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“Le Beatitudini” Dal Vangelo di Matteo 5,3-12
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prima bisogna capire :
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“REGNO di DIO”
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PIANO DI AMORE DI DIO SUL MONDO:
“REGNO DI DIO” : PIANO DI AMORE DI DIO SUL MONDO: “GIUSTIZIA” Mt. 5,1-12 Paralleli Lc. 6,17-26 Il messaggio delle beatitudini non è conosciuto o lo è in maniera approssimativa ed imperfetta. E' in realtà un testo meraviglioso e di fondamentale importanza che Matteo costruisce sullo stesso schema del decalogo. Le beatitudini sono quindi le “tavole” della nuova alleanza che “ dà pienezza” all'antica : vivendo il suo messaggio, si diventa membri del Regno di Dio
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tutte le creature, offrì alla tua maestà infinita
Tu con olio di esultanza hai consacrato Sacerdote eterno e Re dell’universo il tuo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Egli, sacrificando se stesso immacolata vittima di pace sull’altare della Croce, operò il mistero dell’umana redenzione; assoggettate al suo potere tutte le creature, offrì alla tua maestà infinita
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e universale: regno di verità e di grazia, regno di giustizia,
il regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace.
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Nella Bibbia GIUSTIZIA= da parte di Dio= GIUSTIFICAZIONE da parte dell’uomo= SANTITA’ PERSONALE +-SANTITA’ SOCIALE
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prima ALLEANZA
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ALLEANZA piena
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luogo
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per incontrarvi Luogo pianeggiante Mt : sul monte
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Dal testo greco:… perché già adesso per loro
Il Codice Vaticano (Codice B), uno dei due più antichi manoscritti completi della Bibbia (del 300 d. Cr.), Dal testo greco:… perché già adesso per loro è il regno dei cieli, non solo in cielo, già qui…
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com’è perfetto il Padre v. c.
Luca: Matteo: siate misericordiosi come’è il Padre vostro siate perfetti com’è perfetto il Padre v. c.
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Beati coloro si affacciano
alla finestra della fiducia assoluta in Dio, perché non saranno mai delusi.
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-una legge: canoni minimi che restringono o
beatitudini sono: -una legge: canoni minimi che restringono o -un atteggiamento di fondo radicale
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Se i poveri accettassero di rimanere poveri
e corressero all’amore fraterno e camminassero insieme nella vita, lavorando insieme, facendosi l’un per l’altro, finirebbero per moltiplicarsi e per cambiare dolcemente il mondo. La loro legge non sarebbe più l’istinto o il bisogno immediato, ma l’amore, che è la legge suprema che Dio impone all’uomo. Dire di no in se stessi a qualsiasi forma di ingiustizia o di egoismo per essere i liberi figli di Dio, significa sfondare la muraglia che imprigiona l’uomo nei soli tiranni e meschini confini dell’istinto, significa incamminare gli uomini sulla via della redenzione, cioè a farsi fratelli in libero amore soprannaturale Don Zeno
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(Conferenza Episcopale Italiana) Traduzione TILC
Traduzione CEI 2008 (Conferenza Episcopale Italiana) Traduzione TILC (Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente) 1 Vedendo che c'era tanta gente Gesù salì verso il monte. Si sedette, i suoi discepoli si avvicinarono a lui 2 ed egli cominciò a istruirli con queste parole: 3 «Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio Dio darà loro il suo regno. 4 Beati quelli che sono nella tristezza: Dio li consolerà. 5 Beati quelli che non sono violenti: Dio darà loro la terra promessa. 6 Beati quelli che desiderano ardentemente quello che Dio vuole: Dio esaudirà i loro desideri. 7 Beati quelli che hanno compassione degli altri: Dio avrà compassione di loro. 8 Beati quelli che sono puri di cuore: essi vedranno Dio. 9 Beati quelli che diffondono la pace: Dio li accoglierà come suoi figli. 10 Beati quelli che sono perseguitati per aver fatto la volontà di Dio: Dio darà loro il suo regno. 11 Beati siete voi quando vi insultano e vi perseguitano, quando dicono falsità e calunnie contro di voi perché avete creduto in me. 12 Siate lieti e contenti, perché Dio vi ha preparato in cielo una grande ricompensa: infatti, prima di voi, anche i profeti furono perseguitati. 1 Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2 Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4 Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5 Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.
