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Il Naturalismo (pg. 98-101).

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Presentazione sul tema: "Il Naturalismo (pg. 98-101)."— Transcript della presentazione:

1 Il Naturalismo (pg )

2 Il quadro storico-culturale
Il Naturalismo si afferma in Francia negli anni Settanta dell’Ottocento. Influsso della cultura positivista (la scienza come strumento privilegiato di analisi della realtà). Il realismo di primo Ottocento rifiuta ogni visione di tipo religioso, metafisico o idealistico. La realtà è governata da ferree leggi meccaniche spiegabili scientificamente.

3 L’età del Positivismo in Europa
Dopo l’esaltazione di ideali e utopie romantiche, dal 1850 si pone l’esigenza del reale, del dato di fatto età del Positivismo Non filosofia, ma modo di pensare generalizzato, mentalità scientifica che permea le strutture mentali e concettuali dell’epoca

4 La risposta dei letterati
Scapigliatura No movimento letterario, ma gruppo di scrittori (Emilio Praga, Arrigo e Camillo Boito) accomunati dal rifiuto per le convenzioni della letteratura contemporanea e per i costumi della società borghese. Pg Naturalismo Registrare i nudi fatti così come appaiono anche negli aspetti più deteriori Decadentismo Fuga dalla realtà, sentita come meschina, per cercare l’essenza delle cose oltre ciò che appare.

5 Il termine Naturalismo
È usato la prima volta nel 1858 dal critico Hippolyte Taine in un saggio su Honorè de Balzac, considerato da Taine il modello di scrittore-scienziato con la Commedia umana. Taine sostiene che tutte le manifestazioni – compresa la creazione artistica – sono rigidamente condizionate, determinate da tre fattori principali: La race: “la razza” (i fattori ereditari) Le milieu: l’ambiente nel quale l’individuo è vissuto Le moment: le influenze del momento storico

6 Il precedente: Gustave Flaubert
Ma è Flaubert ( ) con il suo romanzo Madame Bovary (1857) ad utilizzare per primo la tecnica dell’impersonalità, il narratore diventa invisibile e i fatti sono narrati dal punto di vista del personaggio. (vedi trama pg ) Si serve del discorso indiretto libero. Secondo Flaubert nella creazione artistica l’autore deve essere come Dio nell’universo: ovunque presente, ma sempre invisibile.

7 Tranches de vie Un gruppo di scrittori francesi (tra cui Flaubert, i fratelli Goncourt e Zola) teorizza e pratica l’apertura del romanzo: ai fatti di cronaca, all’osservazione di spaccati di vita vera (tranches de vie). per indagare i rapporti di causa-effetto che legano le azioni umane. per ribadire la necessità di una descrizione “scientifica”, impersonale e neutra, del “documento umano”.

8 L’esordio del naturalismo: i Goncourt
Alle origini del Naturalismo vi è il romanzo dei fratelli Goncourt, Germinie Lacerteux, pubblicato nel 1865. È la storia, ispirata a una vicenda reale, di un’umile domestica divisa tra la serietà del lavoro e un’esistenza dissoluta, trascorsa fra la miseria e la prostituzione. Nel ricostruire la vicenda essi si basano su una rigorosa documentazione: si tratta di un “documento umano”, formula che verrà molto usata dai naturalisti. Nella Prefazione, i Goncourt scrivono “lo studio che segue è l’analisi clinica dell’amore”, parlano di “romanzo vero”, opposto a quelli “falsi” amati dai lettori. Affermano il pieno diritto di cittadinanza letteraria per le miserie delle “classi basse”. Pg

9 Il romanzo sperimentale (1)
Le roman expérimental: è il titolo del saggio, pubblicato in Francia nel 1880, in cui Zola codifica nitidamente i precetti del Naturalismo. Il romanzo “sperimentale” è il romanzo costruito come un esperimento scientifico, come una prova di laboratorio. Se lo scopo del romanzo naturalista è di diventare una forma di conoscenza, questo può essere conseguito soltanto adottando un metodo ricavato dalla scienza.

10 Il romanzo sperimentale (2)
L’esperimento impiantato dal narratore, vale a dire il romanzo, servirà per verificare l’ipotesi formulata partendo dall’osservazione della realtà, cioè che la vita psichica e affettiva dell’uomo è determinata: dai fattori ereditari (la race) e dall’ambiente circostante (le mileu) Non furono poche le critiche al saggio di Zola: prima fra tutte quella di voler dimostrare che esiste un rigido determinismo nella vita rappresentata dai personaggi.

