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Alimentazione e risposta immunitaria
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Fin dall’antichità è noto che:
Carenze alimentari Maggior suscettibilità alle infezioni Carestie Epidemie Le persone più a rischio sono: Anziani Alcolisti Pazienti con malattie debilitanti Persone con disordini del comportamento alimentare
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Cenni sul sistema immunitario
Sistema immunitario: è il complesso sistema di difese di un organismo contro le forze distruttive provenienti sia dall’esterno (es: virus, batteri, ecc….), sia dall’interno (es: cellule tumorali, ecc…) dell’organismo. Le cellule del sistema immunitario possono essere presenti come: Circolanti (nel sangue, nella milza e nel tessuto linfoide) Aggregazioni (i linfonodi) Cellule isolate (in tutti i tessuti)
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Antigene: sostanza estranea all’organismo, in grado di indurre una risposta immunitaria specifica
Fondamentale è la capacità dei leucociti di RICIRCOLARE tra sangue e tessuti e viceversa, creando così una sorveglianza sistemica su tutto l’organismo SELECTINE Il ricircolo è possibile grazie a proteine che permettono l’adesione tra leuociti e cellule endoteliali e leucociti e tessuto connettivo INTEGRINE IMMUNOGLOBULINE
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La risposta immunitaria è classificata come INNATA o ACQUISITA
RISPOSTA INNATA Tipo di difesa Componenti Funzioni Barriera Fisica Pelle Previene l’entrata degli Ag nella circolazione sistemica Membrane della mucosa Barriera mediata da cellule Cellule fagocitiche (neutrofili, macrofagi) Digestione degli Ag Cellule infiammatorie (basofili e mast-cell) Rilascio mediatori dell’infiammazione Cellule Natural Killer (NK) Distruggono cellule infettate o maligne Cellule dendritiche Presentano l’Ag ai linfociti Fattori solubili Citochine Attivano/reclutano cellule Complemento Aumenta la fagocitosi Proteine della fase acuta Promuovono la riparazione dei tessuti danneggiati E’ molto antica: comune a tutti gli animali Compare 4 o 5 gg prima di quella acquisita
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Compare per la prima volta nei vertebrati
RISPOSTA Acquisita Tipo di difesa Componenti Funzioni Linfociti B Plasmacellule Secrezione anticorpi Cellule TH1 Promuovono la risposta mediata da cellule Linfociti T Cellule TH2 Promuovono la risposta umorale Cellule T citotossiche Distruggono le cellule infettate o maligne Cellule T sopressorie Sopprimono l’attività dei linfociti Compare per la prima volta nei vertebrati Le due caratteristiche principali sono SPECIFICITA’ e MEMORIA IMMUNOLOGICA
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Dalla LINEA MIELOIDE derivano le cellule denominate presentatrici d'antigeni che fanno parte dell'immunità innata, e giocano un ruolo essenziale nella iniziazione dell'immunità acquisita. Le cellule accessorie possono agire anche come cellule effettrici in alcuni meccanismi immunitari. Questo gruppo di cellule presentatrici d'antigene è formato da: •MONOCITI •MACROFAGI •GRANULOCITI: EOSINOFILI NEUTROFILI BASOFILI. CELLULA DENDRITICA -diffuse ovunque nell’organismo, le funzioni principali di queste cellule sono: Fagocitosi, presentazione di antigeni, produzione di linfochine
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I NEUTROFILI sono i leucociti più comuni
I NEUTROFILI sono i leucociti più comuni. Sono molto attivi nel fagocitare batteri e sono presenti in grandi quantità nelle ferite. Purtroppo, queste cellule non sono capaci di rinnovare i lisosomi utilizzati nel digerire i microbi e muoiono dopo averne fagocitati alcuni. Gli EOSINOFILI sono abbastanza rari nel sangue. Aggrediscono parassiti e fagocitano i complessi antigene-anticorpo. I BASOFILI sono i leucociti più rari. Secernono sostanze anticoagulanti, vasodilatatrici come l'istamina e la serotonina.
