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La filosofia per i bambini
Introduzione al modello teorico e alla pratica per progettare interventi nella scuola primaria e dell’infanzia a cura di Diego Manetti
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Prima di parlare di «filosofia per i bambini» occorre chiedersi: Che cos’è la filosofia?
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Che cos’è la filosofia? Chiediamolo ai filosofi…
La sapienza fa parte delle cose più belle e Amore è amore del bello, sicché è necessario che Amore sia filosofo e, in quanto filosofo, sia in mezzo tra il sapiente e l'ignorante. (Platone, Simposio) Gli uomini hanno cominciato a filosofare a causa della meraviglia. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica. (Aristotele, Metafisica)
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Se questa è la filosofia, vien da chiedersi: è roba da bambini?
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Matthew Lipman è convinto di sì!
( ) filosofo statunitense fondatore della Philosophy for Children la Filosofia per bambini
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L’idea di Lipman La Philosophy for Children (P4C) nasce tra gli anni ‘60 e ‘70 del Novecento negli USA grazie al filosofo Matthew Lipman ( ). Lipman osserva che: - i suoi studenti del College non brillano negli studi di Logica perché sono giunti troppo tardi a imparare il ragionamento logico - i suoi figli (di anni) a scuola non ricevono alcun insegnamento utile per «imparare a ragionare» Queste osservazioni lo portano a concludere che: - occorre insegnare la logica (= il ragionamento) sin da bambini - Presentando i principi del ragionamento logico in modo che possano essere interessanti anche per i più piccoli
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«La scoperta di Harry Stottlemeier»
Lipman stesso decide di fornire uno strumento per tale percorso di insegnamento della logica, scrivendo un libro: «Harry Stottlemeier’s Discovery» (il nome del protagonista è assonante con la pronuncia inglese di Aristotele: Aristotle) Il testo si presenta come un racconto, genere letterario più idoneo ai bambini Harry e i suoi amici devono affrontare delle avventure filosofiche, cioè risolvere problemi di logica elementare Le discussioni sono ambientate a casa o in classe, in modo da favorire l’identificazione degli studenti con i protagonisti del racconto «Scoperta» indica l’azione principale compiuta da Harry (significato che si perde nella traduzione italiana: «Il prisma dei perché»)
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La scoperta dei principi del ragionamento logico
La scoperta dei principi logici si accompagna al costante riferimento su come essi possano venire applicati alla concretezza delle situazioni quotidiane perché lo scopo è: imparare le regole del ragionamento e come essere si riferiscano alla vita reale Ad esempio, se studio la critica di Kant all’empirismo scettico di Hume, imparo a non accontentarmi e a inseguire i miei ideali…
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Tre modelli di pensiero filosofico
I protagonisti del racconto di Lipman sono 3 e rappresentano altrettanti modelli di pensiero filosofico: HARRY (ARISTIDE, in italiano): spirito aperto alla ricerca, bisognoso di sperimentare la validità delle proprie idee, sensibile alle critiche TONY: antitesi di Harry, non parla mai per primo, aspetta l’intervento altrui per poi intervenire con spirito di polemica e di critica, ponendosi sul livello più formale del ragionamento LISA: determinata, non è lei a porre i problemi, ma è la prima a saper collocare il ragionamento su un percorso più solido, basandosi anche sulle riflessioni altrui
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Il manuale di Lipman Per favorire l’utilizzo del suo racconto in contesti concreti di classe e lavoro di gruppo, Lipman scrive un Manuale. Il Manuale è strutturato in 17 capitoli che seguono la stessa scansione dei capitoli del racconto e si suddividono in: - idee guida - piano di discussione - esercizi
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Le cose da NON fare 1. Non costringere gli studenti a seguire l’ordine delle idee-guida esposto nel manuale, bensì lasciarli liberi di privilegiare i propri interessi 2. Non tenere complesse lezioni «ex cathedra», bensì favorire la comprensione negli allievi tramite il loro libero dialogare 3. Non trascurare di incoraggiare gli studenti a elaborare le proprie idee anche a partire da quelle degli altri 4. Non insistere sui propri punti di vista, invece di stimolare i bambini a pensare autonomamente 5. Non monopolizzare la conversazione dei bambini, invece di essere un semplice facilitatore
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Le cose da fare Per una buona riuscita della P4C occorre: 1. essere il facilitatore/moderatore della libera discussione tra i bambini 2. permettere a ogni partecipante di elaborare il proprio ragionamento 3. indirizzare a un esito della discussione che sia condiviso e frutto di interazione cooperativa 4. accorgersi della reale situazione della classe (stanchezza, attenzione, emergenze…) 5. essere disponibili a modificare in itinere la propria lezione e/o programmazione
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Inizia la lezione di P4C…
Anzitutto, si tratta di proporre il tema, la lettura o richiamare quanto si suppone che i bambini abbiano già letto in vista della lezione Quindi si domanda loro che cosa, di quanto hanno letto o sentito sul tema, abbia particolare significato per loro Se non ci sono interventi di bambini utili a individuare un tema specifico, tocca all’insegnante fare una proposta, attingendo dalle idee-guida del Manuale Il Manuale però – precisa Lipman – non deve imbrigliare la discussione in classe, ma essere semplicemente fonte di stimoli
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Un esempio di idea-guida: scoperta e invenzione
«Quando ci viene in mente un’idea, la si scopre o la si inventa?» ESERCIZIO 1 Per ciascuna proposizione, dire se si tratta di scoperta o invenzione a. Colombo trova l’America b. Giovanni trova in garage il pallone c. Maria trova un modo per far crescere la verdura in ogni stagione dell’anno 4. Carlo trova un modo nuovo di utilizzare i colori ad olio
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Un esempio di idea-guida: scoperta e invenzione
ESERCIZIO 2 Descrivi con parole tue la differenza che c’è tra scoperta e invenzione, portando anche degli esempi ESERCIZIO 3 Classifica i seguenti termini come scoperta o invenzione, motivando la scelta: a. elettricità b. lampada elettrica c. magnetismo d. magneti e. papiro
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L’insegnante come formatore
Per Lipman, l’insegnante che usi il Racconto + il Manuale può dedicarsi alla pratica della P4C anche se non è un filosofo di professione. Lo scopo è anzi quello di formare un qualsiasi insegnante per renderlo capace di esercitare la didattica della filosofia con i suoi piccoli allievi. Il FACILITATORE è la figura chiave del processo didattico pensato da Lipman. 1. Organizza e conduce la lezione 2. Non si pone al centro 3. Lascia che gli allievi siano i veri protagonisti 4. Adotta uno stile educativo creativo
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Insegnare a FARE filosofia
Lo scopo della P4C non è di insegnare filosofia, bensì insegnare a fare filosofia, attenendosi scrupolosamente alle «cose da non fare» e, per il resto, cercando di facilitare la libera discussione tra i bambini, seguendo il proprio personale metodo educativo e stile creativo. Lo scopo è sempre lo stesso: condurre i bambini a elaborare percorsi autonomi di discussione ed elaborazione, facendo affidamento delle principali regole del ragionamento logico.
