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La risorsa emozionale in terapia
Potenzialità e complessità dell’utilizzo delle emozioni in psicoterapia di Alberto Cortesi Psicologia dello sviluppo 2 anno 3 20 maggio 2017 Bibliografia: Bertrando P. (2014) Il terapeuta e le emozioni. Raffaello Cortina Liotti G. e Monticelli F. (a cura di) (2008), I Sistemi Motivazionali nel dialogo clinico, Cortina Cortesi A. (2015), Dal peccato originale di Adamo ed Eva al senso di colpa nei sistemi ,Connessioni 33-42 Fruggeri L. (1992), Le emozioni del terapista, Psicobiettivo Selvini M.. (2006), Introduzione al tema “Controtransfert e risonanze nelle seduta individuali e nelle sedute familiari” Relazione al convengo di Salice Terme
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Le emozioni nell’approccio sistemico
La letteratura sistemica almeno fino agli anni 80’ di è occupata in modo marginale delle emozioni La teoria dei sistemi (Von Bertalanffy, 1969) si occupa delle macchine: le macchine si emozionano? La “scatola nera” pone attenzione al rapporto tra ciò che entra e ciò che esce, ovvero i comportamenti comunicativi La seconda cibernetica sposta l’attenzione sul sistema di significati, non ancora sulle emozioni
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Le emozioni nell’approccio sistemico: i precursori
Bateson (1977) «È il tentativo di separare l'intelletto dall'emozione che è mostruoso, e secondo me è altrettanto mostruoso (e pericoloso) tentare di separare la mente esterna da quella interna, o la mente dal corpo» (Verso un’Ecologia della Mente). Cecchin (1987) aggiunge la 4^ linea guida: la curiosità
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Le emozioni nell’approccio sistemico
Fruggeri (1992), si dedica alle emozioni del terapeuta: “…sono indicatori della relazione di questi col paziente… e di come partecipa attraverso i propri sistemi di valutazione alla costruzione del processo interattivo con i membri familiari” Ugazio (1998) compie un primo tentativo sistematico di connettere emozioni, con la genesi e il funzionamento delle principali psicopatologie
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Le emozioni nell’approccio sistemico
Selvini M.(2006) centra l’attenzione sulla plurideterminazione delle emozioni del terapeuta Bertrando (2014) scrive un libro dedicato alle emozioni del terapeuta sistemico “Il terapeuta e le emozioni”
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Dove stanno le emozioni, a chi appartengono?
1) Sono uno stato interno della persona? Darwin (1872) vedeva le emozioni come espressioni interne dell’organismo 2) Sono una proprietà del sistema interpersonale? Doumuchel (1995) affermava che: “Dal fatto che le realtà emozionali sono caratteristiche relazionali non deriva che le emozioni non siano mie. E dal fatto che esse sono sociali non risulta che si tratti di proprietà di gruppo”” 3) Stanno nel sistema emotivo Bertrando (2014): “L’emozione è mia, io la sento, la esprimo. Ma non è esattamente una mia proprietà privata. Nel momento in cui la esprimo diventa parte di un sistema emotivo…sono le risposte degli altri che rendono significative (e significanti) le mie emozioni”
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Il posizionamento emotivo
Bertrando (2014) Quel che sentiamo dipende dalla nostra storia personale e dai processi interpersonali in cui siamo coinvolti
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Il posizionamento emotivo
Harrè e Moghaddan (2003) distinguono un posizionamento di primo ordine vale a dire la posizione che io adotto spontaneamente in una certa situazione, da un posizionamento di secondo ordine, che è la mia risposta la posizionamento altrui. Il posizionamento di primo ordine è sempre spontaneo, in genere inconsapevole, il secondo ordine può essere a sua volta inconscio, ma anche consapevole e, in quanto tale, strategico. Cambiare il posizionamento significa sentire qualcosa di diverso e può comportare effetti di cambiamento sul sistema
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Il posizionamento emotivo
Fruggeri (1992) sostiene che le emozioni del terapeuta costituiscono indicatori di come partecipa alla costruzione del processo interattivo con la famiglia. Grazie all’attenzione delle emozioni può riflettere su come contribuisce a costruire la relazione, tenendo presente che la famiglia in terapia tende a riprodurre i pattern interattivi che la caratterizzano e il terapeuta quindi potrebbe occupare una posizione nel sistema di relazioni che è la stessa solitamente sperimentata da uno specifico membro della famiglia.
