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Il bilancio della banca

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Presentazione sul tema: "Il bilancio della banca"— Transcript della presentazione:

1 Il bilancio della banca
Corso di Economia delle Istituzioni Finanziarie Docente: Luca Riccetti Il bilancio della banca

2 Principali fonti normative del bilancio bancario
La materia contabile è regolata da norme di legge che impongono regole di contabilizzazione e criteri di valutazione  l’obiettivo è dare un’informazione trasparente (disclosure) per comprendere le dinamiche gestionali in atto e agevolare analisi comparative. Per alcuni settori particolari, tra cui quello finanziario, il legislatore elabora norme contabili specifiche. In Italia vi sono specifiche norme di legge e provvedimenti attuativi della Banca d’Italia. Le regole italiane, e degli altri paesi UE, derivano dai «Principi contabili», derivanti dagli esperti del settore e dalle esperienze degli organi legislativi: IAS: International Accounting Standards (valide per tutte le imprese) IFRS: International Financial Reporting Standards. L’obiettivo è armonizzare l’informazione finanziaria a livello comunitario: stato patrimoniale e conto economico hanno le stesse voci nelle varie nazioni. Economia degli intermediari finanziari

3 Principali fonti normative del bilancio bancario
Il Regolamento n.1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 luglio 2002, detta le regole agli Stati membri per: - obbligare le società UE quotate (o in via di quotazione) a redigere i bilanci consolidati secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS; - consentire o obbligare alle società UE non quotate di applicare gli IAS/IFRS ai bilanci consolidati e/o individuali. Decorrenza: esercizio 2005 D.Lgs n. 38/2005: armonizza le regole contabili esistenti con i nuovi principi IAS/IFRS obbligando dall’esercizio 2006 le banche e le società finanziarie sottoposte alla vigilanza della Banca d’Italia ad adottare i principi contabili internazionali IFRS emanati dallo IASB. Banca d’Italia - Circolare n°262 del 22 Dicembre ° Aggiornamento del 15 dicembre 2015: “Il bilancio bancario: schemi e regole di compilazione” (ora c’è la bozza del 5° aggiornamento). Economia degli intermediari finanziari

4 II. Due sistemi alternativi a confronto
Principi contabili Finalità preminente CIVILISTICI Determinare Utile e Patrimonio netto con criteri di “prudenza” IAS/ IFRS Fornire ai mercati finanziari informazioni sul valore “reale” dell’impresa Principali novità degli IAS-IFRS nei criteri di redazione e valutazione del bilancio : applicazione del fair value e del costo ammortizzato; nuova classificazione delle attività finanziarie. Economia degli intermediari finanziari

5 Economia degli intermediari finanziari
Documenti contabili Stato patrimoniale Conto economico Nota integrativa Conto delle variazioni del patrimonio netto Rendiconto finanziario Relazione degli amministratori sulla gestione I primi tre sono i documenti basilari. Gli altri sono comunque documenti obbligatori. La relazione degli amministratori è un documento di carattere maggiormente descrittivo-qualitativo e meno quantitativo. Economia degli intermediari finanziari

6 Stato patrimoniale

7 Schema dello Stato Patrimoniale IAS/IFRS
Economia degli intermediari finanziari

8 Commenti sullo stato patrimoniale
È redatto a «sezioni contrapposte»: Attivo, con tutte le attività (assets), cioè gli impieghi delle risorse finanziarie. Le voci sono distinte per «natura» (crediti, investimenti, immobilizzazioni…); le voci più importanti anche per «categoria di controparte» (crediti verso banche, crediti verso clientela). Il totale attivo è spesso utilizzato come proxy della dimensione della banca. Passivo, con tutte le forme di finanziamento, cioè la raccolta di risorse. Le voci sono distinte per «natura» e «controparte» e talvolta anche per «classi di scadenza». Nel lato del passivo vi sono le voci del patrimonio, cioè il finanziamento da parte dei soci: capitale sociale, riserve e utile (perdita) d’esercizio. Economia degli intermediari finanziari

9 Principali voci dello Stato Patrimoniale
Cassa  10A: cassa e disponibilità liquide. Crediti/debiti verso clientela  70A: crediti verso clientela VS 20P-30P: debiti verso clientela, titoli in circolazione. Crediti/debiti verso banche  60A: crediti verso banche VS 10P-30P: debiti verso banche, titoli in circolazione. Attività/passività finanziarie 20A-30A-40A-50A VS 40P-50P. Partecipazioni in società controllate/con influenza notevole  100A. 17/09/2018 TITOLO PRESENTAZIONE

