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La proposta del Partito Democratico
Sconfiggere la povertà: potenziare ed estendere il Reddito di inclusione La proposta del Partito Democratico
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Prima misura strutturale di contrasto alla povertà in Italia
La lunga crisi economica ha lasciato ferite profonde nel tessuto sociale, acuendo i livelli di disuguaglianza e l’impoverimento della popolazione I Governi a guida PD hanno assunto un approccio strutturale e non solo emergenziale, al fine di definire uno strumento finalizzato al superamento delle condizioni di povertà e non di mero assistenzialismo Dopo l’attesa riforma dell’ISEE con la legge delega n. 33 del 2017, attuata dal decreto legislativo n. 147 del 15 settembre 2017, è stato introdotto il Reddito di Inclusione (ReI): l’Italia si è così dotata della prima misura nazionale strutturale unica di contrasto alla povertà e dell’esclusione sociale nella storia repubblicana
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Il reddito di inclusione: cos’è? E cosa non è
Il ReI, misura unica nazionale di contrasto alla povertà, è in vigore dal 1° gennaio 2018 (ma già dalla legge di bilancio per il 2016 i governi a guida PD avevano stanziato 1 miliardo di risorse strutturali per la sperimentazione del SIA e far partire la delega che ha portato al ReI) Il ReI costituisce livello essenziale delle prestazioni da garantire uniformemente in tutto il territorio nazionale ai nuclei familiari in condizione di povertà, cioè l’impossibilità di disporre dell'insieme dei beni e dei servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso Cos’è? Un sostegno economico accompagnato da servizi personalizzati per l’inclusione sociale e lavorativa. Cosa non è? Non un beneficio economico «passivo», poiché al nucleo familiare beneficiario è richiesto un impegno ad attivarsi, sulla base di un progetto definito ad hoc, che accompagni verso l’autonomia
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Il reddito di inclusione: come funziona?
Nello specifico, si articola in due strumenti: 1. sostegno al reddito beneficio economico erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta ReI) in base al numero dei componenti il nucleo familiare Il nucleo beneficiario deve soddisfare requisiti reddituali, di cittadinanza e residenza, di compatibilità e requisiti familiari Dal 1° luglio 2018, con il venir meno dei requisiti familiari (nuclei con figli minori, donne incinte, disabili, ecc.) la misura assume pieno carattere di “universalità” in linea con il disegno originario della legge delega 2. componente di servizi alla persona accompagnamento alla ricerca di occupazione attraverso un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa predisposto con il supporto dei servizi sociali del comune che operano in rete con gli altri servizi territoriali e con i soggetti privati
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Un progetto personalizzato per l’inclusione
Obiettivo: superamento della condizione di povertà non solo grazie a un mero beneficio economico, ma anche attraverso un progetto definito sulla base di una valutazione globale delle problematiche e dei bisogni specifici Soddisfatto il requisito per il beneficio economico, il progetto: viene predisposto con il supporto dei servizi sociali del comune che operano in rete con gli altri servizi territoriali (per esempio Centri per l'Impiego, ASL, scuole) nonché con soggetti privati attivi nell'ambito degli interventi di contrasto alla povertà, soprattutto enti non profit è definito in base ad una valutazione globale, che coinvolge tutti i componenti del nucleo familiare e prevede l'identificazione degli obiettivi che si intendono raggiungere, dei sostegni di cui il nucleo necessita, degli impegni da parte dei componenti il nucleo a svolgere specifiche attività (ad esempio attivazione lavorativa, frequenza scolastica, tutela della salute, ecc.)
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Il finanziamento dei progetti personalizzati
La capacità dei servizi sociali di valutare il bisogno dei nuclei familiari in povertà, di porsi obiettivi concreti di inclusione, di individuare i sostegni necessari per attivare i percorsi verso l’autonomia è cruciale perché il ReI possa raggiungere i risultati attesi individuata una riserva del «Fondo povertà» per il finanziamento dei servizi territoriali di accompagnamento nell’inclusione sociale Le Regioni potranno comunque integrare, a valere sui propri bilanci, le risorse da finalizzare al rafforzamento di questi servizi nel proprio territorio di competenza.
