La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Corso di Economia ed Organizzazione Aziendale II

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Corso di Economia ed Organizzazione Aziendale II"— Transcript della presentazione:

1 6. La Riclassificazione dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico ed il Rendiconto Finanziario
Corso di Economia ed Organizzazione Aziendale II Proff. Lorella Cannavacciuolo – Adelaide Ippolito 1

2 ………materiale di riferimento
Cosa impareremo…… Come si riclassificano le voci dello Stato Patrimoniale nel criterio finanziario e criterio funzionale (o della pertinenza gestionale) Come si riclassificano le voci del Conto Economico nel criterio a costi del venduto e a valore aggiunto Le informazioni prodotte dalle riclassificazioni dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico Il rendiconto finanziario: come si calcola e quali informazioni si ricavano Questa schematizzazione dell’impresa si riferisce al modello di impresa come organismo vivente ………materiale di riferimento - Capitolo 7 del libro di testo “Economia ed Organizzazione Aziendale 2” 2

3 La riclassificazione Riclassificazione Stato Patrimoniale
Base indispensabile per poter condurre l’analisi per indici Necessaria per trarre alcune utili indicazioni in merito allo stato di salute dell’impresa. Riclassificazione Stato Patrimoniale Funzionale all’analisi delle condizioni di equilibrio patrimoniale, finanziario e monetario. Riclassificazione Conto Economico Informazioni sull’equilibrio reddituale dell’impresa “attitudine della gestione di remunerare tutti i fattori produttivi compresi il capitale di prestito e il capitale di rischio”

4 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio Finanziario
Questa riclassificazione ha lo scopo di riordinare le principali voci di patrimonio secondo un criterio temporale che per l’attivo riguarda la rapidità di trasformarsi in liquidità, mentre per il passivo la velocità di estinzione. Il discrimine temporale è individuato dal periodo di 12 mesi, dove ogni attività o passività che si “trasforma/estingue” entro 12 mesi verrà definita “a breve” o “corrente”, mentre oltre i 12 mesi verrà definita “differita” o “consolidata”.

5 Lo stato patrimoniale riclassificato finanziariamente
Liquidità decrescente Liquidità immediate Liquidità differite Rimanenze Debiti esigibili nel breve periodo Esigibilità decrescente Debiti a breve Attività correnti Debiti esigibili nel M/L periodo Immobilizzazioni materiali nette (*) Immobilizzazioni immateriali nette (*) Immobilizzazioni finanziarie Debiti consolidati Nel lucido le attività, o impieghi, della Lougee Company sono ordinate secondo un criterio di liquidità decrescente. In altri termini, le attività situate nella parte alta si trasformeranno in risorse monetarie più rapidamente di quelle situate nella parte bassa. Le attività correnti, infatti, sono o attività già liquide (cassa ed equivalenti) oppure attività che diverranno risorse monetarie entro l’esercizio successivo, sia pure con maggiore o minore velocità (i crediti commerciali, ad esempio, si trasformano in liquidità prima delle rimanenze; le rimanenze devono essere vendute per fare insorgere dei crediti commerciali). Nella parte bassa della sezione di sinistra vi sono le attività immobilizzate, cioè quelle che si trasformeranno in liquidità, o che produrranno la loro utilità, su un arco temporale più ampio, superiore comunque a un anno. Le fonti di finanziamento, situate nella parte destra dello stato patrimoniale, sono invece ordinate secondo un criterio di esigibilità decrescente, a seconda cioè che la loro scadenza sia più o meno ravvicinata. Nella parte alta si trovano i debiti a maggiore esigibilità, dunque a scadenza ravvicinata (debiti a breve o passività correnti), mentre in quella intermedia sono collocati i debiti consolidati (o debiti a lungo termine), cioè debiti la cui scadenza avverrà oltre l’esercizio successivo. Nella parte bassa è il capitale netto, la meno esigibile fra tutte le fonti di finanziamento. Il capitale netto è infatti una fonte a scadenza virtualmente illimitata, poiché deve essere rimborsato solo in caso di liquidazione della società. Riassumendo, gli impieghi e le fonti della Lougee Company sono rispettivamente classificati per liquidità ed esigibilità decrescenti. Altrettanto diffuso è il criterio di ordinamento opposto: a liquidità crescente le attività e a esigibilità crescente le fonti finanziarie. Quello che importa, evidentemente, è mantenere coerenza tra la modalità di ordinamento delle attività e quella delle passività e del capitale netto. Capitale versato e riserve di utili Attività immobilizzate Capitale netto Totale attività (impieghi) Totale passività e capitale netto (fonti) (*) Al netto del fondo di ammortamento E’ utile per valutare il grado di solvibilità e la composizione delle fonti di finanziamento

6 Lo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario
PATRIMONIO NETTO E PASSIVITA’ PATRIMONIO NETTO Capitale sociale Riserve utili PASSIVITA’ MEDIO E LUNGO TERMINE Obbligazioni Mutui passivi Fondo T.F.R. Fondi rischi e oneri PASSIVITA’ CIRCOLANTI Ratei e risconti passivi Debiti TOTALE PATRIMONIO NETTO E PASSIVITA’ (CAPITALE ACQUISITO) ATTIVITA’ ATTIVITA’ IMMOBILIZZATE Immobilizzazioni immateriali Immobilizzazioni materiali Immobilizzazioni finanziarie ATTIVITA’ CIRCOLANTI Rimanenze Crediti Ratei e risconti attivi Titoli Disponibilità liquide TOTALE ATTIVITA’ (CAPITALE INVESTITO) Liquidità Esigibilità Il criterio di riclassificazione finanziaria permette di evidenziare: la composizione e la struttura degli impieghi la composizione e la struttura delle fonti di finanziamento l’equilibrio tra fonti di finanziamento e investimenti effettuati (equilibrio strutturale)

