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Omeopatia e altre fascinazioni
Metodologia delle Ricerca Sociale Domenico Gallo – 26 gennaio 2018
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Teorie della medicina nel Settecento
Ricerca delle cause generali delle malattie Eccitabilità di Brown Pletora gastroenterica di Hoffmann Stasi a livello venoso diStahl I miasmi Osservazione e misura dei malati per stabilire la correlazione tra lesioni e sintomi (Matthew Baillie e Giovan Battista Mogagni)
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L'omeopatia (dal greco òmoios, «simile» e pàthos, «sofferenza») è una teoria medica introdotta nell’Ottocento da Samuel Hahnemann Meissen, 1755 – Parigi, 1843 Poliglotta, studia medicina a Lipsia, poi a Vienna. Laurea a Erlangen, poi medico dei minatori a Mansfeld Abbandona la pratica medica, studia chimica, poi diventa traduttore scientifico. Viaggia.
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Hahnemann traduce A Treatise on the Materia Medica di William Cullen
La voce «corteccia di china» e la lotta contro la malaria. L’effetto tonico sullo stomaco (teoria dominante). I sintomi procurati dalla somministrazione di chinino descritti da Hahnemann erano: febbre intermittente, mal di testa, sudorazione, brividi, sonnolenza, ansia, arrossamento delle guance e sete), ma senza un forte innalzamento della temperatura. Il chinino è in grado di produrre una febbre di breve durata che, se indotta prima di una crisi è in grado di attenuare la malattia
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Confutazione della teoria dominante attraverso l’osservazione che sostanze molto più astringenti del chinino non curano la malaria. Sperimentazione soggettiva e l’insorgere dei sintomi della malaria. L’ipotesi di curare una malattia con una sostanza capace di produrre gli stessi sintomi in una persona sana. Un esperimento non riproducibile e l’ipotesi della reazione allergica al chinino.
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La medicina dell'esperienza (1806):
il «principio dei simili», similibus curantur. Le malattie possono essere curate con sostanze che producono nel malato gli stessi sintomi della malattia. Secondo il principio dei simili, per curare una malattia deve essere indotta una malattia artificiale che sia molto simile a quella in corso. La malattia artificiale riesce a «sostituire» quella vera, e il paziente guarisce. Le dosi da somministrare devono essere quelle minime da indurre il processo di sostituzione.
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Nel 1801 si introducono le diluizioni infinitesimali per il trattamento della scalattina.
la sperimentazione del ritrovato si sperimenta quindi sul sano e non sul malato la diluzione è in grado di potenziare l’azione del ritrovato per questa teoria, la malattia è il manifestarsi di uno squilibrio che è avvenuto nel corpo dell’individuo
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Organon der Heikunst (1810) la guarigione razionale e l’arte di guarire
La Scuola di Lipsia e gli esperimenti degli studenti. Somministrazione di sostanze ai sani e valutazione dei sintomi. La suggestione. La morte del principe di Schwarzensberg (1813) La vendetta dei farmacisti e l’abbandono di Lipsia Kothen (1821) Vitalismo La riduzione del dosaggio e la «sparizione» degli effetti collaterali. Salvare la teoria a ogni costo. La critica dell’efficacia del basso dosaggio e l’ipotesi della «dinamizzazione» (scuotimento del campione).
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Teoria sui disturbi cronici (1827)
Le malattie croniche sono prodotte da miasmi: sifilide, sicosi, tubercolosi e psora Tutte le altre malattie sono causate dai rimedi della medicina ortodossa /salassi etc.) o da un cattivo stile di vita. Una sperimentazione contraddittoria: le cavie non sono individui sani ma malati cronici. Confusione tra sintomi provocati dalla malattia con quelli prodotti dalla sostanza. Trasferimento a Parigi. Il Movimento dell’omeopatia e i traditori. Vitalismo Distinzione tra organico e inorganico Creazione non evoluzione Esistenza di una energia vitale Diffusione della teoria tra gli umanisti
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Contro la teoria medica ufficiale
Secondo Hahnemann i suoi colleghi confondono i sintomi con le cause. Nella maggior parte dei casi la malattia è una materia morbosa che è entrata nel corpo, scopo della cura è espellerla. La tecnica dei contrari (contraria contrariis curantis) consiste in salassi e purghe, sistemi che fanno uscire dal corpo. Per Hahnemann le cause sono immateriali e spirituali come la perturbazione della forza vitale (lebenskraft). Una teoria tutt’altro che isolata. I progressi della biologia e l’uso del microscopio demolismo la teoria medica del vitalismo.
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Da Lebenskraft a Lebensprincip. Gli omeopati tedeschi nel Novecento.
Il "principio vitale" consente di controllare e regolare le funzioni corporee. L'omeopatia diventa la disciplina che cura i disturbi del sistema di regolazione come disturbi del sistema immunitario, del sistema di regolazione della temperatura e del sistema nervoso centrale. Il ritrovato omeopatico sarebbe in grado di correggere questi disturbi e la reazione dei vari sistemi, indotta dalla sostanza omeopatica, avrebbe costituito la risposta farmacologica alla patologia. Secondo questa nuova teoria, l’omeopatia sarebbe in grado di curare le malattie che derivano dall'alterazione o dal malfunzionamento dei vari sistemi di regolazione e difesa del corpo.
