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HIV: virus della immunodeficienza umana

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Presentazione sul tema: "HIV: virus della immunodeficienza umana"— Transcript della presentazione:

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2 HIV: virus della immunodeficienza umana
AIDS: Sindrome della Immunodeficienza Acquisita

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4 Malattie opportunistiche Sintomi costituzionali
Storia naturale dell’infezione da HIV Infezione acuta Sintomi dell’infezione acuta Disseminazione del virus agli organi lifatici Morte Malattie opportunistiche Infezione asintomatica ) CD4 T Cells/mm3 Sintomi costituzionali ( Questa è la rappresentazione grafica della storia naturale dell’infezione da HIV in assenza di terapia Senza terapia: progressiva riduzione dei CD4, bersaglio dell’infezione fino a che si verificano quelle condizioni di immunodeficienza che portano alla comparsa di infezioni opportunistiche o tumori che definiscono un caso di AIDS. dalla acquisizione dell'infezione da HIV al decesso: mediana anni  dalla diagnosi di AIDS al decesso: mediana 20 mesi E questo succede nella maggior parte dei casi. 3 6 9 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Settimane Anni 4 4

5 Storia naturale dell’infezione da HIV in assenza di terapia
Long-term non-progressors Arrivano all’AIDS in 2–3 anni 5% 10% 85% Arrivano all’AIDS in 10–12 anni It is estimated that if left untreated, 5% of the HIV-1 infected population are long-term non-progressors, 10% who progress are rapid progressors and develop AIDS within 2–3 years of infection and the majority develop AIDS within 10–12 years after being infected. Reference: Rodes B et al. AIDS 2004; 18:1109–16 Rodes B et al. AIDS 2004; 18:1109–16 5

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9 due membrane esterne (pericapside), formate dal materiale della cellula che lo ha prodotto: le membrane sono un capside di forma conoide e un envelope[16] che ospita le glicoproteine di membrana virali gp120 e gp41: la conoscenza di queste proteine è stata di particolare importanza nella lotta al virus, poiché agendo su di esse si può rallentare o frenare il contagio di nuove cellule. La gp120 è infatti una sorta di chiave che il virus utilizza per trovare le particolari cellule umane in grado di replicarlo, funzionando quindi da recettore che aggancia HIV ai recettori corrispondenti sulle cellule bersaglio. La gp41 interviene invece quando i virus sono già agganciati, fondendo le membrane virali con la membrana cellulare permettendo la penetrazione di HIV all'interno delle cellule, per questo è denominata proteina di fusione

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11 Le nuove infezioni da HIV sono in riduzione???
EPIDEMIOLOGIA Le nuove infezioni da HIV sono in riduzione???

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14 Nuove infezioni da HIV

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16 Nel 2017 ancora circa 5000 infezioni al giorno
Circa il 64% nell’africa sub-sahariana Circa 400 in bambini al di sotto di 15 anni Circa il 43% sono donne Circa il 37% in giovani fra i anni

17 Mortalità causata dall’infezione da HIV

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19 Persone trattate per HIV
Source: UNAIDS/WHO estimates.

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23 Obiettivo 90-90-90 di UNAIDS auspica che si raggiungano entro il 2020 i seguenti risultati:
- diagnosi per il 90% delle infezioni da HIV; - terapia per il 90% delle persone con diagnosi di HIV; - abbattimento della carica virale nel 90% delle persone in trattamento con antiretrovirali.

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26 Nel 2017, sono state riportate 3
Nel 2017, sono state riportate nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 5,7 nuovi casi per residenti. L’incidenza italiana è simile all’incidenza media osservata tra le nazioni dell’Unione Europea (5,8 nuovi casi per ). • L’incidenza (casi/popolazione) delle nuove diagnosi di HIV mostra una leggera diminuzione tra il 2012 e il 2015, con un andamento pressoché stabile dopo il 2015.

27 Nuove diagnosi di infezione da HIV in Italia
4005 3451 ritardo di notifi ca. Nella Figura 1 è riportato il valore stimato del numero dei casi dopo correzione per ritardo di notifi ca (vedi Note tecniche per la lettura, punto b): in altre parole, per il 2017, è stato stimato che ai casi fi nora pervenuti al COA manchi ancora un 7,0% di segnalazioni. Includendo i casi stimati dal ritardo di notifi ca, negli ultimi tre anni il numero delle nuove diagnosi di HIV risulta sostanzialmente stabile (circa casi all’anno).