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Beati coloro che cercono le certezze basilari per camminare e che, allo stesso tempo, si lasciano sorprendere da ciò che è inaudito, inatteso o sconcertante.
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Beatitudini vissute cosa fare per costruire un mondo nuovo.
I comandamenti visti in positivo cosa fare per costruire un mondo nuovo. Beatitudini vissute Andrea Belingardi
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Nel Vangelo di Matteo, la prima parola pronunciata da Gesù è “Beati”: un invito alla piena felicità.
Il termine “Beati” inizialmente si riferiva alla condizione di perfetta felicità e serenità degli dèi. Il termine “beati” può essere tradotto in modo più espressivo con “felici”. Le beatitudini ci interpellano chiedendoci se siamo felici e, se non lo siamo, a domandarci il perché.
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I modi di intendere la felicità, possono essere così semplificati:
E’ legata all’idea di possesso: è felice chi possiede ciò che desidera. Si riduce ad accontentarsi di ciò che si possiede, a prendere le cose per il “verso buono”.
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Nessuno dei due risponde alla proposta delle beatitudini che implica 3 condizioni:
FELICITA’ DEL REGNO DI DIO FUTURO Avere un avvenire davanti a sé/ : Gesù ci chiama alla felicità ora anche in ragione di un avvenire che ci si apre davanti. Soddisfare nel presente determinate condizioni: La felicità non spunta su un terreno qualsiasi ma ha bisogno di un suolo particolare dove mettere le radici. Fondarsi su un evento già avvenuto: Le beatitudini non riflettono un ideale astratto, ma l’esperienza stessa di Gesù. La felicità che Gesù propone è prima di tutto la sua. PRESENTE PASSATO
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3 "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
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Beati coloro che hanno sempre uno spirito da poveri,
testo greco perché di essi è il Regno di Dio.
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Madre Teresa Accanto ai poveri ed agli afflitti dell’India c’è sempre lei. A una giornalista che,vedendola accanto ai lebbrosi, le confessò: ”Non potrei fare quello che fa lei per un milione di dollari” , la madre rispose: “Neppure io. Io lo faccio solo per amore di Gesù”
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Padre Michele Pellegrino
Arcivescovo di Torino dal 1965 al 1978, vestiva una talare usurata e portava al collo una croce di legno o di ferro. Quanto aveva lo dava ai poveri a cui era sempre accanto.
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Beati coloro che hanno sempre uno spirito da poveri,
perché di essi è il Regno di Dio.
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E’ importante comprendere il significato dell’espressione
“di spirito” o “in spirito”o “per lo spirito”. Non indica la Spirito Santo poiché Matteo lo definisce “Spirito Santo” o “Spirito del Padre”. L’espressione indica lo spirito dell’uomo, un’energia interiore dell’uomo stesso.
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La prima parola che esce dalla bocca di Dio è “Beati i poveri”;
Questa prima espressione è come una specie di luce di fondo; è la parola più importante, detta all’inizio, in modo da condizionare l’interpretazione di tutto ciò che seguirà. La decisione volontaria di entrare nella condizione di poveri, è presentata da Matteo come beatitudine principale e condizione per l’esistenza di tutte le altre.
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I poveri Il termine “povero” (ptwcÒj) traduce la radice ebraica “anawim”, che significa “camminare curvo”. Nell’Antico Testamento, inizialmente Dio sembrava alleato dei ricchi: l’abbondanza di beni erano considerati segni della sua benedizione (Gen. 13,2 ; 26,12-13 ; 32,6 ; Sal. 112,3). I profeti portano un capovolgimento di prospettiva: i beni accumulati dai ricchi non sono frutto del loro onesto lavoro e della benedizione di Dio, ma il risultato di soprusi, d’imbrogli, di violazioni dei diritti dei più deboli (Am. 8,5-6 ; Mi 3,2). Da questo momento, il termine “anawim” iniziò a designare i poveri in senso sociologico, che ponevano la loro speranza in Dio, non trovando appoggio né giustizia nella società. Essere coscienti di dipendere da Dio e aver compreso che Dio non è nella forza e nella potenza, costituisce il valore religioso del termine “anawim”.