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I MONOCITI sono i leucociti più grossi: 16-20 μm
I MONOCITI sono i leucociti più grossi: μm. Sono precursori dei macrofagi. Raggiungono la maturità nel midollo osseo, vengono immessi nella circolazione sanguigna dove permangono per ore. Migrano poi nel tessuto connettivo, dove diventano macrofagi e si muovono nei tessuti. Mostrano un'intensa attività di secrezione: producono sostanze che hanno funzioni difensive, come il lisozima, gli interferoni ed altre sostanze che modulano la funzionalità di altre cellule. I MACROFAGI sono in grado di catturare, per mezzo delle loro estroflessioni, batteri e virus
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I LINFOCITI T sono responsabili dell’immunità cellulare
La risposta immunitaria acquisita si distingue in UMORALE e CELLULOMEDIATA I LINFOCITI T sono responsabili dell’immunità cellulare Nascono nel midollo osseo e maturano nel timo Riescono a riconoscere un antigene solo se viene "presentato" sulla superficie di una cellula complessato con le proteine del Complesso maggiore di istocompatibilità (MHC), e non quindi nella sua forma solubile. Si dividono in: linfociti T citotossici (CTL) con funzione effettrice, linfociti T helper con funzione regolatrice (Th) e linfocit T soppressori (Ts) che riducono l’intensità della risposta immunitaria 1 N I linfociti T riescono a riconoscere un antigene solo se esso viene "presentato" sulla superficie di una cellula complessata con le proteine del Complesso maggiore di istocompatibilità (MHC), e non quindi nella sua forma solubile. I linfociti T possiedono un sistema di recettori, TCR/CD3, tramite i quali riescono a riconoscere il peptide antigenico, presente in un complesso con le proteine dell'MHC. Inoltre i superantigeni possono anche attivare in modo piuttosto aspecifico una grande popolazione di cellule T legandosi direttamente alle molecole MHC espresse su queste cellule senza che sia necessario il processamento. Queste sostanze sono prodotte da vari microorganismi come ad esempio streptococchi e stafilococchi. I peptidi espressi sulla cellula assieme alle proteine dell'MHC non derivano solo da antigeni, ma anche dal metabolismo cellulare, dopo digestione nel proteosoma, e possono essere quindi anche "molecole self", vale a dire proprie dell'organismo stesso e non provenienti da organismi estranei. Nel caso in cui una cellula sia infettata da virus, il virus stesso ineluttabilmente induce la cellula a produrre delle proteine che servono alla proliferazione virale e alcune di queste proteine virali vengono lise dai proteosomi e presentate sulla cellula infetta provocando il marcamento per un linfocita di tipo T della cellula infettata. I linfociti T non hanno però solo una funzione effettrice capace di eliminare cellule tumorali, infette e organismi patogeni, ma hanno anche una funzione regolatrice tramite la produzione di linfochine, molecole che sono alla base di fenomeni di cooperazione cellulare nella risposta immunitaria. Le cellule a funzione effettrice possiedono la molecola di riconoscimento CD8 (sono dette CD8+) e sono i linfociti T citotossici (CTL); le cellule con funzione regolatrice sono marcate dalla CD4 (dette CD4+) e sono i linfociti T helper (CTH). I linfociti T hanno una metodologia di differenziamento particolare che avviene nel timo. Nella zona capsulare di questo possiamo trovare i timociti, linfociti non ancora maturi, che esprimono sulla loro superficie la molecola CD7 e non quella caratterizzante la loro specie linfoide, la CD3. Un secondo stadio avviene nella zona corticale in cui i timociti sono immersi in maglie epiteliali che producono fattori di crescita aiutandone così la maturazione. Successivamente vi è un riarrangiamento del TCR/CD3 che è molto simile a quello delle immunoglobuline. In questo stadio il linfocita esprime sia CD4 (tipica del t helper) sia CD8 (tipica del linfocita effettore). Da ricordare che le cellule CD8+ riconoscono le MHC del primo gruppo mentre i CD4+ quelle del secondo gruppo. Molto importanti per il sistema immunitario e linfoide sono le cellule dendritiche del sistema immune che permettono il corretto