7 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio Finanziario
ATTIVO IMMOBILIZZATO Imm. Immateriali Imm. Materiali Imm. Finanziarie ATTIVO CIRCOLANTE Liquidità Immediate Liquidità differite Rimanenze PATRIMONIO NETTO PASSIVITA’ CONSOLIDATE CORRENTI

8 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio Finanziario
All’interno dell’Attivo Circolante (o A Breve) ci sono tutte le voci di bilancio che si trasformeranno in liquidità entro 12 mesi: le liquidità immediate ovvero le voci di bilancio di sicura trasformazione: denaro e assegni in cassa, conti correnti bancari attivi; le liquidità differite ovvero tutte le altre poste in scadenza, tra cui sicuramente i crediti commerciali; le rimanenze ovvero le giacenze di magazzino iscritte in bilancio. Nell’Attivo Immobilizzato (o A Lungo) vengono indicate tutte le voci di bilancio caratterizzate dalla possibilità di trasformarsi in liquidità in un tempo medio/lungo, ovvero, in particolar modo, le Immobilizzazioni in tutte le forme: Immateriali, Materiali e Finanziarie. Dalla somma dei due macro aggregati si ricava il Capitale Investito

9 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio Finanziario
Le Passività Correnti sono le voci passive di bilancio che si estingueranno entro 12 mesi, pertanto rientrano in questo aggregato anche le voci di debito a lungo che si estingueranno entro 12 mesi (esempio: prossime rate di mutuo decennale). Le Passività Consolidate, sono le voci passive di bilancio che si estingueranno secondo un orizzonte temporale superiore ai 12 mesi, pertanto rientrano in questo aggregato anche il Fondo TFR al netto della quota relativa a dimissioni, pensionamenti, licenziamenti che si estingueranno entro i 12 mesi successivi. (per i fondi rischi ed oneri è necessario affrontare caso per caso). Il Patrimonio Netto rappresenta quella fonte di finanziamento destinata a rimanere nella società a garanzia degli impegni assunti nel corso dell’attività, ad eccezione delle operazioni riguardanti la distribuzione di utili.

10 Lo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario: Capitale Circolante Netto (CNN) CCN è la differenza tra il valore delle attività correnti e delle passività correnti CCN evidenzia la posizione di equilibrio o disequilibrio monetario dell’impresa. Le passività correnti, impegni che l’impresa deve onorare a breve, sono coperte dalle attività correnti CCN Positivo Deficit di capitale circolante e l’impresa per onorare i suoi impegni a breve deve smobilizzare le attività a medio-lungo termine oppure incrementare le passività a medio- lungo termine o i mezzi propri CCN Negativo 5

11 Capitale circolante netto CCN=Attività circolanti - Passività circolanti
Rimanenze di magazzino Crediti verso clienti Crediti verso imprese a breve Crediti verso altri Disponibilità liquide Ratei e risconti attivi Passività circolanti Obbligazioni (parte corrente) Mutui passivi (parte corrente) Debiti verso consociate Debiti verso fornitori Debiti diversi Debiti a breve verso banche Ratei e risconti passivi 6

12 Analisi dello Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario
Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

13 Analisi dello Stato Patrimoniale classificato secondo il criterio finanziario
Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

14 La situazione A presenta una struttura del capitale investito prevalentemente costituita da attività immobilizzate: situazione che denota una certa rigidità nel breve periodo ad adeguarsi alle mutevoli condizioni dell'ambiente esterno. La situazione delle fonti di finanziamento non sembra essere coerente con le fonti di impiego. Infatti, le attività immobilizzate sono solo in parte finanziate con fonti di finanziamento strutturali o permanenti e questo potrebbe originare tensioni di liquidità, poiché le risorse generate dagli impieghi medio/lungo termine potrebbero non essere sufficienti a rimborsare i contratti nel breve termine. La situazione D presenta una situazione ancora più grave. L'attivo corrente é in grado solo in parte di generare risorse per finanziare le necessità di breve termine (passivo corrente), che sembrano essere state determinate da una cattiva politica di funzionamento degli investimenti a medio/lungo termine. La situazione B é completamente opposta in quanto il capitale investito si caratterizza per una prevalenza delle attività a breve, denotando, rispetto ai due casi precedenti, una maggiore elasticità nel convertire le risorse investite nel breve termine alle nuove esigenze aziendale. Ma, soprattutto, la situazione sembra essere migliore per la coerenza tra investimenti e finanziamenti: l'attivo a medio/lungo termine e, addirittura, una parte di quest'ultimo finanzia anche gli impieghi a breve termine (l'attivo corrente). La situazione C é la migliore in quanto presenta una struttura del capitale investito é molto elastica; l'attivo corrente incide nella misura del 76% e, più in particolare, le risorse finanziarie ottenibili dallo smobilizzo delle liquidità immediate e differite consentono di coprire i fabbisogni finanziari legati agli esborsi di breve termine. Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

15 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio Funzionale
E’ un tipo di riclassificazione che si prefigge come risultato quello di evidenziare la “funzione” (o la natura) degli investimenti effettuati (Impieghi) e delle Fonti reperite.

