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SEMINARIO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE

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Presentazione sul tema: "SEMINARIO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE"— Transcript della presentazione:

1 SEMINARIO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE
dell’Unione delle Camere Penali di Modena presso la Camera di Commercio Venerdì 13 ottobre 2017 Il Cyberbullismo: fenomeno e tutele Relatori: Avv. Vittorio Colomba Avv. Guido Sola Avv. Stefano Zironi Avvocati in Modena

2 Nella Gazzetta Ufficiale del 3. 6. 2017, n
Nella Gazzetta Ufficiale del , n. 127, è stato pubblicata la legge n. 71 del recante Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo Accompagnare i minorenni all'età adulta, proteggendoli dai rischi del web.

3 È l'obiettivo ambizioso della legge 71/2017, prima in Europa, a identificare le condotte di cyberbullismo e a prevedere una rete di strumenti preventivi. Il provvedimento intende contrastare il fenomeno in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l'attuazione degli interventi senza distinzione di età nell'ambito delle istituzioni scolastiche.

4 PREMESSA

5 Il bullismo non è un fenomeno nuovo
Il bullismo non è un fenomeno nuovo ( Cfr.De Amicis “Cuore”) . Oggi rappresenta un fenomeno di crescente allarme sociale, esso è presente in tutto l’arco della vita e assume forme diverse dall’età prescolare all’età adulta. Dati ISTAT

6 Che cosa è il bullismo? Fenomeno di prepotenza psicologica e fisica perpetrata a danno di coetanei e reiterata nel tempo. Il termine italiano bullismo è la traduzione letterale della parola bullying, termine inglese utilizzato nella letteratura internazionale per connotare il fenomeno delle prepotenze tra pari, in un contesto di gruppo.

7 Intenzionalità: il bullo agisce con l’intenzione e lo scopo preciso di dominare sull’altra persona, d’offenderla e di causarle danni o disagi. Persistenza: sebbene anche un singolo fatto grave possa essere considerato un a forma di bullismo, di solito gli episodi sono ripetuti nel tempo e si verificano con una frequenza piuttosto elevata . Disequilibrio di potere: c’è una disuguaglianza di forza fisica e/o psicologica , per cui uno dei due sembra prevaricare mentre l’altro subisce, spesso senza riuscire a difendersi.

8 le su indicate caratteristiche sembrano essere gli elementi
che delineano i confini del fenomeno: i primi due, a carico di colui che compie l’azione, e il terzo relativo alla posizione di potere e di prestigio degli attori del dramma

9 I contesti in cui avvengono con maggior frequenza gli atti di bullismo sono gli ambienti scolastici: le aule, i corridoi, il cortile, i bagni e in genere i luoghi isolati. I bulli e le vittime fanno parte della stessa classe. A volte le persecuzioni possono avvenire anche durante il tragitto casa-scuola e viceversa.

10 Oggi gli sms, la posta elettronica, le chat, le bacheche online, i new group, le messaggerie istantanee, ovvero le risorse che internet e la telefonia mettono a disposizione degli adolescenti e dei loro scambi comunicativi trasformano questi strumenti e spazi in quelle forme di prevaricazione che costituiscono il cyberbullismo. Vediamo quali sono le principali novità introdotte dal provvedimento:

11 Con questa espressione si intende "qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo".

12 Alcune manifestazioni di cyberbullismo:
Flaming: invio di messaggi elettronici “infuocati”, violenti e volgari. Cyberstalking: inganno mirante a ottenere la fiducia e le confidenze di qualcuno per poi divulgarle online. Doxing: sistematica diffusione di dati personali e sensibili. Sexting: consiste nell’invio di messaggi testuali e/o fotografie dall’esplicito contenuto erotico

13 Si tratta infatti di condotte esportate dal mondo reale.
L’adolescente che opera sul web non è consapevole che la sua “bravata” o “ragazzata”… sia in realtà un reato!!! Si tratta infatti di condotte esportate dal mondo reale. Spot sul Bullismo

14 Diversamente dagli altri canali comunicativi, Internet non segue le leggi logiche dello spazio e del tempo, anzi, pare stravolgerne le coordinate. Lo scambio comunicazionale telematico consente la libertà espressiva di una lettera, ma al ritmo veloce di una conversazione, una sorta cioè di dialogo “botta e risposta”, togliendo così la possibilità di soffermarsi a riflettere sulle azioni di prepotenza che vengono compiute.