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L’espressione può assumere 3 significati:
Poveri “di” spirito: La povertà è riferita ad una carenza dell’individuo (intelligenza, cultura, personalità). Gesù non beatifica costoro ma, al contrario, sarà compito della comunità recare loro conforto. Poveri “nello” spirito: Identifica coloro che pur avendo tante ricchezze ne sono spiritualmente distaccati. La “povertà di spirito” si trasforma in “spirito di povertà”. E’ l’interpretazione che ha avuto tanto successo nel passato. Ma dal contesto del vangelo in generale e del discorso della montagna in particolare (Mt. 6,19-24), traspare che non si può essere poveri nello spirito senza essere materialmente poveri (il giovane ricco in Mt. 19,21).
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3 Poveri “in virtù” dello Spirito: Si sceglie la condizione di povertà per un impulso interiore, lo “spirito”, per amore verso gli altri. La povertà è una libera decisione dell’individuo. Anche se minoritaria rispetto alla più comoda interpretazione di un distacco spirituale, questa interpretazione è abbondantemente attestata nei Padri della Chiesa.
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXIX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2014 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5, 3)-3 punti
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1°di tutto cercate di essere liberi nei confronti delle cose
1°di tutto cercate di essere liberi nei confronti delle cose. Il Signore ci chiama a uno stile di vita evangelico segnato dalla sobrietà, a non cedere alla cultura del consumo. Si tratta di cercare l’essenzialità, di imparare a spogliarci di tante cose superflue e inutili che ci soffocano. Distacchiamoci dalla brama di avere, dal denaro idolatrato e poi sprecato. Mettiamo Gesù al primo posto. Lui ci può liberare dalle idolatrie che ci rendono schiavi.
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In 2° luogo, per vivere questa Beatitudine abbiamo tutti bisogno di conversione per quanto riguarda i poveri. Dobbiamo prenderci cura di loro, essere sensibili alle loro necessità spirituali e materiali. A voi giovani affido in modo particolare il compito di rimettere al centro della cultura umana la solidarietà. Di fronte a vecchie e nuove forme di povertà – la disoccupazione, l’emigrazione,tante dipendenze di vario tipo –, abbiamo il dovere di essere vigilanti e consapevoli, vincendo la tentazione dell’indifferenza. Pensiamo anche a coloro che non si sentono amati, non hanno speranza per il futuro.
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Ma – e questo è 3° punto – i poveri non sono soltanto persone alle quali possiamo dare qualcosa.
Anche loro hanno tanto da offrirci, da insegnarci. Abbiamo tanto da imparare dalla saggezza dei poveri! Pensate che un santo del secolo XVIII, Benedetto Giuseppe Labre, il quale dormiva per strada a Roma e viveva delle offerte della gente, era diventato consigliere spirituale di tante persone, tra cui anche nobili e prelati. In un certo senso i poveri sono come maestri per noi. Ci insegnano che una persona non vale per quanto possiede, per quanto ha sul conto in banca. Un povero, una persona priva di beni materiali, conserva sempre la sua dignità. I poveri possono insegnarci tanto anche sull’umiltà e la fiducia in Dio
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I poveri, gli abbandonati, i desolati non sono fratelli tra loro: sono come tutti gli altri, il loro mondo è la divisione, come l'altro. In comune non hanno niente, sono dei condannati, come ad un esilio, a quella vita perché non possono vivere l'altra, sognando la vita di chi, secondo loro, non ha più bisogno di nessuno. E sono ben lungi dal pensare che altri poi avrà bisogno di loro. Don Zeno
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4 Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
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testo greco Beati, gli oppressi da un dolore così forte da non poter trattenere, perché saranno consolati.
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B.Oscar Romero Vescovo di San Salvador, fu ucciso mentre celebrava la messa perché prese posizione a favore dei più poveri.
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-una legge: canoni minimi che restringono
beatitudini sono: -una legge: canoni minimi che restringono -un atteggiamento di fondo radicale
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Coloro che "sono nel pianto”, "afflitti" nella precedente traduzione CEI, sono stati identificati con qualsiasi persona che soffre a causa dell’ampiezza di significato che il termine ha nella lingua italiana. Il termine greco utilizzato dall’evangelista restringe notevolmente il campo perché indica il “lutto”, ed indica coloro che sono afflitti da un dolore così forte da dover essere espresso esteriormente con gesti e lamenti secondo il costume ebraico. E’ abitualmente associato a “piangere” che è diverso dall’essere triste, che indica soprattutto una sofferenza interiore.