10 Economia degli intermediari finanziari
Criteri di classificazione e valutazione delle attività finanziarie secondo IAS 32 e 39 e IFRS 7 Quattro (3+1) categorie di classificazione delle attività finanziarie: Finanziamenti e crediti (non quotati)  valutati al costo ammortizzato (con possibilità di impairment). Attività held to maturity (HTM): la banca si vincola a detenerli fino alla scadenza. Solo in casi eccezionali (previsti dalla normativa) la banca può cedere un titolo HTM prima della scadenza e, in tal caso, nessun titolo può più essere classificato come HTM  valutati al costo ammortizzato (con possibilità di impairment). Attività available for sale (AFS): intento di detenzione per lungo tempo, ma potrebbero essere cedute prima  valutati al fair value e risultati imputati ad una riserva patrimoniale dedicata (riserva di fair valule). Attività a fair value: titoli detenuti per trading  valutati al fair value e risultati imputati a conto economico (profitti e perdite da operazioni finanziarie). Economia degli intermediari finanziari

11 Economia degli intermediari finanziari
Criteri di classificazione e valutazione delle attività finanziarie secondo IAS 32 e 39 e IFRS 7 Le specificità delle attività finanziarie risiedono essenzialmente: nelle motivazioni a base del loro inserimento nell’una o nell’altra categoria nei criteri di valutazione applicabili nei singoli casi. Lo IAS 39 prevede due criteri di valutazione: Fair Value Costo ammortizzato nei criteri di rilevazione delle componenti reddituali, con impatto sul conto economico e, in un caso, anche su una apposita riserva di patrimonio netto della banca. Economia degli intermediari finanziari

12 Economia degli intermediari finanziari
Criteri di classificazione e valutazione delle attività finanziarie secondo IAS 32 e 39 e IFRS 7 Analizziamo i due criteri di valutazione dei titoli: Fair Value: il titolo si valuta al valore di mercato  se il titolo è quotato in borsa, si usa il prezzo pubblico dell’ultimo giorno; se non è quotato o si usa come proxy il prezzo medio di mercato di titoli quotati simili o si attualizzano i flussi di cassa attesi ad un tasso espressivo del rischio che il mercato gli attribuirebbe. Costo ammortizzato: il titolo si valuta al valore a cui la banca lo ha acquistato tenendo conto anche delle commissioni pagate. Questo valore può essere svalutato (rettificato) in presenza di rischio creditizio (impairment test). Il criterio del fair value fa sì che il valore di bilancio (book value) possa oscillare in aumento o in diminuzione, in funzione sia delle condizioni dell’emittente che del mercato. Il criterio del costo ammortizzato fa sì che il book value possa solo diminuire (salvo riprese di valore), ma le variazioni sono meno intense, legate alle condizioni dell’emittente e molto poco alle condizioni di mercato. Economia degli intermediari finanziari

13 Economia degli intermediari finanziari
Criteri di classificazione e valutazione delle attività finanziarie in Italia Quattro categorie di classificazione delle attività finanziarie: attività finanziarie detenute per la negoziazione (HFT – Held for Trading) attività finanziarie valutate al fair value attività finanziarie disponibili per la vendita (AFS – Available for Sale) Attività finanziarie detenute fino a scadenza (HTM – Held to Maturity) Economia degli intermediari finanziari

14 Riforma: dallo IAS 39 all’IFRS 9
Lo IAS 39, principio contabile per classificare e valutare gli strumenti finanziari in bilancio, presenta diverse problematiche: eccessiva discrezionalità nello scegliere la categoria di rilevazione dello strumento; eccessiva applicazione del fair value accounting con conseguente eccessiva fluttuazione dei valori che innescano effetti «pro-ciclici». Inoltre non sempre la valutazione è attendibile, soprattutto durante le crisi a causa dell’illiquidità dei mercati da cui ricavare i prezzi per la valutazione. Per questo l’IFRS 9 sostituirà lo IAS 39 per la redazione dei bilanci a partire dal 1° gennaio 2018. il numero delle categorie nelle quali vengono classificati gli strumenti è stato ridotto a due categorie principali e una residuale. la classificazione è basata su un criterio più oggettivo legato ai flussi di cassa previsti contrattualmente.

