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Stabilizzazione II La politica fiscale.

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Presentazione sul tema: "Stabilizzazione II La politica fiscale."— Transcript della presentazione:

1 Stabilizzazione II La politica fiscale

2 Regole di politica economica o discrezionalità?
Il problema: Come può la politica macroeconomica minimizzare la perdita di welfare generate dalle fluttuazioni di prodotto e inflazione? I TEMI Se la politica monetaria è lo strumento preferito dal policy maker per stabilizzare il ciclo economico, perchè la politica fiscale ha ancora un ruolo importante? Regole di politica economica o discrezionalità? Politica fiscale e problemi di finanziamento L’analisi della variazione del debito

3 L’importanza della PF Tre ragioni principali:
1) quando la crisi è globale le politiche fiscali discrezionali coordinate costituiscono una leva importante in luogo di una politica monetaria diventata inefficace (ZLB) 2) le regole automatiche (stabilizzatori automatici, es. interventi di welfare) possono isolare gli effetti di shock su AD 3) le politiche fiscali possono influire sull’accumulo del debito di un paese

4 Discrezionalità o regole?
Esempi di regole di politica economica: aliquote di imposte, sussidi automatici (sussidi di disoccupazione, trasferimenti alla famiglia) Politica discrezionale: I Policy makers non seguono una regola prefissata; reagiscono a situazioni specifiche utilizzando le informazioni rilevanti disponibili. POLITICHE DI STABILIZZAZIONE DEL CICLO

5 REGOLE VERSUS DISCREZIONALITA’
I CASI DI APPLICAZIONE DELLE REGOLE: ● Le regole di politica assicurano una maggiore credibilità che il policy maker si attenga al vincolo di bilancio. ● Le regole aiutano anche ad assicurare che gli errori di previsione minimizzino le perdite di welfare, garantendo alla politica economica una maggiore capacità di previsione I CASI A FAVORE DEGLI INTERVENTI DISCREZIONALI: ● La discrezionalità garantisce una maggiore flessibilità, permettendo ai policy maker di reagire immediatamente alle situazioni particolari che la regola non è in grado di prevedere, però Trade-off tra credibilità e flessibilità Se consideriamo la regola di Taylor per la politica monetaria, ad es., questo non esclude che vi siano comunque interventi ad hoc. Sicuramente la politica di stabilizzazione è basata sulle regole.

6 Gli obiettivi della Politica fiscale
Oltre a provvedere a ridurre le oscillazioni del ciclo economico, la politica fiscale ha anche altri obiettivi: Redistribuzione del reddito (entrate con T e spesa G con scopi redistributivi): un modo per ottenere i risultati più efficaci sono le imposte progressive sul reddito o schemi di welfare Allocazione delle risorse: se ne altera l’allocazione per determinare un maggior livello di benessere attraverso incentivi (R&D, energie rinnovabili…) disincentivi (tassazione di combustibili inquinanti, sigarette, alcool…) Produzione di beni pubblici (non escludibili e non rivali: difesa, riduzione inquinamento, ecc) o meritori (istruzione, sanità…)

7 La politica fiscale discrezionale
Per capire il livello di efficacia della politica fiscale occorre conoscere: La situazione iniziale (es. recessione o equilibrio) Il modello impiegato Il periodo di riferimento (breve o medio periodo) La trasmissione degli effetti fiscali (qui vediamo G) avviene via moltiplicatori (di breve o medio periodo)

8 I CANALI DI TRASMISSIONE Della Politica Fiscale
(un semplice esempio) 1 Y = A a < 1 1 - c *a(t, tc, tw) Pressione fiscale In generale gli effetti delle variabili fiscali possono essere rappresentati da questa espressione, ove A rappresenta le componenti autonome della domanda e a una variabile, funzione di tutti i parametri fiscali, vale a dire le aliquote delle diverse imposte (t=imposte dirette sul reddito; tc=imposte sui consumi (IVA); tw=imposte sulla ricchezza) , il cui valore risulta essere inferiore all’unità e che diminuisce all’aumentare delle aliquote