15 Nel contesto del cyberbullismo l’identità reale
viene completamente celata: il concetto di Io-reale lascia il posto a quello di Io-virtuale. Nell’adolescente l’Io della vita quotidiana, ancor prima che si sia formato, svanisce per divenire solamente Nickname, identità virtuale

16 Inoltre, non è da sottovalutare la possibilità che la violenza perpetrata online renda la vittima oggetto di isolamento che produce effetti ancora peggiori dell’esclusione reale: non c’è luogo infatti dove nascondersi quando si è sul web e si è di fronte ad un vasto pubblico

17 Invisibilità Nessun posto dove nascondersi Ampiezza di pubblico

18 Le conseguenze civili:
Cyberbullismo: quali tutele? Le conseguenze civili: risarcimento del danno

19 Tale capacità è accertata dal Giudice civile.
Ai sensi dell’art cod. civ. non risponde delle conseguenze del fatto dannoso solamente chi non aveva la capacità di intendere e di volere al momento in cui ha commesso l’azione prevaricante. Tale capacità è accertata dal Giudice civile.

20 I minorenni non godono infatti di una privacy compiuta, nei loro confronti i genitori hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di effettuare una intensa ed efficace attività di controllo, anche on-line

21 Secondo la sentenza di Cassazione numero 9556/2009 la responsabilità dei genitori è correlata ai doveri inderogabili posti a loro carico ed alla conseguente necessità di una costante opera educativa.

22 Tale opera è finalizzata a correggere comportamenti non idonei a formare una personalità equilibrata, e a proteggere la propria ed altrui persona da ogni accadimento, consapevolmente illecito.

23 Per sottrarsi alla responsabilità degli atti illeciti commessi dai figli i genitori devono dimostrare che è stata impartita una corretta educazione «normalmente sufficiente» e che non hanno potuto impedire il fatto prevaricante.

24 Ne deriva che se il minore capace di intendere e di volere arreca danni a terzi, la legge imputa presuntivamente la responsabilità ai genitori per omessa vigilanza (culpa in vigilando) e/o per difetto di educazione (culpa in educando)

25 SPECIFICHE DISPOSIZIONI IN AMBITO SCOLASTICO
La scuola in caso di episodi di cyberbullismo, è chiamata a rispondere civilmente (articolo 28 della Costituzione e articolo 61/2 della legge 312/80) in virtù del rapporto organico del personale dipendente.

26 Articolo 28 I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici. 

27 Nel contesto scolastico quindi la responsabilità in educando e in vigilando è di competenza dei docenti, e la responsabilità in organizzando è di competenza del Dirigente Scolastico.

28 (o chi ne esercita la responsabilità genitoriale o i tutori).
La scuola, pertanto, nella persona del dirigente scolastico, deve informare tempestivamente, qualora venga a conoscenza di atti di cyberbullismo che non si configurino come reato, i genitori dei minori coinvolti (o chi ne esercita la responsabilità genitoriale o i tutori). Il dirigente attiva, nei confronti dello/gli studente/i che ha/hanno commesso atti di cyberbullismo, azioni non di carattere punitivo, ma educativo (art. 5 comma 2 leg. 71/2017).

29 Gli atti di cyberbullismo infatti sono fenomeni che presentano spesso dei chiari segnali premonitori.

30 L’ipotesi di responsabilità per culpa in vigilando gli insegnanti statali non rispondono  personalmente verso terzi rispetto ai quali risponde invece direttamente l’Amministrazione su cui viene a gravare la responsabilità civile nelle azioni risarcitorie, salvo rivalsa dello Stato nei confronti dell’insegnante in caso di dolo o colpa grave.

31 Sentenza della sezione decima civile del Tribunale di Milano con la quale condanna il MIUR a risarcire euro per danni morali ad un adolescente vittima di episodi di bullismo avvenuti durante l’orario scolastico. La sentenza ha ampliato il principio di culpa in vigilando, scavalcando anche quello della prevenzione, citato nell’ art c.c. II co. del Codice Civile.

32 La sentenza, infatti, sottolinea che non è sufficiente solo “vigilare sul comportamento” di una moltitudine di ragazzi, al fine di scongiurare episodi di violenza, perché il particolare rapporto che si crea con l’affidare alla scuola un minore è regolato dall’art c.c. II co. in forza del quale “"i precettori e coloro che insegnano un mestiere o un arte sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza" .