15 IFRS 9 Classi di attività patrimoniali:
Attività Held to collect (HTC): valutate al Costo Ammortizzato (con possibilità di impairment). Rientrano in questa categoria gli strumenti che: superano il solely payment of principal and interest test (SPPI); questo test viene effettuato sul singolo contratto o su contratti standardizzati dello stesso tipo (es. C/C), non per controparti; hanno l’obiettivo di essere detenuti fino alla scadenza. Attività Held to collect and sale (HCS): valutate al Fair Value con imputazione delle variazioni di valore tra gli «other comprehensive income»; Attività valutate al fair value throw profit and loss (FVTPL): valutate al Fair Value con imputazione delle variazioni di valore al Conto Economico. Categoria residuale o utilizzabile tramite «fair value option» per eliminare «accounting mismatch».

16 Economia degli intermediari finanziari
Impairment test I crediti, ma anche i titoli valutati come HTM e AFS, sono valutati al costo ammortizzato, ma possono subire rettifiche di valore. Lo IAS 39 definisce il processo di impairment: processo col quale i crediti/titoli possono subire svalutazioni riconducibili al deterioramento creditizio. Vi possono essere anche riprese di valore nel limite massimo del costo ammortizzato in assenza di svalutazioni. Le svalutazioni finiscono nel conto economico alla voce «rettifiche di valore». La banca verifica se il valore del credito è sempre integro, o se possono verificarsi perdite su posizioni di rischio significative, per le quali è prevedibile anche un parziale inadempimento nel puntuale pagamento di interesse e rimborso del capitale: il valore contabile è stimato attualizzando al tasso di interesse originario i flussi di cassa stimati tenendo conto delle mutate condizioni, quindi più bassi o più lontani nel tempo. Questo implica un costante monitoraggio. Economia degli intermediari finanziari

17 Riforma dell’impairment: dallo IAS 39 all’IFRS 9
Lo IAS 39 utilizza un approccio di tipo Incurred Losses: Nell’esercizio in cui si ha evidenza della perdita di valore dell’attività si procedere a stimare i nuovi flussi di cassa attesi in funzione delle mutate condizioni. Si applica il Discounted Cash Flow per stimare il valore attuale dei nuovi flussi di cassa. Si imputa la variazione al Conto Economico e si costituisce un Fondo per la svalutazione dei crediti. Questo approccio porta ad effetti pro-ciclici e a diverse metodologie per il calcolo degli accantonamenti associate agli strumenti finanziari. Si è quindi deciso di contabilizzare sin da subito le perdite attese future, indipendentemente dalla presenza di un «trigger event», e utilizzare un unico metodo per il calcolo delle rettifiche di valore su crediti valido per tutti gli strumenti finanziari non rilevati al fair value, con effetto a conto economico.

18 Riforma dell’impairment: IFRS 9
L’ IFRS 9 utilizza un approccio di tipo Expected Losses, che si basa su una valutazione «forward looking». Le perdite attese vengono incluse nella stima dei flussi di cassa al fine di determinare le variazioni di valore dell’attività. Ogni variazione (anche positiva) rispetto alle perdite attese al momento della rilevazione iniziale viene imputata a conto economico. Le attività sono distinte in 3 categorie (stage) in funzione de peggioramento del merito di credito rispetto alla rilevazione iniziale: Stage 1: comprende gli strumenti finanziari non soggetti ad un significativo aumento del rischio di credito o gli strumenti che presentano comunque un basso rischio. Per questi strumenti la perdita attesa viene calcolata su un orizzonte temporale di 12 mesi. EL(12m) = EAD x LGD x PD(12m)

19 Riforma dell’impairment: IFRS 9
Stage 2: comprende strumenti che hanno subito un significativo deterioramento del merito creditizio (“underperforming”). La perdita attesa viene calcolata su un orizzonte temporale pari alla vita residua dell’attività (lifetime expected loss - LEL). La stima deve essere forward-looking, cioè deve considerare gli scenari previsti ad es. anche per variabili macroeconomiche, di settore… (L)EL = EAD x LGD x PD(LT) si può presumere che vi sia stato un deterioramento significativo rispetto nel caso in cui lo strumento risulti «scaduto» da 30 giorni o più. Stage 3: comprende gli strumenti finanziari il cui rischio creditizio ha subito un peggioramento significativo (sono NPL). La perdita attesa viene rilevata analiticamente per ogni posizione con una prospettiva lifetime (forward-looking), scontando i flussi attesi al tasso d’interesse effettivo.