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Riguardo all'uso di terapie alternative l'Istat ha svolto, dal 1991 al 2005, quattro indagini statistiche, su un campione di famiglie, evidenziando anche in questo caso un calo di popolarità negli ultimi anni: dal 2000 al 2005 la percentuale di italiani che ne hanno fatto uso risulta diminuita dall'8,2% al 7%. Inoltre, al 2005, il Trentino-Alto Adige, con il 18,3%, si attesta come la regione con la maggior percentuale di persone che abbiano fatto uso di cure omeopatiche. Nel 2013 si è registrato un ulteriore calo, con il 4,1% di utilizzatori, nell'ambito di un generale calo di utilizzo della medicina alternativa (dal 13,7% del 2005 al 8,2% del 2013). Da Wikipedia
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Ma secondo quale principio di base (chimico, fisico, biologico)
risiede alla base del supposto funzionamento? Come è misurata l’efficacia di queste «medicine»?
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Un po’ di fisica L’omeopatia è basata su una serie di diluizioni estreme. Supponiamo di avere una soluzione costituita dalla sostanza A sciolta in acqua in modo che in 100 ml ci sia un 1 grammo di soluto. Se la sostanza ha massa molare pari a 100, nel contenitore ci sono circa molecole (6 seguito da 21 zeri…), che posso scrivere come 6∗ in manierapiùcompatta. Ora prendo un centesimo di questa soluzione opportunamente agitata (le molecole di soluto sono ben mescolate nel solvente), la verso in un altro recipiente e aggiungo acqua pura. Possiamo dire grossolanamente che nel nuovo recipiente abbiamo un centesimo della sostanza A diviso 100, ovvero la cifra enorme di sopra diviso 100. Il numero di molecole dopo la seconda diluizione è , ovvero 6∗ Prendo un centesimo di soluzione, la verso in un nuovorecipiente, aggiungol’acqua e siamo a 6∗ , poi 6∗ , 6∗ … finoalladecimadiluizione con 60 molecole di sostanza in 100 ml di acqua (propriopocherispettoallaquantitàd’acqua). Ma procediamonelladiluizione, fisicamente la probabilità di trovareunamolecoladellasostanza A è moltobassa. Procedendonellediluizionidiventarapidamente zero.
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Con meno di 20 diluizioni non c’è più fisicamente presenza di molecole di A nella soluzione. C’è solo acqua. Come vedremo un preparato omeopatico supera le 100 diluizioni. Quindi la principale domanda da porci è… ma come fa la soluzione a curare se fisicamente non ci sono altre molecole diverse dall’acqua? In tempi recenti alcuni sostenitori dell’omeopatia hanno cercato di dare risposta, cercando di dimostrare un’efficacia misurabile e riproducibile degli effetti di una soluzione ultra-diluita. Il caso di Jaques Benveniste è uno dei più importanti e documentati.
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John Maddox, fisico teorico e direttore di Nature, presenta l’articolo di Benveniste nell’editoriale sul numero del 30 giugno 1988. Chiarisce che non esiste nessuna base fisica per spiegare quel comportamento, che i revisori erano increduli, ma che la rivista ha disposto una verifica dell’esperimento secondo cui una soluzione che ha solo una probabilità infinitesima di avere un anticorpo riesce a provocare una reazione macroscopica e misurabile. Benveniste aveva un ottimo curriculum, vasta bibliografia scientifica, aveva scoperto il fattore di attivazione delle piastrine, esperto di anticorpi e stimato consulente del ministro della sanità francese.
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L’esperimento, eseguito nel 1986, consisteva in una diluizione estrema di istamina che riusciva a provocare una reazione nei basofili caratteristica dell’istamina in grande quantità. I revisori pongono ai ricercatori domande per mesi, e, alla fine, Maddox decide di pubblicarlo con la clausola che venga ripetuto in laboratori diversi da quello dell’ISERM dell’Universitè Paris-Sud. Il gruppo invia i risultati di un ulteriore esperimento, speculare, in cui è l’anticorpo a essere diluito. Benveniste accetta. Nell’articolo, che contiene i dati sperimentali, ci sono accenni a possibili spiegazioni del fenomeno. Si citano non ben definiti effetti di «biologia metamolecolare», si induce che lo scuotimento delle soluzioni avrebbe consentito un’imitazione delle molecole dell’istamina o della struttura dell’anticorpo, che, attraverso la formazione di legami particolari (H+) o di campi elettromagnetici ‘acqua fosse in grado di formare la «sagoma» della struttura molecolare del soluto.
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«È come se l’acqua si ricordasse di avere visto la molecola», scrive Benveniste più tardi.