9 I CANALI DI TRASMISSIONE
Esempio: Imposta diretta T = tY Y = A 1 - c (1- t) 1 a = 1-t < 1 Esempio: Imposta indiretta Tc = tcpC Y = A 1 – c/(1+tc) 1 a = 1- 1/(1+tc) < 1 In generale gli effetti delle variabili fiscali possono essere rappresentati da questa espressione ove A rappresenta le componenti autonome della domanda e h una variabile, funzione di tutti i parametri fiscali, vale a dire le aliquote delle diverse imposte, il cui valore risulta essere inferiore all’unità e che diminuisce all’aumentare delle aliquote Nella parte inferiore è rappresentato il caso, già visto dell’imposta proporzionale al reddito)

10 FLESSIBILITÀ AUTOMATICA DEL BILANCIO
Il saldo del bilancio pubblico è influenzato dal livello dell’attività economica. Maggiore attività economica genera maggiori entrate e minori spese (sussidi di disoccupazione) e quindi minori disavanzi Nel breve periodo il moltiplicatore è determinato dalla variazione di G, per cui: ∆𝑦= 1 1−𝑐(1−𝑡) ∆𝐺=𝑘∆𝐺 con 0≤c≤1 e 0≤t≤1 Leggere con riferimento ai nostro modelli…. Moltiplicatore k>1

11 Vediamo due scenari a confronto:1) 𝐺 ↑ : (1) forte shock negativo su 𝐴𝐷 shock & ZLB; (2) obiettivo del governo 𝑦 𝐻 > 𝑦 𝑒 . (1) Forte recessione: forte shock negativo su 𝐴𝐷 (da 𝐴 a 𝐴′) → 𝐼𝑆 vs sx → l’economia passa da ‘A’ a ‘B’ . Trappola della liquidità e PM inefficace → Regola di Politica fiscale ( 𝑃𝑅 sostituisce MR ). ora π< π 𝑇 , l’ideale 𝑦−gap è dato da ‘C’ (in 𝑦 1 ) → Gov. aumenta la spesa a 𝐺 1 →𝐼𝑆 trasla in 𝐼𝑆( 𝐴 ′ , 𝐺 1 ). Da ‘C’, 𝐺 si reduce gradualmente fino a raggiungere ‘A’ (𝑀𝑅𝐸). Valore di k> 1: 𝜟 𝒚=𝒌 𝜟 𝑮 nuovo 𝑀𝑅𝐸 : 𝑟 𝑆 invariato, ma 𝐺 ′ più elevate, mentre la spesa autonoma 𝐴 ′ è più bassa. Nota: Δ 𝐺= 𝐺 ′ −𝐺=( 𝑦 𝑒 − 𝑦 0 )/𝑘=Δ𝑦/𝑘. quando lo shock su 𝐴𝐷 è riassorbito (cioè 𝐴′ aumenta fino ad 𝐴), lo stimolo fiscale 𝐺 ′ sarà ridotto per ottenere 𝑦=𝑦 𝑒 .

12 Obiettivo: aumento della produzione oltre il livello di equilibrio di trend
(2) Target ambizioso per 𝑦 (HP 𝑃𝑀 n𝑜𝑛 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑓𝑒𝑟𝑖𝑠𝑐𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑎 𝑃𝐹) Inizialmente in A 𝑀𝑅𝐸 ‘A’ → 𝑃𝑅 𝑠𝑖 𝑠𝑝𝑜𝑠𝑡𝑎 𝑖𝑛 𝑦 𝐻 > 𝑦 𝑒 con target di inflazione a π 𝑇 ′. Per raggiungere il punto desiderato ‘B’, il Gov. aumenta la spesa a 𝐺 1 . ‘B’ non è 𝑀𝑅𝐸 → π> π 𝐸 = π 𝑇 → Backward- looking π 𝐸 diventa π 𝑇 ′ → 𝑃𝐶 si sposta in altro nel periodo successivo. Gov. raggiunge il punto desiderato ‘C’ ma, 𝑦> 𝑦 𝑒 ! 𝑃𝐶 si sposta ancora vs altro. Il processo continua fino a 𝑀𝑅𝐸 in ‘D’ → output ritorna a 𝑦 𝑒 , ma l ′ inflazione è salita a π 1 → Gov. sta peggio che in ‘A’ → Per tornare in ‘A’, si incorre in costi da inflazione. Moltiplicatore di medio periodo = 0. Nessun miglioramento in y dopo l’aggiustamento.

