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L'orientamento culturale predominante del XVIII secolo
L’Illuminismo L'orientamento culturale predominante del XVIII secolo
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Ideologia, cultura e religione
Espressione età dei Lumi, (fr. âge des lumiere o de de la raison) coniata dagli illuministi stessi, rottura rispetto al passato: ragione che illumina, contro le tenebre dell'ignoranza e superstizione. Le fonti dell'Illuminismo Tradizione umanistica, con la centralità dell'uomo e il valore della tolleranza, Rivoluzione scientifica del Seicento da Galilei a Newton; Razionalismo antidogmatico di Cartesio: non considerare vero ciò che la ragione non prova; Empirismo inglese, da Bacone a Locke; Libertinismo europeo: rivendicazione di morale e cultura laiche, razionali, cosmopolite. Ragione e religione Motivo centrale: critica al Cristianesimo e alle altre religioni rivelate, con rifiuto di ogni dogma. Alle Chiese gli illuministi imputavano molti dei mali della società, funzione autoritaria e repressiva, sostegno al dispotismo politico, ispiratrice di fanatismo e violenza, di superstizione, ignoranza e corruzione morale, Irrazionalità" delle religioni razionalità della natura Morale basata su dogmi morale laica, basata su tolleranza, aspirazione a libertà e felicità. Privilegi del clero, censura ecclesiastica laicità dello Stato Monopolio della Chiesa sull’istruzione laicità delle scuole Accettazione acritica della fede Studi storico-antropologici comparativi sul fenomeno religioso. Deismo e materialismo ateo Deismo, sulle orme di Newton e Voltaire, principale sostenitore del Deismo religione naturale, libera da dogmi e autorità ecclesiastica, volta solo a Dio, giustizia, tolleranza e umanità esistenza di un Dio creatore e ordinatore del mondo, architetto della macchina dell'universo. Materialismo ateo: nega l'idea stessa di Dio e dell'immortalità dell'anima. filosofi francesi D'Holbach, Helvétius, La Mettrie: universo = materia in movimento, priva di finalità trascendenti: aspirazione all felicità possibile solo se ci si affranca da ogni credenza religiosa.
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Gli orientamenti filosofici dell'illuminismo
Sensismo e materialismo orientamenti dominanti Fonti: empirismo inglese e razionalismo cartesiano del ‘600. Non grandi sistemi filosofici, ma elaborazione di sistemi conoscitivi a fine politico-educativo. Philosophe = intellettuale, più che filosofo in senso stretto (eccezione Kant). Sensismo: la conoscenza deriva da esperienza e sensazioni, non esistono idee innate. Etienne de Condillac parte dall’empirismo di Locke per affermare che le facoltà intellettive e la vita psichica (memoria, attenzione, giudizio, desiderio, volontà) sono riconducibili alla sensazione, sensazioni trasformate. Ruolo centrale del linguaggio, in origine gestuale per esprimere bisogni, poi funzioni conoscitive. Materialismo, di origine antica (atomismo): la materia, non generata, all'origine di tutte le cose e di ogni fenomeno secondo causa-effetto; nega essenze e fini trascendenti, la spiritualità è riconducibile al sistema nervoso e al cervello. Meccanicismo, teoria legata agli sviluppi della scienza: realtà come materia e movimento. Gruppo di illuministi (La Mettrie, d'Holbach, Helvétius) materialisti atei: Dio e l'anima non esistono; realtà determinata dalla reazioni chimiche casuali. Il "criticismo" di Kant - svolta epocale nella storia della filosofia. Critica della ragion pura 1781; Critica della ragion pratica 1788, Critica del giudizio 1790. Critica della ragione: possibilità e limiti: la conoscenza deriva dalla combinazione di: sensibilità o intuizione = percezione della realtà esterna tramite le sensazioni e l'esperienza e intelletto = capacità pensante dell'intelletto. Conoscenza limitata al fenomeno, non alla cosa in sé, ma come si presenta ai sensi. impossibile conoscenza del trascendente (metafisica), dell'essenza di ciò che sta fuori di lui, l’uomo può conoscere solo ciò che accade dentro di lui, con modalità e finalità soggettive.