16 Lo stato patrimoniale riclassificato funzionalmente (pertinenza gestionale)
Attività caratteristiche Debiti verso fornitori Costi sospesi T.F.R. interesse implicito debiti a Liquidità immediate operative Crediti commerciali Rimanenze Costi anticipati Debiti operativi (a breve e a L/T) Un criterio di classificazione alternativo a quello finanziario e che risponde a esigenze diverse è quello funzionale o della pertinenza gestionale. Alla base di questa forma di rappresentazione dello stato patrimoniale vi sono due considerazioni: 1. alcune fonti finanziarie si sviluppano “automaticamente” con il volume delle operazioni e non richiedono pertanto specifiche decisioni di finanziamento; 2. gli impieghi (attività) possono essere classificati in caratteristici e non caratteristici, essendo i primi costituiti dagli investimenti tipici, per l’appunto caratteristici, quelli cioè necessari al perseguimento della mission aziendale e i secondi da investimenti accessori, dunque non strumentali al perseguimento della mission. Per capire queste diverse finalità del criterio funzionale, che viene anche denominato criterio della pertinenza gestionale proprio perché classifica le attività come pertinenti alla gestione (caratteristiche) e non, pertinenti è conveniente tornare allo stato patrimoniale classificato finanziariamente. Tra le passività se ne trovano alcune che si sviluppano “automaticamente” con la gestione operativa, denominate debiti operativi o passività operative, e altre che invece nascono a seguito di precise scelte di indebitamento, denominate debiti finanziari o passività finanziarie. Il debito verso fornitori, i costi sospesi e il T.F.R. fanno parte dei debiti operativi; il debito di conto corrente, i mutui e i prestiti obbligazionari dei debiti finanziari. Questi debiti trovano la loro origine nel continuo processo di acquisto, trasformazione e vendita, non in specifiche decisioni di indebitamento. Una seconda base di distinzione tra debiti operativi e finanziari è che quest’ultimi sono debiti a interesse esplicito, cioè esplicitamente onerosi, mentre i debiti operativi sono debiti a interesse implicito: il loro costo è una frazione non conosciuta e non scorporabile del prezzo della risorsa acquistata. Se si classificano i debiti in base al loro collegamento con le operazioni di gestione, lo stesso criterio deve, per coerenza, essere adottato per le attività. Tra le attività correnti, quelle collegate alle attività ripetitive di gestione sono la liquidità operativa (cioè quella strettamente necessaria allo svolgimento delle operazioni), i crediti commerciali, i costi anticipati, le rimanenze etc.. La classificazione delle attività immobilizzate in materiali, immateriali e finanziarie non consente invece, in assenza di ulteriori informazioni, di distinguere le immobilizzazioni operative dalle altre. Per un’impresa di produzione, ad esempio, un immobile destinato ad uso civile è un’immobilizzazione materiale, ma non operativa. Parimenti, un’immobilizzazione finanziaria costituita dalla partecipazione in una società legata all’azienda da relazioni strategiche d’approvvigionamento è, invece, un’immobilizzazione operativa, mentre il possesso di titoli acquisiti a scopo speculativo non lo è. Le attività non operative -come la liquidità in eccesso rispetto ai fabbisogni operativi, i crediti finanziari a breve e a lungo termine quando non strumentali all’operatività, le immobilizzazioni materiali non destinate allo svolgimento delle attività…- sono denominate attività accessorie (surplus assets). Si tratta di impieghi che potrebbero essere alienati senza compromettere la gestione. In quanto derivanti da impieghi accessori, i ricavi e i costi correlati a tali attività sono detti ricavi (proventi) e costi accessori (nel capitolo 12 si approfondiranno questi concetti). Quando le voci dello stato patrimoniale sono aggregate in base al loro collegamento con le operazioni di gestione, allora lo stato patrimoniale è classificato in forma funzionale. Il lucido riporta lo schema generale di stato patrimoniale classificato funzionalmente. Attività correnti operative Debiti di conto corrente Debiti obbligazionari Mutui interesse esplicito debiti a Immobilizzazioni materiali nette Immobilizzaz. immateriali nette Immobilizzazioni finanziarie Debiti finanziari (a breve e a L/T) Attività immobilizzate operative Capitale versato e riserve di utili Attività accessorie (correnti e immobilizzate) Capitale netto Totale attività (impieghi) Totale passività e capitale netto (fonti)

