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Stanley Kubrick The Shining (1980)
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Buona parte di questa presentazione Power Point è basata sulla presentazione “Rappresentare il Perturbante: Stanley Kubrick, The Shining (1980)” di Giorgio Marchese
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The oldest and strongest emotion of mankind is fear, and the oldest and strongest kind of fear is fear of the unknown. […] Because we remember pain and the menace of death more vividly than pleasure, and because our feelings toward the beneficent aspects of the unknown have from the first been captured and formalised by conventional religious rituals, it has fallen to the lot of the darker and more maleficent side of cosmic mystery to figure chiefly in our popular supernatural folklore. (H.P. Lovecraft, Supernatural Horror in Literature)
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Jack Torrance, ex insegnante e scrittore afflitto da blocco creativo, accetta di fare il guardiano dell’Overlook Hotel, che durante la stagione invernale resta chiuso e totalmente isolato dal mondo, nella speranza di avere il tempo per scrivere il suo nuovo dramma. Raggiunto l’albergo insieme alla moglie Wendy e al figlio Danny (dotato di poteri paranormali – lo “shining”, la “luccicanza”), Torrance viene a sapere che anni prima il guardiano Grady, sconvolto dalla claustrofobia, aveva massacrato la moglie e le due figlie e si era suicidato.
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L’Overlook Hotel overlooks la storia americana, e cioè la sovrasta, si erge sulle sue fondamenta, e al tempo stesso la trascura. Nel suo spazio chiuso ma anche aperto (l’albergo è un non-luogo, uno spazio di transito) sono nascoste le tracce di un passato fatto di crimini (la Mafia ai tempi del Proibizionismo) e sacrilegi (l’hotel è stato edificato sopra un vecchio cimitero indiano). L’Overlook Hotel è quindi lo spazio dell’amnesia storica, di un rimosso che torna ad apparire in forma spettrale e che haunts chi lo abita – più che essere haunted.
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To overlook: Guardare dall’alto, dominare; Trascurare, lasciarsi sfuggire; Chiudere gli occhi (nel senso di tollerare, lasciar correre); Sorvegliare; Stregare, lanciare il malocchio.
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Freud (“Il perturbante”)
The Shining Il dubbio che un essere apparentemente inanimato sia vivo davvero… L’Overlook Hotel sembra essere un essere vivente. L’angoscia di perdere la vista (paura della cecità). Le continue torture cui sono sottoposti gli occhi di Danny a causa delle visioni che ha nell’hotel. Il sosia e il doppio: il soggetto si identifica con qualcun altro, tanto che si trova nel dubbio sulla propria identità o sostituisce al proprio Io quello dell’altro. In altri termini, le personalità si duplicano, si dividono e si scambiano… Le due gemelline di Grady; Tony, l’amico immaginario di Danny; Grady stesso, doppio di Jack; “l’ospite” nella 237 Telepatia e presentimenti: il perturbante è dato dall’impressione che un estraneo sia compartecipe delle nostre conoscenze, sentimenti e esperienze. Lo shining (tradotto in italiano con luccicanza) dà il titolo allo stesso film; Danny e Halloran sono in contatto telepatico e distanza. Il ritorno dell’uguale: la ripetizione di una stessa cosa […] suscita un senso di perturbamento che, per di più, richiama alla mente quel senso di impotenza che si prova in taluni sogni […] l’elemento della reiterazione involontaria […] conferisce un’atmosfera perturbante a ciò che, altrimenti, apparirebbe abbastanza naturale, e ci inculca l’idea di qualcosa di fatale e inevitabile, laddove di dovrebbe parlare solo di “caso”. È l’esperienza di Danny attraverso i corridoi dell’hotel con il triciclo: pareti, tappeti, quadri, porte delle stanze sono sempre gli stessi; il labirinto di piante nel giardino dell’hotel, costruzione che intenzionalmente mira a fare perdere l’orientamento e che nasconde traccia dei percorsi già compiuti.
