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MODELLO PRESTAZIONALE DEL SALTO IN ALTO

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Presentazione sul tema: "MODELLO PRESTAZIONALE DEL SALTO IN ALTO"— Transcript della presentazione:

1 MODELLO PRESTAZIONALE DEL SALTO IN ALTO
FINALITA’: Proiettare il centro di massa del corpo in una parabola il cui vertice sia il più alto possibile e il valore della base sia sufficientemente grande da permettere alle masse dei segmenti corporei di superare l'asticella senza farla cadere. e’ necessario studiare: la quantità di moto fornita al soggetto dalla rincorsa; la forma della rincorsa e la preparazione allo stacco; l’azione di stacco e il comportamento degli arti liberi; il comportamento in volo e il superamento dell’asticella; l’atterraggio sul piano di ricaduta. Materiale soggetto a copyright è vietata la pubblicazione

2 Quantità di moto fornita ai soggetti durante la rincorsa
In fisica: I = F x ∆t IMPULSO = forza x delta tempo F = m x a FORZA = massa x accelerazione I = m x a x ∆t IMPULSO = massa x accelerazione x delta tempo = v velocità I = m x v = IMPULSO = massa x velocità Q quantità di moto L’impulso è equivalente alla quantità di moto

3 CURVILINEA (seconda parte, ultimo appoggio sulla tangente alla curva)
Forma della rincorsa Nel salto in alto la rincorsa è MISTA: CURVILINEA (seconda parte, ultimo appoggio sulla tangente alla curva) RETTILINEA (prima parte)

4 Preparazione allo stacco
L’inclinazione dell’asse longitudinale ha inizio con il penultimo appoggio e si conclude con l’ultimo appoggio. L’assunzione di questo atteggiamento è giustificata dal fatto che l’atleta deve predisporre i suoi segmenti in modo da comunicare al centro di massa un impulso verso l’alto. Tale inclinazione deve determinarsi con il massimo rendimento, e quindi con il minor detrimento della quantità di moto che l’atleta ha acquisito durante la rincorsa. Pertanto le azioni dell’ultimo passo di corsa (penultimo e ultimo appoggio) differiscono da quelle usate in un normale passo di corsa.

5 Penultimo appoggio Bloccare l’articolazione del ginocchio, per impedire alla coscia di avanzare; Bloccare l’articolazione della caviglia; Agire con l’articolazione metatarsale per comunicare al segmento retropiede ed alle masse a lui soprastanti la quantità di moto verso l’avanti. Agire con l’articolazione coxo-femorale per comunicare al segmento tronco una rotazione verso dietro.

6 Ultimo appoggio L’arto libero (verde) presenta:
Una perpendicolarità dell'asse longitudinale della coscia nei confronti del terreno; Una flessione della gamba sulla coscia; Una perpendicolarità dell'asse longitudinale del piede sempre nei confronti del terreno. L’arto in questione compie le seguenti azioni: Allineare i segmenti coscia e gamba con quello del tronco che ha già raggiunto precedentemente l'inversione dell'inclinazione del suo asse longitudinale; Appoggio del piede con il tallone.

7 La posizione del piede di stacco nell’ultimo appoggio
Le problematiche meccaniche nascono dalla relazione esistente fra la direzione del moto del centro di massa e la posizione, occupata sul terreno, dall'asse longitudinale del piede dell'arto di stacco. L'asse longitudinale del piede deve coincidere con la direzione del moto del centro di massa; Nel caso in cui l’asse longitudinale del piede non coincidesse con la direzione del moto del centro di massa, le strutture della caviglia sarebbero sottoposte ad un carico notevole. L’asse trasverso del piede deve funzionare da perno durante la fase di spinta (dall'articolazione metatarsale all'estremità delle dita). B

8 Azione di stacco: fase preparatoria
Il segmento gamba ruota solidale con il piede, fino ad arrivare in una posizione di perpendicolarità nei confronti del terreno. Il segmento coscia attua invece una flessione nei confronti della gamba chiudendo l’angolo all’articolazione del ginocchio. Il tronco compie una flessione nei confronti della coscia. Tali azioni consentono l’assunzione di adeguati angoli di lavoro e offrono sufficienti garanzie di incolumità per le strutture articolari coinvolte.