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Il contrasto alla povertà: i risultati del primo trimestre
Secondo l’Osservatorio statistico sul ReI (29 marzo) nel primo trimestre 2018 le misure di contrasto alla povertà hanno raggiunto il 50% della platea potenziale, con la maggior parte dei benefici erogata nelle regioni del sud (7 su 10) Godono delle misure di contrasto alla povertà circa 870 mila persone; in particolare, sono state coinvolte dal ReI persone in 110 mila famiglie, mentre altre persone in 119 mila famiglie sono state interessate dal SIA (misura «ponte» che per quasi tutto il 2018 si sovrappone al ReI, che l’ha sostituita) e la parte rimanente è attribuibile alle misure regionali
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Le caratteristiche della platea dei beneficiari
La maggior parte dei benefici viene erogata nelle regioni del sud (72%) con interessamento del 76% delle persone coinvolte (in particolare, Campania, Calabria e Sicilia sono le regioni con maggiore numero assoluto di nuclei beneficiari ed insieme rappresentano il 60% del totale dei nuclei e il 64% del totale delle persone coinvolte) Sono 57 mila i nuclei con minori (rappresentano il 52% dei nuclei beneficiari e coprono il 69% delle persone interessate), mentre sono più di 21 mila i nuclei con disabili (rappresentano il 20% dei nuclei beneficiari e coprono il 20% delle persone interessate)
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Cosa rimane da fare secondo noi
Nonostante questi importanti risultati, il numero delle persone in Italia in gravi difficoltà economiche è ancora molto elevato Per far fronte a quella che continua a rappresentare una emergenza sociale per il Paese, il percorso di lotta alla povertà deve continuare, per garantire a tutti coloro che ne hanno bisogno un reddito sufficiente e una rete di servizi utili a essere parte attiva della società Ampliare la platea dei destinatari del ReI L’obiettivo è raggiungere tutte le persone che vivono in condizione di povertà assoluta Potenziare la rete di servizi per l’inserimento sociale e lavorativo Un reddito non basta. Per uscire dalla povertà è importante il lavoro
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La nostra proposta di legge
Incrementa gli importi del beneficio economico Estende la platea dei beneficiari Dal 2019, con il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, prevede un ulteriore potenziamento dell’aumento degli importi e dell’estensione della platea Riduce da 6 a 2 mesi il periodo di sospensione del beneficio Raddoppia per i percettori di ReI l’importo dell’assegno di ricollocazione previsto dal Jobs Act, comprensivo di dote per attività di formazione Potenzia i servizi sociali e autorizza i comuni ad assumere ulteriori contingenti di assistenti sociali A questi fini, stanzia maggiori risorse per il Fondo Povertà
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Fondo povertà: risorse più che raddoppiate
Il Fondo povertà, a legislazione vigente (per il ReI attualmente in vigore), ad oggi può già contare su 2,059 miliardi di euro per il 2018, 2,545 miliardi di euro per il 2019 e 2,745 miliardi di euro dal 2020, cui vanno aggiunte le risorse del Fondo sociale europeo destinate al Programma Operativo Nazionale (PON) Inclusione Con la nostra proposta di legge, che stanzia 3 miliardi di euro annui dal 2019, le risorse a disposizione del Fondo sono più che raddoppiate sono così messi a disposizione 5,545 miliardi di euro nel 2019 e 5,745 miliardi di euro dal 2020 per combattere la povertà
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L’aumento degli importi del beneficio economico
La proposta di legge incrementa gli importi del beneficio economico del ReI, agendo sul suo meccanismo di calcolo attraverso: l’aumento del beneficio economico da a euro l’eliminazione del parametro per cui tale valore è moltiplicato, a oggi, in sede di prima applicazione, al 75% l’innalzamento del massimale del beneficio economico erogabile dal 110 al 150% dell’assegno sociale A titolo d’esempio, il combinato disposto di questi interventi potrebbe portare l’importo massimo del beneficio per una famiglia di 5 componenti a un ammontare pari a 750 euro
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L’estensione della platea dei beneficiari: sconfitta la povertà assoluta
La proposta di legge, incrementando da a euro la soglia di reddito equivalente (Isre) individuata ai fini dell’accesso al beneficio, amplia in modo significativo la platea di chi ha diritto a percepire il ReI Il numero di famiglie beneficiarie viene esteso a circa 1 milione e 400 mila, per un totale di oltre 4 milioni di persone coinvolte Il ReI diventa così compiutamente universale non solo nel disegno ma anche nei suoi effetti generali: sono infatti raggiunte tutte le famiglie che, secondo le stime Istat, si trovano in condizioni di povertà assoluta nel nostro Paese