17 Lo stato patrimoniale riclassificato funzionalmente
Capitale investito netto tipico Capitale investito netto Capitale circolante netto tipico Liquidità immediate operative Crediti commerciali Rimanenze Costi anticipati Debiti di conto corrente Debiti obbligazionari Mutui interesse esplicito debiti a Debiti verso fornitori Costi sospesi T.F.R. Un criterio di classificazione alternativo a quello finanziario e che risponde a esigenze diverse è quello funzionale o della pertinenza gestionale. Alla base di questa forma di rappresentazione dello stato patrimoniale vi sono due considerazioni: 1. alcune fonti finanziarie si sviluppano “automaticamente” con il volume delle operazioni e non richiedono pertanto specifiche decisioni di finanziamento; 2. gli impieghi (attività) possono essere classificati in caratteristici e non caratteristici, essendo i primi costituiti dagli investimenti tipici, per l’appunto caratteristici, quelli cioè necessari al perseguimento della mission aziendale e i secondi da investimenti accessori, dunque non strumentali al perseguimento della mission. Per capire queste diverse finalità del criterio funzionale, che viene anche denominato criterio della pertinenza gestionale proprio perché classifica le attività come pertinenti alla gestione (caratteristiche) e non, pertinenti è conveniente tornare allo stato patrimoniale classificato finanziariamente. Tra le passività se ne trovano alcune che si sviluppano “automaticamente” con la gestione operativa, denominate debiti operativi o passività operative, e altre che invece nascono a seguito di precise scelte di indebitamento, denominate debiti finanziari o passività finanziarie. Il debito verso fornitori, i costi sospesi e il T.F.R. fanno parte dei debiti operativi; il debito di conto corrente, i mutui e i prestiti obbligazionari dei debiti finanziari. Questi debiti trovano la loro origine nel continuo processo di acquisto, trasformazione e vendita, non in specifiche decisioni di indebitamento. Una seconda base di distinzione tra debiti operativi e finanziari è che quest’ultimi sono debiti a interesse esplicito, cioè esplicitamente onerosi, mentre i debiti operativi sono debiti a interesse implicito: il loro costo è una frazione non conosciuta e non scorporabile del prezzo della risorsa acquistata. Se si classificano i debiti in base al loro collegamento con le operazioni di gestione, lo stesso criterio deve, per coerenza, essere adottato per le attività. Tra le attività correnti, quelle collegate alle attività ripetitive di gestione sono la liquidità operativa (cioè quella strettamente necessaria allo svolgimento delle operazioni), i crediti commerciali, i costi anticipati, le rimanenze etc.. La classificazione delle attività immobilizzate in materiali, immateriali e finanziarie non consente invece, in assenza di ulteriori informazioni, di distinguere le immobilizzazioni operative dalle altre. Per un’impresa di produzione, ad esempio, un immobile destinato ad uso civile è un’immobilizzazione materiale, ma non operativa. Parimenti, un’immobilizzazione finanziaria costituita dalla partecipazione in una società legata all’azienda da relazioni strategiche d’approvvigionamento è, invece, un’immobilizzazione operativa, mentre il possesso di titoli acquisiti a scopo speculativo non lo è. Le attività non operative -come la liquidità in eccesso rispetto ai fabbisogni operativi, i crediti finanziari a breve e a lungo termine quando non strumentali all’operatività, le immobilizzazioni materiali non destinate allo svolgimento delle attività…- sono denominate attività accessorie (surplus assets). Si tratta di impieghi che potrebbero essere alienati senza compromettere la gestione. In quanto derivanti da impieghi accessori, i ricavi e i costi correlati a tali attività sono detti ricavi (proventi) e costi accessori (nel capitolo 12 si approfondiranno questi concetti). Quando le voci dello stato patrimoniale sono aggregate in base al loro collegamento con le operazioni di gestione, allora lo stato patrimoniale è classificato in forma funzionale. Il lucido riporta lo schema generale di stato patrimoniale classificato funzionalmente. Debiti operativi (a breve e a L/T) Debiti finanziari (a breve e a L/T) Attività correnti operative Capitale versato e riserve di utili Capitale netto Immobilizzazioni materiali nette Immobilizzaz. immateriali nette Immobilizzazioni finanziarie Attività immobilizzate operative Attività accessorie (correnti e immobilizzate)

18 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio Funzionale
Gli Impieghi sono riallocati secondo il loro utilizzo, ovvero se impiegati nell’attività principale faranno parte degli investimenti caratteristici, mentre per differenza tutti gli altri faranno parte degli investimenti extra-caratteristici; si potranno evidenziare tre tipi diversi di Impieghi: INVESTIMENTI IN IMMOBILIZZAZIONI OPERATIVE = IMPIEGHI STRUTTURALI OPERATIVI CAPITALE CIRCOLANTE NETTO OPERATIVO = IMPIEGHI CIRCOLANTI OPERATIVI ATTIVITA’ FINANZIARIE = IMPIEGHI EXTRA-CARATTERISTICI ACCESSORI

19 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio Funzionale

20 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio Funzionale
Le Fonti di finanziamento sono suddivise in relazione al tipo di investimento per le quali sono state utilizzate (caratteristico, extra-caratteristico). I debiti contratti per supportare il normale ciclo di attività acquisto-produzione-vendita sono considerati Fonti operative, per differenza tutti i debiti contratti al fine di supportare attività diverse da quelle precedentemente specificate saranno considerate Fonti finanziare, infine tutti i debiti nei confronti della proprietà saranno considerati Patrimonio Netto Il capitale operativo/tipico netto (circolante e totale) se positivo indica che la gestione caratteristica riesce ad finanziare i debiti che collegati (operativi) e da una misura del capitale investito nella gestione operativo finanziato da capitale proprio o di terzi (e quindi oneroso).

21 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio Funzionale
IMPIEGHI FONTI (1) (+) INVESTIMENTI IN IMMOBILIZZAZIONI OPERATIVE (3) (+) CAPITALE SOCIALE (n) (+) CAPITALE CIRCOLANTE NETTO OPERATIVO (-) AZIONI PROPRIE IN PORTAFOGLIO (-) FONDI RISCHI ED ONERI OPERATIVI (-) CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI (-) T.F.R. (=) CAPITALE VERSATO (+) RISERVE (+) UTILE DI ESERCIZIO (=) CAPITALE INVESTITO OPERATIVO NETTO (CION) (=) PATRIMONIO NETTO (N) (2) (+) ATTIVITA' FINANZIARIE (4) (+) DEBITI FINANZIARI A LUNGO (oltre 12 mesi) (-) FONDI RISCHI ED ONERI NON OPERATIVI (+) DEBITI FINANZIARI A BREVE (entro 12 mesi) (+) LIQUIDITA' (=) TOTALE CAPITALE INVESTITO (CIN) (=) TOTALE CAPITALE RACCOLTO (CIN)

22 Stato Patrimoniale Arlen riclassificato secondo il criterio funzionale
criterio finanziario 90 130 immobilizzazioni nette capitale netto 140 40 debiti finanziari (a breve e a lungo) capitale circolante attivo (cassa, crediti, rimanenze) debiti operativi (fornitori, TFR, debiti vs. erario, ratei e risconti…) 60 230 TOTALE ATTIVITA’ 230 PASSIVITA’ E CAPITALE NETTO criterio funzionale 90 130 immobilizzazioni nette capitale netto capitale circolante operativo netto (cassa, crediti, rimanenze - debiti operativi) 80 (140-60) 40 debiti finanziari (a breve e a lungo) 170 CAPITALE INVESTITO 170 DEBITI FINANZIARI + CAP. NETTO