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II pensiero politico dell'illuminismo
Il dibattito sui diritti Diritti dell’uomo per natura quelli della vita, libertà, proprietà, felicità. Cesare Beccaria, giurista milanese, Dei delitti e delle pene (1764) Riforma giudiziaria fondata sull’uguaglianza di tutti dinanzi alla legge, mirata alla prevenzione più che alla repressione dei delitti, tutela dei cittadini da ogni arbitrio, anche dello Stato, condanna di tortura e pena di morte. Due orientamenti: costituzionalista e riformista Dibattito sulla forma di governo più idonea a garantire i diritti degli uomini: Costituzionalista: separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) sul modello inglese proposta da Locke: Dispotismo illuminato riformista: per promuovere le riforme, evitando disordini e rivolte, e per governare un popolo ancora in gran parte non pronto a gestire diritti e doveri, è necessaria una forte monarchia centralizzata, ma temperata dalla ragione, ovvero dalla collaborazione dei filosofi. Voltaire: le riforme sono possibili solo se attuate dall'alto: Tutto per il popolo, ma non tramite il popolo. Soluzione prevalente nell'Europa continentale, tranne in Francia, per reazione all’immobilismo della monarchia assoluta di Luigi XV. Charles de Secondat barone di Montesquieu, Lo spirito delle leggi (1748) Analisi relativistico-oggettiva delle tre principali forme di governo, preferisce la monarchia, più idonea al suo tempo, garantendo la libertà dei cittadini con la separazione dei poteri. Lo spirito dello Stato (costumi, leggi, istituzioni) dipende da fattori fisici (posizione, estensione del territorio, clima) e sociali (economia, demografia, religione).
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Il pensiero politico: Montesquieu e Rousseau
Charles de Secondat barone di Montesquieu, Lo spirito delle leggi (1748) Analisi relativistico-oggettiva delle tre principali forme di governo, preferisce la monarchia, più idonea al suo tempo, garantendo la libertà dei cittadini con la separazione dei poteri. Lo spirito dello Stato (costumi, leggi, istituzioni) dipende da fattori fisici (posizione, estensione del territorio, clima) e sociali (economia, demografia, religione). Jean-Jacques Rousseau, filosofo ginevrino: Spirito polemico e slancio utopico, posizione anomala nel panorama illuministico giudizio negativo sul mito del progresso: la civiltà ha allontanato l'uomo dallo stato di natura e dalla sua originaria innocenza. Discorso sull'origine della disuguaglianza tra gli uomini (1795): proprietà privata e divisione del lavoro all'origine della disuguaglianza, da cui sono scaturiti tutti i mali dell'umanità. Due possibili correttivi: educazione dei giovani a contatto con la natura, lontano dagli esempi negativi della società per assecondare lo sviluppo di personalità autonome (Emilio o Dell'educazione, 1762); ridefinizione dei fondamenti dello Stato (Contratto sociale, 1762): lo Stato nasce su un patto sociale, lontano sia dalla tesi di Locke che da quella di Montesquieu, sovranità, non delegabile, esercitata in forma diretta da tutti i cittadini riuniti in assemblea, λeggi e cariche istituzionali sono temporanee e in ogni momento revocabili.
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Il pensiero economico dell'Illuminismo
Nascita della scienza economica Nel ‘700 nasce la scienza economica che si sviluppa con l'economia di mercato; temi: libero commercio, lavoro, moneta, prezzi, leggi economiche I fisiocratici francesi e il liberismo: François Quesnay fondatore della scuola fisiocratica (φύσις, natura, κράτος, potere), Nel Tableou economique (1758) descrive la naturale circolazione delle merci e del denaro. Sostiene il primato dell'agricoltura, l’unica a dare un "prodotto netto", un surplus rispetto ai beni impiegati che si trasferisce in aumento di ricchezza importante incrementare la produzione agricola, abolire vincoli e sistemi doganali che limitavano il commercio. Libera circolazione dei prodotti alimentari = condizione imprescindibile per creare maggiore ricchezza che si sarebbe estesa al resto della società. Principio liberista: lo Stato non deve interferire con il movimento naturale dei beni e della ricchezza. Il liberismo inglese: Adam Smith Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (1776), classico della letteratura economica. Grazie ad un soggiorno in Francia, entra in contatto con i fisiocratici, ne condivide le istanze liberiste, ma non il primato dell'agricoltura. Per Smith qualsiasi lavoro, produce un valore aggiunto rispetto ai beni di partenza tanto più produttivo quanto più organizzato razionalmente. Dal lavoro deriva la misura del valore di scambio, (prezzo), di tutti i beni, indipendentemente dal valore d’uso, in ragione della quantità di lavoro necessaria a produrli.