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Il riferimento biblico della beatitudine : Is. 61,2c-3a
[2c] per consolare tutti gli afflitti, [3a] per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto. Gli “afflitti di Sion” sono tali perché oppressi da una duplice forma di ingiustizia: politica ed economica. Per una migliore comprensione, il termine “afflitti” potrebbe essere sostituito con “oppressi” Gli evangelisti non usano il verbo “confortare” ma “consolare”. Il primo indica un sostegno morale, il secondo un’azione che tende ad eliminare le cause della sofferenza.
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Giovanni Paolo 1° Fu soprannominato il sorriso di Dio, ma non ha avuto il tempo di farsi conoscere, in quanto il suo pontificato durò solo 33 giorni.
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Davanti a chi piange c'è poco da discutere e da filosofare, perché egli piange e solo una virtù può strapparlo alla desolazione: la fede operante in lui e nei fratelli che, vedendolo piangere, piangono nella comune fede operante. Operante perché la fede senza le opere è come morta per non dire urtante ed offensiva. “Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi rifaccio”. Che cosa è la fede operante? È una rinascita a vita diversa sì che il mondo e l'esistenza ci diventano tutt'altra cosa; si vive diversamente, ci si incammina sulle orme di Cristo. Saremo consolati: il dolore ci diventa elemento positivo e attraverso il dolore salviamo il mondo. Così ha fatto Cristo, così dobbiamo fare noi. Don Zeno
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5Beati i miti, perché erediteranno la terra.
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Beati i diseredati, che hanno
perso tutto, perché troveranno una dignità mai sperimentata prima. testo greco
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Santa Bakhita la schiava nera
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Il termine “mite” può avere due significati
Il primo si riferisce alla qualità della persona; una persona umile, e, quindi, alla mansuetudine, sull’esempio di Gesù, il non-violento-autentico è colui che sa anche essere rigido di fronte all’oppressore, che sa gridare forte di fronte all’ingiustizia . Dal contesto delle beatitudini, il termine “mite” utilizzato da Gesù, non vuol esprimere una qualità della persona, ma una condizione sociale: indica cioè le persone che sono state spogliate di tutto, che hanno perso la terra, (i senzaterra).
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Il riferimento biblico della beatitudine : Sal. 37,9-11
[9] perché i malvagi saranno eliminati, ma chi spera nel Signore avrà in eredità la terra. [10] Ancora un poco e il malvagio scompare: cerchi il suo posto, ma lui non c’è più. [11] I poveri (miti) invece avranno in eredità la terra e godranno di una grande pace. Il verbo “ereditare” è il verbo tecnico che designa il dono di Dio per eccellenza, la “terra promessa”. Il termine “mite” può essere tradotto con “diseredato”. Alla spartizione ideale della terra promessa, purtroppo, è subentrata quella pratica: nel giro di poche generazioni poche famiglie possedevano la maggioranza della terra e la maggioranza delle famiglie era senza terreno e quindi senza dignità.
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I mansueti non sono degli imbecilli, sono degli eroi.
Mediocri non lo possono essere perché per essere mansueti bisogna superare le forze più potenti del “mondo”: vincere se stessi, rinnegare se stessi, e piegarsi alla Legge; non credere ciecamente a se stessi, ma solo a ciò che è da Dio anche in se stessi. La mansuetudine è un titanico atto di volontà. Il mansueto non è servile, tutt'altro è. Don Zeno
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4a 6Beati quelli che hanno fame e sete della”giustizia”,
perché saranno saziati.
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Nella Bibbia GIUSTIZIA= da parte di Dio= GIUSTIFICAZIONE da parte dell’uomo= SANTITA’ PERSONALE +-SANTITA’ SOCIALE
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Beati quelli che hanno sempre fame e sete del regno di Dio sul mondo,
testo greco perché saranno saziati.
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San Giuseppe Cottolengo
San Giovanni Bosco Nel suo ospedale entrava chi era rifiutato, era solo e non aveva soldi per curarsi Diede ai ragazzi dell’800 un alternativa alla strada e una speranza in cui credere
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Giovanni XXIII Pace nella Chiesa e pace nel mondo.
Forse solo grazie a lui si scongiurò la terza guerra mondiale. Ma seppe anche usare misericordia e, come Gesù con l’adultera, seppe condannare il peccato e accogliere il peccatore.
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Chi sono, che cosa fanno per essere assetati di giustizia?