9 Azione di stacco: fase principale
Ordine d’intervento (apertura degli angoli articolari coinvolti): 1. Coscia-tronco Coscia: compie una estensione con fulcro all’articolazione del ginocchio. Muscolo: quadricipite femorale. Tronco: compie una rotazione-estensione con fulcro all’articolazione coxo-femorale. Muscoli: glutei. L’asse dei segmento coscia e tronco si allineano in tempi brevi con quello del segmento gamba. 2. Gamba-retropiede-avampiede Gamba: compie una estensione, con fulcro all’articolazione tibio-tarsica, in modo tale da mantenere la sua perpendicolarità nei confronti del terreno. Muscolo: tricipite surale. Retropiede-avampiede: compie una estensione con fulcro all’articolazione metatarsale Muscolo: tricipite surale.

10 Azioni dell’arto inferiore libero e degli arti superiori
Durante le azioni della coscia, del tronco e del piede, gli arti liberi (quello inferiore non in appoggio sul terreno e gli arti superiori) possono ottimizzare ulteriormente, oppure diminuire gli effetti generati dall’arto di stacco. Permettono di incrementare l’impulso verso l’alto. Flessione della coscia dell’arto libero sul tronco. Gli arti superiori compiono un’azione di estensione verso l’alto.

11 Fase di volo: presentare il dorso all’asticella
Per presentare il dorso all’asticella l’asse longitudinale dell’atleta deve compiere 2 rotazioni in fase di volo: Una rotazione nel piano trasverso determinata dall’arto superiore esterno al piano dei ritti (fulcro all’articolazione scapolo-omerale). Una rotazione nel piano sagittale, per inclinare l’asse longitudinale dell’atleta di 90° e consentire un suo passaggio “sdraiato”.

12 Fase di volo: ordine di intervento
capo tronco anche coscie gambe piedi

13 Fase di volo: ordine di intervento
capo tronco anche coscie gambe piedi

14 Posizioni nello spazio dei segmenti al momento del contatto con il materasso
Capo flesso Assi longitudinali di dorso e arti superiori paralleli ai sacconi. Assi longitudinali degli arti inferiori perpendicolari ai sacconi.

15 MODELLO PRESTAZIONALE DEL SALTO IN LUNGO
FINALITÀ: proiettare il centro di massa del corpo in una parabola con il maggior valore della base possibile.

16 MODELLO PRESTAZIONALE DEL SALTO IN LUNGO
Velocità di rincorsa Velocità di stacco Velocità verticale Angolo di stacco Velocità orizzontale

17 Le fasi più critiche sono rappresentate dalla RINCORSA e dallo STACCO.
FASI DEL SALTO IN LUNGO ATTERRAGGIO VOLO STACCO RINCORSA Le fasi più critiche sono rappresentate dalla RINCORSA e dallo STACCO. Coinvolgono la maggior quantità di variabili biomeccaniche che influenzano pesantemente la prestazione

18 MASSIMA VELOCITÀ CONTROLLATA
RINCORSA MASSIMA VELOCITÀ CONTROLLATA PARTENZA LUNGHEZZA PRECISIONE FREQUENZA E AMPIEZZA VELOCITÀ

19 RINCORSA: partenza Modalità con cui i soggetti iniziano la rincorsa (Martin, 1974; Trevisiol, 1977; Vallardi, 1984). Scelta strettamente personale per garantire un’adeguata lunghezza e precisione della rincorsa.