Da qui la fortunata locuzione di «memoria dell’acqua». Reazioni estreme. Uno strano gruppo raggiunge Parigi il 4 luglio 1988
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Accesso al registro di laboratorio -> registrazione di molti esperimenti non riusciti
Per 5 anni si erano alternati esiti positivi e negativi, ma nell’articolo non c’era traccia di questa casistica. Elizabeth Davenas, oltre a eseguire gli esperimenti registrava i dati sul quaderno dalle pagine numerate. Ma Randi scopre che Davenas scriveva in laboratorio a matita, poi portava il quaderno a casa dove riscriveva a penna. Davenas non eseguiva direttamente tutti gli esperimenti, ma solo quando oprrava lei si aveva gli effetti di memoria dell’acqua. Randi si convince che non si tratta di errori dovuti a contaminazione o a interpretazioni statistiche, ma di frode. Approccia allora il controllo per verificare delle manipolazioni volontarie dell’esperimento. Tre ripetizioni dell’esperimento, picchi molto diversi da quelli pubblicati.
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Quarto esperimento, attuazione della trappola
Quarto esperimento, attuazione della trappola. Viene videoregistrata la procedura e viene fatto conoscere a Davenas la distribuzione delle provette con siero attivo, siero ultra-diluito e acqua pura. A insaputa della Davenas, videoregistrarano ulteriori loro operazioni. Vennero cambiate le etichette e posti codici noti solo alla commissione di controllo, in modo da impedire che qualcuno, durante la notte, introducesse siero in aggiunta nelle provette contenenti la soluzione ultra-diluita. I codici delle etichette vennero chiusi in una busta di alluminio chiusa con un adesivo particolare che avrebbe trattenuto le impronte digitali in caso di apertura. La busta attaccata al soffitto del laboratorio. Infine Randi, di nascosto a tutti, tracciò sul pavimento la posizione della scala.
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La mattina successiva viene verificato lo stato della sala.
Randi annota che la scala risultava spostata e che la busta di alluminio rivelava segni di effrazione con un oggetto appuntito. La Commissione stabilisce che le provette con il siero ultra-diluito non hanno prodotto alcun effetto. Probabilmente Benveniste non era l’unico ad avere le chiavi del laboratorio. L’acqua non aveva mostrato memoria in un esperimento controllato. La rivista Scienze et vie promuove un esperimento di controllo nel laboratorio allergologico del Rothschild Hospital di Parigi. Nessun effetto.
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Conseguenze La magistratura francese indaga sul finanziamento dell’esperimento Antonio Miadonna del Department of Internal Medicine, Infectious Diseases and Immunopathology, University of Milano, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano si dissocia rapidamente. Pierre Bellon prende le distanze dalla ricerca. Il Direttore generale dell’Iserm minaccia di licenziare tutti. Bernard Poitevin, giovane medico, aveva presentato Michel Aubin, direttore scientifico dei Laboratoires Homéopatique de France. I due concordano un progetto di ricerca finanziato Da LHF per studiare l’interazione dei prodotti omeopatici nella cura dell’allergia. Dopo due anni ulteriore sponsorizzazione del colosso Boiron. Poitevin diventa consigliere scientifico di LHF. Davenas, invece, lavorava presso il laboratorio di Benveniste pagata dalla Boiron. Il gruppo quindi, lavora per abbastanza direttamente per l’industria omeopatica francese. Nel 1988 Boiron compera LHT. Complessivamente il gruppo di Benveniste percepisce di franchi.
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Ancora un po’ di fisica Studi recenti hanno misurato in quanto tempo i legami chimici dell’acqua perdono l’informazione della presenza di una molecola: 50 femtosecondi, ovvero 0, secondi ovvero 5 milioni di miliardesimi di secondo…
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Nel 1998, Lancet pubblica un articolo di Andrew Wakefield e altri 12 medici in cui l'insorgere di enterocolite e "autismo regressivo" viene collegato a un evento ambientale "precipitante": il vaccino contro il morbillo, la rosolia e la parotite, in 8 bambini sui 12 studiati, e al morbillo in un altro. In conferenze stampa, interviste, video, Wakefield chiede l'immediata sospensione di quel vaccino e l'uso di tre vaccini distinti.
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- 3 dei bambini descritti con autismo regressivo in realtà non era mai stato diagnosticato alcun autismo. Su 12, uno solo aveva un chiaro autismo regressivo. - 12 bambini erano detti "normali" prima della vaccinazione, in realtà 5 avevano pre-esistenti problemi di sviluppo. - Nelle cartelle cliniche di alcuni bambini i sintomi si manifestavano mesi prima del vaccino e non entro 14 giorni dalla vaccinazione. - In nove casi, i risultati normali dell'istopatologia del colon erano stati modificati in "colite aspecifica" dopo una "rassegna delle ricerche". - 11 famiglie davano la colpa dei sintomi al vaccino ma tre sono state escluse perché riferivano un inizio dei sintomi dopo mesi, così risultava un periodo di insorgenza comune a tutti i bambini, "aggiustato" in 6,3. - I pazienti erano stati reclutati attraverso attivisti contrari al vaccino e lo studio commissionato e finanziato per un processo alle aziende produttrici.
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