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Il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale
Nella proposta di legge è previsto un ulteriore ampliamento della platea dei beneficiari del ReI dal 2019 entro il 31 dicembre 2018 attraverso un intervento sistematico sugli indicatori della condizione economica (Isee, Isre, patrimonio immobiliare e mobiliare, ecc.) da definire nel «Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale»
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Ulteriori vantaggi per i beneficiari del ReI
Attualmente, dopo 18 mesi di fruizione, il sostegno è rinnovabile per ulteriori 12 mesi solo dopo che ne siano trascorsi 6: la proposta di legge riduce da 6 a 2 mesi il periodo di sospensione necessario ai fini del rinnovo del beneficio Per favorire l’occupabilità, la proposta consente ai beneficiari di accedere all’assegno di ricollocazione previsto dal “Jobs Act”, anche se non in possesso dei requisiti normalmente richiesti (permanenza in Naspi e stato di disoccupazione di durata non inferiore a quattro mesi) Inoltre, in caso di successo occupazionale, l’importo dell’assegno di ricollocazione per questi soggetti è raddoppiato, a parità di altre condizioni
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Contro la «trappola della povertà»
Il carattere distintivo del ReI rispetto al «reddito di cittadinanza» - è l’attenzione dedicata alle politiche attive per il (re)inserimento nel mondo del lavoro, evitando così il rischio della cd. “trappola della povertà”, per cui i beneficiari del sostegno economico sarebbero meno incentivati a cercare un lavoro A tal fine la proposta di legge: innalza la quota del Fondo Povertà destinata al rafforzamento degli interventi e dei servizi sociali consente l’assunzione di nuovi contingenti di assistenti sociali da parte dei comuni in deroga ai vincoli alle assunzioni previsti dalla legislazione vigente
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E il reddito di cittadinanza?
Va esattamente nella direzione opposta, ossia verso la «trappola della povertà»… Il livello eccessivamente elevato del reddito di cittadinanza rischia infatti di essere controproducente, scoraggiando l’ingresso nel mercato del lavoro: chi si trova al di sotto della soglia proposta (780 euro) sarebbe disincentivato ad accettare un’offerta di lavoro inferiore a tale importo o anche a mantenere un lavoro retribuito a meno. Ne risulterebbe così favorito il lavoro nero E’ inoltre poco orientato ai servizi per la lotta all’esclusione sociale: presta scarsa attenzione alle misure di sostegno e accompagnamento per il reinserimento nel mondo del lavoro, poiché prevede solo l’obbligo di iscrizione ai Centri per l’Impiego. E’ questa la grande differenza con il ReI, che invece attribuisce a tali misure, il più possibile personalizzate, un ruolo chiave, tanto da finanziarle utilizzando in modo esclusivo le risorse del Fondo sociale europeo … impiegando molte risorse pubbliche E’ infatti molto costoso, 17 miliardi di euro secondo il M5S, ma probabilmente quasi il doppio, circa 30 miliardi di euro secondo l’INPS e autorevoli economisti che calcolano più correttamente il livello di reddito complessivo delle famiglie beneficiarie. Le risorse del Fondo sociale europeo sarebbero inoltre tolte ai servizi per l’inclusione ed utilizzate per erogare i benefici economici
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Basta propaganda sulla povertà
Inoltre il reddito di cittadinanza risulta: Ingannevole: il nome fa pensare ad un trasferimento erogato a tutti, mentre è in realtà un beneficio economico sottoposto a varie condizioni, reddituali e di comportamento, proprio come il ReI Lontano nel tempo: dalle dichiarazioni degli esponenti del M5S dovrebbe prevedere una riorganizzazione dei centri per l’impiego, propedeutica all’effettiva attivazione della misura; questo significa un drastico allungamento dei tempi di attivazione dello strumento Sostituire il ReI significa creare incertezza e allungare i tempi di implementazione Molto meglio abbandonare la propaganda e indirizzare le risorse pubbliche per potenziare lo stesso ReI, un istituto costruito con progettazione partecipata insieme all’Alleanza contro la povertà, di cui fanno parte realtà associative, rappresentanze dei comuni e delle regioni, enti di rappresentanza del terzo settore e sindacati e che si sta dimostrando un efficace strumento di lotta alla povertà e dell’esclusione sociale già dai primi mesi di applicazione
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