espletamento delle funzione delle cellule di linea linfoide. Le cellule dendritiche sono capaci infatti non solo di captare proteine virali espulse dalla cellula per presentarle ai linfociti negli organi linfoidi secondari ma svolgono anche una funzione di smistamento nel timo corticale dei linfociti che potrebbero essere dannosi per l'organismo riconoscendo una cellula "self" come "non self" avendo un complesso TCR/CD3 mal funzionante. Un altro sistema di selezione sembra essere quello delle cellule nurse che una volta sembravano deputate a istruire i linfociti mentre oggi sembrano avere una funzione selettiva. Le cellule NATURAL KILLER derivano dalla linea linfoide, ma hanno recettori diversi da quelli dei linfociti B e T per colpire i loro bersagli
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I LINFOCITI B sono responsabili dell’immunità umorale
Nascono nel midollo osseo dove maturano Ogni linfocita B produce un unico tipo di anticorpo 2 Gli anticorpi si dividono, in base a differenze strutturali in diverse classi e sottoclassi Le immunoglobuline umane sono suddivise in 5 classi principali, elencate in ordine decrescente di concentrazione sierica: IgG, IgA, IgM, IgD, IgE. Le catene leggere sono comuni alle cinque classi di immunoglobuline, che invece differiscono per le catene pesanti: γ per le IgG, α per le IgA, μ per le IgM, δ per le IgD e ε per le IgE. IgG: sono la classe di anticorpi maggiormente presenti nel siero, rappresentando circa il 75% delle immunoglobuline circolanti. Sono monomeri e hanno un peso molecolare di u.m.a.. Attraversano la barriera placentare e quindi si trovano a concentrazione elevata già alla nascita, conferendo al neonato una certa protezione durante i primi mesi di vita. Si possono distinguere 4 sottoclassi: IgG1, IgG2, IgG3, IgG4. Le sottoclassi 1 e 3 stimolano la reazione del complemento e intervengono nella risposta immunitaria secondaria. IgA: costituiscono circa il 20% delle immunoglobuline seriche (e ben il 60-70% delle totali) e sono presenti principalmente nelle secrezioni esterne, quali saliva, colostro, lacrime, muco delle vie respiratorie e del tubo digerente. Nel siero sono monomeri, nelle secrezioni possono formare dimeri e trimeri. Le IgA rappresentano un importante mezzo di difesa contro le infezioni locali; stimolano la reazione del complemento solo attraverso una via di attivazione alternativa e intervengono nella risposta immunitaria secondaria. IgM: costituiscono circa il 5-10% delle Ig totali. Nelle secrezioni formano dei pentameri, che compensano con l'elevata avidità la scarsa affinità di cui sono dotati i singoli monomeri. Le IgM infatti costituiscono la classe di anticorpi che per prima viene sintetizzata al contatto con un nuovo antigene e sono quindi parte della risposta immunitaria primaria. Stimolano la reazione del complemento e non passano la barriera placentare. IgD: rappresentano lo 0,2% delle immunoglobuline circolanti. Sono presenti sulla membrana cellulare dei linfociti B dove, legato l'antigene per cui sono specifiche, inducono l'attivazione della cellula a proliferare, maturare a plasmacellula e a produrre in forma solubile anticorpi in grado di riconoscere gli stessi antigeni della Ig di membrana. IgE: sono presenti nel siero in concentrazione bassissima, e sono monomeri. Sono responsabili della risposta ai parassiti. Il frammento Fc delle IgE si lega ai recettori di membrana dei mastociti e dei granulociti basofili; qui le IgE, dopo combinazione con gli antigeni corrispondenti, inducono la liberazione da parte delle stesse cellule dei mediatori responsabili delle reazioni allergiche di I tipo. La classe di Ab secreta è indotta dalle interleuchine prodotte dai linfociti T helper Le classi di Ab sono IgA, IgE, IgD, IgG ed IgM
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ANTICORPO o IMMUNOGLOBULINA
SS Parte costante della catena leggera (k o l) Parte variabile della catena leggera catena leggera catena pesante Parte variabile della catena pesante Parte costante della catena pesante (g, a, m, d, e)
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Immunoglobulina Percentuale nel siero funzione Tipo di catena pesante