20 RIDUZIONE LUNGHEZZA OTTIMALE
RINCORSA: lunghezza Influenzata da caratteristiche morfologiche, capacità di reazione, livello di allenamento, sesso, età..). Lunghezza ottimale: m, pari a passi (Vallardi, 1984; Kyrtbatov, 2007). RIDUZIONE LUNGHEZZA OTTIMALE RIDUZIONE VELOCITÀ ORIZZONTALE SVILUPPATA RIDUZIONE DISTANZA DI SALTO (Aleshinsky et al., 1980, Ballreich & Ernest, 1980, Kakihana & Suzuki, 2001).

21 RINCORSA: precisione Grado di aggiustamenti che i soggetti compiono per minimizzare l’errore sull’asse di battuta (Lee et al., 1982, Hay et al., 1988, Berg et al., 1994, Glize e Laurent, 1997, Scott et al., 1997; e Montagne et al., 2000). ERRORE: distanza tra la punta del piede e il bordo superiore dell’asse di battuta. AGGIUSTAMENTI: riguardano l’ampiezza dei passi. Inizio aggiustamenti in media tra il quintultimo e il quartultimo passo prima dello stacco. 62-67% degli aggiustamenti avviene negli ultimi due passi prima dello stacco.

22 RINCORSA: frequenza ed ampiezza dei passi
Regola la velocità della rincorsa AMPIEZZA: Regola la precisione della rincorsa Avvio ad alte frequenze con aumento successivo dell’ampiezza dei passi. Avvio più lento con grande ampiezza dei passi e successivo aumento della frequenza. 2 STRATEGIE ENTRAMBE VANTAGGIOSE PER LA PRESTAZIONE IN QUANTO AUMENTANO LA VELOCITA’ PRODOTTA (Eremin, 1973; Trevisiol, 1977; Hay, (1986) e Kyrbatov et al., (2007)

23 RINCORSA: velocità VELOCITA’ DI RINCORSA (98%) VELOCITA’ ASSOLUTA
(100%) La velocità di rincorsa aumenta progressivamente fino agli ultimi passi mostrando un valore che rientra in un range tra m/s. (Chow e Hay, 2005; Graham-Smith e Lees, 2005; Linthorne et al., 2005; McLean, 2005; Bridgett e Linthorne, 2006; Kyrbatov et al., 2007 e Mampieri et al., 2009)

24 PREPARAZIONE ALLO STACCO: IL PASSO SPECIALE
INCLINAZIONE DELL’ASSE LONGITUDINALE DEL SISTEMA VERSO DIETRO. NECESSARIA PER PREPARARE IN MODO OTTIMALE LA FASE DI STACCO. MASSIMIZZARE L’INCREMENTO DI VELOCITA’ VERTICALE, MINIMIZZANDO LA PERDITA DI VELOCITA’ ORIZZONTALE HA INIZIO CON IL PENULTIMO APPOGGIO E SI CONCLUDE CON L’ULTIMO APPOGGIO.

25 Penultimo appoggio Bloccare l’articolazione del ginocchio, per impedire alla coscia di avanzare; Bloccare l’articolazione della caviglia; Agire con l’articolazione metatarsale per comunicare al segmento retropiede ed alle masse a lui soprastanti la quantità di moto verso l’avanti. Agire con l’articolazione coxo-femorale per comunicare al segmento tronco una rotazione verso dietro.

26 Ultimo appoggio L’arto libero (verde) presenta:
Una perpendicolarità dell'asse longitudinale della coscia nei confronti del terreno; Una flessione della gamba sulla coscia; Una perpendicolarità dell'asse longitudinale del piede sempre nei confronti del terreno. L’arto in questione compie le seguenti azioni: Allineare i segmenti coscia e gamba con quello del tronco che ha già raggiunto precedentemente l'inversione dell'inclinazione del suo asse longitudinale; Appoggio del piede con il tallone.

