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Paolucci, Signorini La storia in tasca

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Presentazione sul tema: "Paolucci, Signorini La storia in tasca"— Transcript della presentazione:

1 Paolucci, Signorini La storia in tasca
Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento Volume 4 1. La rivoluzione industriale 2. L’età dell’Illuminismo 3. La rivoluzione americana: nascono gli Stati Uniti 4. La rivoluzione francese Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013

2 Capitolo 4 La rivoluzione francese
Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013

3 La società francese alla vigilia della rivoluzione
Negli ultimi decenni del Settecento la Francia contava intorno a 26 milioni di abitanti, distinti convenzionalmente in tre ordini: clero, nobiltà e terzo stato. Il paese era la seconda potenza mondiale dopo l’Inghilterra. Tuttavia lo Stato era in deficit: nel 1788 le uscite superavano del 20% le entrate e le condizioni di vita del terzo stato, che rappresentava il 98% della popolazione, erano disastrose. - Clero e nobiltà uniti insieme non raggiungevano nemmeno il 2% dell’intera popolazione, ma possedevano almeno un terzo di tutte le proprietà terriere, erano esenti dal pagamento di molte tasse – il clero addirittura di tutte – e godevano di svariati privilegi. - Anche i vescovi e gli abati, che formavano l’alto clero, erano di origine aristocratica e possedevano terre e castelli, invece i parroci e quasi tutti i monaci, cioè il basso clero, non erano nobili e conducevano un’esistenza modesta e a volte povera. - Il terzo stato comprendeva varie categorie di persone: un piccolo numero di ricchi borghesi, di intellettuali, di professionisti (giudici, avvocati …), poi il popolo delle città (artigiani, bottegai, lavoranti di bottega, pochi operai) e infine tutti gli abitanti delle campagne (contadini, piccoli proprietari, braccianti, pastori), che costituivano la gran massa della popolazione. - In Francia la maggioranza dei contadini viveva in condizioni di povertà, anche se parecchi di loro erano proprietari della terra che coltivavano. I contadini pagavano allo Stato la taglia (una tassa che diventava sempre più dura), alla Chiesa la decima (cioè la decima parte dei raccolti), ai signori locali tributi feudali di vario genere. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013

4 Luigi XVI convoca gli Stati generali
Per far fronte alla crisi finanziaria francese, Luigi XVI decise di imporre tasse anche alle classi sociali privilegiate ma il suo intento fallì e decise perciò di convocare gli Stati generali, un’assemblea straordinaria alla quale i re assoluti di Francia non avevano più fatto ricorso da quasi due secoli. Dopo le votazioni risultarono eletti un migliaio di deputati, di cui poco più della metà rappresentava il terzo stato. Tutti i rappresentanti del terzo stato erano borghesi, in prevalenza avvocati. Nessun contadino, nessun artigiano era fra loro. - Inizialmente l’annuncio della prossima convocazione degli Stati generali suscitò in Francia grandi speranze. Si tennero comizi e assemblee e i sudditi francesi, su invito del re, poterono esprimere le loro proteste in migliaia di lettere destinate al sovrano, i cosiddetti cahiers de doléances. - Le attese dei vari gruppi sociali erano però molto diverse. Gli aristocratici volevano indebolire l’assolutismo del re per rafforzare il proprio potere; la maggioranza dei borghesi si proponeva di trasformare la Francia in una monarchia costituzionale, in cui fosse abolito il privilegio nobiliare; i contadini volevano soprattutto essere liberati dall’oppressione feudale dei «signori». Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013