11 Il romanzo sperimentale (3)
Le concezioni espresse da Zola nel saggio Il romanzo sperimentale prendono corpo nell’opera fondamentale di Zola: I Rougon-Macquart: un ciclo di 20 romanzi (pubblicati fra il 1871 e il 1893) in cui, rifacendosi alla Commedia umana di Balzac , traccia un quadro della società francese del secondo impero attraverso le storie dei membri di una famiglia. Il principio di interpretazione di tutte le vicende è la legge dell’ereditarietà.

12 I naturalisti e la politica
Pur non aderendo mai al socialismo, i naturalisti (e Zola in particolare) indirizzano la loro analisi della società in senso “progressista”. Sono convinti che la funzione della letteratura sia anche quella di denunciare i mali e le ingiustizie del mondo e mostrare la condizioni dei ceti più umili (operai, artigiani e contadini). Su Zola e i naturalisti si riverserà infatti la critica di voler sovvertire l’ordine sociale promuovendo le classi inferiori. L’impegno democratico di Zola si manifesta in modo evidente nel 1898 in occasione del caso Dreyfus con il famoso articolo “J’accuse”. La difesa di Dreyfus costerà a Zola un anno di carcere.

13 I temi della narrativa naturalista
I temi preferiti della narrativa naturalista furono antiidealistici e antiromantici in modo che la narrazione portasse con sé una forte carica di denuncia sociale che doveva risultare dalla descrizione scientifica ed obiettiva dei fatti. Tra i temi principali vi erano dunque: la vita quotidiana con le sue banalità, le sue meschinità e le sue ipocrisie; le passioni morbose che dovevano rasentare il limite della patologia psichiatrica, come la follia e il crimine; - le condizioni di vita delle classi subalterne, soprattutto del proletariato urbano che, con le sue miserie (prostituzione, alcolismo, delinquenza minorile) potessero dare un chiaro esempio di patologia sociale.

14 Tecniche narrative di Zola
Interesse di indagine verso la REALTÀ CONTEMPORANEA; L’AMBIENTE deve essere ricostruito in modo preciso e oggettivo; I PERSONAGGI sono calati in un determinato contesto sociale che ne condiziona i comportamenti e ne determina le caratteristiche fisiche e morali; LESSICO DELLA LINGUA PARLATA; ma il linguaggio gergale (dei ceti proletari parigini) appartiene solo ai personaggi – nei dialoghi e nel discorso indiretto libero – il narratore usa invece un linguaggio colto, letterario; IMPERSONALITÀ: il narratore assume un punto di vista esterno e osserva dall’alto i fatti narrati, è impersonale ma a volte emerge il suo giudizio (borghese colto, democratico e progressista).

15 Il Verismo italiano (pg. 153-156)
La riformulazione italiana del modello naturalista francese prende il nome di “Verismo”. Con questo termine si definisce un orientamento narrativo condiviso da numerosi scrittori italiani dal 1870 al Tale orientamento definisce la scelta di raccontare i fatti con la massima oggettività possibile, “fotografando” la realtà anche nei suoi aspetti più sgradevoli e crudi e riproducendo fedelmente il linguaggio dei contesti sociali che costituiscono l’oggetto e l’ambiente della narrazione.

16 Il Verismo Si sviluppa a Milano, la città dalla vita culturale più feconda e aperta maggiormente alle influenze straniere. Le opere veriste però rappresentano soprattutto le realtà sociali dell'Italia centrale, meridionale e insulare: la Sicilia è descritta nelle opere di Giovanni Verga, di Luigi Capuana e di Federico de Roberto; Napoli in quelle di Matilde Serao e di Salvatore di Giacomo; la Sardegna nelle opere di Grazia Deledda. Una teoria coerente ed un nuovo linguaggio furono elaborati da due intellettuali meridionali: Luigi Capuana, come critico del «Corriere della Sera» ha una funzione fondamentale nel far conoscere l’opera di Zola (in particolare, recensisce l’Assomoir nel 1877); Verga intraprese la strada del Verismo con la raccolta di novelle Vita dei campi e infine col primo romanzo del Ciclo dei Vinti, I Malavoglia, nel 1881.

17 Nella recensione a I Malavoglia (1881) Capuana scrive:
«Senza dubbio l’elemento scientifico s’infiltra nel romanzo contemporaneo […]; ma la vera novità non istà in questo. Né sta nella pretesa di un romanzo sperimentale […]. Se il romanzo non dovesse far altro che della fisiologia o della patologia, o della psicologia comparata in azione [...] il guadagno non sarebbe né grande né bello. Il positivismo, il naturalismo esercitano una vera e radicale influenza nel romanzo contemporaneo, ma soltanto nella forma, e tal influenza si traduce nella perfetta impersonalità di quest’opera d’arte». Da ciò consegue che per i veristi: La scientificità non deve consistere nel trasformare la narrazione in esperimento, per dimostrare la validità di tesi scientifiche, ma nella tecnica con cui il narratore presenta la realtà (in modo oggettivo) → la scientificità per i veristi si manifesta solo nella forma, attraverso il principio dell’impersonalità.

