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Centri di produzione e di diffusione della cultura nel seicento

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Presentazione sul tema: "Centri di produzione e di diffusione della cultura nel seicento"— Transcript della presentazione:

1 Centri di produzione e di diffusione della cultura nel seicento

2 La situazione culturale italiana muta nel corso del secolo ed è opportuno, pertanto, distinguere i primi decenni (fino al ) da quelli successivi: il primo periodo vede svilupparsi, all’ombra delle corti, l’esperienza innovatrice della poesia barocca. dopo il 1640 si assottigliano decisamente sia il margine di autonomia dei diversi Stati italiani dall’autorità religiosa sia il margine di libertà concessa al loro interno agli uomini di cultura.

3 LE CORTI La perdita di protagonismo politico dell’Italia in ambito europeo comporta, in generale, un ridimensionamento delle risorse destinate alla promozione della vita culturale. Il “cortigiano” si trasforma gradualmente nel “segretario” del principe, esecutore della sua volontà più che consigliere capace di interpretare la realtà. Il Pittore e l’architetto hanno il compito di diffondere e celebrare l’immagine positiva del principe

4 Il letterato sviluppa, invece, competenze da giurista, diplomatico, militare e amministratore. Solo un’esigua minoranza di letterati può ambire a una sistemazione stabile e prestigiosa nell’ambito delle corti. Conseguenza di questa situazione è l’aspirazione degli uomini di lettere a svincolarsi dalla protezione di un principe particolare, ma questa via risulta praticabile soltanto da pochissimi, come nel caso di Giovan Battista Marino. In concreto, acquista sempre maggior peso la produzione encomiastica, attraverso la quale il poeta spera di accaparrarsi la benevolenza del signore e una sistemazione stabile a corte, in cambio di una sostanziale rinuncia all’indipendenza di pensiero.

5 LA CHIESA Potenziamento e completamento della politica culturale della Chiesa. Incapacità delle forze laiche di proporre un progetto alternativo unitario di portata generale. Diffusione di scuole e seminari e centri educativi interni alla struttura ecclesiastica. Allargamento del numero di intellettuali che divengono chierici.

6 L’EDITORIA Editoria: il vasto e libero mercato che era iniziato nel 400 si espande nel 500 offrendo all’intellettuale una nuova collocazione autonoma. Nel 600 c’è un controllo rigorosissimo da parte della Chiesa, una sorta di censura preventiva. Nascita di opere di consumo, appositamente prodotte per un pubblico ampio di collocazione sociale medio-bassa.

7 In generale, l’irrigidirsi della struttura sociale si riflette nella sempre più netta distinzione tra una produzione raffinata ed esclusiva, destinata alle élites cortigiane, e una produzione rivolta a un pubblico più ampio. Eccezionale resta l’esempio altissimo di Galilei, il quale sceglie di scrivere il suo fondamentale Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo in italiano, per comprendere nel numero dei potenziali lettori fasce sociali tenute ai margini della divulgazione scientifica, fino ad allora pubblicata solo in latino.

8 LE ACCADEMIE Accademia: piccole corti dotate di un loro cerimoniale, piccolo gruppo di intellettuali uniti nel garantirsi a vicenda onore e reputazione. Se da un lato le accademie hanno il merito di offrire agli intellettuali quelle occasioni di confronto e di comunicazione che la corte non era più in grado di garantire, è pur vero che la circolazione delle idee resta forzatamente circoscritta al loro ambito con la conseguenza, almeno in Italia, di un sostanziale isolamento degli uomini di cultura rispetto ai drammatici problemi del tempo.

9 La veneziana ACCADEMIA DEGLI INCOGNITI ( ca) raccolse al suo interno i romanzieri e i novellieri che diedero origine a buona parte della narrativa in prosa del secolo. Tra le accademie scientifiche occorre ricordare almeno quella del CIMENTO, che raccolse molti allievi di Galilei decisi a continuare la sua opera. Fu attiva a Firenze soltanto per un decennio ( ), poiché il Granducato di Toscana non riuscì a garantire le risorse economiche necessarie.

10 L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA e la questione della lingua
Memorabile tra le accademie letterarie è l’Accademia della Crusca, sorta a Firenze nel 1583, per iniziativa di Leonardo Salviati con lo scopo di separare la “farina” della buona lingua letteraria dalle innovazioni inutili e dannose (la “crusca”, appunto) introdotte dagli scrittori successivi al Trecento.

11 SOLUZIONE DEL BEMBO: adottare il fiorentino letterario (Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa) come scelta unitaria per la lingua letteraria di tutta la penisola. FATTORI FRENANTI: Permanere della divisione politica in Italia Progressiva perdita di importanza politica e, quindi, linguistica di Firenze  Rafforzamento del latino al quale la chiesa controriformata affida la liturgia e l’insegnamento. Distanziamento ulteriore tra chi sa leggere il latino e chi no.

12 In tali condizioni la lingua letteraria resta qualcosa di distaccato dalla realtà e dallo svolgimento quotidiano della vita. Una lingua solo scritta, patrimonio di pochissimi. Nel dibattito sulla lingua, i letterati si dividono in due rami: 1. Ramo del PURISMO: difesa della tradizione linguistica a oltranza dalla corruzione dei nuovi tempi (l’ingresso di francesismi e ispanismi) 2. Ramo DIALETTALE: opposizione esplicita ad una lingua letteraria sentita come una sorta di diaframma, di muro tra la parola e la vita. Tuttavia questo fa emergere ancor piùl’impossibilita’ di trovare un’alternativa valida e altrettanto forte al fiorentino letterario.

13 LEONARDO SALVIATI, fondatore dell’ACCADEMIA DELLA CRUSCA propone la compilazione di un dizionario della lingua italiana “pura”. Criterio di stesura del vocabolario: l’italiano si identifica con la lingua letteraria del fiorentino del 300. Modelli letterari: questo filtro restringeva il canone linguistico ai soli fiorentini lasciando fuori una grande parte importantissima della letteratura italiana.

14 EDIZIONI DEL VOCABOLARIO DELLA CRUSCA
1612 – Vocaboli e espressioni del Trecento e di quei pochissimi autori che si erano rifatti rigorosamente all’indicazione del Bembo (Esclusione del Tasso!). Modello ideale della lingua, bloccato nel tempo, svincolato dall’effettivo uso linguistico. Escludeva automaticamente tutto il settore innovativo della scienza e della tecnica 1623 – La tensione purista si affievolisce, viene riaccolto Tasso. 1691 – Ulteriormente ampliata e rinnovata accoglie molti autori del Quattrocento e del Cinquecento


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