20 Riclassificazione dello Stato Patrimoniale
Stato patrimoniale e conto economico vengono spesso riclassificati sulla base di vari criteri. Si cerca una maggiore immediatezza nell’interpretazione dell’operatività della banca e nell’analisi dei suo equilibri gestionali. Una delle possibili riclassificazioni dello stato patrimoniale è quella definita del «contributo al conto economico» e quindi del contributo all’equilibrio reddituale, che divide attivo e passivo in tre sezioni. Economia degli intermediari finanziari

21 Riclassificazione dello Stato Patrimoniale: attivo
«Attività finanziarie fruttifere di interessi», cioè crediti, titoli…  è la classe di investimento tipica. «Attività finanziarie non fruttifere di interessi», cioè titoli azionari e partecipazioni, quote di fondi comuni di investimento, derivati, ratei e risconti attivi, crediti tributari…  sono sia attività che producono ricavi finanziari non sotto forma di interessi (dividendi, margini), sia attività legate alle normali operazioni di gestione. «Attività non finanziarie», cioè immobilizzazioni materiali (immobili, attrezzature informatiche…) e immateriali (costi di avviamento e goodwill pagati per acquisizioni aziendali). Le immobilizzazioni materiali sono soggette all’ammortamento, mentre quelle immateriali devono essere stimate (ed eventualmente svalutate: impairment). Economia degli intermediari finanziari

22 Riclassificazione dello Stato Patrimoniale: passivo
«Passività onerose di interessi», cioè debiti, titoli…  è la raccolta presso la clientela privata e le altre banche, tramite molteplici forme tecniche. «Passività non onerose di interessi», cioè fondi per rischi ed oneri, ratei e risconti passivi, debiti tributari…  sono i debiti che emergono dalle normali operazioni di gestione, ma non danno luogo al pagamento di interessi passivi. «Patrimonio», cioè capitale sociale, riserve, utile/perdita d’esercizio  sono le fonti di finanziamento di competenza degli azionisti, legate al rischio di impresa e che rappresentano una tutela per i creditori. Economia degli intermediari finanziari

23 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Garanzie e impegni La banca svolge anche operazioni «sotto la riga», contabilizzate «fuori bilancio» nella voce «garanzie e impegni». Sono: attività di negoziazione delegata; attività di custodia e amministrazione di titoli (non è un debito per la banca, ma un obbligo di restituzione); negoziazione in proprio di derivati; crediti di firma (questa voce e la precedente sono operazioni che potrebbero avere un effetto patrimoniale futuro). Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

24 Conto economico

25 Schema del Conto Economico IAS/IFRS
Economia degli intermediari finanziari

26 Riclassificazione del Conto Economico
Si propone una riclassificazione del conto economico in forma «verticale» o «progressiva», in modo da individuare il contributo offerto dalle diverse aree di business alla formazione del risultato netto. + Interessi attivi Interessi passivi = Margine di interesse + Ricavi netti da servizi +/- Profitti/perdite da operazioni finanziarie = Margine di intermediazione Costi operativi +/- Rettifiche e accantonamenti = Risultato di gestione +/- Saldo delle operazioni straordinarie = Risultato lordo Imposte +/- variazione del fondo per rischi bancari generali = Risultato netto Economia degli intermediari finanziari

27 Riclassificazione del Conto Economico
Margine di interesse: somma algebrica di interessi attivi e passivi Sono ricavi e costi diretti dell’intermediazione creditizia. Originano dalle voci che nello stato patrimoniale riclassificato sono state imputate alle «attività finanziarie fruttifere di interessi» e alle «passività finanziarie onerose di interessi». Questo margine è fondamentale per l’equilibrio economico dato che spesso il suo peso nel conto economico è molto rilevante. Non tiene conto del rischio di insolvenza. Economia degli intermediari finanziari