18 Impersonalità e regressione (T2 a p. 194)
Nella prefazione al racconto L’amante di Gramigna, che ha la forma di una lettera inviata a Salvatore Farina, contrario alle tendenze veriste, Verga espone i nuclei teorici che sono alla base della sua sperimentazione letteraria: il vero: il racconto… deve esser storico; documento umano la lingua: colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare (REGRESSIONE) veridicità: preferirai trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto.. senza la lente dello scrittore; efficacia dell’essere stato, delle lagrime vere legge causa-effetto: sacrifichiamo volentieri l’effetto della catastrofe, allo sviluppo logico, necessario delle passioni e dei fatti eclissi dell’autore: la mano dell’artista rimarrà assolutamente invisibile, allora avrà l’impronta dell’avvenimento reale, l’opera d’arte sembrerà essersi fatta da sé (IMPERSONALITÁ)

19 “Eclisse” dell’autore e regressione (T3 pg. 196)
L’obiettivo principale di Verga è eliminare ogni senso di artificialità letteraria, dare l’illusione completa della realtà, l’impressione di assistere direttamente ai fatti, senza alcun intermediario. Per questo adotta la tecnica della regressione: la “voce” che racconta si colloca tutta all’interno del mondo rappresentato, allo stesso livello dei personaggi. Il narratore si mimetizza nei personaggi di un certo ambiente adottando il loro punto di vista, esprimendo i loro giudizi, i loro sentimenti, ecc. L’autore si eclissa nell’opera perché non ha diritto di giudicare la materia che rappresenta; se la voce narrante giudica non lo fa secondo la visione colta dell’autore (come il narratore naturalista), ma in base alla visione elementare e rozza del popolo, che spesso anzi, non coglie le reali motivazioni psicologiche di un personaggio o non è in grado di interpretare correttamente un fatto, dunque si ha un effetto di straniamento.

20 Giovanni Verga (vita pg. 186-187) (Catania 1840 – Catania 1922)
Nasce a Catania (o Vizzini) nel 1840.  Il padre appartiene al ramo cadetto dei marchesi di Fontanabianca, la madre è una facoltosa borghese. Gli viene affiancato Antonino Abate, insegnante dallo spirito romantico e patriottico. Si iscrive a Giurisprudenza nel 1858, ma presto abbandona gli studi per dedicarsi, dal 1863, alla sola letteratura.   Nel 1865 si stabilisce a Firenze, allora capitale del Regno, dove frequenta i circoli intellettuali e artistici.

21 Giovanni Verga (vita pg. 186-187) (Catania 1840 – Catania 1922)
Nel 1872 si trasferisce a Milano. Frequenta i salotti mondani e l’ambiente della Scapigliatura. Inizia il sodalizio con l’editore Treves. Si confronta con Capuana. Nel 1878, con la pubblicazione del racconto Rosso Malpelo avviene la svolta verso il Verismo. Nel 1893 torna a vivere definitivamente a Catania. Dopo il 1903 si chiude in un silenzio pressoché totale, dedicandosi alle sue proprietà agricole. Muore a Catania nel gennaio del 1922.

22 Giovanni Verga Opere (pg. 188-189)
Opere pre-veriste: Una peccatrice (1866), vicenda amorosa di tono melodrammatico e dal risvolto autobiografico, ambientata nel bel mondo cittadino. Al periodo fiorentino appartiene Storia di una capinera (1871), romanzo sentimentale di un amore impossibile e di una monacazione forzata. Nel 1872 Verga si trasferisce a Milano dove pubblica: Eva (già iniziato a Firenze), Tigre reale ed Eros (1875); Sul piano tematico, forti tangenze si riscontrano con i temi della Scapigliatura: vicende galanti e sentimentali, di nuovo autobiografiche, sono ora inserite nella cornice mondana dei salotti milanesi, sensibile si fa la critica alla società borghese dominata dalla logica del profitto e nemica dell’intellettuale.

23 Giovanni Verga Opere (pg. 188-189)
Nel 1874 scrive la novella Nedda. Anche se il racconto resta estraneo all’impersonalità verista, inaugura un nuovo interesse per il mondo rustico e l’ambientazione siciliana. Si tratta della storia di una bracciante che presenta ancora toni melodrammatici.