23 Lo stato patrimoniale di Arlen spa al 31/12/2003 riclassificato secondo il criterio finanziario

24 Stato patrimoniale Arlen spa al 31/12/2003 riclassificato secondo il criterio funzionale

25 Una parte del capitale circolante attivo è finanziata “automaticamente” da debiti operativi (o di funzionamento o di regolamento) sia a BT sia a LT. La differenza fra il Capitale circolante attivo e Debiti operativi è il Capitale circolante netto operativo (CCNO). Il CCNO rappresenta l’investimento in attività correnti al netto di quelle fonti finanziarie che si sviluppano “automaticamente” con i volumi di vendita e misura la capacità della gestione caratteristica circolante di autofinanziarsi. Il C.I. è dunque finanziato esclusivamente da fonti onerose il costo delle quali può essere posto a confronto con la redditività conseguita Stato patrimoniale Arlen spa al 31/12/2003 riclassificato secondo il criterio funzionale

26 Struttura del Conto Economico civilistico
A Valore della produzione (vendite, Δrimanenze, Δimmobilizzazioni, altro) B Costi della produzione (materie prime, servizi, personale, ammortamenti, Δrimanenze materie prime, accantonamenti per rischi) Risultato della gestione caratteristica (A-B) C1 Proventi finanziari C2 Oneri finanziari D Rettifiche di valore di Attività finanziarie E1 Proventi straordinari E2 Oneri straordinari Risultato prima delle imposte (A-B+C1-C2+D+E1-E2) - Imposte (IRPEG, IRAP) Risultato dell’esercizio + Rettifiche (norme tributarie) - Accantonamenti (norme tributarie) Utile/Perdita d’esercizio 8

27 Riclassificazione del Conto Economico
Civilistico Tecnico Per Natura Per Destinazione Rispetto alla “funzione” cui pertiene il costo In base alla ragione economica del costo ESEMPIO ESEMPIO Costo del venduto(produzione), costi generali e amministrativi, spese di R&S Costo del lavoro, costo per acquisti, per servizi

28 Riclassificazione del Conto Economico
Le riclassificazioni di Conto Economico sono molteplici e dotate di diversi livelli di aggregazione a seconda dei risultati che si intende evidenziare. Le più utilizzate sono: RICLASSIFICAZIONE A COSTO DEL VENDUTO RICLASSIFICAZIONE A MARGINE DI CONTRIBUZIONE RICLASSIFICAZIONE A VALORE AGGIUNTO

29 Riclassificazione a Costo del Venduto
Evidenzia il contributo che le diverse gestioni hanno dato alla formazione del risultato dell’esercizio. In tal modo è possibile capire quali sono state le determinanti del risultato prodotto e formulare un giudizio su quali di dette determinanti sono da ritenersi permanenti, vale a dire che potranno verificarsi nuovamente in futuro, e quali temporanee. I costi operativi sono riclassificati per destinazione in modo da essere direttamente imputati alle aree gestionali di riferimento. E’ uno schema solitamente utilizzato dalle imprese di trasformazione industriale, mentre ha minor valore di analisi nei casi di imprese di servizi o commerciali.

30 Riclassificazione a Costo del Venduto
Ricavi di vendita (-) Costo del venduto (+) Rimanenze iniziali (+) Acquisti di materie prime e semilavorati (-) Rimanenze finali (+) Energia (+) Costo del lavoro industriale (+) Ammortamento beni produzione (+) Canoni di Leasing (+) Altri costi industriali (=) Risultato lordo industriale (-) Costi commerciali e distributivi (-) Costi amministrativi e generali (=) Risultato operativo (EBIT) (+) Proventi finanziari (-) Oneri finanziari (+) Componenti straordinari di reddito (=) Risultato ante imposte (EBT) (-) Imposte di esercizio (=) Risultato netto

31 Conto economico riclassificato a costi del venduto
Ricavi di vendita - Costo del venduto + Rimanenze iniziali materie prime, semilavorati, prodotti finiti + acquisti materie prime, semilavorati, prodotti finiti, servizi + ammortamenti + costo del lavoro +accantonamento TFR - costruzioni in corso - rimanenze finali materie prime, semilavorati, prodotti finiti = Risultato Lordo (R - CV) - Spese commerciali, amministrative e generali (ammortamenti., costo del lavoro amm.vo, TFR) = Risultato operativo caratteristico (RC=RL-S) + Proventi diversi – Oneri diversi (investimenti immobiliari) = Risultato operativo globale (RG = RC +PD) - Oneri finanziari + Proventi finanziari Risultato ordinario (RO= RG-OF+PF) + componenti straordinari – componenti straordinari = Risultato prima delle imposte (RI = RO+CS) - accantonamento imposte = Risultato netto (Utile/Perdita d’esercizio) 10

32 Conto economico a CdV di un’azienda di produzione
Conto economico Rossi spa al 31/12/2003 Ricavi Costo dei beni venduti: Rimanenze iniziali di prodotti finiti Costo dei beni prodotti (vedi dettaglio) Costo dei beni disponibili per la vendita Rimanenze finali (-) 85.000 Costo dei beni venduti Margine industriale lordo Costi di periodo 85.000 Risultato operativo 28.000 Da : Anthony et al., , “Il Bilancio”,12 ed., MCGraw Hill

33 Conto economico a CdV di un’azienda di produzione
Da : Anthony et al., , “Il Bilancio”,12 ed., MCGraw Hill

34 Il conto economico riclassificato a costo del venduto: i risultati intermedi di reddito
Risultato operativo caratteristico +/- proventi e costi della gestione accessoria = Risultato operativo complessivo - costi della gestione finanziaria = Risultato ordinario di competenza +/- componenti di reddito della gestione straordinaria = Risultato prima delle imposte Imposte sul reddito di competenza = Risultato netto Non interpretare acriticamente i risultati intermedi: maggiori costi sostenuti all’interno di una certa area funzionale determinano spesso i loro effetti anche all’interno di altre aree Da : Anthony et al., , “Il Bilancio”,12 ed., MCGraw Hill