27 coscia-tronco; retropiede-avampiede
FASE DI STACCO Ordine d’intervento: coscia-tronco; retropiede-avampiede

28 FASE DI VOLO E DI ATTERRAGGIO
TUCK STYLE (a raccolta) HANG STYLE (veleggiato) STEP STYLE (Passo in volo 1 o 1/5)

29 LA PROIEZIONE DEL CENTRO DI MASSA ED IL CONTATTO CON LA SABBIA
La proiezione del centro di massa deve essere il più possibile sulla direzione dei piedi.

30 MODELLO PRESTAZIONALE DEL GETTO DEL PESO
PEDANA DI LANCIO Categoria maschile 7,260Kg Categoria femminile 4,000Kg WR 23,12 Randy Barnes WR 22,63 Natalya Lisovskaya

31 MODELLO PRESTAZIONALE DEL GETTO DEL PESO
La finalità delle specialità dei lanci nell’atletica leggera, è quella di far compiere ad un particolare attrezzo una traiettoria (in una parabola) con il valore della base maggiore possibile. In fisica il valore di una parabola che un oggetto descrive nello spazio è determinato da: Velocità che anima l’oggetto (quantità di moto) Altezza di partenza del baricentro dell’attrezzo nei confronti del terreno al momento del lancio. Angolo di uscita dell’oggetto

32 VELOCITÀ CHE ANIMA L’ATTREZZO
Acquisire quantità di moto, da comunicare all’attrezzo, attraverso il movimento di traslocazione e di lancio.

33 ALTEZZA DI PARTENZA DEL BARICENTRO DELL’ATTREZZO
A parità di impulso, maggiore è la distanza tra il baricentro dell’attrezzo e il terreno al momento del lancio, tanto più grande è il valore della base della parabola.

34 ANGOLO DI USCITA OTTIMALE
ANGOLO DI USCITA CON IL QUALE L’ATTREZZO INIZIA LA PARABOLA Ideale a 45° se: il lancio di un corpo avviene in assenza di attriti; il punto di partenza e quello di caduta sono sullo stesso livello. condizioni non riscontrabili nella specialità del getto del peso: ANGOLO DI USCITA OTTIMALE 42° 37° i lanci vengono effettuati in situazioni dove non è possibile calcolare l’entità della resistenza determinata dall’aria o da particolari condizioni climatiche; il punto da cui viene scagliato l’attrezzo non si trova sullo stesso piano di quello di caduta.

35 È NECESSARIO STUDIARE:
Quali opportunità ha l’atleta di far acquisire all’attrezzo un’elevata quantità di moto, un ottimale angolo di uscita e un’altezza dal terreno maggiore possibile? traslocazione rettilinea o traslocazione rotatoria per acquisire quantità di moto; incrementare successivamente tale quantità di moto attraverso un’ulteriore spinta degli arti inferiori agenti come leva di 3° genere; comunicare all’attrezzo la massima quantità di moto, con le azioni dell’arto superiore lanciante.

36 POSIZIONE DI PARTENZA Impugnatura:
Il peso è appoggiato prevalentemente sulle tre dita centrali (indice, medio, anulare) della mano, che è flessa al polso. Il peso è sostenuto dalle prime due falangi delle dita medie, che sono leggermente allargate, e non poggia sul palmo della mano. Questo per permettere all’atleta evoluto di effettuare un’ulteriore ultima spinta sull’attrezzo, nella fase finale dell’azione di lancio. Il pollice ed il mignolo fungono da supporto e rafforzano la presa sostenendo il peso ai lati. L’attrezzo è appoggiato sul collo sotto l’angolo della mandibola, e in tale posizione deve rimanere fino al completamento dell’azione di lancio, nel momento in cui l’arto superiore inizia la fase di distensione. atteggiamento eretto; piedi paralleli e discretamente divaricati; il dorso rivolto verso la direzione di lancio.

37 TRASLOCAZIONE RETTILINEA: FASE PREPARATORIA
L’atleta passa da un atteggiamento a piedi paralleli ad uno con il piede sinistro dietro quello destro. Le articolazioni predisporranno adeguati angoli di lavoro con chiusura alle articolazioni: tronco - anche; anche - coscie; coscie - gambe; gambe - retropiedi – avampiedi; assumendo così un atteggiamento discretamente raccolto con il dorso sempre rivolto nella direzione di lancio.

