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Il Modello Sistemico di Milano
Gli inizi nel 1967 e fino al 1975 Gruppo di studio sulle famiglie di pazienti anoressiche, lavorò per alcuni anni fino a definire in un articolo i temi fondamentali del loro approccio: Importanza dell'invio Uso dell'equipe in seduta
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La connotazione positiva e i rituali: due interventi potenti per cambiare l'interazione della famiglia nel suo complesso 1975, esce Paradosso e Controparadosso (Selvini Palazzoli, Prata, Boscolo, Cecchin), che descrive un inquadramento teorico basato su diversi concetti: Nella famiglia il comportamento sintomatico è mantenuto da pattern transazionali governati da regole
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Nelle famiglie psicotiche si parla di hibris come fattore che guida gli individui in una lotta simmetrica gli uni contro gli altri per la capacità di definire le relazioni Hibris deriva dal vocabolo greco che indica un atteggiamento simmetrico esasperato al punto da non arrendersi all'evidenza o nell'imminenza di morte
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Il potere di definire le relazioni è però nelle regole del gioco e non nell'individuo Per cui i comportamenti dei componenti della famiglia a transazione schizofrenica sono mosse il cui fine è perpetuare il gioco familiare La fine del gioco significa la sconfitta nella sfida al controllo della relazione
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Il modello descrive la struttura delle sedute di terapia: Preseduta, nella quale si raccolgono informazioni per la seduta vera e propria Seduta, di un'ora circa, con domande rivolte al sistema, passibile di interruzione da parte dell'equipe di osservazione
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La discussione, nella quale l'equipe si riunisce separata dalla famiglia e discute il modo di concludere la seduta La conclusione della seduta, in cui i terapeuti presentano i loro commenti o prescrizioni La discussione delle reazioni della famiglia, che si svolge dopo la seduta per parlare di quanto osservato nella conclusione
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La connotazione positiva è uno dei principi terapeutici basilari del modello Deriva dalle modalità di intervento contro- paradossali che prescrivono il non cambiamento e quindi il comportamento che mantiene l'omeostasi E' la logica che sostiene l'intervento di prescrizione del non cambiamento
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Si è sviluppata sempre più come qualificazione positiva dei diversi comportamenti familiari in modo da ridurre al minimo il conflitto simmetrico con il sistema Accettando (e quindi prescrivendo in qualche modo) e valorizzando i comportamenti familiari il terapeuta stabilisce una relazione positiva e aiuta la famiglia ad interrogarsi sul problema
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Rituali familiari vengono utilizzati per risolvere i conflitti tra regole familiari verbali e analogiche, prescrivendo un cambiamento del comportamento familiare, invece che accrescere l'insight Il valore del rituale è dato dal divenire un contesto di ordine superiore ad una prescrizione diretta e per questo è più accettabile dalla famiglia
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Il rituale è distinto dalla prescrizione ritualizzata Il primo specifica sia i contenuti che gli aspetti formali e come tale non può essere ripetuto La prescrizione definisce solo gli aspetti formali e può essere usata in diversi contesti e con diverse famiglie (azioni alternate tra padre e madre)
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Altri tipi di interventi: La dichiarazione di impotenza terapeutica Seconda fase '75-'79 Ipotizzazione, circolarità, neutralità Ipotizzazione: l'intervista con la famiglia è condotta da una serie di domande che seguono un'ipotesi che il terapeuta si forma
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Circolarità: conduzione dell'intervista facendo attenzione alle retroazioni familiari in termini di rapporti e quindi di differenza e di mutamento Il terapeuta si costruisce una mappa della famiglia come sistema di relazioni interconnesse, ponendo domande sulle differenze e domande sulle retroazioni alle precedenti
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Domande sulle differenze: domande diadiche (commento di un soggetto sulla relazione con l'altro) e triadiche (commento da parte di un membro sulla relazione tra altri due) Domande su differenze di comportamento Domande su cambiamenti prima e dopo gli eventi Domande su circostanze ipotetiche Domande graduatoria dei membri familiari
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Neutralità: posizione strategica del terapeuta, consistente nel non prendere chiaramente le parti di nessuno dei membri del sistema in terapia L'obiettivo del terapeuta è il meta- cambiamento, ovvero il cambiamento della capacità della famiglia di cambiare, quindi deve evitare di prendere posizioni a favore di uno o dell'altro