33 La scuola e la pubblica amministrazione sono quindi responsabili nel “tempo” dell’affidamento dell’allievo al precettore, e se si verifica  un evento che causi un danno al primo, la responsabilità risarcitoria sarà piena ogni volta, e potrà essere esclusa solo dalla dimostrazione di aver adottato  misure preventive tali da poter considerare l’evento occorso come un elemento “straordinario” che ha superato la stessa “prevenzione”.

34 Il tribunale di Milano ha poi quantificato il danno causato all’alunno:
“danno psicologico” costituito da una sindrome, causata dall’aggressione e dalle percosse subite sulla persona dell’attore, descrivibile come “disturbo dell’adattamento con ansia ed umore misti e sua progressione verso un disturbo depressivo minore, cronico, poco più che moderato; fobia sociale, disturbo del ritmo circadiano del sonno tipo, fase del sonno ritardata, in soggetto con caratteristiche dipendenti ed evitanti di personalità”.

35 Pertanto il MIUR dovrà pagare per i postumi riportati ed i conseguenti problemi (disagi, ansia e paura) "un ciclo di sostegno terapeutico delle durata di anni due con un  ritmo settimanale di sedute”. Prevedendo un costo medio a Milano di una seduta psicologica terapeutica, pari ad € 100,00, l’ importo complessivo  “necessario per questa terapia è di € ,00 complessivi da liquidarsi anticipatamente e senza necessità di rivalutazione monetaria."

36 Ai fini della presente legge, per Gestore del sito internet si intende il prestatore di servizi della società dell'informazione che, sulla rete internet, cura la gestione dei contenuti di un sito in cui si possono riscontrare le condotte di cyberbullismo; non sono considerati gestori gli access provider, i cache provider e i motori di ricerca.

37 OSCURAMENTO DEL WEB La legge introduce poi all’art. 2 uno speciale rimedio a tutela della dignità della vittima di cyberbullismo: la vittima di cyberbullismo, che abbia compiuto almeno 14 anni, (o un soggetto esercente responsabilità sullo stesso) può infatti può inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o del social media un'istanza al fine di ottenere “l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore, diffuso nella rete internet”.

38 OSCURAMENTO DEL WEB In caso di mancata risposta entro quarantotto ore (o ove non sia stato possibile identificare detto soggetto) all’interessato è riconosciuto il diritto di rivolgere analoga richiesta mediante segnalazione o reclamo al Garante per la protezione dei dati personali, il quale, sussistendone i presupposti, provvede al blocco.

39 Il Garante per la protezione dei dati personali, provvede ai sensi degli articoli 143 e 144 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n Che il Garante possa intervenire operativamente di fronte alla valga di segnalazioni, anche degli adulti, sembra molto improbabile: il limite delle 24 ore sembra essere soltanto indicativo e destinato a non reggere alla prova dei fatti. Sarebbe stato opportuno che anche per chi ha agito la prevaricazione fosse stato possibile presentare istanza. Oltre alle procedure delle istanze e delle segnalazione si può anche avviare un percorso alternativo: il ricorso (60 gg, poi ancora 45gg) al Garante, ricorso che tuttavia prevede il silenzio rigetto

40 Infatti i diritti previsti dalla legge sulla privacy sono più ampi di quelli inseriti nella legge che cerca di contrastare il fenomeno del cyberbullismo

41 In concreto, gran parte degli interventi postulati dalla norma sono destinati a trovare attuazione quasi esclusivamente nelle scuole: le istituzioni scolastiche saranno infatti tenute a promuovere l’educazione all’uso consapevole della rete ed ai diritti e doveri connessi all’utilizzo delle tecnologie, in maniera trasversale rispetto alle discipline curricolari e anche tramite progetti in continuità tra i diversi gradi di istruzione.