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Il posizionamento emotivo
Selvini M.(2006) La plurideterminazione delle emozioni del terapeuta Le emozioni del terapeuta non sono provocate solo "reattivamente" dagli atteggiamenti del paziente (controtransfert) o da meccanismi di identificazione con il paziente (risonanze). Si possono teorizzare altre sei origini delle emozioni che un terapeuta prova in seduta: 1) La motivazione del terapeuta rispetto alla professione: stanchezza, dubbio, piuttosto che entusiasmo, soddisfazione 2) la personalità del terapeuta ed il suo "incastro" con quella del paziente. 3) L'atteggiamento con cui il paziente o un altro familiare ha scelto di fare quell'incontro: questa decisione è stata una sua "conquista" o viene trascinato dai familiari? 4) Un altro elemento situazionale rispetto a quello specifico incontro: ho dormito poco, ho appena litigato, sono in ritardo, ho una preoccupazione.. 5) L'effetto figura/sfondo: un paziente difficile può apparirci in una luce migliore se i suoi familiari che l'accompagnano in seduta sono ancora più "squinternati" di lui .. 6) La storia della terapia stessa: saremo disposti molto più positivamente verso il paziente che è molto migliorato durante la terapia, e viceversa.
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Stern (2004) I now moment costituiscono momenti imprevedibili di potenziale cambiamento nei quali si verificano mutamenti della conoscenza relazionale implicita (condivisione emotiva tra paziente e terapeuta che passa dalla mente e dal corpo), in altre parole si crea un nuovo contesto intersoggettivo che cambia la relazione
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Bertrando (2014) Questi now moment, che Bertrando chiama momenti di verità, possono essere favoriti dal parlare chiaro. Il parlare chiaro consiste nel dire la verità che si sente in quel momento. Ovvero utilizzare la parresia (comunicare con franchezza la propria relazione personale con la verità). La forza della parresia risiede nel tono emotivo con si cui comunica. Questa forza nasce dalla congruenza tra stati mentali cognitivi e emotivi E’ indicato soprattutto nell’attualità post-moderna, ove le sicurezze sono perdute e tutti i desideri sono legittimi.
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Bertrando (2014) Il cambiamento significativo in terapia è il cambiamento del tono emotivo, solo trovare una diversa comprensione della propria posizione emotiva nel sistema conduce a un diverso stato emotivo. Il punto specifico di cambiamento è vivere le emozioni in modo maggiormente relazionale
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Psicoterapeuta sistemico e metodi terapeutici
Obiettivo/metodo diretto indiretto STRUMENTI DEL TERAPEUTA Fare emergere le emozioni prevalent. non verbale scultura familiare, (ipnosi,) (EMDR), prescrizioni, genogramma, (drammatizzazioni) Riflettere sulle emozioni verbale costruzione di ipotesi: sulla relazione terapeuta- famiglia/cliente (qui ed ora) sulle relazioni familiari
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La relazione terapeutica: ovvero l’alleanza terapeutica
L’alleanza terapeutica è la relazione che si stabilisce tra paziente e terapeuta L’alleanza terapeutica è unanimemente riconosciuta come il fattore aspecifico più influente nel determinare l’esito della psicoterapia Non tutti gli approcci teorici attribuiscono la stessa rilevanza all’alleanza terapeutica: ad es. l’approccio strategico e quello comportamentale puntano molto sul fattore specifico, ovvero quello di tipo tecnico
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La relazione terapeutica: ovvero l’alleanza terapeutica
L’alleanza terapeutica crea le condizioni del cambiamento terapeutico Il cambiamento terapeutico avviene grazie all’utilizzo della mentalizzazione, ovvero nell’ entrare in uno stato di sincronia tra stato cognitivo e stato emozionale (now moment,parlare chiaro..) Questo stato di sincronia è favorito dall’attivazione del sistema motivazionale cooperativo
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Sistemi motivazionali e mentalizzazione
Sistema motivazionale/attenzione sistema emotivo dell’altro sistema emotivo proprio sistema cognitivo dell’altro sistema cognitivo proprio cooperativo si rango no accudimento attaccamento