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La neutralità è difficile: Dovrebbe essere posizione effettiva per il terapeuta, ma è praticamente impossibile essere del tutto neutro verso l'altro e se stessi Occorre essere consapevoli dei propri pregiudizi ed esercitare una tendenza alla neutralità Cecchin parla di atteggiamento di curiosità
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L'inviante viene considerato parte del sistema e il suo ruolo viene discusso sia nell'analisi della domanda iniziale, sia nella prima seduta, dove è possibile osservare la sua relazione con la famiglia e ascoltare da tutti il problema presentato Il modello si differenzia dalla visione del problema che mantiene il sistema omeostatico e comincia a vedere i sistemi come evolutivi
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Se la famiglia è un sistema in evoluzione e le domande servono per introdurre differenze, l'intervento non è un cambiare un sistema statico ma è favorire un evoluzione del sistema Qui si pone la domanda fondamentale del modello di Milano che segnerà la separazione fra due differenti approcci
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Potrebbe la terapia familiare produrre cambiamento soltanto attraverso l'effetto neghentropico (di entropia negativa) del nostro attuale metodo di conduzione di seduta, indipendentemente da un intervento conclusivo? Selvini Palazzoli e Prata risposero di no e proseguirono con un approccio di ricerca scientifica, con il controllo delle variabili
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La scoperta degli effetti di una prescrizione con le famiglie psicotiche, portò alla formulazione della “prescrizione invariabile” Consisteva nel richiedere ai genitori del paziente psicotico di passare periodi di tempo sempre più lunghi lontano dai figli senza dire dove si trovassero Tale prescrizione diventava una costante per individuare le differenze di azione da parte dei diversi componenti familiari
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Boscolo e Cecchin, che alla domanda risposero sì, proseguirono il loro lavoro come terapeuti e consulenti in diversi contesti Il loro approccio portò a mettere in atto un'epistemologia cibernetica, che tiene conto delle retroazioni del sistema in interazione per definire il contesto delle sue azioni Gli interventi sono differenti per ogni famiglia e in ogni seduta
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Vi possono essere sedute senza un intervento, se questo è ritenuto appropriato La stessa conduzione della seduta può innescare trasformazioni nel sistema di convinzioni della famiglia, senza bisogno di un intervento finale L'attenzione al contesto è fondamentale per costruire ipotesi sui significati e sulle premesse che organizzano le relazioni
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Tale approccio psicoterapeutico è stato descritto come l'intersezione di due sistemi, l'equipe terapeutica e la famiglia, per formare un unico sistema, la famiglia in trattamento La relazione tra i due sistemi, l'uno quietamente sfidato dall'altro, è in grado di portare al cambiamento Nell'approccio di Selvini si osserva la lotta o il gioco, dove il potere del terapeuta è esercitato per interrompere il gioco della famiglia e costringerla a inventarne un altro
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Fase di chiarimento del modello, dal 1979 ad oggi Il modello di Milano è stato riconosciuto come Modello Sistemico per eccellenza Si possono sottolineare alcuni aspetti importanti: Epistemologia ecosistemica, con la quale il terapeuta riconosce la connessione, la relazione ricorsiva tra tutti i suoi livelli di comprensione e azione
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Non è un approccio che esclude il pensiero lineare che fa parte comunque della nostra ecologia di interventi Se l'epistemologia psicoterapeutica è ecosistemica, l'osservatore è incluso nel campo di osservazione e quindi fa parte del sistema in interazione Questo passaggio rivoluziona la psicoterapia, per la prospettiva relazionale che apre tra psicoterapeuta e famiglia in un contesto di trattamento
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1) Il terapeuta deve essere consapevole e spiegarsi l'effetto che la famiglia ha sulla sua stessa visione di famiglia Il livello di complessità si allarga alla cibernetica che comprende osservatore ed osservato nello stesso sistema Un ecosistema, afferma Keeney, è capace di autocorrezione ecologica, cioè di autocurarsi con risposte appropriate al proprio comportamento sintomatico
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2) La malattia mentale sembra legata ad una confusione tra diversi livelli di significato I comportamenti buoni in un contesto possono essere inappropriati in un altro Le convinzioni influenzano i comportamenti e a loro volta ne sono influenzate, creando contesti che possono essere vicendevoli Se in questi passaggi si crea una contraddizione si origina un paradosso
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Si considera quindi che esistano livelli superiori di significato dai quali gli altri livelli discendono Cambiando le premesse di significato al livello superiore di un comportamento, si possono cambiare anche i comportamenti a livello inferiore