42 Non esisteva prima della Legge n
Non esisteva prima della Legge n. 27/2017 una definizione normativa di cyberbullismo, anche se numerose sentenze precedenti hanno stigmatizzano i «deprecabili fenomeni di cyberbullismo». La legge limita l’intervento ai minorenni, in considerazione del fatto che i fenomeni di bullismo avvengono soprattutto in luoghi di aggregazione: a scuola e con Pc scolastici vedi indagine ISTAT

43 Inoltre l’azione di contrasto del fenomeno del cyberbullismo è diretta sia contro la vittima che verso i responsabili di atti illeciti (art.1, comma 1). Infatti è ormai scientificamente dimostrato che spesso uno stesso soggetto può giocare i due ruoli, di carnefice e vittima, a seconda dei contesto e che le condotte prevaricanti avvengono tra pari.

44 l’educazione dell’imputato
Va ancora osservato che nel processo penale minorile l’intento è quello di curare, anche e soprattutto, l’educazione dell’imputato per sottrarlo rapidamente dal circuito processuale.

45 Non esiste un reato di cyberbullismo, perché l’intento della legge non è quella di reprimere l’atto illecito, ma quella di prevenire il fenomeno. Gli atti illeciti vengono pertanto ancorati alle sottostanti fattispecie incriminatrici classiche: un ricatto è ricondotto all’estorsione, un furto di identità a una sostituzione di persona. Pertanto dal punto di vista penale sono poche le sentenze che hanno affrontato, ex professo, il cyberbullismo.

46 L'educazione inadeguata dei genitori rispondono i genitori in base all'articolo 2048 del Codice civile per la condotta dei figli che durante una gita scolastica legano, imbavagliano e costringono un compagno di classe a bestemmiare, filmando e diffondendo tale condotta. L'inadeguatezza dell'educazione impartita al minore, in assenza di prova contraria, si evince dalle modalità del fatto, essendo emerso in modo chiaro un grado di maturità ed educazione carente, conseguente al mancato adempimento dei doveri imposti ai genitori dall'articolo 147 del Codice civile. La condotta di chi divulga il video è equiparata a chi è presente e non si dissocia evitando la diffusione del filmato. Tribunale di Alessandria, sentenza 439 del 16 maggio 2016.

47 Il "disagio di convivenza" in classe
Il minore ha diritto a rinvenire un clima armonioso all'interno della scuola, che deve essere garantito da insegnanti e dirigenti scolastici, in modo che siano scongiurati episodi di bullismo. I giudici indicano la strada anche per la dimostrazione del danno subito da parte della vittima. Oltre ai testimoni, è importante il ruolo dei consulenti tecnici, di parte e d'ufficio, in grado di dimostrare il disagio subito, che può dar luogo anche a un risarcimento a titolo di danno morale liquidato in via equitativa, rappresentato dal disagio di convivenza nell'habitat formativo scolastico. Tribunale di Napoli, sentenza del 13 settembre 2015.

48 È molto difficile che la vittima denunci/quereli il bullo.
 Riguardo alla condizione di procedibilità la legge mostra la propria debolezza trattandosi di reati che non sono perseguibili d’ufficio. È molto difficile che la vittima denunci/quereli il bullo.

49 L’ articolo 7 della legge n
L’ articolo 7 della legge n.7/2017 si richiama letteralmente al decreto legge del 23 febbraio n.11/2009 in materia di atti persecutori non gravi. Quest’ultimo introduceva, per la prima volta, come strumento di tutela pre-penale, l’istituto dell’ammonimento.

50 PROCEDURA DI AMMONIMENTO
AMBITO APPLICATIVO Art. 7. Ammonimento Fino a quando non è proposta querela o non è presentata denuncia per taluno dei reati di cui agli articoli 594 (ingiuria), 595(diffamazione) 612 (minaccia) del codice penale e dell’art. 167 d.lgs. 196/2003 (c.d. codice privacy): trattamento illecito di dati, commessi, mediante la rete internet, da minorenni di età superiore agli anni quattordici nei confronti di altro minorenne, è applicabile la procedura di ammonimento di cui all'articolo 8, commi 1 e 2, del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, e successive modificazioni.

51 Si tratta pertanto di una misura cautelare operata su base indiziaria.

52 ____________________________________
Il questore ammonisce oralmente il soggetto nei cui confronti è stato richiesto il provvedimento, invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge e redigendo processo verbale; ai fini dell'ammonimento, il questore convoca il minore, unitamente ad almeno un genitore o ad altra persona esercente la responsabilità genitoriale; ____________________________________ Gli effetti dell'ammonimento di cui al comma 1 cessano al compimento della maggiore età.


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