38 TRASLOCAZIONE RETTILINEA: FASE PRINCIPALE
ARTO DESTRO attua delle azioni di estensione aprendo gli angoli alle articolazioni tibio-tarsica e ginocchio. ORDINE DI INTERVENTO: gamba – coscia; MUSCOLI: soleo, quadricipite femorale. ARTO SINISTRO chiusura ulteriore e successiva apertura degli angoli alla coxo-femorale e al ginocchio. ORDINE DI INTERVENTO: coscia – gamba; MUSCOLI: glutei, quadricipite femorale. Queste azioni comunicano al centro di massa del corpo una quantità di moto che causa uno spostamento in fase aerea del sistema atleta-attrezzo nella direzione di lancio.

39 TRASLOCAZIONE RETTILINEA: FASE FINALE E FASE PREPARATORIA DEL LANCIO
L’atleta durante la fase aerea del movimento di traslocazione compie una rotazione di 90° del sistema nel piano trasverso; i piedi riprendono il contatto con il terreno contemporaneamente; l’appoggio con il piede sinistro è vicino al fermapiedi della pedana ed il destro in posizione arretrata; B Fp il piede destro ha l’asse longitudinale ruotato di circa 90° rispetto la direzione di lancio, mentre quello sinistro quasi parallelo; l’asse longitudinale del sistema è inclinato verso dietro per effetto dell’allineamento del segmento tronco con quelli coscia e gamba dell’arto sinistro; l’arto inferiore destro presenta adeguati angoli di lavoro; la proiezione della forza-peso, applicata al baricentro generale uomo-attrezzo, cade sopra il piede destro. Fp

40 ORDINE DI INTERVENTO ARTO INFERIORE DESTRO:
LANCIO: FASE PRINCIPALE Il centro di massa atleta-attrezzo rappresenta la resistenza; l’articolazione tibio-tarsica del piede sinistro, trovandosi in una posizione più avanzata, costituisce il fulcro; I muscoli dell’arto inferiore destro rappresentano la potenza. B Fp ORDINE DI INTERVENTO ARTO INFERIORE DESTRO: gamba - coscia - tronco MUSCOLI: soleo, quadricipite femorale, glutei F VERTICALIZZAZIONE ASSE LONGITUDINALE DEL SISTEMA Il centro di massa atleta-attrezzo si sposta dal piede destro a quello sinistro. R P Fp

41 LANCIO: FASE PRINCIPALE
Una chiusura dell’angolo all’articolazione metatarsale che determina un ulteriore avanzamento ed innalzamento dell’attrezzo. Una rotazione dell’asse delle spalle nella direzione di lancio Un’apertura dell’angolo all’articolazione della caviglia che aumenta gli effetti precedenti. Un’apertura degli angoli alle articolazioni della spalla e del gomito che consentono l’estensione dell’arto lanciante, con una trasmissione della direzione della quantità di moto all’attrezzo verso l’avanti alto con un angolo d’uscita fra i 37° e i 42°. Un’apertura dell’angolo all’articolazione del polso che consente l’estensione della mano.

42 LANCIO: FASE FINALE Le scelte comportamentali sono condizionate dalle regole di questa disciplina sportiva: l’atleta dopo aver effettuato il lancio deve uscire in perfetto equilibrio dalla metà posteriore della pedana di lancio. L’atleta deve recuperare un equilibrio stabile dopo aver attuato il lancio, deve contrastare con un nuovo appoggio la quantità di moto che ancora anima il suo corpo. L’atleta, dopo aver lasciato l’attrezzo attua una rotazione attorno all’asse longitudinale per portare l’arto destro in appoggio al posto di quello sinistro. Questa azione consente all’atleta di scaricare e frenare fino ad annullare l’inerzia di massa sul terreno.

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