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PubblicatoLeandro Lencastre Palha Modificato 6 anni fa
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PROCESSI PSICOSOCIALI RILEVANTI PER LA SALUTE
PERCEZIONE DEL RISCHIO E OTTIMISMO DALLE INTENZIONI ALLE AZIONI LA PERCEZIONE DEL CONTROLLO LE EMOZIONI IL CONFRONTO SOCIALE L’INFLUENZA SOCIALE IL SOSTEGNO SOCIALE
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PERCEZIONE DEL RISCHIO
LA PROSPETTIVA SUL RISCHIO ADOTTATA IN PSICOLOGIA DELLA SALUTE HA CONCENTRATO L’ATTENZIONE SUL RISCHIO SOGGETTIVO. SI DISTINGUE TRA: - PERCEZIONE DEL RISCHIO - ASSUNZIONE DEL RISCHIO - PROPENSIONE AL RISCHIO
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IL RISCHIO NELLE TEORIE COGNITIVISTE
Nelle teorie ad orientamento cognitivista la percezione del rischio è esaminata come FATTORE MOTIVAZIONALE che influenza l’adozione di comportamenti salutari o la cessazione di comportamenti nocivi. Il rischio è definito in termini di PERCEZIONE DI VULNERABILITA’ e costituisce il presupposto per l’adozione di comportamenti protettivi: quanto più tale percezione è alta, tanto più i soggetti si sentono motivati.
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PERCEZIONE DEL RISCHIO E OTTIMISMO
Gli studi dell’ultimo decennio hanno evidenziato l’importanza delle aspettative positive verso il futuro nella comprensione della vulnerabilità a disturbi mentali e fisici.
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OTTIMISMO: TRE LINEE DI RICERCA
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L’OTTIMISMO COME TRATTO DI PERSONALITA’
Secondo questo approccio l’ottimismo è un tratto stabile della personalità. Gli individui ottimisti sono: - più inclini ad aspettarsi dal futuro eventi positivi - più propensi ad adottare comportamenti protettivi - resistono meglio allo stress - tendono ad utilizzare strategie di coping più adeguate
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L’OTTIMISMO COME STILE ATTRIBUZIONALE
L’ottimismo è caratterizzato da una specifica configurazione di attribuzioni compiute per gli eventi positivi e negativi, opposta a quella del pessimismo. Gli ottimisti sono individui che compiono attribuzioni: esterne, specifiche e instabili. I pessimisti hanno la tendenza a compiere: - attribuzioni interne: “E’ colpa mia”; - globali: “L’evento avrà conseguenze negative su numerosi ambiti della mia vita”; - stabili: “L’evento si ripeterà ancora”.
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L’OTTIMISMO COME BIAS COGNITIVO
In questa prospettiva, in linea con l’approccio della Social Cognition, l’ottimismo viene considerato come l’esito di un processo imperfetto di valutazione cognitiva dei rischi, ovvero un bias a favore del sé. Consiste nella credenza che i risultati positivi accadano con maggiore probabilità a noi stessi, diversamente dai risultati negativi, che riguardano prevalentemente gli altri. L’ottimismo comparativo consiste nell’esame delle valutazioni comparative del rischio personale verso quello altrui.
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TEORIA CULTURALE DEL RISCHIO
I rischi sono valutati collettivamente e vengono collocati in sistemi di valori sociali e culturali. Il rischio o i pericoli non sono dati assoluti, bensì rappresentazioni sociali, che variano da cultura a cultura, e da gruppo a gruppo all’interno della stessa cultura.
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DALLE INTENZIONI… …ALLE AZIONI
La maggior parte dei modelli del comportamento relativo alla salute considera i comportamenti come l’esito di un processo razionale di presa di decisioni, fondato sull’analisi intenzionale e sistematica delle informazioni disponibili. In questi modelli, il comportamento e le decisioni si fondano su analisi soggettive dei costi e dei benefici.