Sono coloro che non farebbero, per nessun motivo, alcuna cosa ingiusta, sono colpiti dalla ingiustizia e lottano eroicamente per il trionfo della giustizia. Se commettessero ingiustizie, se non fossero vittime della ingiustizia, se non lottassero per il trionfo della giustizia, non ne sarebbero assetati e quindi non sarebbero beati, non sarebbero secondo il cuore di Dio. La presenza di una ingiustizia anche nei fratelli rende i giusti colpiti ed assetati Don Zeno
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7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
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Beati quelli che hanno l’amore- materno di Dio per tutti,
testo greco perché lo troveranno
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“spalancate le porte a Cristo”
Giovanni Paolo II L’attentato subito o le varie malattie non hanno mai fermato la sua missione di potare Gesù, nè il suo grido: “spalancate le porte a Cristo”
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S.Gianna Beretta Molla
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Il termine greco tradotto con “misericordia”, traduce due termini ebraici
“hesed”: Non indica un sentimento ma un’azione. Mostra “hesed” chi, come Dio, dopo essersi assunto l’impegno ad essere d’aiuto, lo mantiene costi quel che costi. Per questo è spesso associato a “fedeltà”. “rahamim”: Indica le viscere materne e quindi le emozioni della madre per il proprio figlio. La condizione del povero tocca Dio fin nel profondo delle sue viscere, prova quasi un dolore fisico e, per questo, non può rimanere inattivo.
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La “misericordia” non si riferisce al carattere ma al comportamento di chi prontamente soccorre chi è nel bisogno. Non è quindi un gesto isolato ma abituale che rende la persona riconoscibile. L’aiuto all’altro va dato non come “aiuto dall’alto”, che è offensivo ed umiliante, ma come dice S. Paolo come “debole con i deboli” (1Cor. 9,22).
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La “misericordia” inevitabilmente richiama il “perdono” che è una condizione per entrare nel Regno di Dio. Per assomigliare alla misericordia di Dio, il perdono deve essere concesso, prima che venga richiesto. L’attività del misericordioso non è frutto di sforzi penosi ma fonte di gioia (Rom. 12,8)
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L’espressione “troveranno misericordia” evidenzia che Dio regala vita a chi produce amore.
Matteo non dà indicazioni concrete sull’attività del misericordioso, perché l’azione non sia racchiuso al solo aspetto spirituale, il perdono, o economico ma si estenda a tutti gli ambiti.
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Siamo talmente avvolti dal peccato che ci scarnifichiamo a vicenda senza più avvedercene.
Forse che ci sentiamo responsabili del male inflitto nei fratelli per causa delle nostre omissioni? Forse che ci sentiamo responsabili della prostituzione che semina tante vittime? Dell’abuso della ricchezza che annienta tante esistenze, popolazioni intere? Forse che ci sentiamo responsabili della discesa del popolo nel materialismo selvaggio che gli ottenebra l’anima e che gli uccide la fede? “Il mondo va alla deriva”. Bisogna essere addirittura malvagi per non vederlo. Noi non sentiamo più niente; e tiriamo su i figli avvelenandoli del nostro veleno.
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Abbiate pietà di me, di voi e di tutti: convertiamoci.
Preghiamo: “Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia. Crea in me, o Signore, un cuore puro e rinnova nelle mie viscere uno spirito retto”. Ma la via per ottenere quella misericordia è una sola: farci misericordiosi. Il misericordioso è un forte perché svelle in se stesso e nel popolo il cancro della malvagità umana Don Zeno
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8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
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Beati quelli che hanno la coscienza pura,
testo greco perché vedranno Dio.
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Francesca Cabrini Santa Teresa di Lisieaux Operò instancabilmente dall’assistenza dei bambini a quella degli ammalati e degli emigrati italiani in America. Non occorre fare grandi cose, basta fare bene le piccole cose di ogni giorno
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Il riferimento biblico della beatitudine : Sal. 24,3-4
[3] Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? [4] Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno. L’espressione “puro di cuore” indica chi non cova cattive intenzioni contro il prossimo, le "mani innocenti” indicano una condotta irreprensibile
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Il riferimento è alla semplicità, alla sincerità, all’onestà, alla limpidezza del cuore.
E’ puro di cuore chi non è ambiguo o ipocrita, chi non ama la menzogna, chi è fuori com’è dentro. Nell’Antico Testamento la purezza è un fatto rituale, esterno, che diventa formalistico. La predicazione profetica denuncerà un rapporto con Dio basato più sulla purezza rituale, che sul retto comportamento verso gli altri (Is. 1,11-12). Gesù si porrà sulla stessa scia (Mt. 15, ; Mt. 23,25-28).
