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Paolucci, Signorini La storia in tasca
Dall’inizio del Novecento a oggi Volume 5 4. L’età dei totalitarismi: il Fascismo in Italia 5. L’età dei totalitarismi: Stalinismo e Nazismo 6. La Seconda guerra mondiale Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Capitolo 4 L’età dei totalitarismi: il Fascismo in Italia
Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Il dopoguerra in Italia
La società italiana risulta dalla guerra profondamente mutata: i contadini, le donne, i giovani borghesi, gli operai si mobilitano per cambiamenti sostanziali che ne migliorino le condizioni e l’accesso alla politica. I nazionalisti sono profondamente scontenti del risultato degli accordi di pace e rivendicano il possesso italiano dell’Istria. Per loro la vittoria era risultata «mutilata». Nasce il Partito comunista italiano di Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga (1921). - Grandi agitazioni popolari segnarono il «biennio rosso», gli anni Nell’agosto 1919 masse di contadini occuparono terre nella campagna romana e nel Meridione. Erano organizzate da «leghe rosse» socialiste, «leghe bianche» popolari e da associazioni di reduci di guerra. Nelle grandi industrie del nord (come la Fiat di Torino e l’Ansaldo di Genova) vi furono scioperi a ondate successive, l’uno dopo l’altro quasi senza interruzione. Impauriti, gli industriali reagirono con la serrata. Gli operai risposero con l’occupazione delle fabbriche e, con questa forma estrema di protesta, ottennero aumenti salariali e la riduzione dell’orario lavorativo a otto ore giornaliere. - Vi è una vera e propria spaccatura tra classi dirigenti e società civile (animata dalle proteste popolari), una situazione di forte ingovernabilità. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Nasce il Partito fascista
Un uomo politico spregiudicato e ambizioso, Benito Mussolini, che era stato espulso dal Partito socialista per aver sostenuto la necessità dell’intervento in guerra dell’Italia, cercò di trarre profitto dallo scontento generale fondando un nuovo partito, il Partito fascista. Questo prometteva di far tornare l’ordine in Italia e dichiarava di proporsi, al di sopra di ogni altro fine, il bene della patria. - Le dichiarazioni di fervente patriottismo attirarono verso Partito fascista e al suo movimento le simpatie di molti ex combattenti, che sentivano che il loro sacrificio non era stato valorizzato dai governanti. La formazione di «squadre d’azione», che, in camicia nera, organizzavano spedizioni «punitive» contro le Camere del lavoro, le cooperative, le sedi dei giornali e dei partiti di sinistra, guadagnò al fascismo l’appoggio dei ceti conservatori: aiuti in denaro giunsero da industriali, timorosi di una rivoluzione comunista, e da grandi proprietari terrieri della pianura padana (gli «agrari»), che temevano l’occupazione delle terre da parte dei contadini. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Il Partito fascista conquista il potere
- La Marcia su Roma nell’ottobre 1922 e le dimissioni del governo di Luigi Facta. Il re non manda l’esercito e invita Mussolini a formare un nuovo governo. - Il primo governo fascista comprese anche esponenti di altri partiti. - Nelle elezioni del 1924, che si svolgono tra soprusi e violenze, la lista fascista ottenne la maggioranza. - L’omicidio di Giacomo Matteotti da parte dei sicari del Duce. - La «secessione dell’Aventino» e l’appoggio al Fascismo da parte di re Vittorio Emanuele III. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Il Fascismo diventa regime: dittatoriale e totalitario
Il Fascismo cambia le istituzioni e governa senza controlli e tra gli strumenti per creare un consenso - mai visto prima - il regime si avvale delle associazioni popolari, della censura e dei nuovi mezzi di comunicazione: la radio, il cinema, la carta stampata, i manifesti, ma anche i libri scolastici, la letteratura e l’arte. - Mussolini sostituì o affiancò le istituzioni dello Stato con nuove istituzioni fasciste. In primo luogo fu modificato lo Statuto: il capo del governo non dovette più essere responsabile dei suoi atti di fronte al parlamento, ma solo di fronte al re. Soltanto il re poteva costringerlo alle dimissioni, mentre il parlamento perdeva ogni potere di controllo sull’attività del governo. Sulle questioni più importanti il capo del governo non si consultava più col parlamento, ma con il Gran Consiglio del Fascismo, composto dai maggiori esponenti del partito. Fu istituita anche la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, una specie di esercito parallelo, che si affiancò all’esercito regolare. I sindaci, che in precedenza venivano eletti dal popolo, furono sostituiti da podestà, nominati dal governo. Così il PNF controllò anche le amministrazioni locali. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Il consenso popolare al Fascismo
Mitologia fascista, propaganda e controllo su informazione e cultura - Il governo fascista emanò leggi che soppressero la libertà di stampa. La censura e il divieto di pubblicazione divennero strumenti usati abitualmente per far tacere le voci di critica. Fu istituita un’agenzia di stampa, controllata dal partito, che sceglieva le informazioni e comunicava ai giornali e alla radio solo quelle consentite. Il Ministero della cultura popolare dava istruzioni sul rilievo maggiore o minore da dare alle notizie. - Oltre all’appoggio di funzionari, magnati, banche ed esercito, occorreva che la gente avesse un’assoluta fiducia nel regime e credesse nella sua superiorità. Venne perciò creata la figura pubblica del Duce che doveva impersonare il modello dell’italiano nuovo, anzi, dell’uomo nuovo fascista: la forza, l’arroganza, l’astuzia, l’audacia temeraria, la prestanza fisica. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Le organizzazioni della gioventù