35 Conto economico Arlen spa riclasificato a costo del venduto

36 Il conto economico a costo del venduto
+/- Proventi/ oneri della gestione finanziaria (H) Da : Anthony et al., , “Il Bilancio”,12 ed., MCGraw Hill

37 Analisi del Conto Economico riclassificato secondo il criterio del costo del venduto
Da : Silvio R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

38 Analisi del Conto Economico riclassificato secondo il criterio del costo del venduto
Da : Silvio R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

39 La situazione A si presenta come positiva: la gestione caratteristica produce una redditività tale da remunerare sia i finanziatori esterni che la proprietà. Si evidenzia, inoltre, l'assenza di operazioni di natura straordinaria e accessoria. La situazione B presenta un risultato netto di esercizio positivo e, addirittura superiore a quello di A, ma tale situazione é riconducibile a fenomeni straordinari, perciò non ricorrenti. La gestione caratteristica dell'impresa é negativa e ciò é imputabile a un'elevata incidenza dei costi industriali (90% delle vendite), e alla presenza più marcata di costi commerciali. L'elevata incidenza dei costi industriali potrebbe essere riconducibile a una difficoltà dell'impresa a saturare la propria capacità produttiva, a inefficienze interne nella trasformazione dei fattori produttivi,o all'impossibilità di trasferire sui prezzi di vendita la totalità dei costi tipici. La gestione finanziaria incide, inoltre, in modo più significativo del caso precedente, il che potrebbe essere ricondotto, oltre al minore autofinanziamento prodotto dalla gestione tipica, a un maggiore indebitamento, o all'acquisizione di fonti di finanziamento a costi piú elevati. La situazione C mostra una buona gestione reddituale caratteristica ( il reddito operativo caratteristico é il più elevato dei quattro casi), ma tale redditività viene totalmente erosa dalla gestione finanziaria. Tale situazione potrebbe essere dovuta, come nel caso precedente, a un maggior ricorso al capitale di terzi e, soprattutto, a costi più elevati. La situazione D presenta una gestione ordinaria (caratteristica, accessoria e finanziaria) positiva, ma la perdita d'esercizio é da ricondurre a eventi straordinari negativi che, se non destinati a ripetersi, dovrebbero essere facilmente riassorbiti dalla redditività ordinaria futura dell'impresa. Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

40 I vari tipi di gestione Area di gestione a) gestione caratteristica
b) gestione atipica c) gestione finanziaria d) gestione straordinaria e) gestione fiscale Risultati economici Risultato operativo caratteristico + Risultato della gestione atipica = Risultato operativo globale Risultato gestione finanziaria Risultato ordinario Risultato gestione straordinaria Risultato prima delle imposte Risultato gestione fiscale Risultato netto 25

41 Riclassificazione a Valore Aggiunto
Evidenzia il contributo che i fattori produttivi hanno dato alla formazione del reddito operativo della gestione caratteristica. L’obiettivo è misurare quanto valore l’impresa ha aggiunto ai beni che ha lavorato nel corso del periodo I costi sono riclassificati secondo la loro natura e vengono suddivisi tra costi interni ed esterni all’azienda. E’ il tipico schema di riclassificazione utilizzato quando si dispone esclusivamente di dati di bilancio (civilistico) e proprio dal bilancio mantiene la struttura scalare che partendo dai Ricavi giunge alla determinazione del risultato d’esercizio passando attraverso risultati reddituali intermedi.

42 Riclassificazione a Valore Aggiunto
Ricavi delle vendite e delle prestazioni + Variazione rimanenze prodotti in lavorazione, semilavorati e finiti + Variazione lavori in corso su ordinazione + Incrementi immobilizzazioni per lavori interni VALORE DELLA PRODUZIONE - Acquisti materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci + Variazione rimanenze materie prime, sussidiarie, di consumo e merci - Costi per servizi e per godimento beni di terzi VALORE AGGIUNTO - Costo per il personale MARGINE OPERATIVO LORDO (MOL) - Ammortamenti e svalutazioni - Accantonamenti per rischi e altri accantonamenti REDDITO OPERATIVO + Altri ricavi e proventi - Oneri diversi di gestione + Proventi finanziari + Saldo tra oneri finanziari e utile/perdita su cambi REDDITO CORRENTE + Proventi straordinari - Oneri straordinari REDDITO ANTE IMPOSTE - Imposte sul reddito REDDITO NETTO

43 Riclassificazione a Valore Aggiunto
VALORE DELLA PRODUZIONE Indica il risultato derivante dalla reale attività caratteristica dell’azienda, ovvero della bontà del business come opera imprenditoriale senza le variazioni dipendenti da fattori esterni o di gestione aziendale, prende in considerazione sia l’attività produttiva svolta dall’azienda nei confronti di terzi esterni che quella rivolta all’interno: al magazzino, ai lavori in corso, all’incremento di immobilizzazioni. VALORE AGGIUNTO Deriva dalla differenza tra il valore della produzione ed i fattori esterni che direttamente entrano a far parte di questa (materie prime, servizi, godimento di beni di terzi); è un primo risultato che segnala l’ammontare residuo a disposizione dell’azienda per remunerare i fattori produttivi interni.

44 Riclassificazione a Valore Aggiunto
MARGINE OPERATIVO LORDO E’ dato dal Valore Aggiunto al netto dei costi del personale e, può essere considerato un primo indicatore di risultato operativo. Questo valore se rapportato al fatturato indica in maniera indicativa la capacità dell’azienda di autofinanziarsi tramite la produzione di liquidità derivante dall’attività operativa.