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L’animismo, la concezione del mondo che attribuisce vita e poteri anche a cose, animali, etc. È perturbante perché residuo di credenze primitive che rappresentano un ritorno a stadi particolari dell’evoluzione del sentimento dell’Io, una regressione al tempo in cui esso non aveva tracciato una netta linea di demarcazione tra sé e il mondo esterno e gli altri individui. Oltre allo shining, la porta della dispensa che si apre da sola liberando Jack; in generale, tutto l’Overlook Hotel sembra produrre dal proprio interno fenomeni inspiegabili. Il ritorno dei morti, gli spiriti e i fantasmi: la paura è tuttora legata all’antica credenza che il morto divenga nemico del sopravvissuto e cerchi di trascinarlo a dividere con lui la sua nuova vita… Grady, le gemelline, “l’ospite” nella stanza 237, i partecipanti al ballo nella Gold Room…
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Diane Arbus (not so much) “Identical Twins” - 1967
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Le gemelle Grady sono ovviamente modellate sulle “Identical Twins” di Diane Arbus (1967). Le une e le altre non sono però così “identiche”, e introducono un ulteriore elemento perturbante, perché “rompono” la regolarità della ripetizione – quella regolarità che Delbert Grady e Jack Torrance ossessivamente ricercano (si veda la ripetizione all’infinito dello stesso proverbio, “All work and no play makes Jack a dull boy”, nelle pagine battute a macchina da Jack). Sia Delbert sia Jack “correggono” questi errori, come l’imperialismo (quello britannico, riecheggiato nell’accento British di Grady, e quello americano) ha fatto nei confronti dei popoli “poco obbedienti” (e delle donne, e dei bambini non irregimentati…).
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Nel film appaiono infatti ripetute allusioni al genocidio dei nativi americani. Nella dispensa la macchina da presa inquadra l’immagine di un indiano sull’etichetta della Calumet Baking Soda (il bicarbonato di sodio è anche uno sbiancante, e quindi potrebbe rimandare allo “sbiancamento” dell’America tramite l’eliminazione dei nativi “rossi”). Quando Jack uccide Hallorann, il corpo cade su un tappeto con un motivo indiano, Il sangue che esce dall’ascensore potrebbe essere un’immagine del ritorno del rimosso, ovvero del sangue dei nativi americani sepolti nel cimitero a sua volta “sepolto” sotto all’hotel. Inoltre, il cuoco nero Dick Hallorann, che perde la vita per salvare quelle di Danny e Wendy, rimanda alla schiavitù, e la sua capacità di comunicare telepaticamente con Danny alla identificazione che spesso la cultura dominante bianca compiva tra neri e bambini.
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L’Overlook, con i suo corridoi lunghissimi che Danny percorre in triciclo, è come un enorme e labirintico “archivio” della memoria contenente le tracce e i “documenti” di una Storia contrassegnata dalla violenza: Halloran (il cuoco afroamericano che condivide con Danny il dono dello shining) dice al bambino che le cose brutte lasciano tracce…: l’hotel ha un suo passato (fotografie ai muri, album, ritagli di giornale, etc.) ma le tracce di cui parla Halloran NON sono scritte ma piuttosto sotterrate, rimosse, inconsce. L’Albergo/Storia si lascia decifrare solo da chi riesce a gettare luce sulla sua “realtà vera”…
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Kubrick e il genere horror.
Il filone classico del cinema dell’orrore americano si basa su una serie di contrasti che hanno lo scopo di creare tensione nello spettatore e provocare un turbamento emotivo: ad esempio, interno-esterno (la casa infestata), vivo-morto (gli zombie), visibile-invisibile (i fantasmi, il paranormale); nel caso di The Shining è il contrasto buio-luce quello su cui lavora Kubrick rovesciandone il senso: nel film tutto avviene in piena luce…
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L’ingresso di Jack nella 237 avviene in piena luce e “l’ospite” è illuminato da subito, fin da quando esce dalla vasca da bagno: un regista horror avrebbe girato il tutto nella penombra, con cardini che scricchiolano e la comparsa improvvisa del fantasma; è Jack ad accendere le luci del labirinto nelle scene finali; le gemelline appaiono nei corridoi illuminati a giorno; i dialoghi tra Jack e il cameriere Grady nel bagno avvengono sotto forti luci artificiali.