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Nella cultura ebraica, il cuore non rappresentava la sede degli affetti, ma della coscienza, per questo, spesso è tradotto con “mente”. Da un punto di vista biblico, la purezza di cuore è la perfetta corrispondenza tra il dentro e il fuori, tra le intenzioni e le azioni. Il verbo “vedere” utilizzato da Matteo non indica il semplice vedere fisico, ma la percezione. Gesù assicura che le persone limpide e trasparenti sono beate perché fanno l’esperienza profonda, continua, quotidiana della presenza di Dio nella propria esistenza.
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Il Discorso della Montagna è il piano della pacifica e divina rivoluzione mondiale, perché strappa l'uomo alla schiavitù di tutto ciò che lo rende mostruoso, quindi infelice. Quando una massa, in questo senso monda di cuore, si muoverà alla redenzione del mondo, scardinerà tutti i falsi presupposti dell'attuale civiltà, perché di fronte a quella che essa vivrà, l'umanità si scoprirà umiliata e depressa, tanto da lasciarsi travolgere nella nuova come per invincibile istinto. E da quale istinto? Dal più profondo e dal più potente: il bisogno di Vivere, il bisogno di essere. Don Zeno
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9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati
figli di Dio.
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Beati quelli che partecipano alla realizzazione piena del Regno di Dio, con la pace
testo greco perché saranno figli di Dio.
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Gandhi Non era cristiano perché nato in una altra terra, da difendere nella sua integrità pur avendo sempre ammirato Gesù ed incarnato il valore della mitezza, ma nei cristiani non notò l’unità.
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“Andate e predicate a tutte le genti il mio vangelo”
Piegiorgio Frassati Daniele Comboni “Vai, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”. Giovane della Torino bene, era sempre povero di beni, ma ricco d’amore perché donava ai poveri tutto quello che aveva. “Andate e predicate a tutte le genti il mio vangelo”
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L’espressione greca è, letteralmente “facitori di pace”.
Anche in questo caso, la beatitudine non riguarda il carattere della persona ma una sua attività. La differenza tra il “pacifico” e il “facitore di pace” è che il primo per la propria tranquillità evita situazioni di dissidio, il secondo, per la pace degli altri è disposto a perdere la propria, creando situazioni di dissenso.
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Il termine “costruttore” richiama la fantasia e la pazienza dell’artigiano, la costanza del manovale, l’intraprendenza dell’imprenditore; in altre parole contiene l’idea dell’immaginazione inventiva. La parola pace traduce il termine ebraico “Shalom” che racchiude tutto ciò che concorre alla felicità della persona: benessere, salute, prosperità, sicurezza, buone relazioni sociali, armonia con Dio e con gli altri.
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Nella cultura ebraica il figlio è colui che assomiglia al padre in tutto. L’espressione “saranno chiamati figli di Dio”, mostra che Dio considera suoi figli coloro che operano in favore dell’uomo. L’espressione indica anche che Dio è padre per tutti gli uomini ma non tutti gli uomini sono suoi figli. Nell’Antico Testamento la ricompensa per l’uomo di pace era avere una discendenza (Sal. 37,37b). Nel Nuovo Testamento chi opera per la pace e il bene dell’uomo “è” questa discendenza (figli).
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La pace è la conquista di se stessi nel bene, la pace è portare il prossimo sulle vie del bene, la pace è rifiutare e combattere il male. La pace, quindi, è frutto di una guerra ad oltranza contro il male, perché chi fa questo è in pace con Dio, cioè vive in coerenza tra la verità ed il suo essere; ad oltranza perché combatte il male, sempre, dovunque lo scorga. E lo combatte fino ad annientarlo o a disperderlo. Non viene a patti, non firma armistizi di sorta, per nessun motivo, piuttosto sceglie le vie del Calvario. E Cristo li innalza tanto, i pacifici, da affermare che: “Saranno chiamati figli di Dio”. Don Zeno
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per causa della “giustizia”,
10Beati i perseguitati per causa della “giustizia”, perché di essi è il regno dei cieli.
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Beati i perseguitati per stabilire il regno di Dio nel mondo,
testo greco perché di essi è il regno dei cieli.
