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PubblicatoMariana Natale Modificato 6 anni fa
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O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz'acqua.
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Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all'ombra delle tue ali. A te si stringe l'anima mia: la tua destra mi sostiene. (Salmo 63)
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Nella vita bella e piena ma anche tumultuosa e affollata di ogni giorno, guidati da un profondo desiderio interiore possiamo fare uno spazio di pausa e di ascolto:
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ecco le mani che si allargano a creare ampiezza, disponibilità, a custodire possibilità di ricerca, ad aprire possibilità di accoglienza.
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E in questo spazio, pazientemente e ripetutamente aperto scaturisce
la possibilità di ascoltare una parola-presenza divina che si offre a noi silenziosamente e fedelmente ogni giorno.
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Questa presenza divina accolta
agisce in noi mettendo in armonia tutto ciò che ci abita: il luminoso, l’oscuro, l’amore e l’energia vitale. Queste mani aperte allora diventano capaci di donare a Dio tutto ciò che noi siamo.
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Ecco che per effetto di questo dono-accoglienza scambievole parte della luce che ci attraversa può uscire da noi e creare dei lampi di luce a illuminare la realtà che ci circonda.
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