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Il “Don Giovanni” di Kierkegaard

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Presentazione sul tema: "Il “Don Giovanni” di Kierkegaard"— Transcript della presentazione:

1 Il “Don Giovanni” di Kierkegaard
Estetica Il “Don Giovanni” di Kierkegaard 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

2 Il diario del seduttore
Per Kierkegaard qui l’Estetica trova in se stessa la chiave per intendere il proprio fallimento. La personalità estetizzante del seduttore psichico rimane schiava e vittima dei suoi stessi intrighi e dei suoi conflitti. Invece Don Giovanni è un seduttore sensuale. 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

3 Chi è Don Giovanni? Secondo Kierkegaard il seduttore psichico è l’artefice dell’inquinamento dell’ESTETICA, colui che ne capovolge la leggerezza nel pesante andamento della strategia e del calcolo, dell’interesse e del ripensamento. A lui interessa solo “l’interessante”: quando una relazione si stabilizza non è più interessante e allora si molla la preda, giacché “introdursi in immagine nell’intimo di una fanciulla è un’arte, uscirne fuori è un capolavoro”. La seduzione del Don Giovanni indica la possibilità di sottrarre l’estetica tanto alla determinazione del pensiero quanto alla giurisdizione dell’etica, per restituirle una dignità che solo allora essa può legittimamente ostentare. Dunque ESTETICA, NON LOGICA, NON ETICA. 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

4 L’immediatezza Don Giovanni non ha bisogno di piani o progetti di seduzione: egli seduce con l’immediatezza del proprio desiderare. Ora, secondo Kierkegaard, solo la MUSICA può esprimere tutto questo, in quanto essa, nota il filosofo con un felice ossimoro, è “il medio dell’immediato”. 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

5 La Musica La musica è la meno storica di tutte le arti.
La musica “ha in sé un momento di tempo, e tuttavia non scorre nel tempo se non in senso figurato, tant’è che essa non riesce ad esprimere la successione temporale degli accadimenti, ovvero ciò che nel tempo è storico”. 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

6 Scrive Kierkegaard: “Don Giovanni non deve essere visto, ma ascoltato!”. Don Giovanni non si lascia ridurre a nessuna determinazione spazio-temporale. Chiedersi che aspetto abbia Don Giovanni è come voler ridurre ad elemento esteriore una forza che è, invece, tutta interiore. Anche la danza ridicolizzerebbe Don Giovanni. 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

7 La poesia non basta La parola è mediazione e riflessione: né il Don Giovanni di Byron né quello di Molière possono rappresentare Don Giovanni in modo adeguato. Solo il Don Giovanni musicale di Mozart può, per Kierkegaard, esprimere adeguatamente l’essenza estetica della genialità sensuale. 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

8 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

9 L’ineusaribilità Nella seduzione di Don Giovanni trionfa la vita:
“Un’immagine che non acquista mai contorni e consistenza, un individuo che non viene mai compiuto, e perciò non un individuo particolare, ma la potenza della natura, il demoniaco che non smetterà di sedurre, come quel numero 1003, che dà l’impressione che la lista non sia affatto finita……” 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

10 L’oscillazione Don Giovanni incarna quell’oscillazione che è la vibrazione musicale. Appena Don Giovanni diventa individuo compiuto, l’estetica avrà altre categorie, ripiomberà cioè nel flusso di quell’esistenza estetica che inevitabilmente cade sotto il severo giudizio dell’etica. 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

11 Il desideratore In realtà Don Giovanni non è un vero seduttore, per Kierkegaard, ma piuttosto un “desideratore”: a lui manca il tempo per essere un vero seduttore. Don Giovanni vive la seduzione nell’indifferenza estetica. 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

12 La riflessione Solo quando interviene la riflessione il regno di Don Giovanni “si presenta come il regno del peccato; ma allora Don Giovanni è stato ucciso, allora la musica tace”. Don Giovanni è l’estremo baluardo dell’innocenza della natura. 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica

13 Conclusioni Il Don Giovanni kierkegaardiano rappresenta una sorta di DEONTOLOGIA della sfera estetica, ossia la sfera estetica così come dovrebbe essere, vissuta pienamente e interamente sul piano della “aisthesis”, senza alcuna interferenza della riflessione che ne compromette l’immediatezza e vi insinua l’angosciante senso del peccato. 17/02/2019 prof.ssa Gloria Sica


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