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Lo stesso titolo del film sottolinea l’importanza della “luce”, ma anche i vari e ambigui significati che essa può avere. La luce infatti illumina quel che si vuole far vedere, e nasconde quel che resta nell’ombra. Uno dei mestieri tipici degli afroamericani era quello di shoeshiners, lustrascarpe, a sottolineare la sottomissione dello “scuro” nei confronti del “chiaro”. La “luccicanza” che connette Danny e Dick sovrappone quindi la sottomissione dei neri a quella dei bambini e più in generale della famiglia nei confronti del “patriarca” bianco, come si allude nella battuta di Jack al bar, che si lamenta del suo “white man’s burden” (riferimento all’omonima poesia di Rudyard Kipling del 1899 che celebrava il colonialismo e denunciava l’“incomprensione” dei popoli che non l’accettavano, equiparati a selvaggi e a bambini capricciosi).
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Kubrick usa il perturbante freudiano non solo al livello del contenuto del film ma anche al livello formale: se è vero che unheimlich si dice di ciò che era sicuro e che è divenuto fattore ansiogeno, allora Kubrick gioca con lo spettatore al gioco del perturbante: ciò che lo spettatore considera tranquillizzante e sicuro (la luce, la figura paterna, il nucleo familiare) diventa improvvisamente minaccioso e malvagio.
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È allora possibile parlare di doppio perturbante in Shining:
quello delle situazioni perturbanti vissute dai personaggi della storia, che vivono un costante senso di spaesamento perché ciò che dovrebbe essere familiare e innocuo è invece malvagio e imprevedibile;
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quello vissuto dallo spettatore che in anni di fruizione di altri film o racconti horror viene continuamente disatteso nelle aspettative a causa delle scelte formali di Kubrick, che impediscono allo spettatore stesso di fare affidamento sulle proprie competenze: ciò che è familiare si trasforma in unheimlich…
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Pressoché in tutte le scene in cui Jack parla con l’hotel o con suoi “fantasmi” sono presenti degli specchi, come a voler suggerire che le visioni di Jack e di Danny possono anche essere il “riflesso” dell’immaginazione malata di Jack, che Danny vede perché connesso psichicamente col padre tramite la “luccicanza”. La parola che dà il senso alla vicenda, “murder” appare infatti scritta al contrario, come in uno specchio, “redrum”. Ma “redrum” potrebbe essere anche un’allusione al racconto “Red Room” di H.G. Wells, in cui il protagonista sfida le leggende che considerano stregata la “stanza rossa” di un castello passando la notte nella stanza, che lo “aggredisce” spegnendo ripetutamente le candele che il protagonista cerca di tenere accese per combattere la paura finché costui, in preda al terrore, non sbatte la testa e sviene. La mattina dopo il protagonista afferma che la stanza in effetti è haunted, ma dalla paura stessa.
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La favola: Vi sono nel film riferimenti ad almeno tre favole: quelle di Barbablù, dei Tre porcellini, e di Pollicino (la favola per eccellenza della “resistenza” del bambino alla violenza famigliare) La narrazione della favola rappresenta il perturbante per eccellenza: è un rito rassicurante, è il modo con cui il genitore dà la buonanotte al figlio, ma è allo stesso tempo il racconto di vicende a volte terribili (genitori che vogliono liberarsi dei figli, orchi antropofagi, lupi che sbranano vecchie indifese…). In questo senso, il perturbante aiuta a cogliere l’ambiguità del reale.
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I’m the big bad wolf…
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