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3) concetto di retroazione evolutiva (Prigogine) Il sistema familiare non è omeostatico ma evolutivo, in continuo cambiamento. La retroazione evolutiva è il naturale processo di oscillazione attraverso il quale i componenti di un qualsiasi sistema, di fronte ad un evento significativo, divengono instabili
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L'oscillazione può iniziare in relazione ad un comportamento del quale il terapeuta non è neppure perfettamente cosciente e questo può essere l'inizio di un cambiamento Il terapeuta viene considerato un catalizzatore che favorisce la reazione di cambiamento (concetto già emerso in Bowen e B. Nagy) La sua azione si esplica attraverso le domande circolari che sollecitano il sistema ad un processo di feed-forward
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Tomm: relazioni ricorsive tra diversi livelli di significato che organizzano il comportamento Due tipi principali di domande: Domande di raccolta informazioni Domande circolari riflessive, che hanno capacità di generare un effetto riflessivo tra diversi livelli di significato e quindi di produrre un cambiamento
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Tomm parla anche di strategizzazione: si affianca alla neutralità (accettazione di quel che c’è) nel processo stesso di interazione del sistema (posizione che il terapeuta assume interattivamente) Qualunque cosa faccia o pensa un terapeuta può essere considerata una posizione in risposta ad una retroazione in un tempo specifico Il concetto di neutralità viene rivisto da Cecchin con quello di curiosità
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La neutralità riformulata come curiosità presuppone il terapeuta in una posizione che non è più meta rispetto alla famiglia La curiosità rende il terapeuta naturalmente interessato alle diverse possibili descrizioni e al pattern che connette tali descrizioni, piuttosto che a ricercare la vera spiegazione del problema L'interazione diviene complessa e polifonica
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Il passaggio alla cibernetica di secondo ordine si fa ormai esplicito La premessa di base è che il terapeuta è parte di quanto sta osservando e quindi anche parte del sistema al quale sta offrendo psicoterapia Come può da questa posizione autoriflessiva, insieme a quella familiare, partecipando ad un sistema di significato chiuso, condurre una terapia?
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Il lavoro di Maturana e Varela, con il concetto di autopoiesi ha aiutato la risposta a questa domanda Con l'autopoiesi si assume che gli organismi viventi si comportano in base alla struttura del loro sistema (chiuso) e non in base alle entità esterne che lo perturbano Cambiare le famiglie con interventi terapeutici è impossibile, si può solo coesistere in un (dominio) contesto terapeutico
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Due o più sistemi strutturalmente determinati che coesistono in un contesto, interagiscono attraverso il linguaggio Creano così una definizione di realtà sulla base della quale è possibile modificare le proprie visioni La realtà non è qualcosa che esiste là fuori ma un atto di costruzione, di una persona che osserva, traccia distinzioni, condivide con altri attraverso il linguaggio
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Non è possibile una obiettività per un sistema biologico, essa va messa tra parentesi perché siamo noi a tracciare le distinzioni Il terapeuta non mira quindi a cambiare la famiglia, ma a costruire un dominio di interazione nel quale si produrrà cambiamento solo se la struttura del sistema ne sarà perturbata Interventi terapeutici di confronto tra diverse costruzioni: reflecting team
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La realtà viene co-costruita, Varela parla di epistemologia della partecipazione, colui che conosce non è l'individuo biologico ma l'aggregato sociale di cui è parte Anderson e Goolishian parlano di sistemi determinati da problemi, visto che sono le premesse adottate dai sistemi a determinare il loro comportamento Non ha più senso parlare di sistema individuale o familiare perchè si equivalgono
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Anderson e Goolishian aggiungono che il sistema è organizzante il problema, i problemi che determinano i sistemi non sono entità fisse ma sono ri- (dis) solvibili in base a nuovi significati Il terapeuta è osservatore partecipe e orchestratore partecipe nella conversazione terapeutica, consapevole della sua posizione che cambia nel contesto terapeutico Definito anche come perturbatore strategicamente orientato nell’interazione con sistemi che cambiano in base alle proprie logiche (Guidano, 1991)
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I concetti esposti influenzano fortemente le concezioni di salute e malattia mentale Si parla di problemi che determinano un sistema e di sistemi che organizzano sistemi di significati che organizzano i problemi I comportamenti della famiglia non sono giusti o sbagliati, hanno un senso all'interno del loro sistema di significati e la famiglia è la migliore esperta di se stessa
