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PubblicatoBérengère Petit Modificato 6 anni fa
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daniela contrada www.raccontidiscuola.it
Eugenio Montale daniela contrada
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L’ERMETISMO Non è una corrente letteraria ma un atteggiamento comune assunto da un gruppo di poeti. Si afferma in Italia tra il 1920 e il 1930. Il termine Ermetismo fu coniato dal critico Francesco Flora per indicare la difficile comprensione di queste poesie. Ermetico significa perfettamente chiuso, il termine deriva dal dio delle scienze occulte Ermes o dal sapiente greco Ermete Trismegisto. La poesia è concepita come una improvvisa intuizione del mistero della vita. La poesia ermetica è una poesia pura ed essenziale, senza scopo educativo, caratterizzata da componimenti brevi, costituiti da poche parole con un intenso valore simbolico e un forte potere evocativo. Rifiuta ogni formalismo esteriore, usa versi liberi e sciolti e una sintassi semplice, priva di nessi logici e di punteggiatura. I temi trattati sono il senso di vuoto e la solitudine dell’uomo contemporaneo che vive in un’epoca travagliata da guerre e dittature.
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I POETI ERMETICI GIUSEPPE UNGARETTI SALVATORE QUASIMODO
è considerato il precursore dell’Ermetismo SALVATORE QUASIMODO EUGENIO MONTALE
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EUGENIO MONTALE: LA VITA
1896: nasce a Genova in una agiata famiglia borghese. 1915 : si diploma in ragioneria e studia canto operistico. 1917: combatte in Trentino durante la Prima guerra mondiale. 1920: torna a Genova e pubblica «Accordi», i suoi primi versi, sulla rivista «Primo tempo». 1925: pubblica la sua prima raccolta poetica: «Ossi di seppia» e firma il «Manifesto degli intellettuali antifascisti», redatto da Benedetto Croce. 1927: si trasferisce a Firenze, qui lavora per la casa editrice Bemporad e frequenta il caffè delle «Giubbe rosse», ritrovo di poeti e scrittori antifascisti. 1938: rifiuta di prendere la tessera del Partito fascista. 1948: si trasferisce stabilmente a Milano dove viene assunto come giornalista dal «Corriere della sera». 1967: viene nominato senatore a vita. 1975: riceve il Nobel per la Letteratura. 1981: muore a Milano all’età di 85 anni.
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LE RACCOLTE POETICHE 1925: “Ossi di seppia”, il titolo si riferisce a oggetti inanimati, privi di vita che si ritrovano sulle spiagge e che diventano emblema della condizione umana di precarietà, solitudine e incomunicabilità. 1939: “Le occasioni”, al centro di questi versi ci sono la vita interiore del poeta, che cerca nei ricordi del passato il senso dell’esistenza, e la figura femminile, che assume un ruolo salvifico. 1956: “La bufera e altro”, protagonista qui è la tragedia della guerra, che sconvolge il mondo con la sua violenza assurda e irrazionale. 1971: “Satura”, il titolo rimanda all’antico genere della satira latina, in questi versi, molto vicini alla prosa, il poeta critica la società contemporanea, che, concentrata solo sul benessere economico e sul consumo, ha perso ogni valore. La sezione «Xenia» è invece dedicata alla memoria della moglie morta.
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TEMI L’indifferenza: rimedio al male di vivere Il male di vivere
la crisi esistenziale dell’uomo La solitudine e l’incomunicabilità La guerra: esperienza oscura e irrazionale La memoria e il trascorre inesorabile del tempo Figure femminili che salvano i ricordi
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LINGUA E STILE Montale usa un linguaggio asciutto, essenziale e utilizza suoni aspri e spezzati per esprime il dolore e la crisi dell’uomo. Lo stile è a volte più elegante, come nelle poesie della raccolta «Le occasioni», altre volte è più colloquiale come in «Satura». Utilizza anche rime e versi tradizionali, come l’endecasillabo. Il lessico è ricco, colto, elevato, difficile, oscuro e anche tecnico. Il poeta attribuisce grande importanza agli oggetti comuni che assumono un valore simbolico. Utilizza la tecnica del correlativo-oggettivo, con la quale esprime concetti astratti come la solitudine mediante oggetti o immagini.