IgG ~ 75% Memoria immunitaria g IgA ~ 20% Difesa nelle infezioni locali a IgM ~ 5-10% Prima risposta immunitaria m (pentameri) IgE ~ 0.2% Attive nelle allergie e IgD Legate ai linfociti B inducono la formazione della plasmacellula d
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Il sistema immunitario associato alle mucose
Il tessuto linfoide legato all’intestino (gut-associated lymphoid tissue, GALT) è il più ampio dell’organismo. I linfociti sono distribuiti in 3 zone: All’interno dell’epitelio (linfociti T CTL) Nella lamina propria (plasmacellule, macrofagi, cellule dendritiche, eosinofili, mastociti e linfociti Th) In nuclei organizzati all’interno della lamina propria (placche di Peyer ricche di linfociti T CTL e Th, B, macrofagi e cellule dendritiche) Il GALT ha anche il compito di impedire reazioni immunitarie contro proteine alimentari, flora batterica saprofitica e molecole ambientali. Questo fenomeno è conosciuto come tolleranza orale
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Rappresentazione schematica del GALT, organizzato con strutture linfoidi - placche di Peyer e follicoli linfoidi isolati (ILF) - epitelio e lamina propria. Placche di Peyer e ILF sono composti da uno speciale epitelio associato al follicolo (FAE) contenente cellule M, una cupola subepiteliale (SED) ricca di cellule dendritiche (DC), e follicoli di cellule B che contengono centri germinativi (GC). La migrazione delle cellule B nella mucosa avviene attraverso le venule endoteliali (HEV), situate nelle regioni interfollicolari delle placche di Peyer, che contengono per lo più le cellule T. I tessuti diffusi della lamina propria contengono un gran numero di plasmacellule per IgA, cellule T e B, macrofagi, cellule dendritiche (DC) e cellule stromali (SC). Le DC della lamina propria prendono antigeni dal lume e li presentano direttamente alle cellule T e B. Le IgA secrete vengono trasportate attraverso l'epitelio, dove servono come prima linea di difesa contro gli agenti patogeni e per il mantenimento della omeostasi della flora intestinale. Le cellule B e le plasmacellule per le IgA sono mostrate in rosso, le cellule per le IgG in blu e per le IgM in rosa.
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Le cellule M costituiscono il 10% delle cellule mucosali dell'intestino.
Hanno la funzione di selezionare gli antigeni discriminando ciò che è Self dal Non Self e mantenendo la tolleranza immunitaria. Hanno forma irregolare con estroflessioni della membrana apicale che producono enzimi idrolitici. Esse fagocitano sostanze solubili e solide (es. Batteri) tramite la membrana apicale che trasportano alla membrana basolaterale dove vengono rilasciati per esocitosi e processati dai macrofagi.
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Aminoacidi e risposta immunitaria
GLUTAMINA E’ il combustibile metabolico principale delle cellule del tratto gastrointestinale comprese quelle del sistema immunitario. Diminuzioni drastiche del pool libero di glutamina nel muscolo (in seguito ad interventi chirurgici o ferite) provoca una cattiva risposta immunitaria. Aumenta la produzione di IgA, stimola la citotossicità dei linfociti NK e la proliferazione di macrofagi. ARGININA La somministrazione di arginina migliora la risposta immunitaria cellulo-mediata e stimola la fagocitosi. Pare che ciò sia dovuto alla capacità di stimolare la produzione di NO che svolge un ruolo chiave nell’infiammazione e nella risposta immunitaria
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Lipidi e funzione immunitaria
I lipidi più importanti per la funzione immunitaria sono gli acidi grassi che sono coinvolti in: composizione e fluidità delle membrane cellulari trasduzione di segnali intracellulari modulazione dell’espressione genica ACIDI GRASSI SATURI Hanno poca influenza sulla proliferazione linfocitaria. L’acido butirrico interviene nella regolazione dell’attività delle cellule epiteliali del colon e sopprime l’infiammazione nelle mucose
