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LA ROMA DEI PAPI e REGNO DI NAPOLI
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Lo stato della chiesa nella prima metà del 1400
Lo stato della chiesa si presentava all’inizio del 1400 come una formazione composita, formata da aree storicamente diverse fra loro: Emilia, Romagna, Marche, Umbria e Lazio. Al suo interno vu erano piccoli e grandi poteri locali. Nel 1417 si verificò la fine dello scisma d’occidente con l’elezione di papa Martino V, il quale causò il consolidamento dello stato della chiesa. Martino V riporta in vigore le Costituzioni egidiane, le quali regolavano i rapporti tra: pontefice e stati esteri e tra il pontefice e i suoi sudditi. Prevedevano inoltre la suddivisione in 5 province il territorio; ogni provincia era governata da un rettore (rappresentava il potere papale). Martino V inoltre costituì un patto con dinastie signorili locali, al fine di favorire l’elezione per le cariche ecclesiastiche dei suoi parenti.
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la costruzione della monarchia papale
Le entrate dello stato incrementarono notevolmente grazie alla vendita delle cariche ecclesiastiche e delle dispense (deroghe). L’azione iniziata da martino v si intensificò a partire dalla metà del secolo (elezione Niccolò V). Azione Niccolò V: Azione Sisto IV: Aumenta presenza di suoi rappresentanti negli uffici provinciali. Proseguì politica accentratrice Potenziò apparato della curia romana Finanziò e arruolò un esercito stabile. Rinnovamento urbanistico della città di Roma (lavori su basilica di San Pietro e Cappella sistina) Avviò una riforma del fisco, che migliorava la riscossione dei tributi.
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Azione Giulio II: Svolto incarichi diplomatici Condusse un’ azione importante per rafforzamento dello stato della chiesa Conquistò: alcuni territori nelle Marche e in Romagna. Guidò di persona le truppe papali
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Dagli angioini agli aragonesi
Dal VII secolo nel sud Italia si era affermata unicamente la monarchia, la quale era limitata dal potere dei Baroni, i quali potevano: Amministrare la giustizia Riscuotere le tasse Prelevare una quota dai prodotti dei contadini Fissare il prezzo delle merci A causa di ciò è assente una borghesia degli affari. Dal 1266 il Regno di Napoli era retto dagli Angioini. Nel 1435 alla morte della regina Giovanna II, ovvero l’ultima degli Angiò, la lotta per il trono assunse una dimensione europea. Il candidato con le maggiori possibilità era Alfonso V d’Aragona poiché si fece adottare dalla stessa Giovanna e perché era già sovrano in Sicilia e Sardegna. La possibilità di uno stato formato dall’unificazione della Spagna aragonese e l’Italia meridionale mise in allarme gli altri stati italiani, i quali si coalizzarono e combatterono contro il sovrano spagnolo, il quale prevalse e nel 1442 fu riconosciuto come re di Napoli.
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Il governo aragonese Alfonso V stabilì la corte a Napoli e contribuì a renderla uno dei maggiori centri culturali del tempo. Per quanto l’istruzione superiore egli favorì la fondazione dell’università di Catania e il potenziamento di quella di Napoli; i sudditi gli attribuirono inoltre il titolo di «magnanimo» per sottolineare i suoi meriti civili. Prima della sua morte (1458) Alfonso V divise i suoi possedimenti italiani tra suo fratello Giovanni, a cui andarono la Sicilia e la Sardegna, e il figlio Ferdinando, detto Ferrante, a cui andò il regno di Napoli. Ferrante prese il posto di suo padre prendendo così il nome di Ferdinando I. Ferrante favorì sia l’agricoltura sia l’attività manifatturiera del sud Italia, mettendo a disposizione delle nuove terre e favorendo l’aumento di produzione. In più il re promosse alcune misure di contenimento dei privilegi feudali, tuttavia non riuscendo a scardinare il potere dei feudatari, i quali per due anni complottarono per destituirlo e riconsegnare il trono agli angioini, in quella che è chiamata congiura dei baroni, la quale fu repressa abilmente dal re.
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Debolezze del sistema italiano
Tra il 1494 ed il 1512 la penisola italiana mostrava una fragilità politica a causa della frammentazione territoriale, essendo la penisola italica un territorio che destava forte attrazione, fu facile per le monarchie nazionali europee inserirsi.
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Le ambizioni francesi: la discesa di carlo viii
I primi a sfruttare la debolezza italiana furono i francesi nel 1494 alla morte di Ferdinando I; il re di Francia Carlo VIII di Valois cerca di impadronirsi del trono napoletano. Prima della discesa in Italia Carlo si assicurò la neutralità di Ludovico il moro, ovvero il signore di Milano. La discesa in Italia si divise in tre fasi: Attraversata del Ducato di Milano (1494) Arrivo a Firenze, dove Piero de’ Medici concesse la resa incondizionata della città Arrivo a Napoli nel 1495, dove sconfisse gli aragonesi Il facile successo francese mise in allarme gli Stati italiani, in particolare Venezia, il quale organizzò una coalizione antifrancese, alla quale si unirono: Papa Alessandro VI Ferdinando d’Aragona L’imperatore Massimiliano Ludovico il moro Con la vittoria della coalizione nella battaglia di Fornovo nel luglio del 1495, così costringendo Carlo VIII a tornare in Francia.
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