5 Si forma l’Assemblea costituente
Gli Stati generali si riunirono solennemente nel maggio Subito però sorsero contrasti sul sistema di votazione così i rappresentanti del terzo stato decisero di procedere per proprio conto: si proclamarono Assemblea nazionale e cominciarono a deliberare come se fossero i rappresentanti di tutta la nazione. Il re e i nobili cercarono di ostacolarli ma i deputati del terzo stato giurarono di non sciogliere l’assemblea detta ormai Assemblea costituente in quanto aveva il compito di stilare la nuova costituzione. - Il re e i nobili cercarono di ostacolare i deputati dell’Assemblea nazionale e fecero sbarrare la porta della sala delle adunanze. Ma i deputati del terzo stato si trasferirono in un altro locale, destinato al gioco della pallacorda, e qui giurarono di non sciogliere l’assemblea finché non fosse stata votata una nuova costituzione per la Francia. L’accordo prese il nome di giuramento della pallacorda. - Ai deputati del terzo stato si aggiunsero i rappresentanti del clero, tranne una minoranza, e una cinquantina di nobili. A questo punto, anche i rappresentanti più ostinati della nobiltà e del clero dovettero unirsi, su invito del re, all’Assemblea nazionale che prese il nome, appunto, di Assemblea costituente. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013

6 La presa della Bastiglia: cade la prigione di Stato
Il 14 luglio 1789, proprio il giorno in cui il prezzo del pane raggiunse il livello più alto, una folla composta da bottegai, soldati, salariati e da molti artigiani prese d’assalto il carcere della Bastiglia che rappresentava per il popolo il simbolo del potere assoluto, vi penetrò a forza, lo distrusse e liberò i prigionieri (pochi, in verità) che vi erano rinchiusi. - Il re, col pretesto di mantenere l’ordine nella capitale, faceva concentrare truppe armate a Parigi e a Versailles. - I parigini erano già inaspriti dalla carestia e dal carovita. Per loro, l’arrivo dei soldati fu la prova che il re e i nobili volevano tentare un colpo di mano contro l’Assemblea e la città. Perciò pensarono a difendersi e si impadronirono di armi, saccheggiando caserme e negozi di armaioli. - Un comitato rivoluzionario si impadronì del comune di Parigi e, a difesa dell’Assemblea, si formò spontaneamente un corpo militare di cittadini volontari: la guardia nazionale. - La bandiera francese fu cambiata: al bianco, che era il colore della monarchia, si aggiunsero il rosso e l’azzurro del comune di Parigi. Una coccarda tricolore, appuntata sul berretto, divenne il distintivo dei rivoluzionari. - Da Parigi l’insurrezione si estese a molte altre città. Dappertutto i borghesi formarono comitati rivoluzionari e arruolarono reparti di guardie nazionali: così all’esercito del re si affiancarono i cittadini in armi. - I contadini credettero giunto il momento di farsi giustizia da sé contro gli odiati signori: presero d’assalto castelli e abbazie, bruciarono i registri che attestavano i loro obblighi feudali e rifiutarono di pagare le tasse e le decime sui raccolti. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013

7 La fine del regime feudale e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino
L’Assemblea costituente, la notte del 4 agosto 1789, proclamò la fine del regime feudale e abolì decime, corvé e servitù personali. Poi, sull’esempio degli Stati Uniti d’America, approvò una Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto), in cui si proclamava che tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge (tutti pagano le tasse; uffici e cariche sono aperti a tutti) e hanno diritto alla proprietà privata, alla sicurezza e alla libertà di parola, di stampa e di opinione. - Il re rifiutava di approvare i decreti dell’Assemblea e si mostrava ostile alla rivoluzione. - Le donne di Parigi, la mattina del 5 ottobre 1789 marciarono su Versailles e si presentarono minacciose al palazzo reale. Le seguirono, poche ore più tardi, alcune migliaia di guardie nazionali e un altro corteo di popolani armati. Messo alle strette, il re approvò i decreti e fu costretto a trasferirsi a Parigi, nel castello delle Tuileries, dove il popolo avrebbe potuto più facilmente tenerlo d’occhio. - Dopo i fatti d’ottobre molti aristocratici non si sentirono più sicuri e decisero di fuggire all’estero, sia per salvarsi la vita, sia per trovare nelle monarchie straniere aiuti contro la Francia rivoluzionaria. - Intanto la situazione finanziaria del paese non aveva fatto che peggiorare. Per raccogliere denaro e risolvere la crisi, l’Assemblea decise di nazionalizzare tutte le proprietà della Chiesa, che furono confiscate e messe in vendita. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013