45 Riclassificazione a Valore Aggiunto
REDDITO OPERATIVO Il MOL al netto di ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti genera questo risultato che esprime la redditività che l’azienda è in grado di conseguire esclusivamente tramite l’attività caratteristica, senza considerare gli effetti della gestione finanziaria, straordinaria e fiscale. E’ un ottimo indicatore che sintetizza le reali potenzialità dell’attività svolta dall’azienda. Tenendo conto che molto spesso la gestione straordinaria influisce poco o nulla sul risultato finale, già dal reddito operativo si possono verificare le reali potenzialità dell’azienda nel remunerare il capitale di terzi (gestione finanziaria) nonché il capitale proprio (utile d’esercizio).

46 Riclassificazione a Valore Aggiunto
REDDITO CORRENTE E’ dato dal Reddito Operativo al netto del risultato della gestione finanziaria dell’azienda. Confrontato con il Reddito Operativo al netto degli Altri ricavi e proventi (A.5) e degli Oneri diversi di gestione (B.14), permette di comprende immediatamente se l’attività dell’impresa è in grado di remunerare attraverso la gestione finanziaria il capitale preso in prestito da terzi e parimenti apprezzare il peso della componente finanziaria sulla realizzazione dell’oggetto sociale. REDDITO ANTE-IMPOSTE E REDDITO NETTO Il Reddito ante-imposte è influenzato dal saldo della gestione straordinaria. Il Reddito netto è il reddito al netto delle imposte e deve corrispondere al risultato d’esercizio del bilancio civilistico.

47 Conto economico riclassificato a valore aggiunto
RICAVI DI VENDITA + ΔRimanenze (finali – iniziali) semilavorati e prodotti finiti + impianti costruiti in economia (produzioni interne capitalizzate) + altri Ricavi e Proventi - Oneri diversi = VALORE DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA - Acquisti materie prime + Δrimanenze (finali – iniziali) materie prime = VALORE AGGIUNTO costi industriali e generali = VALORE AGGIUNTO LORDO - costo del lavoro = MARGINE OPERATIVO LORDO - Ammortamenti e accantonamenti =RISULTATO OPERATIVO GLOBALE - Oneri finanziari + Proventi finanziari = RISULTATO ORDINARIO + proventi starordinari - oneri straordinari = RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE - imposte = RISULTATO NETTO 20

48 Conto economico riclassificato a valore aggiunto
VALORE DELLA PRODUZIONE CARATTERISTICA Valore di tutto ciò che è stato prodotto nel periodo. La differenza tra fatturato e valore della produzione può essere attribuita essenzialmente a due motivi: Sovrapproduzione che l’impresa deve essere in grado di assorbire negli esercizi successivi Sopravvalutazione delle rimanenze di prodotti finiti e semilavorati VALORE AGGIUNTO LORDO Il valore aggiunto da evidenza di quante risorse l’azienda ha a disposizione per remunerare i diversi portatori di interessi economici (es. i lavoratori, gli azionisti). Inoltre, il valore aggiunto misura quanta parte dell’intera produzione è imputabile all’attività svolta internamente (data la materia prima, o semilavorata, e le altre condizioni acquistate dall’esterno, quanto valore l’impresa aggiunge a esse tramite il suo operato?) 21

49 Conto economico riclassificato a valore aggiunto
MARGINE OPERATIVO LORDO Il margine operativo lordo (MOL) può essere interpretato come differenza tra ricavi e costi monetari legati alla sequenza acquisto-trasformazione-vendita. RISULTATO OPERATIVO GLOBALE (MON) Il MON si ottiene sottraendo al MOL gli ammortamenti e altri costi di canone e leasing. Da questo risultato in poi il modello di riclassificazione a valore aggiunto coincide con quello a costi del venduto. 22

50 Conto economico riclassificato a valore aggiunto
Lo schema del valore aggiunto risulta utile per l’analisi delle strategie di approvvigionamento, produzione e distribuzione. Il valore aggiunto è un indicatore del grado di integrazione verticale dell’impresa. Quanto più elevato è il valore aggiunto tanto più grande sarà la componente di operazioni svolte internamente all’impresa a parità di valore della produzione. Date due imprese che realizzano il medesimo bene e con un’efficienza complessiva non dissimile: Impresa che tende ad acquisire più materie grezze per vendere direttamente il prodotto (più integrata verticalmente) Valore aggiunto più elevato Maggiore contribuzione da parte di terze economie per la produzione del bene (meno integrata verticalmente) Valore aggiunto più contenuto 23

51 Analisi del Conto Economico riclassificato secondo il criterio del valore aggiunto
Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

52 A parità di ricavi e reddito operativo, un primo confronto tra A e B mette in luce come la prima presenti un valore aggiunto decisamente più elevato (58%vs 31%)come pure una maggiore incidenza del costo del lavoro (21% vs 4%) e degli ammortamenti (13%vs 2%). Tali differenziali lasciano presupporre scelte diverse delle due imprese in tema di presidio delle attività della catena del valore. L'impresa A appare come un'azienda caratterizzata da un maggior grado di integrazione verticale e che svolge pertanto al suo interno una parte rilevante delle attività della filiera. L'impresa B, invece, sia per la minore capacita di aggiunge valore attraverso i propri processi di trasformazione sia per la più bassa incidenza del costo del lavoro e degli ammortamenti, appare maggiormente orientata a scelte di esternalizzazione. L'impresa C presenta una situazione ancora diversa e nello specifico quella di un'impresa con le caratteristiche tipiche di un terzista che lavora in conto lavorazione; ne sono indice il basso peso dei consumi (l'impresa non acquista le materie prime ma le riceve dal committente in corso di lavorazione), un valore aggiunto, che, seppur elevato (75%), viene quasi completamente eroso dal costo del lavoro (in generale si tratta di attività labour intensive), una bassa incidenza degli ammortamenti (il MOL e il ROC tendono a equivalersi) Da : Silvi R. “Analisi di Bilancio”, MCGraw Hill