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LE POESIE
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Non chiederci la parola
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato. Ah l’uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l’ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. ANALIZZA IL TESTO Individua il numero e il tipo di strofe Analizza il tipo di versi e lo schema delle rime della prima strofa Individua gli enjambement dalla raccolta «Ossi di seppia»
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«Non chiederci la parola»: la poesia per Montale
Montale, a differenza dei decadentisti e di Ungaretti, non considera la poesia uno strumento per conoscere la realtà, né, tantomeno, ritiene che essa possa esser d’aiuto all’uomo.
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Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. dalla raccolta «Ossi di seppia» Il poeta esprime la sua visione pessimistica della vita, fatta di angoscia e sofferenza, a cui si contrappone, come unico rimedio, l’indifferenza ANALIZZA IL TESTO Individua il numero e il tipo di strofe Analizza il tipo di versi e lo schema delle rime della prima strofa Individua gli enjambement e le onomatopee
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Portami il girasole dalla raccolta «Ossi di seppia» ANALIZZA IL TESTO
Portami il girasole ch’io lo trapianti nel mio terreno bruciato dal salino, e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti del cielo l’ansietà del suo volto giallino. Tendono alla chiarità le cose oscure, si esauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche. Svanire è dunque la ventura delle venture. Portami tu la pianta che conduce dove sorgono bionde trasparenze e vapora la vita quale essenza; portami il girasole impazzito di luce. ANALIZZA IL TESTO Individua il numero di strofe. Analizza il tipo di versi e le rime presenti. Individua enjambement, anafore e personificazioni A chi si rivolge il poeta? Che tipo di linguaggio usa? dalla raccolta «Ossi di seppia»
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Portami il girasole Il girasole, rivolto sempre alla luce del sole, diventa l’emblema, il correlativo-oggettivo della tensione del poeta verso la gioia di una vita piena
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Montale, le donne e l’amore
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Montale, le donne e l’amore
Drusilla Tanzi, denominata Mosca per i suoi problemi di vista, faceva parte del gruppo di intellettuali di «Solaria», dove incontrò il poeta nel All’epoca era già sposata con Matteo Marangoni e madre di un bambino, ma ciò non impedì la nascita di un amore che sfidò tutte le convenzioni sociali dell’Italia fascista, che celebrava il culto della famiglia e l’immagine della donna come madre e moglie modello. Tuttavia, Montale nel 1933 intraprese una relazione parallela con Irma Brandeis , denominata Clizia, un’italianista americana che divenne la nuova musa del poeta, alla quale dedicò la poesia Ti libero la fronte dai ghiaccioli. La nuova “donna angelo”, sembrò oscurare Mosca. Clizia, figura eccezionale, nuova via di salvezza, il cui nome rimanda al culto del Sole e alla cultura, divenne portatrice di valori che nel periodo fascista, secondo il poeta, rappresentavano l’unico modo per “resistere” . In seguito, Montale celebrò altre donne, ma Mosca gli rimase sempre accanto. Nel 1962, dopo la morte di Marangoni, la Tanzi e Montale si sposarono, ma, appena un anno dopo, Mosca morì a seguito di una caduta. Il poeta, dopo la sua perdita, dedicò alla moglie gli Xenia (dal nome dei doni che si facevano agli ospiti nell’antica Grecia), una sezione di versi di «Satura» in cui la celebra come l’essenza stessa della vita.
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Ho sceso dandoti il braccio
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. ANALIZZA IL TESTO Individua il numero di strofe. Individua il tipo di versi e le rime presenti. Individua gli enjambement e l’iperbole. A chi si rivolge il poeta? Che tipo di linguaggio usa? dalla raccolta «Satura», (Xenia)
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Ti libero la fronte … dalla raccolta «Le occasioni» ANALIZZA IL TESTO
Individua il tipo di strofe e di versi. Individua i diversi enjambement e l’ossimoro. A chi si rivolge il poeta? Che tipo di linguaggio usa? Ti libero la fronte dai ghiaccioli che raccogliesti traversando l’alte nebulose; hai le penne lacerate dai cicloni, ti desti a soprassalti. Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole freddoloso; e l’altre ombre che scantonano nel vicolo non sanno che sei qui. dalla raccolta «Le occasioni» Clizia, la donna angelo attraversa gli spazi siderali, lacerandosi le penne, per giungere al poeta con il suo messaggio di salvezza, mentre le ombre degli uomini che non sanno, non partecipano alla vita, voltano l’angolo del vicolo
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