8 Da monarchia assoluta la Francia si trasforma in monarchia costituzionale
L’Assemblea continuava intanto a discutere gli articoli della nuova costituzione, che fu votata definitivamente nel settembre 1791 e con essa la Francia diventò una monarchia costituzionale. Il sovrano cessò di essere un monarca assoluto: a lui rimase soltanto il potere esecutivo, mentre il potere di votare le leggi venne affidato ad una Assemblea detta legislativa. Di fronte a un re che non si considerava più sacro si cominciò a chiedere da varie parti non solo la sua punizione esemplare ma anche la proclamazione della repubblica. - Nel giugno 1791, temendo per la sua sorte, il re aveva tentato di fuggire in Belgio, insieme con la sua famiglia. Ma era stato riconosciuto presso il confine belga e ricondotto a Parigi fra due siepi di guardie nazionali. Da allora anche molti di quelli che in precedenza gli erano Stati fedeli avevano cominciato a diffidare di lui, ritenendolo capace di ogni tradimento. - Il diritto di eleggere i propri rappresentanti all’Assemblea non fu esteso però a tutto il popolo francese, ma solo a coloro che godevano di un alto reddito, i «cittadini attivi». Senza tener conto del principio di uguaglianza stabilito dalla Dichiarazione dei diritti, l’Assemblea aveva escluso i più poveri, i «cittadini passivi», dal diritto di voto. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013

9 La Francia rivoluzionaria depone il re e proclama la repubblica.
Il 10 agosto 1792 la collera popolare divampò. I popolani di Parigi e molti volontari diedero l’assalto al palazzo reale delle Tuileries, massacrarono le guardie e costrinsero il re a cercare scampo presso l’Assemblea legislativa. Dopo l’assalto alle Tuileries, la Comune divenne la più grande autorità di Francia, mentre l’assemblea legislativa fu sostituita da una nuova assemblea, detta Convenzione che il 21 settembre 1792 dichiarò decaduta la monarchia e proclamò la repubblica. - Votata la costituzione del 1791, l’Assemblea costituente si sciolse e il primo ottobre dello stesso anno si riunì l’Assemblea legislativa, quasi interamente formata da borghesi. - Molti deputati della legislativa erano soliti ritrovarsi in club o circoli politici, i più importanti dei quali erano quelli dei foglianti e dei giacobini. I foglianti sostenevano la monarchia costituzionale, sorta con la costituzione del Nell’Assemblea sedevano alla destra del presidente ed erano perciò detti la Destra. I giacobini avevano invece idee rivoluzionarie più avanzate: alcuni erano repubblicani e democratici, volevano che il voto fosse esteso anche ai più poveri e si facevano portavoce del malcontento popolare. Dai posti occupati in Assemblea, erano detti la Sinistra. - Ai contrasti interni dell’Assemblea si aggiungevano le preoccupazioni per un possibile attacco straniero. Si sapeva che i nobili emigrati concentravano truppe ai confini del paese, che le monarchie assolute erano ostili alla Francia rivoluzionaria, che alcuni sovrani europei erano strettamente imparentati con Luigi XVI (l’imperatore d’Austria era suo cognato, il re di Spagna suo cugino). - Nel 1792, la Francia dichiarò guerra ad Austria e Prussia. Ma le prime operazioni militari si trasformarono per la Francia in veri disastri. L’esercito francese era mal nutrito e mal armato; gli ufficiali, quasi tutti nobili, erano fedeli al re, combattevano senza alcuno slancio e spesso disertavano; i soldati erano allo sbando. Ben presto le truppe nemiche sfondarono i confini e invasero la Francia. - Per il popolo i disastri militari erano la prova evidente del tradimento del re: la gente era convinta che la famiglia reale, i nobili e i preti refrattari cospirassero contro la rivoluzione, tramando accordi segreti con gli invasori. - Il movimento popolare era sostenuto dalla Comune di Parigi, allora dominata dai giacobini Marat, Danton e Robespierre.   - Fu abolita la distinzione fra cittadini attivi e passivi e vennero ammessi al voto tutti i maschi maggiorenni, che non si mostrassero ostili alla rivoluzione. Rimasero ancora escluse le donne. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013