28 Riclassificazione del Conto Economico
Margine di intermediazione: misura il risultato lordo delle due principali aree d’affari, cioè creditizia e di servizi. Infatti, in aggiunta al margine di interesse, considera: ricavi da servizi: dividendi (impropriamente) commissioni da servizi di pagamento, negoziazione, gestione di portafoglio, consulenza, distribuzione di prodotti meno le commissioni passive; profitti-perdite da operazioni finanziarie: componenti «operative» (realizzate): risultato della negoziazione effettuata con i titoli del portafoglio di proprietà componenti «valutative» (solo contabili): rivalutazioni e svalutazioni dei titoli ancora in portafoglio a fine esercizio. Economia degli intermediari finanziari

29 Riclassificazione del Conto Economico
Risultato di gestione: misura l’economicità della gestione caratteristica della banca. Infatti, in aggiunta al margine di intermediazione, considera: i costi della struttura aziendale: personale spese amministrative altri oneri accantonamenti (a tutti i fondi sia passivi che di patrimonio, escluso quello per rischi bancari generali) e rettifiche di valore: le rettifiche sono svalutazioni ed eventuali riprese di valore su immobilizzazioni materiali (ammortamenti), immobilizzazioni immateriali, partecipazioni e perdite presunte su crediti non ancora giunti a scadenza che vengono valutati a fine esercizio  anche le rettifiche comprendono componenti «valutative» (solo contabili). Economia degli intermediari finanziari

30 Riclassificazione del Conto Economico
Risultato lordo: aggiunge al risultato di gestione le componenti straordinarie (cioè estranee alla gestione ordinaria) di reddito. Risultato netto: si tolgono dal risultato lordo le imposte di competenza e si sommano algebricamente gli accantonamenti/utilizzi del fondo per rischi bancari generali. Il risultato netto è espressivo di tutta la gestione. In esso confluiscono anche componenti «valutative». Economia degli intermediari finanziari

31 Nota integrativa

32 Economia degli intermediari finanziari
La nota integrativa Per ottenere un quadro complessivo occorre una lettura integrata di stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa. La nota integrativa è la parte più ricca di informazioni sui fatti di gestione. È un documento di tipo «analitico» (mentre stato patrimoniale e conto economico sono «sintetici»). È un documento sia qualitativo che quantitativo (mentre stato patrimoniale e conto economico sono solo quantitativi). La regolamentazione speciale delle banche prevede un struttura alquanto rigida per la nota integrativa: sono stabilite con precisione le informazioni che deve fornire e il modo in cui vanno elaborate. Ad esempio alcune parti devono essere fatte in forma tabellare. Questo aumenta la comparabilità tra banche. Economia degli intermediari finanziari

33 La nota integrativa: tipi di informazioni
La nota integrativa contiene 3 tipologie di informazioni: Elementi di dettaglio delle voci di stato patrimoniale e conto economico, esplodendo tali voci nelle loro componenti principali. Queste informazioni sono sotto forma di tabelle. Informazioni ulteriori sulle stesse voci già presenti nello stato patrimoniale e nel conto economico, per dare evidenza dei rischi. Per esempio: attività e passività finanziarie divise in funzione delle classi di scadenza per dare un’idea sintetica del grado di trasformazione delle scadenze e quindi dei rischi di liquidità e tasso; crediti verso la clientela divisi tra quelli «in bonis» e quelli «dubbi» con tutte le informazioni relative alle rettifiche dei crediti impaired. In questo modo emerge un quadro sul rischio di credito. Economia degli intermediari finanziari

34 La nota integrativa: tipi di informazioni
Informazioni non presenti su stato patrimoniale e conto economico come il numero di dipendenti e le «operazioni fuori bilancio». Le operazioni «fuori bilancio» (off-balance sheet transactions) sono comuni nell’attività bancaria moderna e sono definite come: l’insieme dei derivati, creditizi e finanziari, delle garanzie rilasciate e degli impegni irrevocabili a erogare fondi. Nella nota integrativa vengono descritti i criteri di valutazione utilizzati per stimare il valore delle attività: fair value, tassi di attualizzazione, flussi di cassa…  si può apprezzare quanto il risultato è influenzato dalle componenti stimate. Inoltre vengono commentate e spiegate le informazioni quantitative. Economia degli intermediari finanziari

35 La struttura della nota integrativa
Parte A – Politiche contabili Parte B – Informazioni sullo stato patrimoniale Parte C – Informazioni sul conto economico Parte D – Redditività complessiva Parte E – Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura Parte F – Informazioni sul patrimonio Parte G – Operazioni di aggregazione riguardanti imprese o rami d’azienda Parte H – Operazioni con parti correlate Parte I – Accordi di pagamento basati su propri strumenti patrimoniali Parte L – Informativa di settore Economia degli intermediari finanziari