28 Nuove diagnosi di infezione: modalità di trasmissione
mostra il numero assoluto delle nuove diagnosi di infezione da HIV per modalità di trasmissione, età e anno di diagnosi. Il grafi co è presentato in scala logaritmica per consentire di visualizzare meglio gli andamenti dei casi

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30 • L’andamento dell’incidenza negli ultimi tre anni è simile per tutte le modalità di trasmissione. • Nel 2017 l’incidenza maggiore di infezione da HIV è nella fascia di età anni. • La modalità di trasmissione principale tra le nuove diagnosi HIV è attraverso rapporti eterosessuali. • Tra i maschi, la maggior parte delle nuove diagnosi HIV è in MSM (maschi che fanno sesso con maschi) . • Negli ultimi anni rimane costante il numero di donne con nuova diagnosi di HIV. • Dal 2012 al 2017 il numero di nuove diagnosi di infezione da HIV in stranieri rimane sostanzialmente stabile; al contrario, negli italiani si osserva una costante diminuzione. • Nel periodo è rimasta invariata la quota delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV in fase clinica avanzata (bassi CD4 o presenza di sintomi). • Si osserva un lieve decremento del numero annuo delle nuove diagnosi di AIDS. • Il numero di decessi in persone con AIDS rimane stabile. • Rimane costante nell’ultimo quinquennio la proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che scopre di essere HIV positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di AIDS.

31 Casi di AIDS Dal 1982, anno della prima diagnosi di AIDS in Italia, al 31 dicembre 2017 sono stati notifi cati al COA casi di AIDS. Di questi, (77,1%) erano maschi, 809 (1,2%) in età pediatrica (<13 anni) o con infezione trasmessa da madre a fi glio, e (10,2%) erano stranieri. L’età mediana alla diagnosi di AIDS, calcolata solo tra gli adulti (≥ 13 anni), era di 36 anni (min: 13; max: 88 anni) per i maschi e di 33 anni (min: 13; max: 84 anni) per le femmine. Nella stessa Figura è riportato l’andamento dell’incidenza di AIDS per anno di diagnosi: si evidenzia un incremento dell’incidenza dall’inizio dell’epidemia sino al 1995, seguito da una rapida diminuzione dal 1996 fi no al 2000 e da una successiva costante lieve diminuzione.

32 Motivo per cui si esegue il test

33 Nel 2017, il 50,9% delle nuove diagnosi di infezione da HIV con età >50 anni riportava un numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/µL, mentre il 38,8% delle nuove diagnosi di infezione da HIV con età <25 riportava un numero di linfociti CD4 maggiore a 500 cell/µL. Nel 2017 il 48,1% degli eterosessuali maschi e il 34,2% delle eterosessuali femmine riportava un numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/µL, mentre il 32,8% degli MSM riportava un numero di linfociti CD4 maggiore a 500 cell/µL

34 Late Presenters Late Presenters (LP) – persone che accedono ai Servizi sanitari con un numero di linfociti CD4 inferiore o uguale a 350 cellule/mm3, oppure persone che all’accesso presentavano già un quadro clinico di AIDS Advanced HIV Disease Presenters (AHDP) – persone che accedono ai Servizi sanitari con un numero di linfociti CD4 inferiore o uguale a 200 cellule/mm3, oppure persone che all’accesso presentavano già un quadro clinico di AIDS

35 Storia naturale dell’infezione da HIV
Infezione acuta Sintomi dell’infezione acuta Disseminazione del virus agli organi lifatici Morte Malattie opportunistiche Infezione asintomatica ) CD4 T Cells/mm3 Sintomi costituzionali ( 350 200 3 6 9 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Settimane Anni 35

36 La maggior parte dei ‘late presenters’ erano in precedenza già stati valutati senza che si fosse pensato alla infezione da HIV

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38 - AHDP -Advanced HIV disease Presenters: CD4 <200
- LP- Late presenters: CD4 <350

39 Variazione % nei residenti 2010-2016: -36%
Nuove diagnosi di infezione da HIV in Emilia Romagna Variazione % nei residenti : -36%

40 Numero di nuove diagnosi fatte in AUSL Romagna

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42 Modalità di trasmissione
( ) la percentuale dei casi attribuibili a trasmissione eterosessuale è rimasta sostanzialmente stabile (46,8% nel 2010 e 45,8% nel 2017), mentre la proporzione di casi attribuibili a trasmissione tra MSM nello stesso periodo è aumentata dal 31,8% nel 2010 al 38,5% nel 2017.

