano anch’essi, mutazioni a carico del gene oncosoppressore PTEN.


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