36 Sistema bancario italiano

37 Il sistema bancario italiano Economia degli intermediari finanziari
Dal 1995 processo di concentrazione: operazioni di fusione e incorporazione (molte tra le banche di credito cooperativo); aumento della quota di mercato detenuta dai primi due gruppi bancari; poche nuove banche. Dopo la liberalizzazione, iniziale ampio sviluppo del numero degli sportelli, trend che si è invertito nell’ultimo decennio. Economia degli intermediari finanziari

38 Il sistema bancario italiano: stato patrimoniale
L’attivo è principalmente composto da prestiti, ma anche i titoli, e soprattutto i titoli di Stato, sono una componente rilevante. Il passivo è principalmente composto da depositi (principalmente in conto corrente) e obbligazioni. Altre importanti di raccolta bancaria, sono: operazioni pronti contro termine; prestiti interbancari; provvista sull’estero (acquisizione di risorse in valuta estera). Economia degli intermediari finanziari

39 Il sistema bancario italiano: conto economico
Il margine di interesse, caratteristico dell’intermediazione creditizia, è la voce più rilevante del conto economico. Il margine di intermediazione, che rappresenta il margine lordo di tutta l’attività di intermediazione contiene, però, anche un’elevata componente di altri ricavi netti (soprattutto commissioni per servizi), caratteristici dell’intermediazione mobiliare. Tra i costi operativi, le spese per il personale sono la voce più importante. Molto rilevanti sono le rettifiche su crediti dovute ai crediti deteriorati (NPLs), specialmente ora con la BCE che sta facendo pressioni per la «pulizia» dei bilanci… Economia degli intermediari finanziari

40 Equilibrio di gestione

41 Equilibrio gestionale Economia degli intermediari finanziari
Le imprese, e quindi anche gli intermediari finanziari, devono mantenere un equilibrio della gestione: adeguata redditività di medio-lungo periodo; stabilità e continuità. Economia degli intermediari finanziari

42 Equilibrio gestionale Economia degli intermediari finanziari
L’equilibrio di gestione è un concetto unitario, ma può essere analizzato sotto 3 profili: equilibrio reddituale: capacità di remunerare a prezzi di mercato tutti i fattori produttivi impiegati, compreso il capitale conferito dalla proprietà, tenendo conto del rischio d’impresa; equilibrio finanziario (liquidità): capacità di mantenere con continuità l’equilibrio tra flussi di cassa in entrata e in uscita  concetto di equilibrio monetario (o di tesoreria) nel breve periodo, ma anche nozione più ampia di corrispondenza fra struttura dell’attivo e del passivo (trasformazione delle scadenze); equilibrio patrimoniale (solvibilità): capacità di mantenere con continuità un capitale netto positivo (attivo>passivo) e dimensionato con i rischi assunti  livello di capitalizzazione sopra il minimo regolamentare richiesto dalla vigilanza prudenziale. Economia degli intermediari finanziari

43 Equilibrio gestionale Economia degli intermediari finanziari
I tre equilibri sono interdipendenti (a conferma dell’unitarietà dell’equilibrio di gestione), ad esempio: una peggiore redditività peggiora l’equilibrio finanziario e patrimoniale; un peggior equilibrio finanziario rende necessarie riserve a basso rendimento  effetti negativi sulla redditività; un peggior equilibrio patrimoniale rende più oneroso indebitarsi (peggior equilibrio reddituale) e più difficile accedere alle fonti di finanziamento (peggior equilibrio finanziario). Dato che l’obiettivo delle imprese è creare valore/reddito/profitto  possiamo vedere l’equilibrio di gestione come un sistema di obiettivi-vincoli: l’obiettivo è massimizzare la redditività gli equilibri finanziari e patrimoniali sono vincoli. Per gli intermediari finanziari, la funzione di trasformazione delle scadenze (equilibrio finanziario) e la leva strutturalmente superiore (equilibrio patrimoniale) rendono la stabilità finanziario-patrimoniale (liquidità-solvibilità) fondamentale e valutata dal mercato ancor prima della redditività. Economia degli intermediari finanziari