10 Il terrore e le vendette: dal governo rivoluzionario alla rivincita borghese
Il 21 gennaio 1793 Luigi XVI fu decapitato. La sua esecuzione allarmò i sovrani d’Europa che decisero di formare una coalizione contro la Francia. La situazione critica dettata dalle guerre e dalla crisi economica spinsero i francesi ad attribuire a un gruppo ristretto di uomini, denominato Comitato di salute pubblica e guidato da Maximilien Robespierre, poteri straordinari. Il Comitato guidò il Paese con metodi dittatoriali e in un regime di terrore tanto che nella Convenzione si formò un gruppo ostile a Robespierre che lo fece arrestare il 27 luglio 1794 e ghigliottinare il giorno successivo. Il potere passò ai borghesi, ovvero ai nuovi ricchi. - I contrasti fra girondini (i conservatori di destra) e i montagnardi (rivoluzionari di sinistra) si fecero acuti quando si trattò di processare l’ex re, Luigi XVI, accusato di tradimento. I primi fecero di tutto per salvarlo, mentre i secondi volevano condannarlo a morte. Dopo un dibattito durato più di un mese l’ex sovrano fu riconosciuto colpevole. - Contro la Francia si formò una coalizione, cioè un’alleanza, che comprendeva quasi tutti gli Stati europei: oltre a Prussia e Austria, anche Inghilterra, Spagna, Russia, il Regno di Sardegna, lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli. - A partire dal 1793 cominciava per la rivoluzione il periodo più difficile. Il paese era quasi accerchiato dai nemici e già gli eserciti della coalizione penetravano sul suolo francese. - All’interno si era all’inizio di una guerra civile, perché in alcune regioni, fra cui la Vandea, i contadini erano insorti contro il governo repubblicano in difesa del re e della religione. - La situazione economica era gravissima: mancavano molti generi di prima necessità e, rispetto al 1789, i prezzi erano aumentati anche del 200%. Minacciata all’esterno e all’interno, la Francia rivoluzionaria sembrava davvero sul punto di crollare. - Contro i nemici esterni il Comitato decretò la leva in massa, cioè la chiamata alle armi, per sorteggio, dei giovani da 20 a 25 anni. Si formò così una grande armata popolare e rivoluzionaria, guidata da ufficiali giovani e coraggiosi, che si battevano con entusiasmo in difesa della repubblica. Contro i nemici interni, cioè contro i ribelli, i controrivoluzionari o gli oppositori del governo, la repressione fu spietata. Un semplice sospetto era sufficiente per essere arrestati, bastava uscire senza la coccarda tricolore per essere denunciati come «nemici della rivoluzione». - Nel periodo detto del Terrore (agosto 1793-luglio 1794) speciali tribunali rivoluzionari condannarono alla ghigliottina decine di migliaia di persone, il più delle volte senza lasciar loro nessuna possibilità di difesa. Fra i condannati ci furono personaggi illustri, come l’ex regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, il celebre chimico Lavoisier, il giacobino Danton, che voleva porre fine al terrore, e poi girondini, nobili e preti, generali e accaparratori, contadini e sanculotti. - La borghesia formata da nuovi ricchi non voleva spartire né averi né potere con la massa del popolo povero. Nel 1795 essa si affrettò a dare una nuova costituzione alla Francia che escludeva di nuovo i poveri dal diritto del voto. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013

11 Paolucci, Signorini La storia in tasca
Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013


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