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ACIDI GRASSI INSATURI Acido linoleico (AL): importante come precursore dell’acido arachidonico coinvolto nella sintesi di prostaglandine Acido linoleico coniugato (CLA): famiglia di composti con effetti benefici su varie patologie (obesità, aterosclerosi ecc.), inibiscono l’infiammazione inducibile e stimolano la risposta immunitaria adattativa. I meccanismi d’azione sono poco noti. Acidi g-linolenico e di-homo-g-linolenico (GLA e DGLA): Diminuiscono la risposta dei linfociti Th2 Acidi eicosapentaenoico (EPA) e docosaesaenoico (DHA): diminuiscono la risposta cellulo-mediata. L’importanza degli acidi grassi w-3 e w-6 deriva dal loro coinvolgimento nella sintesi di eicosanoidi
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Eicosanoidi Prostaglandine: composti chimici derivati dall’acido arachidonico che rivestono un ruolo biologico importante come mediatori flogistici Leucotrieni: molecole lipidiche appartenenti al sistema immunitario che contribuiscono ai processi infiammatori nell'asma e nella bronchite Trombossani: derivati dell'acido arachidonico. Dotati di spiccata attività aggregante piastrinica e vasocostrittiva. PA2 = fosfolipasi A2 NSAID = Non Steroidal Anti Infiammatory Drug Le prostaglandine sono composti chimici derivati dall'acido arachidonico, che rivestono un ruolo biologico importante come mediatori flogistici (mediatori dei processi derivanti dalle infiammazioni). Assieme ai leucotrieni, altri composti derivati dall'acido arachidonico, sono indicati con il termine di autacoidi od "ormoni ad azione localizzata". Nonostante questo, differiscono dagli ormoni per parecchi aspetti: a differenza di ogni altro ormone sono costituite da acidi grassi; sono prodotte dalle membrane cellulari di quasi tutti gli organi del corpo; i loro tessuti bersaglio sono solitamente gli stessi da cui vengono prodotte; producono un effetto marcato a concentrazioni molto più basse di quelle della maggior parte degli ormoni. Le prostaglandine si formano velocemente, esercitano i loro effetti localmente e vengono successivamente degradati per via enzimatica o decadono spontaneamente, il meccanismo di formazione delle prostaglandine è detto via ciclossigenasica, dall'enzima principale, la ciclossigenasi. Quest'ultima agisce sugli acidi grassi e trasforma l'acido arachidonico nella prostaglandina endoperossido (PGG2) che, a sua volta, viene convertita in PGH2. Durante questo passaggio si forma un radicale libero dell'ossigeno. La PGH2 viene trasformata enzimaticamente in tre prodotti: il Trombossano A2, che si trova soprattutto nelle piastrine. Si tratta di un composto piuttosto instabile che provoca aggregazione piastrinica e vasocostrizione; la Prostaciclina o PGI2, che si trova prevalentemente nella parete dei vasi, ha effetti opposti a quelli del Trombossano A2, e inibisce l'aggregazione piastrinica e agendo da vasodilatatore; le prostaglandine PGD2, PGE2, PGF2, che si riscontrano in varie zone dell'organismo e rappresentano i metaboliti più stabili; esse esercitano diverse azioni sul tono e sulla permeabilità vascolare. L'inibizione della sintesi delle prostaglandine è il meccanismo d'azione di una classe di farmaci antiflogistici, antipiretici e analgesici molto diffusa: i FANS, a cui appartengono comuni farmaci da banco come l'ibuprofene, l'acido acetilsalicilico.
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Inibiscono la proliferazione delle cellule del sistema immunitario
Ricapitolando….. Inibiscono la proliferazione delle cellule del sistema immunitario PUFA Favoriscono la risposta infiammatoria umorale
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Sistema immunitario e fibre
Gli studi sono all’inizio, ma si hanno evidenze che: l’incremento di fibre nella dieta porta ad una proliferazione di linfociti T citotossici sui linfociti B c’è una minor risposta I meccanismi alla base di questi fonomeni sono allo studio e potrebbero essere: Diretto contatto dei batteri o loro prodotti con il sistema GALT Produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), che hanno azione immunomodulatoria, dalla fermentazione delle fibre Modulazione della produzione di mucine La causa principale potrebbe essere l’azione prebiotica delle fibre indigeribili che fungono però da substrato per la flora intestinale protettiva (flora probiotica).