13 Moltiplicatore di bilancio in pareggio
La spesa aggiuntiva viene finanziata con tassazione: non si registrano deficit nel breve, quindi il moltiplicatore della spesa pubblica=1 (Δy/ ΔG=1), questo risultato dipende dal fatto che i contribuenti hanno la stessa propensione al consumo dei destinatari della redistribuzione delle tasse attraverso la spesa (i fornitori di beni e servizi) e la variazione iniziale di G induce un extra-reddito e una maggiore produzione: il consumo aggregato non cambia. Risultato molto importante, poiché in una situazione di profonda crisi economica e con trappola della liquidità si può utilizzare questo risultato a scopi espansivi. Qual è quindi la reale dimensione del moltiplicatore fiscale? Come si è visto negli esempi precedenti di variazione di G, dipende dalla situazione di contesto. Il dibattito recente si sviluppa in due grandi filoni: il primo guarda alle caratteristiche del contesto economico (k maggiore in paesi avanzati ed in economie chiuse; nullo con cambi flessibili ed elevato con cambi fissi; negativo in paesi con elevato indebitamento); il secondo guarda alle fasi del ciclo (più elevato durante le crisi e minore in espansione -0.5)

14 INTERVENTI DISCREZIONALI: Il problema dei ritardi
Intervento discrezionale Ymax Y Ymin ritardo di realizzazione t t2 t3 t4 t1 ritardo di efficacia ritardo di identificazione

15 Commento alla figura precedente
In alternativa agli stabilizzatori automatici, gli interventi discrezionali sono suscettibili di richiedere vari lags prima di risultare efficaci. Da un punto di vista logico possiamo distinguere tre tipi di ritardi: Il primo ritardo, nella figura t1-t2, è il cosiddetto ritardo di identificazione, e indica il lag necessario a percepire l’opportunità di una manovra correttiva. t2- t3 = ritardo di realizzazione, cioè il periodo che intercorre prima che il policy maker possa intervenire (emanazione di decreto di modifica spese o imposte ecc.) t3-t4 = ritardo di efficacia, cioè il ritardo con cui le misure adottate manifestano i loro effetti. La struttura dei ritardi è tale da rendere elevato il rischio che quando le misure intraprese risultano efficaci, la fase ciclica sia già cambiata. Ad esempio, nel grafico si può osservare come le misure inducono gli effetti desiderati solo quando il ciclo è diventato crescente. Le politiche di stabilizzazione automatica hanno il pregio di eliminare i primi due ritardi, rendendo minore tale rischio, anche se pagano il prezzo della minor selettività dell’intervento.

16 FLESSIBILITÀ AUTOMATICA DEL BILANCIO
Consideriamo solo il deficit primario I concetti di bilancio che possiamo considerare sono il bilancio strutturale aggiustato per il ciclo o quello derivante dalle politiche discrezionali ed esprimibile come: 𝑮 𝒚 𝒆 −𝑻 𝒚 𝒆 ≡ 𝑮 𝒚 𝒕 −𝑻 𝒚 𝒕 −𝜶( 𝒚 𝒆 − 𝒚 𝒕 ) Una relazione molto semplice da comprendere, ma importante. Molto spesso i governi nell’impostare le manovre di finanza pubblica tendono a dimenticare la lezione che deriva da questa osservazione. Si aumentano le imposte e si riducono le spese per sanare il disavanzo pubblico e poi, a posteriori, ci si accorge che il risultato è stato inferiore alle aspettative. Molto spesso ciò dipende dal fatto che le politiche restrittive hanno ridotto l’attività economica e quindi i gettiti delle imposte. Ciò che si è guadagnato con le misure discrezionali in parte è andato perduto per effetto della flessibilità automatica. Ma passiamo ora illustrare il concetto di stabilizzatore automatico…. Stabilizzatori automatici