44 Equilibrio gestionale e rischio d’impresa
Il rischio d’impresa è un concetto collegato con l’equilibrio gestionale, cioè è la possibilità che i diversi equilibri possano subire alterazioni: rischio di perdita  equilibrio reddituale; rischio di liquidità  equilibrio finanziario; rischio di insolvenza  equilibrio patrimoniale. Come i tre equilibri sono parti di un concetto unitario, anche i tre citati rischi sono componenti del fenomeno unitario del rischio d’impresa. Economia degli intermediari finanziari

45 Equilibrio reddituale

46 Equilibrio reddituale e ROE Economia degli intermediari finanziari
L’indicatore di equilibrio reddituale più usato è il ROE: risultato netto/capitale netto. È espressione della redditività contabile: il risultato netto viene dal conto economico, mentre il capitale netto dallo stato patrimoniale. Il ROE sintetizza la redditività complessiva e in esso confluiscono i riflessi di tutte le politiche aziendali, ma anche dei fenomeni ambientali. L’analisi del suo valore e della sua variabilità nel tempo (varianza o scarto quadratico medio) approssima i concetti di rendimento e di rischio. Economia degli intermediari finanziari

47 Equilibrio reddituale e ROE Economia degli intermediari finanziari
Il ROE, rappresentando la redditività contabile, si differenzia dalla redditività economico-finanziaria: gli azionisti misurano la redditività tenendo conto di dividendi e plusvalenza/minusvalenza, mentre il risultato netto comprende anche gli utili usati per autofinanziamento; la variazione del capitale netto contabile non trova sempre riscontro simmetrico nella quotazione sul mercato; la redditività contabile usa ricavi, costi e valutazioni di inizio/fine periodo sulle rimanenze, mentre i rendimenti di investimenti alternativi considerano il tasso interno di rendimento calcolato sui flussi di cassa; la redditività contabile è influenzata da norme civilistiche, fiscali e principi contabili. Economia degli intermediari finanziari

48 Modello di economicità e margine reddituale
Il modello di economicità è una rappresentazione semplificata delle modalità con cui si forma il margine reddituale. Per quanto riguarda le banche, che sono l’intermediario più importante ed anche più diversificato, possiamo analizzare tre margini reddituali: margine di interesse margine da commissioni margine da plusvalenze Infatti il margine reddituale si presta ad essere scomposto in margini elementari. Per fare questo utilizzeremo le riclassificazioni di stato patrimoniale e conto economico viste in precedenza. Economia degli intermediari finanziari

49 Scomposizione del margine reddituale
Scomponiamo il ROE (Rn/Mp): 𝑅𝑛 𝑀𝑝 = 𝑅𝑛 𝑅𝑙 ∙ 𝑅𝑙 𝑅𝑔𝑓 ∙ 𝑅𝑔𝑓 𝑀𝑖𝑛𝑇 ∙ 𝑀𝑖𝑛𝑇 𝑀𝑖𝑛1 ∙ 𝑀𝑖𝑛1 𝑀𝑖𝑠 ∙ 𝑀𝑖𝑠 𝑇𝐴 ∙ 𝑇𝐴 𝑀𝑝 Dove: Rn = risultato netto Mp = mezzi propri Rl = risultato lordo Rgf = risultato della gestione finanziaria MinT = margine di intermediazione totale Min1 = margine di intermediazione di primo livello Mis = margine di interesse TA = totale attivo Economia degli intermediari finanziari

50 Scomposizione del margine reddituale
La scomposizione si basa sui margini del conto economico riclassificato. In più è stato diviso il margine di intermediazione in due parti: Min1 = Margine di interesse + Ricavi netti da servizi (o margine da commissioni)  esprime il risultato delle politiche della banca per quanto riguarda la composizione di portafoglio (intermediazione creditizia o mobiliare), le politiche di prodotto e prezzo (tassi e commissioni) a prescindere dalle dinamiche del mercato mobiliare e del rischio di credito. MinT = Min1 + Profitti/perdite da operazioni finanziarie Inoltre vi sono due voci dello stato patrimoniale: il totale attivo (TA) e i mezzi propri (Mp). Economia degli intermediari finanziari

