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Regno Unito: la Brexit nella politica britannica.
Beatrice Basso Matricola: CdL: SIE
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INTRODUZIONE Difficoltà nel conciliare l’ascolto dell’opinione
pubblica con processi decisionali chiari Tensioni esterne con i partner europei ed interne: Governo del territorio Rappresentanza ( utilizzo del referendum per risolvere questioni istituzionali) Frammentazione del sistema partitico
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UK-UE: UN RAPPORTO DIFFICILE
Estraneità ai primi tentativi di cooperazione europea Disparità economiche UK-UE Richieste di adesione (1961, 1967, 1973) 1 gennaio 1973 adesione alla CEE (governo conservatore, Heath) 1975 referendum per la permanenza nella CEE 67% favorevoli Nascita dell’euroscetticismo ma approvazione del Single European Act (1986) che avrebbe istituito il mercato unico dal 1992 All’interno dei laburisti dagli anni ‘70 aumentano le divisioni riguardanti la permanenza nella CEE Inversione di tendenza laburisti-conservatori e la questione europea diventa sempre più significativa all’interno dei partiti (Hooghe e Marks, 2012) Aumento dell’euroscetticismo all’interno dei conservatori, a partire dagli anni ‘90 fino ad oggi Tre fonti di pressione su Cameron: il partito, l’elettorato britannico e l’UE stessa Spinta a rinegoziare i termini della membership del Regno Unito
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I CONSERVATORI La questione europea diventa causa di divisione con il premierato di Major, le divisioni interne diventeranno “le più importanti e polarizzanti” (Garry, 1995): nel periodo il 58% dei deputati era euroscettico, nel periodo lo era il 90% (Heppell e Hill, 2008) Accordo EU Act del 2011 prevedeva l’indizione di un referendum anche nel caso di un nuovo trattato comunitario: «la legge rendeva il popolo, e non il parlamento, il garante finale della sovranità britannica» (Wellings e Vines, 2016) Referendum Brexit come parte del programma di governo 2015, questione incentrata principalmente sulle politiche di immigrazione comunitarie Successo dei conservatori alle elezioni del 2015 Mutamento nella natura del partito: la frattura più rilevante non è più pro/anti-UE, ma euroscettici “duri” o “morbidi” (Taggart e Szczerbiak, 2002), opposizione di principio (uscita) vs. posizione pragmatica (rinegoziato)
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I LABURISTI Miliband considerato un leader inadeguato, sia a gestire le priorità politiche, sia in contrapposizione con Cameron Settembre 2015: Corbyn viene eletto come nuovo leader del parito a seguito del disastroso risultato alle elezioni e delle dimissioni di Miliband Ufficialmente per il Remain ma voto contrario al trattato di Lisbona e nel 1975 contro la CEE Partecipazione di Corbyn tutt’altro che attiva alla campagna per il Remain ¼ degli elettori del labour era per il Leave, per giunta è mancata una campagna referendaria efficace per il Remain
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UKIP E SNP: LA FRAMMENTAZIONE PARTITICA
United Kingdom Indipendence Party: L’ascesa dello UKIP è tra le cause del crescente dissenso sull’Europa all’interno del partito conservatore Lo UKIP ha mantenuto centrale il tema dell’immigrazione nel dibattito e lo ha ricollegato a quello europeo (Dennison e Goodwin, 2015); immigrazione e NHS hanno superato le divisioni socioeconomiche Problemi post-referendum legati alla fine della leadership carismatica di Farage (seguito da Paul Nuttall, Henry Bolton e Gerard Batten) Scottish National Party: L’SNP nasce nel 1934 e punta all’auto-governo e ad una posizione indipendentista, ma rimane irrilevante fino alla fine degli anni ‘60 Appoggio esterno al governo laburista decisivo nel Risorge alla fine dell’epoca thatcheriana e Blair ( ) è costretto a promuovere un nuovo progetto di devolution, coinvolgendo anche l’Irlanda del nord e il Galles Referedum confermativi favorevoli, unico partito contrario è quello conservatore Referendum per l’indipendenza scozzese vince il no (55%-45%) Alle elezioni 2015 diventa il terzo partito più rappresentato a Westminster Si riaccende il dibattito sull’indipendenza a causa del referendum Brexit, con possibilità di nuovo referendum per l’indipendenza
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IL NEGOZIATO DI CAMERON
Le richieste di Cameron all’UE sono raggruppabili in quattro capitoli: Governance economica europea Competitività Difesa della sovranità britannica Benefici sociali per i migranti comunitari Due fronti: comunitario e domestico Per la stampa euroscettica l’accordo era insoddisfacente mentre Cameron lo valutava sufficiente ad impostare una campagna per rimanere nell’Unione Anche all’interno del partito nascono reazioni da parte dei sostenitori della Brexit
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IL REFERENDUM Campagna elettorale: Remain (benefici economici e materiali della permanenza + costi dell’uscita) vs Leave (gestione dei flussi migratori, controllo delle frontiere e recupero della sovranità) Opinione pubblica: rapporto tradizionalmente distaccato con l’UE Temi economici non erano la preoccupazione fondamentale, ma lo era l’immigrazione e l’UE era giudicata incapace di affrontare il problema Risultati: 72,2% di affluenza (la maggiore dal 1992), 51,9% a favore Brexit; scelta diversa in Scozia e Irlanda del Nord Percentuale superiore a quella ottenuta da ciascun partito di governo dal 1931 scelta del popolo va contro lo spirito della democrazia rappresentativa
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LE RAGIONI DELLA BREXIT
Scelta sul tema e non sul partito/leader Farage «vittoria del popolo contro il Parlamento» Temi della scelta Leave: sovranità (49%), immigrazione (33%) Temi della scelta Remain: rischi economici post-Brexit (43%), paura di isolamento (17%), attaccamento all’Europa (9%) «Imbuto della causalità» (Campbell et al., 1960): cause strutturali di lungo periodo+ circostanze e fattori di breve periodo nel contesto in cui il cittadino esprime il proprio voto; nel referendum Brexit il sostrato di lungo periodo è l’estraneità al progetto europeo (Dennison e Carl, 2016 ) Nuovi temi che complicano la questione, ad esempio l’allargamento ad est dell’Europa (—> rafforzamento UKIP) e la crisi economica Processo di depoliticizzazione Natura avversariale delle istituzioni e principio di sovranità parlamentare ogni aumento del potere delle istituzioni UE è visto come una minaccia non solo per l’autonomia dell’esecutivo, ma anche per la sovranità parlamentare (Schmidt, 2006)
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THERESA MAY Referendum non vincolante, ma dimissioni Cameron Theresa May «Brexit means Brexit»: creazione del dipartimento per la Brexit con a capo l’euroscettico David Davis Obiettivi contrastanti: mantenere i benefici del mercato unico e limitare la migrazione dei cittadini comunitari in UK Indizione di elezioni per rafforzare la sua posizione
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ELEZIONI 2017 Fonte:
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DOVE SIAMO OGGI A dicembre 2017 si è raggiunto un accordo su tre capitoli: I diritti dei cittadini europei Gli impegni finanziari La questione del confine tra Irlanda del Nord e Irlanda A marzo 2018 si è giunti ad un accordo per un periodo transitorio di 21 mesi successivi dall’avvenuta Brexit (29 marzo 2019) Compromesso: Cittadini Commercio Pesca Confine irlandese
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