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PubblicatoSebastiano Ferro Modificato 5 anni fa
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Quale latino? Differenziazioni regionali: azioni dei substrati (ad esempio quello celtico) Differenziazioni sociali: latino letterario ben diverso da quello volgare, ossia correntemente utilizzato Differenziazioni diacroniche: influenze di adstrato e superstrato (lingue germaniche)
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Iscrizioni pompeiane (62 d.C.-79 d.C)
qvisqvis ama valia peria qvi nosci amare bis tanti peria qvisqvis amare vota Versione in latino classico: Quisquis amat valeat, pereat qui noscit amare. Bis tanti pereat quisquis amare vetat. Traduzione: Viva chiunque ama, a morte chi non sa amare. Muoia al doppio chiunque impedisca di amare.
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Modello di Ángel López García
Ruolo della Bibbia tradotta da Gerolamo (Vulgata) nella trasformazione della sintassi latina (sec. IV) Le prime traduzioni della Bibbia risalgono alla seconda metà del II secolo Varie versioni antecedenti a quella di Gerolamo: Itala, Afra Le traduzioni bibliche contribuiscono a riordinare la sintassi del latino scritto (a maggior ragione con l’espansione del cristianesimo) secondo i modi della sintassi che sarà romanza
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Iohannes, Et prope erat pascha Iudaeorum et ascendit Hierosolyma Iesus. Et invenit in templo vendentes boves et oves et columbas et nummularios sedentes et, cum fecisset quasi flagellum de funiculis, omnes eiecit de templo, oves quoque et boves, et nummulariorum effudit aes et mensas subvertit. Et his qui columbas vendebant dixit: «Auferte ista hinc, nolite facere domum Patris mei domum negotiationis».
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Appendix Probi 5 scritti grammaticali latini conservati da un solo ms. oggi a Napoli (Biblioteca Nazionale, lat. 1, ex Vindobonensis 17), proveniente dall’abbazia di Bobbio; disposti a seguito di un trattato assai più ampio, gli Instituta grammaticae, attribuiti al grammatico Valerio Probo, vissuto nel I sec. d.C., con cui non hanno nessuna relazione diretta; copiati da una mano tipicamente bobbiese e dell’inizio del sec. VIII. La sezione dell’Appendix Probi qui esaminata (la terza) si presenta come un elenco di 227 parole seguite dalla forma erronea.
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Sincope di vocali postoniche
speculum non speclum masculus non masclus uetulus non ueclus uitulus non uiclus uernaculus non uernaclus articulus non articlus calida non calda oculus non oclus tabula non tabla uiridis non uirdis
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Vocali anteriori brevi → semiconsonanti se precedono vocale
fenomeno confermato in alcuni casi dalla correzione di grafie ipercorrette e per i: uinea non uinia cauea non cauia lancea non lancia e all’inverso: ostium non osteum
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Evoluzione di ŭ in /o/, ovvero confusione tra ŭ e ō
colŭmna non colomna fōrmica non furmica colŭber non colober robigo non rŭbigo
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Perdita di -m finale triclinium non triclinu numquam non numqua pridem non pride olim non oli idem non ide
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Riduzione del nesso -ns- a semplice sibilante
ansa non asa [t]ensa non tesa e all’inverso, presenza di ipercorrettismi: hercules non herculens formosus non formunsus occasio non occansio
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Lex Salica e parodia La Legge salica, raccolta di leggi degli antichi Franchi Salii (tribù) La più antica versione risale a Clodoveo, re dei Franchi (inizio VI secolo) Base per alcune norme del diritto di successione nel corso del Medioevo (ereditarietà solo in linea maschile) Parodia: contenuta in un unico manoscritto risalente all’VIII secolo, al seguito della stessa Lex Salica; burla di un copista Elementi romanzi (area orientale della lingua d’oïl)
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Parodia della Lex Salica (seconda metà dell’VIII sec.)