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EFFETTO PREBIOTICO Incremento del numero e dell’attività di microorganismi favorevoli all’organismo ospite, in particolare bifidobatteri e lattobacilli Principali specie di PROBIOTICI LACTOBACILLI L. acidophilus L. casei L. curvatus L. delbrueckii s. bulgaricus L. reuteri L. brevis L. plantarum BIFIDOBATTERI B. bifidum B. infantum B. longum B. thermophilus B. adolescentis B. animalis COCCHI GRAM- Lactococcus lactis Streptococcus salivaris S. diacetylactis S. intermedius Enterococcus faecium MICETI: Saccharomyces boulardi
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Proprietà protettive della Flora a predominanza di Bifidi
Attivazione del sistema immunitario Inibizione dei germi patogeni per colonizzazione competitiva Abbassamento del pH intestinale Sintesi di vitamine Sintesi di enzimi digestivi
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Modulazione della risposta immune da parte dei probiotici
SPECIFICA (umorale) •produzione di IgA •produzione di citochine •proliferazione linfocitica NON-SPECIFICA (cellulo-mediata) •attività NK •funzione fagocitaria
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(Reactive Oxygen Species)
Risposta immunitaria e vitamine Alcune vitamine sono importanti come antiossidanti e il sistema immunitario è particolarmente sensibile allo stress ossidativo. 1O2 Fonti esterne ROS (Reactive Oxygen Species) O2- OH· H2O2 Catena respiratoria HOCl Prodotti tossici contro i patogeni prodotti dai leucociti 1O2 = ossigeno singoletto; O2- = radicale superossido ; OH· = idrossi radicale: HOCl = acido ipocloroso Esiste un’associazione tra malattie cronico-degenerative, invecchiamento cellulare e assunzione di nutrimenti antiossidanti
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PROTEINE: CARBOIDRATI: ossidazione gruppi -SH
EFFETTO SULLE BIOMOLECOLE PROTEINE: ossidazione gruppi -SH ossidazione di alcuni AA (HIS, ARG, LYS, PRO) liberazione del Fe per degradazione degli anelli porfirinici (H2O2) perdita di funzionalità CARBOIDRATI: Sottrazione di un H da un C sulla catena polisaccaridica con formazione di un radicale (HO•) frammentazione e depolimerizzazione
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EFFETTO SULLE BIOMOLECOLE
ACIDI NUCLEICI: Idrossilazione delle basi per addizione del radicale OH• o sottrazione di un H dalla molecola saccaridica.
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PEROSSIDAZIONE LIPIDICA
EFFETTO SULLE BIOMOLECOLE PEROSSIDAZIONE LIPIDICA E’ la classe di biomolecole più suscettibile all’attacco dei radicali L’ossidazione avviene a carico degli acidi grassi presenti nelle membrane cellulari o nelle lipoproteine La suscettibilità aumenta all’aumentare dei doppi legami La reazione di perossidazione porta alla formazione di prodotti secondari tossici o cancerogeni come aldeidi, chetoni, ecc.
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VITAMINA C Presente in alte concentrazioni nei globuli bianchi E’ rapidamente utilizzata durante le infezioni Favorisce l’attività dei neutrofili Non ha effetti sulla risposta linfocitaria anticorpale o citotossica Importante attività antiossidante nei confronti dei lipidi plasmatici e di membrana, proteggendo dai danni tissutali nel sito dell’infiammazione
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VITAMINA E E’ il più importante antiossidante liposolubile delle membrane biologiche, svolgendo una funzione fondamentale nella protezione contro i ROS. Integrazioni nella dieta di vitamina E inducono: Aumento della produzione di anticorpi Proliferazione linfocitaria Incremento dell’attività di cellule NK e macrofagi Meccanismi d’azione: Modula l’attività di lipossigenasi e ciclossigenasi regolando la formazione di perossidi lipidici. Questi sono modulatori della fosfolipasi A2 che interviene nella cascata di acido arachidonico Potrebbe essere coinvolta nella regolazione dei fattori di trascrizione che sono i regolatori cellulari dell’espressione genica
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VITAMINA A Già nel 1928 definita la VITAMINA ANTI-INFEZIONE. Efficace più nel recupero dalle infezioni che nella prevenzione. Le infezioni provocano carenza di vitamina per: Anorressia Malassorbimento in caso di infezioni gastriche Cattivo riassorbimento renale Nel 1980 furono scoperti recettori nucleari per metaboliti dell’acido retinoico (Retinoid Acid Receptors (RAR) a, b, g e Retinoid X Receptors (RXR) a, b, g)
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Agisce sia sull’immunità innata:
Essenziale per l’integrità delle mucose e per la rigenerazione dei tessuti danneggiati dall’infiammazione Stimola i fagociti circolanti (neutrofili e macrofagi) il cui sviluppo nel tessuto mieloide è sotto il controllo di recettori RAR si attivano i monociti, le cellule NK e gli eosinofili In presenza di vit.A: Aumenta la risposta dell’ipersensibilità ritardata, Aumenta la produzione di IgG ed IgE da parte dei linfociti B e di IgA nelle mucose,
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VITAMINA A e TUMORI Numerosi lavori hanno dimostrato che i retinoidi sono efficaci nella terapia della leucemia acuta promielocitica (APL) e nel sarcoma di kaposi collegato all’infezione da HIV, regolando la differenziazione e la proliferazione cellulare. La APL è un tipo di leucemia acuta caratterizzato dalla traslocazione t(15;17) che porta alla formazione del trascritto di fusione PML/RARα. L’acido retinoico, se somministrato a dosi farmacologiche è in grado di indurre la differenziazione e l’arresto del ciclo cellulare delle cellule neoplastiche invertendo l’effetto dominante negativo esercitato dalla proteina di fusione PML/RARα sulla funzione delle due proteine wild-type generate dai due geni normali.