43 Nuove diagnosi di infezione da HIV in Italia: confronto 1988-2016
Modalità di trasmissione: 76,1% uso EV di droghe Età mediana al primo test positivo: 27 anni Percentuale di stranieri: 4% Per vedere come sono cambiati in 20 anni i pazienti con infezione da HIV basta vedere il confronto fra il 1988 e il 2008. 43

44 Nuove diagnosi di infezione da HIV in Italia: confronto 1988-2016
Modalità di trasm.: 85,6% rapporti sessuali (TD 2,8%) Età mediana al primo test positivo: 39 anni Percentuale di stranieri: 35,8% 1988 Modalità di trasmissione: 76,1% uso EV di droghe Età mediana al primo test positivo: 27 anni Percentuale di stranieri: 4% Per vedere come sono cambiati in 20 anni i pazienti con infezione da HIV basta vedere il confronto fra il 1988 e il 2008. 44

45 Diagnosi di infezione da HIV
L'unico modo per accertare l’infezione è quello di sottoporsi al test per l’HIV. E’ un test che ricerca gli anticorpi contro il virus che vengono prodotti dal sistema immunitario dopo che è avvenuta l’infezione

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47 HIV

48 Sintomi Comparsa degli anticorpi

49 Sintomi Positivo Negativo

50 Il test per l’HIV nei primi periodi dopo l’infezione risulta negativo anche se l’infezione è presente PERIODO FINESTRA

51 Sintomi Positivo PERIODO FINESTRA Negativo

52 Test COMBO di IV generazione
ovvero combinazioni di “ELISA HIV Ab +  test dell’antigene p24. L’antigene si può trovare già da 2 settimane dopo il possibile contagio (tra le 2 e le 6 settimane), ma successivamente potrebbe anche negativizzarsi; mediamente diventa positivo dopo 16 giorni dal contagio. È da precisare però che, anche nel periodo indicato, la positività di questo test è largamente probabile (se c'è un'infezione) ma non certa, di conseguenza un suo risultato negativo non ha un valore definitivo ed occorre comunque effettuare il test ELISA dopo 3 mesi per conferma.

53 TEST ANTI-HIV Dopo l’infezione da HIV il test usualmente si positivizza in media dopo 4-6 settimane Dopo una “esposizione a rischio” l’infezione viene esclusa con un test negativo dopo 3 mesi dall’evento

54 Terapia Dal 1996 abbiamo una terapia molto efficace

55 Introduzione degli inibitori della proteasi
Riduzione della mortalita fra le persone con 25–44 anni, USA: 1982–1998 40 35 Unintentional injury 30 Cancer Heart disease 25 Suicide Deaths per 100,000 population 20 Homicide Chronic liver disease 15 Stroke Quello che è successo in Italia è successo in tutto il mondo dove era possibile accedere alle terapie. Negli Stati Uniti l’infezione da HIV era diventata la prima causa di morte nella categoria fra i 25 e 44 anni, con l’introduzione della terapia rapida riduzione . 10 Diabetes 5 HIV infection 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998* Introduzione degli inibitori della proteasi 55

56 inibitori della proteasi
Introduzione degli inibitori della proteasi Questa è la rappresentazione grafica dell’icidenza dei casi di aids e di mortalità in italia dall’82 ad oggi. Netta riduzione sia dei casi di AIDS che della mortalità dopo il 96 che come vedremo è l’anno di introduzione della terapia antiretrovirale, quella efficace. La maggior parte dei casi di AIDS che ancora si verificano sono conseguenza del ritardo di diagnosi Andamento dei casi di AIDS e della mortalità in Italia 56

57 Infezione da HIV da patologia mortale ad infezione cronicizzabile
Tutti questi progressi hanno fatto si che, come abbiamo detto all’inizio, l’infezione da HIV da patologia mortale sia diventata una infezione cronicizzabile. Con la terapia inoltre vi è una riduzione della trasmissione sia verticale che per via sessuale.

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59 Questa è una immagine famosa in quegli anni
Questa è una immagine famosa in quegli anni. Il livello di immunodepressione è determinato dai CD4 e la velocità con cui l’immunodepressione avanza è determinato dal livello di carica virale che rappresenta quindi un indicatore di progressione di malattia.