In nomine Dei, Patris omnipotentis. Sit placuit uoluntas Laidobranno et Adono, ut pactum Salicum, de quod titulum non abit, gratenter suplicibus aput gracia Fredono una cum uxore sua et obtimatis eorum, in ipsum pactum titulum unum, cum Deo adiutorio, pertractare debirent: ut, si quis homo aut in casa aut foris casa plena botilia abere potuerint, tam de eorum, quam de aliorum, in cuppa non mittant ne gutta. Se ullus hoc facire presumserit, malobergo leodardi, sol(idos) quindecim con(ponat) et ipsa cuppa frangant la tota, ad illo botiliario frangant lo cabo, at illo scanciono tollant lis potionis. Sic conuinit obseruare: aput staubo bibant et intus suppas faciant. Cum senior bibit duas uicis, sui uassalli la tercia, bonum est.
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Traduzione: In nome di Dio, Padre onnipotente
Traduzione: In nome di Dio, Padre onnipotente. Si è deciso che sia fatta la volontà di Laidobranno e Adono, che la legge Salica, per quanto riguarda una materia non contemplata, su domanda fatta di buon cuore con la grazia di Fredono assieme a sua moglie e al loro seguito, in questo stesso patto debbano, con l’aiuto di Dio, ammettere un (nuovo) titolo: che, se qualcuno o in casa o fuori casa potrà avere una bottiglia piena, che non ne versi neanche una goccia nella coppa né loro né di altri. Se qualcuno oserà fare questo paghi XV soldi e gli si infranga la coppa interamente, che si spacchi la testa al bottigliere e si tolgano le bevande ai capo dei coppieri. Così si proceda: bevano con la coppa e ci facciano la zuppetta. Quando il signore beve due volte, il suo vassallo la terza, e così va bene. Io che ho scritto il mio nome non ho scritto. Sia giudicato colpevole.
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Ipotesi sulle origini delle letterature romanze
Modello «colto»: riferimento agli ambienti scolastici, monastici, clericali; valore formativo ai testi di letteratura religiosa, modelli per i testi profani e volgari Modello «popolare»: funzione della tradizione popolare, della memoria e dell’oralità, come veicolo di temi, motivi e perfino di componimenti interi
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Primo modello: Riferimento all’intervento strutturante della tradizione colta e scritta Centri della produzione della letteratura latina Secondo modello La rielaborazione scritta è solo la fase finale della tradizione Modelli della tradizione popolare e folklorica
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Esempio: origini dell’epica romanza
Gaston Paris (Histoire poétique de Charlemagne, 1865) ipotizza l’esistenza di “cantilene” (canti popolari) coeve ai fatti storici (dunque in età carolingia) Pio Rajna (Le origini dell’epopea francese, 1884) ritiene che i poemi giunti sino a noi siano l’ultimo prodotto di una tradizione già formata in epoca merovingia e legata a remote tradizioni germaniche Joseph Bédier (Les légendes épiques, recherches sur la formation des chansons de geste, ) collega l’origine dell’epopea francese alla collaborazione tra giullari e fondazioni monastiche a partire dall’XI sec. sulle vie dei pellegrinaggi e delle fiere
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LIRICA ROMANZA DELLE ORIGINI
Le Kharǧat (singolare: kharǧa , parola araba che significa «finale») Le kharǧat sono la parte finale dei componimenti arabi detti muwassahat. Si tratti di componimenti colti che terminavano con una parte a carattere lirico e popolareggiante in lingue differenti dal contesto (arabo popolare, mozarabo, ebraico) Le kharǧat sono composizioni liriche popolari che venivano composte da poeti andalusi in dialetto ispano-popolare o nella lingua mozaraba. Sotto l’occupazione araba tra XI e il XII secolo, i cristiani (linguisticamente romanzi) nella penisola iberica parlavano questa forma dialettale, che nella forma scritta era molto influenzata dalle parole arabe (mozarabo significa arabizzato). I temi delle kharǧat sono assai simili a quelli della lirica galego-portoghese: si tratta di lamenti femminili, di canzoni di donna.
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‘asà sanarey traduzione: Oh madre, se non cessa la pazzia (dell’amore) allora moriró. Portami il vino dalla casa di Ga’far cosí potró curami.
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