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I letterati e la questione della lingua
Problema della lingua letteraria italiana non adatta alla cultura moderna Il purismo e classicismo dell'Accademia della Crusca ostacolava ogni ricerca di novità In Francia e Inghilterra, la lingua letteraria era più vicina a quella parlata e più duttile. Per gli illuministi italiani la rivoluzione culturale doveva includere quella linguistica contro la tradizione trecentesca, imposta dalla Crusca. Dibattito sulle pagine della rivista Il Caffé Gli intellettuali lombardi rivendicano la libertà linguistica degli scrittori moderni Posizione più radicale lingua dell'uso aperta all'influsso delle lingue straniere. Il linguaggio della rivista, rapido e concreto, esempio del nuovo modello di lingua letteraria articolo di Alessandro Verri: Rinunzia avanti notaio degli autori del presente foglio periodico al Vocabolario della Crusca. Melchiorre Cesarotti ( ) noto in particolare per la traduzione dei Canti di Ossìan Autore del Saggio sulla filosofia delle lingue (1800): le lingue sono organismi vivi che si evolvono, la grammatica non può imporre regole arbitrarie che ostacolino il compito dei nuovi scrittori: farsi capire dal più vasto pubblico con il solo vincolo del buon senso e buon gusto. L'Influsso del francese Fortissima influenza del francese per la diffusione dei testi illuministici. Novità per la prosa: tendenza alla frase lineare, paratattica contro il periodare complesso e ipotattico della tradizione all'ordine diretto (soggetto-verbo- complementi) contro quello inverso, legato al modello latino. Lessico: molti francesismi legati alla moda, all'arredamento, all'alimentazione. La poesia rimase per lo più legata ai modelli tradizionali.
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La trattatistica dei Lumi in Italia
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La trattatistica dei Lumi in Italia
I centri di diffusione delle idee illuministiche Metà del ‘700, diffusione in Italia delle opere dei philosophes francesi. Milano, Napoli e, in misura minore, Venezia: centri di cultura illuministica e dibattito su rinnovamento politico, sociale e morale dell'Italia vasta trattatistica di argomento filosofico, letterario, economico, giuridico e scientifico. Trattatistica su giornali e riviste Lo sviluppo dell'editoria e la comparsa di giornali e riviste favorì la trattatistica per un pubblico alfabetizzato o colto, borghesia imprenditoriale emergente: Forme: saggio breve, su problemi d'attualità pamphlet, opuscolo breve polemico o satirico, per sensibilizzare l'opinione pubblica; discorso, di argomento letterario-filosofico per specialisti ο a fini divulgativi come il Discorso sopra la poesia di Giuseppe Parini; dialogo, su temi vari polemica sociale (Dialogo sopra la nobiltà di Parini) divulgazione scientifica (Dialoghi sopra l'ottica newtoniana di Francesco Algarotti): lettere, sul modello di quelle degli illuministi francesi Lettere persiane di Montesquie; Lettere filosofiche di Voltaire; Lettere sulla musica di Rousseau articoli di giornale. L'illuminismo lombardo Milano: principale centro di diffusione delle idee dell'illuminismo favorita, dalla posizione geografica, dalla florida condizione della borghesia lombarda, libera dai vincoli fiscali della dominazione spagnola, incoraggiata dalle riforme antifeudali del regime asburgico. Alcuni intellettuali milanesi (Verri, Beccaria, ecc.) al servizio della burocrazia austriaca, fidando nel sostegno di Maria Teresa d'Austria, vicina alle idee del dispotismo illuminato.