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La valutazione del funzionamento familiare è una valutazione della relazione terapeuta- famiglia, attraverso alcuni criteri: 1) I membri della famiglia devono sentirsi ascoltati e compresi, deve stabilirsi una relazione di fiducia 2) Si deve sentire la possibilità di un cambiamento
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3) Il terapeuta deve sentire curiosità dalle risposte della famiglia, se non succede l'impasse è da attribuire al terapeuta 4) Terapeuta e famiglia devono sentire che c'è uno scambio di nuove informazioni 5) Terapeuta e famiglia dovrebbero percepire connessioni tra il problema, i tentativi di risolverlo e le convinzioni più profonde del sistema
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Il contesto terapeutico è valutato dal confronto tra le risposte della famiglia e le aspettative del terapeuta, che così osseva quali risposte potrebbero soddisfare i criteri sopra detti Il processo di costruzione dell'ipotesi considera le informazioni che sembrano più connesse con le convinzioni e le relazioni familiari Gli strumenti per mettere alla prova le ipotesi sono le domande circolari
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La definizione di obiettivi della terapia: Occorre definire prima di tutto il contesto che può essere di terapia o di controllo sociale o di ricerca o consulenza Il terapeuta ha la responsabilità del contesto nel quale si può verificare il cambiamento Il modo in cui la famiglia cambia sta alla stessa, se il contesto lo permette
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La struttura del processo terapeutico: La prima seduta dovrebbe accogliere tutti i membri familiari conviventi I rifiuti sono considerati informazioni importanti Il contesto deve facilitare la conversazione terapeutica Le sedute hanno un certo intervallo per permettere l'assimilazione delle nuove idee introdotte
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Il ruolo del terapeuta è complesso: condurre la seduta ed essere consapevole dell'essere parte del sistema terapeutico È direttivo ma nel senso di porre domande che sollevino differenze utili al cambiamento delle idee familiari Tutti i cambiamenti del comportamento familiare sono responsabilità della famiglia Il terapeuta si assume comunque la forte responsabilità di proporre le sue costruzioni e non un ordine esterno valido per tutti
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Il fine dell'intervista è usare le retroazioni ed introdurre nuove informazioni rispetto alle convinzioni della famiglia, che il terapeuta cerca di ricostruire, favorendo il flusso circolare delle informazioni Il terapeuta lavora su due livelli contemporaneamente per trasformare i contenuti in processi: capire come la famiglia esprime dei processi attraverso i contenuti, usando la retroazione per introdurre nuove visioni e costruire nuove realtà, mantenendo consapevolezza della sua posizione parziale
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L'intervento non è al termine dell'intervista ma consiste in tutto il colloquio Il messaggio finale è una punteggiatura della conversazione nella quale i membri dell'equipe condividono le proprie idee con la famiglia Il comportamento sintomatico viene connotato positivamente, i conflitti vengono riformulati come dilemmi da affrontare
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Importante introdurre la variabile tempo per valutare la possibilità di alternative Anche la relazione della famiglia con la terapia è parte del sistema che si è organizzato attorno al problema L'intervento può prevedere un compito e il modo di rispondere ad esso diviene informativo della discrepanza tra idee e azioni Si prescrive quando le parole sembrano troppo prevedibili Non è il compito portatore del cambiamento ma la diversa configurazione delle relazioni familiari
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La terapia struttura un contesto nel quale possano emergere nuovi sistemi di significato, attraverso la conversazione terapeutica, stabilendo nuove connessioni e ridefinendo il problema, a favore di una cambiamento nei comportamenti La terapia non ha il fine di fornire una cura: è una fase del processo evolutivo più ampio della famiglia Il cambiamento non è basato sull’insight ma su un nuovo pattern di connessioni e relazioni
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Resistenze e perdite di neutralità possono essere legate al comportamento familiare ma è il terapeuta ad interrogarsi sul suo ruolo (dalla neutralità alla curiosità) La terapia termina quando l'obiettivo concordato si ritiene raggiunto oppure quando i terapeuti pensano che la famiglia possa proseguire con le sue risorse
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Bibliografia Anderson H. e Goolishian H., Strategia ed intervento o non-intervento, Terapia Familiare n. 39, luglio 1992 Guidano V., Il sé nel suo divenire, Bollati Boringhieri, Torino, 1992 (ed. Orig. 1991) Gurman A. S., Kniskern D. P., Manuale di terapia della famiglia, 1995, Boringhieri, Torino Selvini M. Cronaca di una ricerca, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1985
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Bibliografia Selvini Palazzoli M., Boscolo L., Cecchin G., Prata G., Paradosso e controparadosso, , R. Cortina, Milano
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