17 STABILIZZATORI AUTOMATICI
Sono quindi parametri del sistema fiscale (aliquote di imposte, sussidi automatici) che hanno un effetto di stabilizzazione del ciclo automatico, perché agiscono senza bisogno di interventi discrezionali Hanno quindi l’effetto di ridurre il moltiplicatore. Un esempio per la situazione italiana prima della crisi: in assenza di stabilizzatori, con una propensione marginale al consumo pari al 72% il moltiplicatore è pari ad es. a 3,57 con parametri fiscali (aliquote) dell’ordine di grandezza di quelli dell’economia italiana pre-crisi, il moltiplicatore è pari a 1,72 .. Ma cosa intendiamo per stabilizzatore possiamo vederlo bene con una figura...

18 STABILIZZATORI AUTOMATICI
Ymax Y Y=Ye + dA/(1-c) Y=Ye + dA/(1-c(1-t)) α Y=Ye Y=Ye - dA/(1-c(1-t)) Y=Ye - dA/(1-c) Ymin t2 t0 t1 t

19 La risposta di deficit strutturali di bilancio
All’OUTPUT GAP atteso

20 Stabilizzatori e politica fiscale strutturale
Quando le regole sono fissate, gli shock economici possono essere corretti solo da interventi discrezionali su t e g Altrimenti, ed è l’ipotesi della Taylor rule, che abbiamo già esaminato, occorre calibrare a, cioè cambiare le regole, per garantire il bilancio in pareggio Quindi se si usa normalmente per la stabilizzazione ciclica la politica discrezionale, occorrerà aumentare gli stabilizzatori automatici Tra questi possiamo però includere anche l’effetto di i che non dipende dalla politica fiscale, ma da quella monetaria

21 Stabilizzatori all’opera in GB
Di solito deficits ↑ → Debito/ PIL ↑; Negli anni ‘70 debito/ PIL ↓ → spazio per π (𝑒𝑙𝑒𝑣𝑎𝑡𝑎↓ debito).

22 Il problema dell’accumulo del debito pubblico
Debt Dynamics L’identità di bilancio: 𝐺 𝑡 𝑖 𝑡 𝐵 𝑡−1 ≡ 𝑇 𝑡 + Δ 𝐵 𝑡 + Δ 𝑀 𝑡 (in termini nominali). L’equazione dinamica del debito che indica la sua variazione nel tempo 𝜟𝒃=𝒅+ 𝒓− 𝜸 𝒚 𝒃. Deriva dal considerare: Astrazione rispetto a M (BC independente), 𝐺+𝑖 𝐵 −1 =𝑇+Δ𝐵. Riarrangiando, *Δ𝐵= 𝐺−𝑇 +𝑖 𝐵 −1 * → Variazione del debito ≡ deficit di bilancio. Definiamo il tasso del debito su PIL≡𝑏≡ 𝐵 −1 𝑃𝑦 & 𝑑𝑒𝑓𝑖𝑐𝑖𝑡 𝑃𝐼𝐿 =" Δ𝐵 𝑃𝑦 ≡∗ 𝐺−𝑇 𝑃𝑦 + 𝑖 𝐵 −1 𝑃𝑦 ∗≡𝑑+𝑖𝑏“ [▼]; 𝑑 è il tasso del deficit primario/ PIL. Definizione: 𝐵≡𝑏𝑃𝑦 → il differenziale totale è, Δ𝐵≈𝑃𝑦Δ𝑏+𝑏𝑦Δ𝑃+𝑏𝑃Δ𝑦. Dividendo per 𝑃𝑦, Δ𝐵 𝑃𝑦 = 𝑏Δ𝑃𝑦 𝑃𝑦 + 𝑏Δ𝑦𝑃 𝑃𝑦 + Δ𝑏𝑃𝑦 𝑃𝑦 =𝑏π+𝑏 𝛾 𝑦 +Δ𝑏 [♦]; 𝛾 𝑦 = Δ𝑦 𝑦 Sostituendo [▼] nella [♦] e riarrangiando, Δ𝑏=𝑑+ 𝑖−π− 𝛾 𝑦 𝑏 Applicando l’equazione di Fisher (𝑟=𝑖−π) → "𝜟𝒃=𝒅+ 𝒓− 𝜸 𝒚 𝒃" Spesa pubblica interessi tasse Nuovi titoli Nuova moneta

