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MOBILITÀ URBANA E METROPOLITANA: STRATEGIE POSSIBILI E MITI DA SFATARE

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Presentazione sul tema: "MOBILITÀ URBANA E METROPOLITANA: STRATEGIE POSSIBILI E MITI DA SFATARE"— Transcript della presentazione:

1 MOBILITÀ URBANA E METROPOLITANA: STRATEGIE POSSIBILI E MITI DA SFATARE
Marco Ponti – Politecnico di Milano

2 Il problema del traffico non è risolvibile
Il problema del traffico non è risolvibile. Ma bastano successi modesti, purchè stabili (curva di deflusso). L’ambiente urbano è migliorato, e le tasse “internalizzano” molto di più che in altri settori Intervenire sulla congestione è socialmente difficile (vittimizzazione degli automobilisti)

3 La soluzione tecnica è semplice, ma non c’è volontà politica di attuarla: dare le multe per la sosta “all’americana” (Caso AN). Dati i problemi di consenso, occorre enfatizzare gli interventi positivi, e “gradualizzare” e annunciare gli interventi repressivi (numeri per Milano) Coccodrillismo sindrome diffusa ma conveniente

4 Le corsie riservate: utili se estese, non come adesso, e in futuro a pagamento.
Per estensione, i tunnel stradali urbani non sono affatto da demonizzare: economia, ambiente, congestione. Nelle grandi città, il taxi è da valorizzare con una liberalizzazione seria.

5 L’arredo urbano per la viabilità è strumento essenziale: insieme alla repressione delle soste vietate, può aumentare molto la capacità della rete Le politiche di “park pricing” sono più semplici e socialmente accettate di quelle di “road pricing”, ma devono riguardare anche i residenti Ma lo scandalo maggiore è nella gestione del TPL(“iper-coccodrillismo”)

6 Le gare fatte per finta sono una vergogna, e i costi del servizio rispetto all’estero sono altissimi
Finalmente si muove l’Antirust, ma i governi centrali e locali sono uniti nella lotta (specialmente quelli di centro-destra) Spendere soldi pubblici è più facile che risparmiarli: tutti chiedono tram e metropolitane, tanto paga qualcun altro

7 A scala metropolitana, cioè in aree non iper dense, il problema cambia radicalmente, come evidenzia l’IPCC: il cambio modale è un mito costoso La strategia di spesa per trasporti pubblici, necessariamente centripeti, genera essenzialmente trasferimenti alla rendita, e a classi di reddito medio-alte (cfr. Parigi). Le categorie “blue collar” sussidiano con le imposte sui carburanti le categorie “white collar” che lavorano in centro e usano il TPL

8 Le conclusioni possibili devono inquadrarsi in un minimo di teoria: “finanza derivata” e “cattura” dei decisori pubblici. Che fare? Tasse di scopo all’americana e/o trasferimenti “non earmarked” Ma il consenso “bipartisan” a chiedere più soldi allo stato, e a non toccare gli interessi costituiti non consente facili ottimismi….


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