53 Riclassificazione a Margine di Contribuzione
I costi sono riclassificati facendo una distinzione tra quelli variabili - rispetto ai volumi di vendita - e quelli fissi, mettendo appunto in evidenza il margine di contribuzione. E’ uno schema utilizzato per valutare o verificare scelte di esternalizzazione (outsourcing), ovvero scegliere se produrre (Do) o comprare da altri (Buy), infatti se applicata a singoli gruppi di prodotti può evidenziare l’apporto di ogni singolo articolo alla copertura dei costi di struttura (costi fissi).

54 Riclassificazione a Margine di Contribuzione
Ricavi di vendita (-) Costi variabili industriali (-) Costi variabili commerciali e distributivi (-) Costi variabili generali amministrativi (=) Margine di contribuzione (-) Costi fissi industriali (-) Costi fissi commerciali e distributivi (-) Costi fissi generali e amministrativi (=) Risultato operativo (EBIT) (+) Proventi finanziari (-) Oneri finanziari (+) Componenti straordinari di reddito (=) Risultato ante imposte (EBT) (-) Imposte di esercizio (=) Risultato netto

55 Riclassificazione a Margine di Contribuzione
Ricavi di vendita (-) Costi variabili industriali (-) Costi variabili commerciali e distributivi (-) Costi variabili generali amministrativi (=) Margine di contribuzione (-) Costi fissi industriali (-) Costi fissi commerciali e distributivi (-) Costi fissi generali e amministrativi (=) Risultato operativo (EBIT) (+) Proventi finanziari (-) Oneri finanziari (+) Componenti straordinari di reddito (=) Risultato ante imposte (EBT) (-) Imposte di esercizio (=) Risultato netto

56 Disaggregazione del costo del venduto: i costi variabili
Ricavi netti di vendita – Costi variabili del venduto= MARGINE DI CONTRIBUZIONE DEL VENDUTO Evidenzia quale margine resta per la copertura dei costi fissi una volta che siano stati coperti i costi variabili. Un margine di contribuzione pari o minore di zero implica che l’impresa non è in grado di coprire i costi fissi relativi alla gestione caratteristica Un possibile indicatore è il grado di leva operativa (margine di contribuzione/Risultato Operativo Caratteristico). Più elevato è tale indicatore più è rigida l’impresa (maggiori costi fissi) e maggiore deve essere il volume di vendite per raggiungere il pareggio tra ricavi e costi a livello di gestione caratteristica 18

57 Esempi di strutture di costo di 2 imprese
A % B 1. Ricavi 1000 100% 1100 2. Costi Variabili 800 80% 500 50% 3. Margine di contribuzione (1-2) 200 20% 4. Costi fissi 120 12% 420 42% 5. Reddito Operativo (3-4) 80 8% - Effetto sulla struttura dei costi di A e B di una diminuzione del 10% dei ricavi A % B 1. Ricavi 900 100% 2. Costi Variabili 720 80% 450 50% 3. Margine di contribuzione (1-2) 180 20% 4. Costi fissi 120 13% 420 47% 5. Reddito Operativo (3-4) 60 7% 30 3%

58 Esempi di strutture di costo di 2 imprese
L’impresa A ha una maggiore prevalenza di costi variabili ed una minore incidenza di costi fissi rispetto all’impresa B Possibile spiegazione: scelta diversa in produzione. L’impresa A può aver deciso di acquistare prodotti o parti di essi all’esterno, anziché realizzarli all’interno, comprimendo in tal modo i margini prodotti dall’attività, ma anche i costi di struttura. L’impresa B può aver deciso di realizzare la produzione all’interno, conseguendo un maggiore margine di contribuzione da destinare alla copertura dei costi fissi di struttura più elevati, anche in conseguenza delle fasi di produzione svolte internamente. Rischio operativo: i risultati caratteristici risentono in modo più o meno elevato delle dinamiche di mercato Essendo la struttura dei costi di A caratterizzata maggiormente dai costi variabili, si rileva che una diminuzione del fatturato inciderà sul risultato operativo in modo minore rispetto a B. Qualora le due imprese operassero in un contesto turbolento o imprevedibile, A si presenterebbe come più flessibile rispetto a B, quindi meno rischiosa. Chiaramente, in presenza di attesa di crescita del fatturato, sempre a parità di condizioni, B dovrebbe conseguire livelli reddituali superiori.

59 Analisi della dinamica reddituale dell’impresa C
2009 % 2010 1. Ricavi 1000 100% 1100 2. Costi Variabili 700 70% 825 75% 3. Margine di contribuzione (1-2) 300 30% 275 25% 4. Costi fissi 120 12% 11% 5. Reddito Operativo (3-4) 180 18% 155 14% A fronte di un incremento dei ricavi del 10%, si rileva una diminuzione del risultato operativo dovuto esclusivamente a un incremento dell’incidenza percentuale dei costi variabili. Possibili spiegazioni: Impossibilità di trasferire interamente sui prezzi di vendita gli aumenti dei costi dei fattori produttivi; Perdita di efficienza che porta l’impresa, a parità di prodotto realizzato, a impiegare maggiori quantità di fattori produttivi; Vendita di un mix di prodotti differenti, complessivamente caratterizzato da margini inferiori; Mercato che impone, per motivi anche congiunturali, una riduzione dei prezzi di vendita.


Scaricare ppt "Corso di Economia ed Organizzazione Aziendale II"

Presentazioni simili


Annunci Google