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VITAMINA D La sua azione è mediata dal recettore della vit.D (VDR). Questo recettore è presente sulla superficie di monociti, macrofagi e cellule B e T indicando un’azione della vitamina sul sistema immunitario Inibisce la proliferazione di linfociti T Inibisce la produzione di citochine IL-2, IL-12 e INF-g. Riduce la produzione di Ig Ha effetto benefico su patologie autoimmuni
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Minerali e sistema immunitario
ZINCO La carenza ha un rapido effetto negativo sulla linfopoiesi, perdita del 40-70% fra i precursori T e B nel midollo e nel timo e una depressa funzione dei T e B Linfociti T: a. riduzione delle dimensioni del timo b. ridotto numero di linfociti nel sangue e nei tessuti linfatici periferici Linfociti B: blocco dello sviluppo dei linfociti B nel midollo b. inibita risposta anticorpale dei linfociti B
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Cellule NK: ↓attività Neutrofili: ↓chemiotassi Monociti/macrofagi: ↓chemiotassi e fagocitosi Timulina: ↓attività Citochine:↓IL1-2-4 e IFN γ Apoptosi: maggior regolatore intracellulare dell’apoptosi Antiossidante: protegge le cellule dall’effetto dannoso dei radicali generati durante l’attivazione immune Il meccanismo d’azione passa attraverso i numerosi enzimi che lo utilizzano come cofattore
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SELENIO Componente essenziale di enzimi anti-ossidanti Ha un effetto significativo sul sistema immunitario Sembra aumentare la produzione di IL-2 e la risposta TH1
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Allergie alimentari Reazioni avverse agli alimenti
Possono avvenire in tutti gli individui che ingeriscono cibo avariato Avvengono solo in alcuni individui suscettibili Avversione ed intolleranza psicologica Ipersensibilità agli alimenti Microbiologica Tossica Allergie alimentari Ipersensibilità non allergica Farmacologica Allergie mediate da IgE Meccanismi sconosciuti Anormalità metaboliche Allergie non mediate da IgE
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Ipersensibilità di I tipo (mediata da IgE): le IgE specifiche per qualche antigene alimentare si legano a recettori ad alta affinità (FceRI) su mast cells, basofili, macrofagi e cellule dendritiche o a recettori a bassa affinità (FceRII) su macrofagi, monociti, piastrine linfociti ed eosinofili. Quando l’allergene supera la parete intestinale si ha immediatamente la liberazione di sostanze istaminiche. E’ veloce e può dare anafilassi Ipersensibilità di II tipo: Mediata dalle IgG. Gli anticorpi circolanti riconoscono l’antigene alimentare. Il complesso Ag-Ab può attivare il complemento, le cellule NK o i linfociti
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Ipersensibilità di III tipo (IgG ed IgM): L’infiammazione è dovuta al deposito di immunocomplessi e dalla successiva attivazione cellulare locale Ipersensibilità di IV tipo: E’ la via che produce maggiori danni alla mucosa intestinale. Sono coinvolti i linfociti Th1 ed i macrofagi. Non è mediata da IgE ed impiega ore o giorni a comparire. Può essere complementare ad una delle reazioni precedenti e dà sintomi cutanei, intestinali e su vari organi. E’ difficile da investigare, ma dev’essere studiata quando la patologia diventa cronica.