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L’INTENZIONE COMPORTAMENTALE
I MODELLI STADIALI scompongono il processo decisionale in una serie di stadi qualitativamente e temporalmente distinti, in cui il passaggio ad una fase successiva è influenzato da fattori diversi. Alcuni MODELLI DELLA SOCIAL COGNITION, invece, introducono il concetto di intenzione comportamentale, come variabile di mediazione tra le credenze e i comportamenti.
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LE INTENZIONI NELLA TEORIA DELL’AZIONE
La teoria dell’azione proposta da Gollwitzer (1993) pone l’attenzione sull’importanza degli scopi che determinano l’azione. E’ costituita da due fasi: 1) in una prima fase si definiscono i processi di pianificazione di uno scopo, ossia di intenzione di conseguire uno scopo; 2) in una seconda fase si definiscono i processi implicati nell’esecuzione delle azioni che permettono il raggiungimento di uno scopo, ossia di pianificazione di azioni che traducono l’intenzione in azione.
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LA PERCEZIONE DELCONTROLLO
Nello studio della salute la percezione del controllo costituisce uno dei processi più importanti e diffusi. Principali teorie: - Locus of Control - Controllo come fenomeno attribuzionale - Impotenza appresa - Self Efficacy
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LOCUS OF CONTROL (Rotter, 1996)
Il soggetto adotta con maggiore probabilità un comportamento se si aspetta di raggiungere uno scopo e se lo scopo ha un valore (relazione tra le proprie azioni e determinati risultati) Gli orientamenti al controllo possono essere: - interni (gli eventi sono una conseguenza delle proprie azioni) - esterni (le cause degli eventi riguardano fattori che sono al di fuori del controllo personale)
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CONTROLLO COME FENOMENO ATTRIBUZIONALE
Attribuzione causale o tendenza a ricercare cause che possono spiegare il verificarsi degli eventi (Heider 1958): è il processo in base al quale l’uomo comprende la realtà e la padroneggia. Come il locus of control, l’A.C. può essere interna o esterna. E’ un processo percettivo-cognitivo elaborato a posteriori (l’evento è causato da…); Il locus of control, invece, è una credenza generale stabile, elaborata a priori (prima del verificarsi del risultato).
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LE DIMENSIONI DEL CONTROLLO SULLA SALUTE
La misura più popolare di misurazione del Locus of Control della Salute è la Scala Multidimensionale di Wallston e Wallston (1980), che misura le aspettative rispetto alla salute lungo tre dimensioni: - la credenza che la salute sia il risultato delle proprie azioni - che sia sotto il controllo di altri potenti - che dipenda dal caso o dalla fortuna
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IMPOTENZA APPRESA (Seligman, 1975)
Le persone possono apprendere di non avere controllo su ciò che accade loro in alcune situazioni. Il sentimento di impotenza appresa produce conseguenze a livello cognitivo, emozionale e motivazionale: Può indurre ad accettare ciecamente la situazione negativa, pregiudicando la ricerca di risposte più efficaci Può ridurre l’autostima e condurre alla depressione e persino alla morte improvvisa
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SELF-EFFICACY (Bandura, 1995-1997)
Questa prospettiva suggerisce che il successo nel fronteggiare situazioni rischiose dipende in parte dalle credenze delle persone di poter operare come agenti attivi: Se le persone credono di poter affrontare efficacemente i fattori stressanti, non ne avvertiranno l’effetto perturbante; Se, invece, sono convinte di non poter controllare gli eventi negativi, il senso di angoscia e l’ansia che ne consegue pregiudicheranno l’efficacia della azioni che metteranno in atto.
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SELF-EFFICACY ED AZIONE
La percezione di autoefficacia rappresenta la credenza di poter modificare i propri comportamenti a rischio attraverso l’azione personale. Il cambiamento di comportamento dipende dalla percezione della propria capacità di mobilitare le proprie risorse adottando linee d’azione necessarie per rispondere alle richieste della situazione. Quanto più le persone sono convinte di poter agire efficacemente, tanto più elevati saranno gli scopi che si proporranno e tanto maggiore sarà l’impegno nell’esecuzione dell’azione, anche di fronte alle difficoltà e ai fallimenti.
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