51 Scomposizione del margine reddituale
Vediamo i vari quozienti che scompongono il margine reddituale: Rn/Rl: misura l’incidenza dell’imposizione fiscale (ed è sempre <1). Rl/Rgf: misura l’incidenza dei costi operativi, cioè quanta parte del risultato di gestione viene assorbito dai costi operativi, cioè dai costi non finanziari  indica l’efficienza operativa (ed è sempre <1). Rgf/MinT: misura l’incidenza del rischio di credito (più precisamente del rischio di insolvenza), valutato tramite le procedure di impairment. MinT/Min1: misura il contributo positivo o negativo delle plusvalenze/minusvalenze legate alle operazioni finanziarie. Economia degli intermediari finanziari

52 Scomposizione del margine reddituale
Min1/Mis: misura il contributo del margine da commissioni, cioè l’importanza delle attività di servizio e di intermediazione mobiliare. E’ solitamente superiore a 1 (se pari a 2 il margine da commissioni contribuisce come quello da interessi). Mis/TA: evidenzia il margine di interesse riferito al totale delle attività della banca. TA/Mp: esprime la leva finanziaria agisce come moltiplicatore per l’equilibrio reddituale; costituisce l’elemento fondante dell’equilibrio patrimoniale, sottoposto anche alla regolamentazione del nuovo accordo di «Basilea 3». Economia degli intermediari finanziari

53 Scomposizione del margine d’interesse
Approfondiamo la formazione del margine di interesse, componente fondante dell’equilibrio reddituale, legato all’intermediazione creditizia. 𝑀𝑖𝑠=𝐼𝑎 −𝐼𝑝= 𝐼𝑎 𝐴𝑓𝑖 − 𝐼𝑝 𝑃𝑓𝑖 ∙𝑃𝑓𝑖+ 𝐼𝑎 𝐴𝑓𝑖 ∙𝐶𝑐𝑛 Dove: Ia = interessi attivi Afi = attività fruttifere di interessi Ip = interessi passivi Pfi = passività onerose di interessi Ccn = capitale circolante netto (Afi-Pfi) Economia degli intermediari finanziari

54 Scomposizione del margine d’interesse
𝑀𝑖𝑠= 𝐼𝑎 𝐴𝑓𝑖 − 𝐼𝑝 𝑃𝑓𝑖 ∙𝑃𝑓𝑖+ 𝐼𝑎 𝐴𝑓𝑖 ∙𝐶𝑐𝑛 La prima parte è il margine di interesse ottenuto impiegando le passività onerose di interessi (Pfi) e conseguendo su di esse lo spread fra tasso attivo e tasso passivo unitario. La seconda componente è ottenuta impiegando il capitale circolante netto. Se il Ccn è positivo, significa che si stanno impiegando risorse provenienti da passività finanziarie non onerose di interessi o mezzi propri (che dovranno essere remunerati, ma in maniera «residuale») e quindi il ricavo è pari al tasso di interesse unitario attivo. Economia degli intermediari finanziari

55 Scomposizione del margine d’interesse e leva
𝑀𝑖𝑠 𝑀𝑝 = 𝐼𝑎 𝐴𝑓𝑖 − 𝐼𝑝 𝑃𝑓𝑖 ∙ 𝑃𝑓𝑖 𝑀𝑝 + 𝐼𝑎 𝐴𝑓𝑖 ∙ 𝐶𝑐𝑛 𝑀𝑝 Dividendo per i mezzi propri, Mis/Mp è il prodotto degli ultimi due fattori della scomposizione del margine reddituale. Questa equazione mostra come il risultato economico Mis/Mp sia in relazione con la leva finanziaria, qui approssimata da Pfi/Mp. Dato che lo spread è positivo, aumentare l’indebitamento e quindi la leva sembra conveniente. Economia degli intermediari finanziari

56 Scomposizione del margine d’interesse e leva
Ma l’aumento della leva produce effetti collaterali: Il costo del capitale di debito, Ip/Pfi, potrebbe aumentare (anche per i debiti già stipulati)  minore spread. Per sviluppare i prestiti si potrebbe essere costretti a politiche di tasso attivo aggressive, riducendo Ia/Afi  minore spread. La politica aggressiva di espansione delle attività potrebbe portare ad assumere maggiori rischi di credito/insolvenza. L’aumento della leva accresce la volatilità del ROE  occorre valutare il trade-off tra rischio e rendimento per gli azionisti (e quindi il maggior rendimento richiesto per il maggior rischio assunto). Economia degli intermediari finanziari


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