60 Marcatore per misurare l’efficacia della terapia Linfociti CD4
HIV-RNA Marcatore per misurare l’efficacia della terapia Linfociti CD4 Indicatore del danno al sistema immunitario L’HIV rna si è rivelato poi un ottimo marcatore surrogato della efficacia della terapia. Dal 1987 rappresenta l’end point di tutti gli studi sui farmaci antiretrovirali essendosi dimostrato quello che meglio correla con gli end-point clinici ed è il marcatore che viene comunemente utilizzato nella pratica clinica

61 TERAPIA Associazione di 3 farmaci che vengono assunti assieme
Terapia da assumere 1 volta al giorno con poche compresse L’obiettivo della terapia è la soppressione della viremia nel sangue

62 FARMACI IN 6 CLASSI DIVERSE

63 TUBERCOLOSI Test tdiagnostico più usato: tubercolina 1890
Vaccino più utilizzato: BCG 1919 Ultimo nuovo farmaco sviluppato: Rifampicina 1968

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65 Impatto della terapia sulla sopravvivenza in una persona che acquisisce l’infezione a 20 anni

66 Chi deve essere trattato???

67 Chi deve essere trattato???
Tutti quelli con infezione da HIV

68 Obiettivi della terapia antiretrovirale
L’eradicazione dell'infezione da HIV non può essere raggiunto con farmaci attualmente disponibili. Quello che con le conoscenze attualmente disponibili non è raggiungibile è l’eradicazione dell’infezione e questo a causa dell’integrazione del dna-provirale in cellule a lunga emivita. Se si interrompe la terapia in poco tempo si ha la ripresa della replicazione virale. Questa integrazione del DNA provirale di un retrovirus non è un evento nuovo… 68

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70 Strategie preventive

71 Nuove diagnosi di infezione da HIV in Italia: confronto 1988-2016
Modalità di trasm.: 85,6% rapporti sessuali (TD 2,8%) 1988 Modalità di trasmissione: 76,1% uso EV di droghe Per vedere come sono cambiati in 20 anni i pazienti con infezione da HIV basta vedere il confronto fra il 1988 e il 2008. 71

72 Come si trasmette?? Per via sessuale Scambio di siringhe

73 Modalità di trasmissione dell’infezione da HIV nelle
nuove diagnosi di infezione in Emilia Romagna

74 Prevenzione dell’HIV Comportamenti individuali Uso del preservativo PREP: Profilassi pre-esposizione PEP: Profilassi post-esposizione TASP: Trattamento come prevenzione

75 Treatment as prevention

76 Non rilevabile = non-infettivo ?
. La carica virale determina il rischio di trasmissione La terapia riducendo la carica virale riduce la trasmissione (treatment as prevention) 76

77 2 27/09/2017 Quando la ART ottiene una carica virale <200 copie, si previene la trasmisisone sessuale dell’HIV. In 3 studi che includono migliaia di coppie che hanno rapporti sessuali senza condom e senza PrEP, non vi sono stati casi di trasmissione al partner HIV-negativo, quando quello HIV positivo aveva la viremia soppressa. Da questo deriva che una persona che assume correttamente la terapia e raggiunge e mantiene la carica virale soppressa non ha rischi di trasmettere l’infezione ad un partner HIV-negativo.

78 Undetectable=Untransmittable

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80 Trasmissione dell’infezione dalla mamma al figlio
AZT HAART % di bambini infettati La prevenzione della trasmissione dell’infezione dalla mamma al bambino è uno dei successi più belli. Da quando a tutte le donne in gravidanza viene fatto il test e in emilia Romagna a circa il 20% delle donne la diagnosi di infezione da HIV viene fatta durante la gravidanza, e se positive iniziano la terapia, la probabilità di trasmissione dell’infezione si è praticamente azzerata.

81 Prevenzione della trasmissione materno-fetale
Donne che in gravidanza hanno l’HIV-RNA azzerato non trasmettono l’infezione al figlio

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83 Studio partner Coppie eleggibili
Il partner HIV+ con viremia < 200 copie Avere rapporti senza preservativo Il partner HIV+ non utilizza la PEP o la PrEP Nei partner HIV- che si positivizzano, analisi filogenetica per determinare se infezione presa dal partner

84 Risultati 880 coppie; 548 etero, 340 OMO Seguiti in medi per 1,3 anni
Durante il periodo di osservazione 22 000 rapporti senza condom fra gli MSM e 36 000 fra le coppie eterossesuali

85 Risultati 11 persone HIV negative si sono positivizzate, ma nessuno aveva un virus filogeneticamente associabile a quello del partner La probabilità di trasmissione dell’infezione da HIV da una persona in terapia con viremia soppressa è stato 0