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L’allergia alimentare è trasformista:
Nel primo anno di vita dà sintomi gastrointestinali e cutanei Negli anni successivi riniti e asma Verso l’età adulta sintomi neurologici (es. cefalea) Negli adulti l’1% della popolazione ha allergie alimentari. Tutti noi, nel corso della vita ingeriamo una gran varietà di sostanze potenzialmente allergenizzanti, ma solo pochi sviluppano l’allergia. Ciò è dovuto alla Tolleranza Orale del sistema immunitario della mucosa gastrointestinale che agisce attraverso 3 meccanismi: Delezione clonale delle cellule T Anergia clonale Soppressione attiva. La rottura della tolleranza orale può essere la causa delle allergie alimantari
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Alimenti allergenici La soja contiene 4 allergeni
Contengono 2 allergeni che stimolano le IgE Principale allergene tropomiosina Importanti le reazioni crociate con i vegetali Allergeni: ovomucoidi, ovalbumina e conalbumina stabili al calore Principale allergene la parvalbumina, stabile al calore Principale allergene dell’infanzia contiene fino a 20 proteine in grado di indurre allergia
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Allattamento e protezione immunitaria
L’allattamento materno e l’apporto dei fattori nutritivi, antinfettivi ed immunomodulanti del latte materno mantengono, dopo la nascita, il collegamento relazionale, nutrizionale, protettivo ed immunologico materno-fetale.
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Fattori non immunologici Fattori immunomodulanti Fattori specifici
Fattori immunologici Fattori non immunologici Fattori immunomodulanti Fattori specifici Fattori aspecifici IgA secretorie Macrofagi Mucina Citochine IgM, G, ed E Granulociti Lactoaderina Nucleotidi Linfociti B Fattori del complemento Oligosaccaridi Linfociti T (CTL) Lattoferrina Lipasi Lisozima Caseina Glicosaminoglicani Fibronectina Ormoni e fattori di crescita Fattore bifidogeno Altre componenti La lattoferrina, insieme allatransferrina,fa parte delle cosiddette siderofilline, proteine deputate al trasporto del ferro
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LATTOFERRINA latte di donna: 2-6 mg/mL ( 15 % delle proteine) latte di mucca: 0,2-0,5 mg/mL ( 0,5 -1 % delle proteine) plasma umano: 0,2 -1,5 μg/mL FUNZIONI Attività antibatterica e antivirale •Attività anti-infiammatoria •Crescita e protezione gastrointestinale Promozione della flora intestinale Attività antiossidante Regolazione dell’assorbimento del ferro
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Attività antibatterica
Attività ferro-dipendente: sottrae ioni ferro dall’ambiente divenendo competitore dei siderofori batterici Attività ferro-indipendente: lisa direttamente le cellule batteriche legandosi ai lipopolisaccaridi dei batteri gram (-) o all’acido lipoteicoico dei batteri gram (+) Attività antivirale Azione diretta: si avvale del legame che instaura con i siti recettoriali del virus prevenendone, in tal modo, l’infezione cellulare. •Azione indiretta: è in grado di aumentare la risposta immunitaria sistemica contro l’invasione virale
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Attività anti-infiammatoria Ci sono evidenze che suggeriscono che la Lattoferrina messa in circolo inibisca l’eccessiva produzione di citochine e prevenga l’eccessivo arruolamento ed attivazione di leucociti nelle zone infiammate. Crescita e protezione gastrointestinale E’ stato dimostrato che il colostro, ricco in Lattoferrine, promuove la crescita cellulare dell’intestino nei neonati. Promozione della flora intestinale Per le sue caratteristiche di regolazione dell’assorbimento del ferro, la Lattoferrina contribuisce a creare una flora batterica bilanciata, inibendo la crescita di vari batteri patogeni tramite il sequestro e l’eliminazione del ferro in eccesso, spesso causa di notevoli sbilanci batterici
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Regolazione dell’assorbimento del ferro Un grosso problema nell’integrazione del ferro è rappresentato dagli alti dosaggi necessari a causa della scarsa biodisponibilità di questo elemento. Questo può causare effetti negativi quali il rischio di infezioni batteriche, intossicazione da ferro, riduzione dell’assorbimento degli altri minerali (specialmente Zn), oltre a problemi gastrointestinali. La Lattoferrina aumenta la biodisponibilità del ferro grazie alla sua capacità di controllare l’assorbimento e l’espulsione del ferro stesso. Antiossidante naturale Sequestrando il ferro, previene la formazione dei radicali liberi con inibizione del processo di ossidazione
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