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La comunità di ricerca La comunità di ricerca è un concetto centrale Essa permette il passaggio dall’elaborazione personale di un’idea alla condivisione con la classe Per valorizzare le idee dei bambini, in vista di una futura condivisione, occorre iniziare fin da subito a stimolarle, interrogando e ponendo domande L’adulto non riempie anzitutto la mente del bambino di contenuti, ma offre una impalcatura (scaffolding) affinché il bambino eserciti in modo autonomo le proprie attività logico-esplorative per apprendere.
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Dialogare per cercare la verità
Lo strumento centrale nella P4C è il dialogo I bambini vanno incoraggiati a dialogare tra loro (parlando uno alla volta, ascoltando in maniera attiva i compagni, fissando le principali idee emerse in gruppo tramite parole-chiave) per condividere tra loro le proprie idee Intento comune della P4C è giungere a una soluzione condivisa dai partecipanti al dialogo, benché non definitiva e incontrovertibile (chiusura-aperta del dialogo)
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Verità per noi e verità in sé
Per Lipman, la verità cui si approda è dunque un prodotto del dialogo, un suo esito condiviso, fatto emergere grazie alla guida del facilitatore. Il dialogo diviene sinonimo di pratica democratica e l’oggettività della verità coincide con il massimo livello di consenso intorno a essa. Lipman non distingue tra verità per noi (valida per consenso) e verità in sé (valida a prescindere)
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Il contesto storico-teorico della P4C
Durante la guerra in Vietnam, Lipman rimase colpito dalla insufficiente abilità logico-argomentativa con la quale gli americani cercavano di esprimere le proprie opinioni sul conflitto. Qui si può far consistere la prima origine della P4C: la scoperta di quanto sia importante, per ogni individuo, possedere i principi fondamentali della logica del ragionamento. Ma questo è possibile solo dedicandovisi fin da piccoli… Altro ambito di stimolo al pensiero della P4C fu il Sessantotto: Lipman restò deluso dalla scarsità di argomenti che animavano i pur numerosi dibattiti pubblici del tempo, notando una grande vis polemica e una scadente abilità logica, fino a concludere che: «molti adulti non erano semplicemente in grado di ragionare in maniera autonoma».
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I riferimenti teorici della P4C
Lipman si forma in ambito anglo- sassone, dove è centrale l’attenzione per l’aspetto logico-formale della riflessione, elemento rafforzato anche dalla sua professione di docente di Logica alla Columbia University di New York. Riferimento autoriale di Lipman è John Dewey ( ), filosofo e pedagogista statunitense, uno dei massimi esponenti del pragmatismo americano.
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I riferimenti teorici della P4C
Per Dewey, obiettivo centrale di un progetto educativo è l’incremento della capacità di pensare degli studenti. Un tale obiettivo è possibile solo lavorando sui principi logici che guidano il ragionamento. Nesso fondamentale: educazione e logica Lo sviluppo si raggiunge solo nel tempo, come frutto di un costante esercizio. «Pensiero riflessivo»: ci emancipa dall’attività impulsiva e abitudinaria, trasformando l’azione appetitiva e cieca in azione intelligente La logica si radica nella concretezza dell’esperienza (vivere & filosofare)
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Pedagogia e democrazia
Educare al pensare in vista di un confronto La capacità di riflettere e argomentare del singolo deve esprimersi nel contesto della classe Modello è l’Atene del V sec. a.C., in particolare Socrate La democrazia è lo sbocco naturale del percorso educativo della P4C La forza dell’idea non sta tanto nella sua coerenza interna, quanto nella capacità di generare consenso: la dimensione logica del pensiero è al servizio della sua funzione sociale La classe diviene, in quest’ottica, una sorta di «laboratorio sociale» e di palestra per la convivenza civile e democratica
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Oltre la P4C Dopo Lipman, gli studi sulla Filosofia per i Bambini hanno approfondito il tema e avanzato proposte alternative, passando dalla Philosophy for Children alla Philosophy with Children - criticando l’idea che la filosofia sia per addetti ai lavori - elaborando strumenti didattici anche per i più piccoli - rimarcando la distinzione tra filosofia come studio e filosofia come attività - valorizzando l’assetto metafisico del pensiero-bambino «Mamma, perché c’è il sole?»
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La filosofia e i bambini
Nicola Zippel racconta la sua esperienza di pratica della filosofia con i bambini
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Grazie per l’attenzione!
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