24 Giovanni Verga Opere (pg. 188-189)
Opere veriste (dal 1878) La prima opera verista è la novella Rosso Malpelo (1878) Vita dei campi (1880) raccolta di novelle fra cui: Rosso Malpelo, Cavalleria rusticana, La lupa, Jeli il pastore, Fantasticheria, L’amante di Gramigna I Malavoglia (1881) Novelle rusticane (1883) fra cui La roba Mastro don Gesualdo (1889)

25 Tecniche narrative di Verga (1) (pg.190-191)
IMPERSONALITÀ E NARRATORE POPOLARE Pare quasi che l’autore non ci sia e che non esprima giudizio alcuno, anzi, vi è il punto di vista dei personaggi all’interno. ARTIFICIO DELLA REGRESSIONE Per adottare il punto di vista del popolo, rinuncia alla sua intellettualità ed assume la prospettiva (cultura, etica) popolare. DISCORSO INDIRETTO LIBERO Non vi sono segni grafici, il discorso è in 3^ persona. Manca il verbo reggente e nel linguaggio popolare vengono riferite idee proprie del personaggio.

26 Tecniche narrative di Verga (2) (pg.190-191)
LA RIPETIZIONE Ripetizione di dettagli descrittivi che ritornato per dare un’unità organica. Queste possono essere a distanza di pagine ma anche nella frase successiva. PRINCIPIO DELLO STRANIAMENTO (pg. 270) La tecnica dello straniamento consiste nell'adottare, per narrare un fatto e descrivere una persona, un punto di vista completamente estraneo all'oggetto e questo procedimento narrativo lo troviamo usato in larga misura nelle opere veriste del Verga. Il linguaggio di Verga non è colto ma non vi è neppure poco dialetto. Vi si trovano espressioni popolari, ha una sintassi del modo parlato.

27 Ideologia verghiana connessa al principio di impersonalità (pg
L’autore non ha “diritto di giudicare”: «Chi osserva questo spettacolo [la lotta per l’esistenza] non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori del campo della lotta per studiarla senza passione e rendere la scena nettamente, con i colori adatti» (Prefazione ai Vinti) → l’impersonalità è espressione del pessimismo, l’illegittimità del giudizio è dovuto all’impossibilità di modificare il reale; Pessimismo: la società umana è dominata dal meccanismo della lotta per la vita: gli uomini non sono mossi da valori ideali, ma dall’interesse economico, dall’egoismo, dalla volontà di sopraffazione; il più forte schiaccia necessariamente il più debole; La lotta per la vita come legge di natura: essa è immodificabile, non ci sono alternative alla realtà esistente, né nel futuro, né nel passato (come ritorno a forme superate dal mondo moderno), né in una dimensione trascendente → visione materialista ed atea;

28 Ideologia verghiana connessa al principio di impersonalità (pg
Conservatorismo: Verga rifiuta le ideologie progressiste contemporanee, democratiche e socialiste, giudicandole fantasie infantili o inganni capaci di provocare pericolosi rivolgimenti sociali; Dissacrazione del mito populistico: è assente ogni forma di mitizzazione del mondo rurale come anche l’atteggiamento di pietismo sentimentale verso il popolo.

29 Scrittori naturalisti Scrittori veristi
Pg Scrittori naturalisti Scrittori veristi Descrizione ambienti cittadini Ottimismo (conoscere la legge dell’ereditarietà e del condizionamento sociale per modificare le condizioni esterne e conseguire la felicità) Fiducia nel progresso Scrittori borghesi che vivono a Parigi in contesto democratico e socialista; Zola è portavoce delle istanze progressiste denunciando la miseria della condizione operaia Il positivismo influenza il romanzo facendolo diventare sperimentale, importanza del contenuto che è oggetto di “esperimento” La letteratura denuncia uno stato e contribuisce a modificarlo Impersonalità a parte subiecti Descrizione ambienti contadini Pessimismo (la legge dell’ereditarietà e i condizionamenti ambientali sono immodificabili l’uomo non può migliorare il suo destino) Sfiducia, anzi impossibilità di progresso Scrittori meridionali formatisi al nord (nel clima socialista e repubblicano di Milano, Firenze) che parlano del sud arretrato, sono intellettuali conservatori “galantuomini” meridionali Il romanzo deve essere sperimentale nella forma che ovviamente è impersonale, nella tecnica utilizzata La letteratura non modifica la realtà, può solo studiarla Impersonalità a parte obiecti


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