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L’alleanza terapeutica
L’alleanza terapeutica presuppone una relazione cooperativa tra terapeuta e famiglia L’alleanza terapeutica si costruisce: non è un dato di partenza. video 7 In effetti, la famiglia che entra in terapia parte dal presupposto che, se c’è un problema, c’è una causa, quindi una responsabilità, pertanto una colpa e un “colpevole”. video 1 video 4 In genere, tutti rifuggono dalla colpa, semmai la scaricano su altri partecipanti alla terapia (familiari o terapeuti)
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Il senso di colpa In occidente il senso di colpa ha un valore individuale e si esprime attraverso un vissuto interiore In oriente ha un valore nei confronti del gruppo di appartenenza In altre parole il pensiero occidentale contempla una causalità lineare, quello orientale circolare In occidente la psicoterapia lavora sul sé, in oriente esistono soprattutto le pratiche filosofiche (buddismo, Zen, Yoga ecc.) che hanno per obiettivo la trascendenza del sé
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Tipologie di relazioni terapeutiche
1 Sintomo non problematizzato (difesa della famiglia dalla colpa e ricerca esterna) La famiglia pur seguendo le indicazioni dell’inviante, non problematizza il sintomo: “Per noi non c’è problema” (pur riconoscendo che l’inviante problematizza l’esistenza di un sintomo), La famiglia si trova nel contesto terapeutico senza averlo davvero voluto e quindi intende definire che non è subordinata al terapeuta. La relazione terapeutica (terapeuta-famiglia-inviante) rischia di attivarsi nella cornice motivazionale dominanza-subordinazione = rango Il terapeuta si trova in un potenziale doppio legame: “Se mi schiero dalla parte della famiglia (cooperazione), mi metto contro l’inviante (rango) e non posso fare terapia” “Se mi schiero dalla parte dell’inviante (cooperazione) mi metto contro la famiglia (rango) e così vengono meno i requisiti motivazionali per intraprendere una terapia” In questi casi diventa importante riuscire a coinvolgere l’inviante
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Tipologie di relazioni terapeutiche
Sintomo vissuto come di natura individuale (difesa della famiglia dalla colpa) La famiglia, pur riconoscendo l’esistenza di un sintomo, non lo addebita alle relazioni familiari “Nella famiglia va tutto bene”, ma ad una peculiarità del portatore del sintomo. Video 2 Video 3 La famiglia si trova nel contesto terapeutico senza averlo davvero voluto, probabilmente agisce in un’ottica di causalità lineare, quindi antitetica a quella del terapeuta, per cui questa differenza tra terapeuta e famiglia favorisce l’attivazione della relazione di rango. Il terapeuta si trova in un potenziale doppio legame: “Se cerco di fare terapia familiare mi metto contro (rango) la famiglia “Se mi alleo con la famiglia, ovvero condivido (cooperazione) le loro premesse non ha senso fare terapia In questi casi diventa importante utilizzare modalità come l’esternalizzazione, per allearsi con la famiglia intera (cooperazione) contro il sintomo esternalizzato VIDEO 5
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Tipologie di relazioni terapeutiche
2 Lotta per la definizione di chi è responsabile del sintomo (ricerca del colpevole entro la famiglia) La famiglia si suddivide in fazioni (rango) e ognuna di queste cerca una coalizione con il terapeuta contro le altre al fine di attribuire la responsabilità del sintomo: “E’ colpa tua…no è colpa tua” Il terapeuta si trova in una situazione di potenziale doppio legame: “Se mi schiero da una parte della famiglia (cooperazione), mi metto contro l’altra parte (rango) e non posso fare terapia della famiglia; se mi schiero dall’altra parte ugualmente non posso fare terapia” La posizione di neutralità del terapeuta viene fortemente sollecitata
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Come costruire l’alleanza terapeutica