I bambini, i ragazzi e i giovani maschi vennero inquadrati in associazioni di tipo militare («Figli della Lupa», «Balilla», «Avanguardisti»), dove venivano educati all’obbedienza, alla disciplina, all’esaltazione del capo e delle sue imprese. Le ragazze. Dal canto loro, vennero inquadrate nelle associazioni femmini. Nel 1923 venne varata la riforma dell’intero sistema scolastico. L’obiettivo di tale riforma fu di porre sotto il controllo culturale dello Stato tutte le scuole del paese e di stabilire una gerarchia di importanza fra i diversi corsi di studio. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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La «battaglia del grano» e la bonifica delle terre paludose
L’obiettivo della «battaglia del grano» fu la conquista dell’autosufficienza alimentare. L’altro slogan del fascismo, la «bonifica integrale», doveva favorire l’agricoltura e promuovere nuove opere pubbliche. La conquista di nuove superfici coltivabili attraverso la bonifica delle regioni paludose, tra cui quelle del Lazio, fu inizialmente un successo ma, ben presto, sempre meno fondi furono disponibili per il risanamento dei terreni della penisola e la campagna di bonifica si arrestò. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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I Patti Lateranensi Con i Patti Lateranensi (1929):
1. Il pontefice riconosce Roma come capitale d’Italia; 2. l’Italia cede alla Chiesa un piccolo territorio intorno alla basilica di San Pietro: la Città del Vaticano; 3. Si ha il Concordato, un insieme di norme che regolano di comune accordo i rapporti fra Stato italiano e Vaticano; 3. Lo Stato italiano riconosce la religione cattolica apostolica romana come sola religione di Stato; 5. Riconosce che il matrimonio religioso ha validità civile; 6. Introduce nelle scuole dello Stato l’insegnamento della dottrina cattolica. 7. Dal canto suo la Chiesa accettò di nominare solo dei vescovi che abbiano il gradimento politico del governo italiano e li impegna a giurare fedeltà allo Stato. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Le colonie italiane - Le colonie italiane, l’Eritrea, la Somalia e la Libia, quando il Fascismo prese il potere, si erano già rivelate povere di risorse, poco più che un insieme di deserti e di steppe. Gli italiani, dopo la sfortunata guerra contro l’Etiopia del , erano decisamente contrari a nuove avventure africane. Ma il regime fascista, con un’intensa propaganda affidata alla radio, alla stampa, al cinema, alla scuola, s’ impegnò a convincere l’opinione pubblica che era necessario creare un Impero coloniale per assicurare lo sviluppo economico del paese e risolvere tutti i problemi della povertà e della disoccupazione. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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L’Impero fascista Un vero Impero coloniale poteva essere l’Etiopia.
Dopo una campagna militare durissima, il generale Pietro Badoglio, alla testa delle truppe, entrò nella capitale etiopica Addis Abeba. Il 9 maggio 1936 viene proclamato l’Impero. - Un vero impero coloniale poteva essere l’Etiopia, un paese africano esteso quattro volte l’Italia, ricco di terre che potevano essere fertili, se modernamente coltivate, e forse di prodotti del sottosuolo non ancora esplorati. Ma l’Etiopia era uno Stato libero e indipendente, membro della Società delle Nazioni: Mussolini sapeva bene che aggredire quello Stato significava sfidare tutto il mondo. Tuttavia nell’ottobre del 1935 l’Italia dichiarò guerra all’Etiopia, prendendo a pretesto insignificanti incidenti avvenuti sulla frontiera con la Somalia. - Dopo una campagna militare durata sette mesi, che costò agli italiani più di 4000 morti, il generale Pietro Badoglio, alla testa delle truppe, entrò nella capitale etiopica Addis Abeba, da cui era stato cacciato l’imperatore Hailé Selassié. Il 9 maggio 1936 Mussolini poté affermare che Roma aveva il suo nuovo Impero. Vittorio Emanuele III assunse il titolo di imperatore d’Etiopia. Le perdite etiopiche, tra soldati e popolazione civile, furono di oltre persone, in conseguenza all’uso indiscriminato dei gas tossici e dei bombardamenti aerei sui villaggi da parte degli italiani. - La Società delle Nazioni condannò l’aggressione e impose sanzioni economiche, vietando agli Stati membri di commerciare con l’Italia. Ma dell’organizzazione internazionale non facevano parte gli Stati Uniti, la Germania, il Giappone e la Russia, e le sanzioni ebbero effetto limitato. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Le leggi razziali - Se nelle colonie le leggi razziste vennero varate sin dall’inizio dell’assoggettamento, più restrittive e segregazioniste si fanno dopo la proclamazione dell’Impero. - In Italia, sebbene vi fossero sempre state correnti antisemite all’interno del PNF, gli ebrei sino al 1938 non subirono alcuna discriminazione, anzi, molti di essi erano fascisti della prima ora e militavano nell’esercito, nelle istituzioni e nelle organizzazioni civili. Con l’asse Roma-Berlino la situazione cambiò profondamente: alla pubblicazione del Manifesto degli scienziati razzisti (1938) seguì la nascita di molte riviste di stampo antisemita e il varo di un nucleo di leggi profondamente discriminatorie. Iniziarono poi le deportazioni di ebrei (oltre che di gitani, omosessuali e lesbiche e oppositori politici) nei campi di concentramento e sterminio italiani, tedeschi e polacchi. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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