23 Modelling: Debt Dynamics
𝜟𝒃=𝒅+ 𝒓− 𝜸 𝒚 𝒃 : 2 cases → (i) 𝒓> 𝜸 𝒚 and (ii) 𝒓< 𝜸 𝒚 . Case 1: 𝒓> 𝜸 𝒚 (real int. rate above growth rate)

24 Modelling: Debt Dynamics
Case 1 (𝑟> 𝛾 𝑦 ): Upward-sloping phase line → Debt to GDP ratio (𝑏) is rising unless there is a primary budget surplus (𝑑<0). Intuition: 𝑟> 𝛾 𝑦 → int. payments rising faster than GDP → Debt burden ↑; Need primary surplus for Δ𝑏=0. Fig 14.3 a.: Primary deficit → Econ. moves N.East along line → 𝑏↑ with each period of a deficit. Fig 14.3 b.: Primary surplus If at ‘A’ → Surplus large enough to offset 𝑟> 𝛾 𝑦 → 𝑏↓ each period (Moves SWest). At ‘B’ → Effect of 𝑟> 𝛾 𝑦 exactly offset by primary surplus → 𝛥𝑏=0 (But unstable point → a slight deviation triggers an ever-rising/ falling 𝑏). At ‘C’ → Ever-increasing debt ratio (𝑏). Nota: un surplus di bilancio surplus può mantenere 𝒃 costante ma non può ridurre l’effetto della relazione sottostante (determinate da 𝒓 e 𝜸 𝒚 ).

25 Modelling: Debt Dynamics
Case 2: 𝒓< 𝜸 𝒚 (real int. rate below growth rate)

26 Modelling: Debt Dynamics
Case 2 (𝑟< 𝛾 𝑦 ): Growth of econ. sufficient to reduce impact of int. payments on the debt burden → ∴ Some primary deficit is consistent with Δ𝑏=0. Fig 14.4 a.: At ‘C’, debt ratio is rising (Economy moves S.East) → when ‘B’ is reached, 𝛥𝑏=0 (Stable point → Econ. moves back to ‘B’ after any deviation) Fig 14.4 b.: Primary surplus, gov’t will end up with negative public debt (𝑏<0, Gov’t is a net holder of private sector financial assets). Comparing Stable & Unstable Equilibria – points ‘B’ in Fig 14.3 b. and 14.4 a. Fig 14.3 b.: 𝑟> 𝛾 𝑦 → when there is a small increase in 𝑏, the interest burden of debt reinforces the increase in 𝑏. (unstable equilibrium) Fig 14.4 a.: 𝑟> 𝛾 𝑦 → the increase in 𝑏 is dampened because 𝑦 grows faster. (stable equilibrium)

27 Modelling: Debt Dynamics Scenario analysis – Fig. 14.5 a. (below):
Initially at ‘A’, primary deficit (𝑑>0) and 𝑟< 𝛾 𝑦 . But shock to 𝑟 and/or 𝛾 𝑦 → now, 𝑟< 𝛾 𝑦 → New upward-sloping phase line → Economy jumps to ‘B’ → 𝑏 rises without limit unless 𝑟, 𝛾 𝑦 or 𝑑 changes.

28 Modelling: Debt Dynamics Fig 14.5 b. (below): 𝐹𝑃 shifts.
Same as before, but as soon as 𝑟< 𝛾 𝑦 occurs, gov't tightens 𝑭𝑷 (↑ 𝑇 and/ or ↓ 𝐺) → If tightening is instantaneous, econ. moves from ‘A’ to ‘C’ and 𝒃 will be constant (but unstable).

29 Gli effetti su PIL e debito


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