L’ alleanza terapeutica, che qui si intende tra terapeuta e famiglia ma anche tra i membri familiari, può essere favorita attraverso: La ricerca e valorizzazione di una contesto relazionale collaborativo Il mantenimento di una posizione neutrale (Team Milano), ovvero non favorire l’attribuzione di colpa L’ esternalizzazione del sintomo (White), ovvero evacuare la colpa L’ uso del metodo trigenerazionale” (Bowen), ovvero lo spostamento/diluizione della colpa
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Come costruire l’alleanza terapeutica
La naturalizzazione del problema/difficoltà La naturalizzazione consiste nel rinunciare ad eliminare il problema/difficoltà, ma accettarlo o gestirlo Es. l’autismo: in passato era attribuito alla mamma frigorifero (colpevolizzazione), oggi è attribuito alla biologia
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Naturalizzazione e ambito sociale
La naturalizzazione può costituire una risorsa anche in ambito extraclinico, come quello sociale Es. l’anafalbetismo dei bambini provenienti da ceti meno abbienti, l’handicap, i disturbi di apprendimento, i bambini con bisogni evolutivi speciali (BES)…
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I bambini diversi/problematici a scuola
La legge Coppino (1877) istituisce l’istruzione obbligatoria da 6 a 9 anni; l’ Art. 34 della costituzione italiana (1947) definisce l’innalzamento dell’obbligo scolastico ad 8 anni risolve (o comunque riduce) l’analfabetismo dei meno abbienti apre il problema dei soggetti diversamente abili che non possono fruire adeguatamente di questa opportunità
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I bambini diversi/problematici a scuola
La legge 104/1992 istituisce l’opportunità di integrazione dei soggetti diversamente abili (abolizione delle classi speciali e introduzione dell’insegnante di sostegno) risolve (o comunque riduce) il problema dell’integrazione dei soggetti diversamente abili apre il problema dei soggetti che, pur non diversamente abili, non apprendono come ci si attende
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I bambini diversi/problematici a scuola
La legge 170/2010 istituisce le misure compensative e dispensative a favore dei soggetti con disturbi specifici di apprendimento (DSA) risolve (o comunque riduce) i disagi dei soggetti DSA apre il problema dei soggetti non DSA con difficoltà di apprendimento
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I bambini diversi/problematici a scuola
La direttiva Miur (2012) definisce le misure di inclusione dei soggetti con Bisogni Educativi Speciali (B. E. S.) risolve (o comunque riduce) i disagi dei soggetti B.E.S. - apre il problema dei fannulloni o bamboccioni?
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Teoria evoluzionistica-cognitiva della motivazione
Primo livello (Complesso R o Cervello rettiliano) – individualità Motivazioni omeostatiche, predazione, raccolta Motivazioni territoriale, esploratoria e sessuale Motivazione difensiva (attacco-fuga) Secondo livello (Sistema Limbico o Paleocortex) socialità • Motivazioni sociali (attaccamento; accudimento; dominanza- subordinazione = rango; accoppiamento sessuale; cooperazione fra pari; gioco sociale come variante alla cooperazione e al rango) Terzo livello (Neocortex) Intersoggettività • Motivazioni conoscitive superiori ( costruzione di significati)
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La dimensione intersoggettiva (sistema limbico)
•Rango definizione della dominanza o subordinazione attraverso l’aggressività competitiva Attivazione: percezione che una risorsa ambientale è limitata; segnali di sfida emessi da un membro del gruppo sociale. Sequenze emozionali tipiche: vincente: collera, paura, vergogna, resa (umiliazione), tristezza per la sconfitta perdente: collera senso di orgoglioso trionfo, disprezzo per la sconfitto
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La dimensione intersoggettiva (sistema limbico)
• Cooperazione fra pari obiettivo comune perseguito congiuntamente, condivisione dell’attenzione Attivazione: invito a condividere l’interesse per qualche aspetto della realtà Sequenze emozionali tipiche: sentimento piacevole di condivisione, di interesse, fiducia, gioia per il raggiungimento congiunto di un obiettivo, sentimento di lealtà colpa per averlo tradito oppure dolore mentale e collera per aver subito il tradimento
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