86 Opposites Attract cohort study IAS 2017
HIV treatment prevents HIV transmission in male serodiscordant couples in Australia, Thailand and Brazil

87 Conclusioni: Nessuna infezione rapporti anali non protetti. Questi risulati supportano l’ipotesi che una viremia soppressa prevenga la trasmissione dell’infezione da HIV fra omosessuali maschi. Fra questo studio e lo studio partner rapporti anali fra MSM senza nessuna trasmissione

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89 Numero di nuove diagnosi fatte in Area vasta

90 Con la terapia Non progressione della malattia
Ridotta la trasmissione dell’infezione

91 Prevenzione dell’HIV Comportamenti individuali Uso del preservativo PREP: Profilassi pre-esposizione PEP: Profilassi post-esposizione TASP: Trattamento come prevenzione

92 Astinenza Avere meno partner Parlare al partner Fare i test per escludere patologie trasmissibili Usare il preservativo Vaccinarsi

93 Uso degli antiretrovirali per la prevenzione dell’infezione da HIV
PREP: Profilassi pre-esposizione PEP: Profilassi post-esposizione TASP: Trattamento come prevenzione

94 Treatment as prevention (TASP)
Uso dei farmaci antiretrovirali per la prevenzione della diffusione dell’infezione da HIV Negli HIV+ per ridurre il rischio di trasmissione Treatment as prevention (TASP) Negli HIV negativi per ridurre il rischio di infezione Post-exposure prophylaxis (PEP) Pre-exposure prophylaxis (PrEP)

95 Uso degli antiretrovirali per la prevenzione dell’infezione da HIV
PrEP PEP TASP Prima della esposizione Dopo la esposizione Nei pazienti con infezione Vantaggi -Efficacia dimostrata -Teorica riduzione del rischio -Benefici clinici Problemi - Costo - Aderenza - Pochi dati - Inizio entro 48 ore

96 Cos’è PREP pre-exposure prophylaxis
 Prima Exposure  Quando un fluido contenente del virus HIV viene in contatto con le mucose o con cute non intatta Prophylaxis  Un azione che si fa per prevenire una malattia o una infezione

97 Cosa si intende per PrEP nell’infezione da HIV??
L’uso di uno o due farmaci antiretrovirali da parte di una persona HIV-negativa che vengono iniziati prima di una esposizione e vengono continuati successivamente

98 Continuativa Al bisogno

99 IPERGAY : PrEP al bisogno
2 compresse 2-24 ore prima del rapporto 1 compressa ogni giorno che si ha rapporti 2 compresse dopo l’ultimo rapporto Friday Saturday Sunday Monday Tuesday Wednesday Thursday 99

100 IPERGAY: PrEP al bisogno
2 compresse 2-24 ore prima del rapporto 1 compressa 24 ore dopo 1 compressa 48ore dopo le prime Friday Saturday Sunday Monday Tuesday Wednesday Thursday 4 compresse di Truvada assunte in 3 giorni copre un rapporto a rischio 100

101 La PrEP è efficace La profilassi pre-esposizione (PrEP) è efficace nel prevenire la trasmissione dell'HIV. La PrEP è stata valutata in MSM, donne transgender, in uomini e donne eterosessuali e in persone che si iniettano droghe. In ciascuno di questi contesti, i dati sono chiari: la PrEP funziona se viene assunta correttamente

102 La PrEP non è per tutti, deve essere riservata a persone a rischio sostanziale
Nel decidere a chi andrebbe offerta la PrEP, bisogna sempre prendere in considerazione i benefici (prevenzione dell'HIV) i possibili rischi, i costi e la fattibilità. Le persone che sono a notevole rischio di contrarre l'HIV potrebbero ottenere il massimo beneficio dalla possibilità di accedere alla PrEP come una scelta aggiuntiva di prevenzione.

103 Profilassi post-esposizione

104 Profilassi post-esposizione (PEP)
Profilassi occupazionale: personale sanitario Profilassi non occupazionale: esposizione sessuale Dipende dalla modalità di esposizione Dipende dallo stato sierologico e dalla viremia del soggetto fonte

105 Esposizione professionale

106 Esposizione a rischio Esposizione percutanea::puntura o taglio della cute con strumenti contaminati da materiali biologici potenzialmente infetti Contatto delle mucose con materiali biologici potenzialmente infetti