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L'Accademia del Pugni e Il Caffè a Milano
L’affermazione in Italia della filosofia dei Lumi è legata alla fondazione di Accademia dei Pugni (1761) circolo culturale formato da intellettuali aristocratici, guidati dal conte Pietro Verri influenza: enciclopedismo di Diderot e D'Alembert e contrattualismo di Rousseau: per libero confronto di idee, discussioni animate, tanto da prevedere finissero a pugni. Rivista Il Caffé (ogni dieci giorni ) la più prestigiosa della cultura illuminista italiana, diretta da Pietro Verri, con il fratello Alessandro e l'amico Cesare Beccaria Sfida alla cultura erudita ιl "caffè“ nuovo spazio della socialità e della cultura. Linea editoriale: dibattito intorno a problemi pratici e concreti, le cose e non le parole, allo scopo di incidere sulla realtà sociale per migliorarla argomenti molto vari in linea con gli interessi culturali del fondatore: economia (teorie fisiocratiche), filosofia, letteratura (contro il purismo1), diritto, scienza e tecnica. Cesare Beccaria (Dei delitti e delle pene, 1764) Personaggio di spicco della cultura milanese, si occupò di diritto, economia e letteratura. La sua opera provocò molte discussioni e fu conosciuta in tutta Europa. Giuseppe Parini ( ) e l'illuminismo milanese Influenza delle idee illuministiche; partecipò marginalmente alle attività del «Caffè». Dialogo sopra la nobiltà (1757) e poemetto satirico-didascalico Il giorno (1763): critica, tramite l’ironia, del lusso, parassitismo e fatua mondanità dell'aristocrazia lombarda. Purismo : indirizzo linguistico letterario che mira a difendere la purezza originarla della lingua nazionale e si oppone all’impiego di neologismi e forestierismi. La prima formulazione risale a Pietro Bembo, che nel XVI secolo stabilì modelli stilistici e linguistici ci i scrittori fiorentini dei Trecento (Petrarca perla poesia e Boccaccio per la prosa), a cui fa riferimento anche l'Accademia della Crusca.
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L‘Illuminismo napoletano
Fervore di idee a Napoli Metà del Settecento: breve periodo di rinnovamento culturale a Napoli ( ), conquista del Regno di Napoli di Carlo di Borbone e riforme socio-economiche del ministro Bernardo Tanucci. Alcuni intellettuali, sulla tradizione filosofico-giuridica di Vico e Giannone, danno un contributo agli sviluppi della scienza economica e allo studio delle istituzioni civili. Gli esponenti dell’Illuminismo napoletano Antonio Genovesi ( ) Economista, figura di spicco del movimento riformatore del Regno di Napoli, opera principale Lezioni di commercio (1767): libertà del commercio e sviluppo dell'agricoltura. si occupò di istruzione incrementare la formazione tecnica, pur essendo sacerdote, a favore dell'abolizione dei privilegi ecclesiastici. Ferdinando Galiani ( ) Allievo di Genovesi, trattato Della moneta (1751) basi della teoria monetaria moderna. Dal 1759 al 1769 a Parigi entrò in contatto con i philosophes, in particolare Diderot, che nel 1770 pubblicò i suoi Dialoghi sul commercio dei grani, critica alla teoria fisiocratica. Gaetano Filangieri ( ) Si occupa prevalentemente di diritto, Scienza della legislazione (1785), apprezzata in Europa: critica la persistenza dei privilegi feudali, freno al progresso e causa di squilibri economici; auspica una riforma dell'istruzione e del sistema penale.
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L‘llluminismo veneziano e la polemica letteraria
A Venezia dominava l'Accademia dei Granelleschi, conservatrice in letteratura e politica. Ciononostante si distinsero alcune figure di illuministi veneziani. Francesco Algarotti amico di Voltaire e consigliere di Federico Il di Prussia divulgazione culturale e scientifica Newtonianismo per le dame Dialoghi sopra l'ottica newtoniana, 1752. rende comprensibile la scienza anche a lettori non specialisti, come le dame del primo titolo. Gasparo Gozzi riviste Gazzetta Veneta ( ) e Osservatore veneto ( ) di spirito divulgativo notizie di cronaca e di costume con linguaggio scorrevole e chiaro, spesso ironico. La polemica letteraria Critica illuminista alla concezione tradizionale della letteratura e della sua funzione approccio più libero alla critica letteraria che entra in giornali e riviste: non più distaccato dibattito accademico, ma polemica pro o contro autori, opere e correnti scontri culturali, spesso dai toni accesi. Saverio Bettinelli Lettere virgiliane (1758): Virgilio critica la letteratura italiana, impoverita dall’imitazione trecentesca. 1767, per Ιl Caffè, Lettere inglesi, critica Dante, l'Arcadia, Alfieri, Foscolo, il preromanticismo. Giuseppe Baretti 1763 fonda a Venezia la Frusta letteraria, rivista da lui interamente redatta; con lo pseudonimo di Aristarco Scannabue, recensiva novità letterarie italiane ed europee, criticando l'Arcadia, cui contrapponeva una cultura utile e popolare.
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