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Martin Luther King Pastore protestante, leader del movimento non violento per i diritti civili dei neri, preferì le marce ed il dialogo all’uso della forza. Per questo fu ucciso a Menphis nel 1968.
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L’ottava beatitudine ha una corrispondenza con la quarta; anche qui compare la “giustizia”, identificata con la volontà di Dio. La persecuzione diviene una chiave per entrare nel Regno di Dio, poiché frutto dell’adesione alla volontà del Padre: se la persecuzione non è dovuta a questo, bisogna stare attenti a definirsi “perseguitati”.
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L’espressione “Perché di essi è il Regno dei cieli” è in comune con la prima beatitudine, di cui questa è il prolungamento; infatti anche il verbo è nuovamente al presente. Per Matteo, la persecuzione è la conseguenza inevitabile della scelta per la povertà: mentre i potenti per la propria agiatezza possono togliere la vita agli altri, i seguaci di Gesù, per il bene degli altri, non esitano a mettere a rischio la propria.
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L’esistenza di una comunità che compie una scelta contro i valori della società, causa che quest’ultima reagisca scatenando la persecuzione, perché non accetta chi scredita con la vita i valori della ricchezza e del potere. La persecuzione spesso nasce dall’interno e non dall’esterno e, quindi, è fatta in nome di Dio: “Verrà l’ora in cui chi vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio” (Gv. 16,2) Anche se dall’epoca di Gesù il mondo è cambiato, non sono scomparsi i regimi dispotici. Vi sono comunque modi più sottili di perseguitare che, magari non causa la morte ma costringe ad affrontare la diffamazione e l’emarginazione, forme incruente, ma non per questo meno dolorose.
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Qui Gesù parla delle persecuzioni subite per causa sua, cioè per causa di essere suoi seguaci.
E sono venti secoli che questo avviene sempre, sotto mille e mille forme, le più strane, le più violente, le più maligne, le più feroci; persino intessute nel nome di Cristo, come egli stesso ha dolorosamente predetto. Dice Gesù ai giudei: “Ma intanto cercate di uccidermi, perché la mia parola non penetrano in voi”. Don Zeno
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diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
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Edith Stein Massimiliano Kolbe Sull’esempio di Gesù , donò la sua vita per salvare quella di un internato nei campi nazisti. Nata ebrea, crocerossina nella prima guerra mondiale, si convertì al cattolicesimo. Morì uccisa dai nazisti.
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Il “monte delle beatitudini” è strettamente collegato con il “monte della risurrezione”.
Il primo giorno della settimana è anche l’ottavo. Otto è il numero che nella spiritualità cristiana rappresenta la risurrezione. “Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana (Mt. 28,1a) Le beatitudini sono 8. Praticandole si fa l’esperienza della Risurrezione. “E’ risorto dai morti ed ecco vi precede in Galilea; là lo vedrete (Mt. 28.7b) Chi vuol fare l’esperienza del Risorto deve essere puro di cuore. “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt. 5,8) La prima parola pronunciata da Gesù risorto è collegata alal ricompensa promessa alla fine delle beatitudini. “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt. 5,8) Ed Ecco Gesù venne loro incontro e disse: Salute a voi (Rallegratevi) (Mt. 28,9) Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato (Mt. 28,16) Il “monte” della beatitudini è l’unico monte della Galilea citato da Matteo. Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna (Mt. 5,12a) Chi pratica le beatitudini fa l’esperienza di una presenza continua, profonda, interiore di Gesù nella propria esistenza e sperimenta una vita di una qualità nuova e indistruttibile. Ecco, io sono con voi tutti i giorni,fino alla fine del mondo (Mt. 28,20)
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Solo papi, vescovi, santi, persone celebri?
No, si parla di loro perché sono esempi di cui molti di voi hanno sentito parlare. Qualcuno è stato riconosciuto santo, qualcuno lo è agli occhi di Dio, come tante altre persone che nella loro vita hanno agito correttamente e con amore: non hanno lasciato tracce nella storia, ma ora vivono nella luce di Dio.
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Anche tu puoi realizzare le beatitudini! Come?
Vivendo con amore… Anche tu puoi realizzare le beatitudini! Come? Condividendo … Insieme? Aiutando chi?
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12Rallegratevi ed esultate,
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
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Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
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verso la santita’ piena?
So di essere già santo in cammimo verso la santita’ piena?
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Cfr. www.studibiblici.it
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