107 Quali materiali biologici possono trasmettere l’infezione da HIV?
Sangue Liquor Liquido pleurico e peritoneale Pus

108 Materiali biologici non infettivi
Se non presente sangue macroscopicamente evidente Saliva Sudore Urina Feci

109 Rischio di trasmissione
Rischio dopo esposizione percutanea: 0.3% (3 ogni 1000 esposizioni) Rischio dopo esposizione con mucose: 0.09% (9 ogni esposizioni)

110 Tipo di rapporto Rischio stimato di trasmissione dell’infezione da HIV Recettivo anale 1,43 ( %) Recettivo vaginale 0,1 ( %) Insertivo vaginale 0.082 ( %) Insertivo anale 0.06 ( ) Recettivo orale 0.02 (0-0.4) Insertivo orale

111 In caso di esposizione - Puntura o taglio con strumento contaminato
Sangue o altri liquidi a rischio su occhi/bocca Comunicare al PS l’accaduto Richiesta al paziente fonte di eseguire esami per controllo di HIV, HCV E HBV Consulenza infettivologica

112 Profilassi post-esposizione
L’inizio deve essere il più precoce possibile

113 ESPOSIZIONE PROFESSIONALE
Poi valutazione del paziente fonte

114 ESPOSIZIONE NON PROFESSIONALE
Poi valutazione del paziente fonte

115 Infezione da HIV da patologia mortale ad infezione cronicizzabile
Le persone con infezione da HIV in terapia e con stabile della replicazione virale non trasmettono più l’infezione Tutti questi progressi hanno fatto si che, come abbiamo detto all’inizio, l’infezione da HIV da patologia mortale sia diventata una infezione cronicizzabile. Con la terapia inoltre vi è una riduzione della trasmissione sia verticale che per via sessuale.

116 Epatite cronica da HCV Dai 130 ai 210 milioni d’individui nel mondo sono affetti da infezione cronica da virus dell’Epatite C. In Italia, la prevalenza stimata è tra l’1% e il 2%, con un significativo gradiente nord-sud, con prevalenze del 5-6% in alcune regioni del Sud Italia. Esiste un enorme sommerso, derivato dalla latenza clinica del virus, che impedisce una diagnosi in tempo utile, a meno che essa avvenga quasi per caso (donazioni di sangue, interventi chirurgici, screening per la prevenzione di altre malattie)

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118 Per AIDS circa 500 moti all’anno

119 EPATITE CRONICA DA HCV L’infezione da virus della epatite C (HCV) è la più comune causa di malattia cronica epatica; l’evoluzione della malattia è generalmente lenta, dell’ordine di decenni. Gli esiti a lungo termine sono molto variabili, e vanno da alterazioni istologiche minime fino alla cirrosi epatica e all’epatocarcinoma.

120 EPATITE CRONICA DA HCV In un’elevata percentuale di casi la malattia è asintomatica fino alle fasi più avanzate; circa il 70% delle persone infette non sa di esserlo. Si può stimare che nella Regione Emilia Romagna le persone infette da virus della epatite C siano tra e e che di queste solo sappiano di esserlo.

121 Trasmissione Prima del 1990 le principali vie di trasmissione erano:
Emotrasfusioni Procedure iniettive Uso di droghe

122 Trasmissione Attualmente le nuove infezioni sono soprattutto dovute
All’uso di droghe EV Meno frequente la trasmissione con tatuaggi e piercing, rapporti eterosessuali e per via verticale. Segnalata recentemente correlazione tra rapporti omosex maschili e HCV.

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125 Storia naturale dell’epatite C
L’infezione acuta da HCV è asintomatica nel 50-90% dei casi. La cronicizzazione avviene nel 50-90% dei casi, condizionata da alcuni fattori tra i quali l’età del soggetto infetto

126 Storia naturale dell’epatite C
La progressione della malattia epatica avviene nell’arco di decadi, accelerata da: consumo di alcolici diabete mellito/obesità coinfezioni (HIV, HBV) età avanzata (al momento dell’infezione)

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128 Diagnosi La diagnosi di infezione cronica da HCV si basa sul riscontro di anticorpi anti-HCV e HCV-RNA.

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131 Pazienti con epatite cronica da HCV
Il fegato con epatite cronica diventa più fibrotico Fibroscan, per valutare la fibrosi del fegato

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133 Nuovi farmaci per la terapia dell’epatite da HCV
Glecaprevir+Pibrentasvir : MAVIRET

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136 Piano Nazionale di eradicazione
L’attuale Piano Nazionale di eradicazione della epatite C, prevede che nel triennio vengano trattati pazienti con malattia cronica.

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