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Il mercato nel pensiero economico Riferimenti di base

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Presentazione sul tema: "Il mercato nel pensiero economico Riferimenti di base"— Transcript della presentazione:

1 Il mercato nel pensiero economico Riferimenti di base
Paolo Paesani DEF Tor Vergata

2 Le quattro fasi Economia pre-classica (seconda metà del XVII secolo – prima metà del XVIII secolo) Economia classica (seconda metà del XVIII secolo – prima metà del XIX secolo) Economia marginalista (seconda metà del XIX secolo – prima metà del XX secolo) Economia post-marginalista (seconda metà del XX secolo – oggi)

3 Economia pre-classica (1)
Seconda metà del XVII secolo – prima metà del XVIII secolo Rivoluzione scientifica Il mondo (le leggi della natura) è conoscibile Il mondo è misurabile W. Petty (1690, Political Arithmetick) «to express my self in terms of Number, Weight, or Measure; to use only arguements of sense, and to consider only such causes, as have visible foundations in Nature». Quelle cause che «depend upon the mutable minds, opinions, appetites, and passions of particular men» Galileo ( ) e il metodo scientifico (osservare, teorizzare, sperimentare) ma anche Newton ( ) fra i tantissimi altri

4 Economia pre-classica (2)
Consolidamento degli Stati nazionali (Europa) ed espansione coloniale Regno Unito, Francia, Olanda e gli altri … Lo Stato nazionale come equivalente politico del concetto di Sistema economico L’economia mondo Ampliamento dello spazio degli scambi e regolarizzazione dell’attività economica Tutto questo richiede lo sviluppo di nuove capacità di governo (lo Stato è ancora al centro della scena)

5 Economia pre-classica
Mercantilismo (soprattutto in Inghilterra e in Francia) e cameralismo (soprattutto in Germania): Gli economisti al servizio dello Stato Fisiocrazia: Gli economisti a favore dell’ordine naturale (e della libertà economica dall’intrusione dello Stato)

6 Economia pre-classica: mercantilismo (1)
Mercantilismo Nome usato (per la prima volta pare dai fisiocrati, v. dopo) per indicare il complesso di principi in materia di politica economica, corrispondente alla prassi dell’epoca in cui si formarono i grandi Stati nazionali (16°-18° sec.). Il termine fu largamente diffuso dalle critiche di A. Smith (v. dopo), che del mercantilismo mise in luce soltanto due elementi caratteristici: la politica indirizzata ad aumentare, entro lo Stato, la disponibilità di moneta e il protezionismo tendente a rendere la bilancia commerciale attiva. In realtà il mercantilismo è qualcosa di più complesso e organico e può definirsi come il sistema di politica economica delle grandi monarchie assolute, che con il loro intervento nell’economia miravano a dare più solide basi all’unità statale e a fare dell’incremento della ricchezza nazionale lo strumento per accrescere la forza dello Stato nei suoi rapporti con l’estero. Come indirizzo di politica economica il mercantilismo ha avuto invece assai maggiore importanza e, attraverso successive evoluzioni, ha dominato tutta l’età moderna, raggiungendo il suo culmine verso la metà del 17° sec. nell’Inghilterra di O. Cromwell e nella Francia di J.-B. Colbert (1619 – 1683), dove si trasfor­mò in un vero sistema protettore dell’industria nazionale e fu detto anche colbertismo. Fonte Treccani

7 Economia pre-classica: mercantilismo (2)
Fu soprattutto la trasformazione del potere sovrano da feudale in assoluto che determinò il sorgere di nuove funzioni e conseguentemente di nuove esigenze finanziarie. La creazione di una burocrazia professionale stipendiata al centro e alla periferia, di rappresentanze diplomatiche all’estero e di un esercito permanente, la necessità di rinnovare le opere di difesa e di provvedere a qualche opera e servizio pubblico di interesse generale imponevano grandi spese che le rendite patrimoniali della Corona e i donativi dei parlamenti erano insufficienti a fronteggiare; di qui il bisogno di nuove fonti di entrata che spinse i governi a interessarsi dei problemi economici nazionali. «Il commercio è la sorgente delle finanze e le finanze sono il nerbo vitale della guerra» scriveva Colbert nel 1666, riassumendo l’essenza della politica mercantilistica che subordina l’economia alle finalità dello Stato e che torna ad affermarsi tutte le volte che si sente la necessità di cementare la coesione e l’indipendenza nazionale (tanto è vero che si è parlato di ritorno al m. o di neomercantilismo anche nel Novecento, dopo la Prima guerra mondiale). Fonte Treccani

8 Economia pre-classica: mercantilismo (3)
In genere lo sviluppo del sistema mercantilistico si suole distinguere in tre fasi: la prima, precedente alla scoperta dell’America, caratterizzata da divieti di esportazione della moneta e dei metalli preziosi; la seconda detta ‘della bilancia dei contratti’, in cui si cercava di incrementare la disponibilità di metalli preziosi attraverso l’obbligo imposto ai mercanti di riportare in moneta nel paese parte almeno del prezzo ricavato all’estero; la terza che, attraverso dazi all’importazione, premi all’esportazione e divieti all’uscita delle materie prime, mirava a creare una bilancia del commercio favorevole. Perduto un po’ alla volta di vista il fine originario di accrescere il saldo attivo in moneta, durante il 17° sec. il m. andò poi sempre più trasformandosi in un sistema tendente a sviluppare le industrie nazionali e a proteggerle dalla concorrenza estera. Ed è soprattutto in questo periodo, che prende più propriamente nome da Colbert, che il sistema mercantilistico si completò con la creazione delle grandi compagnie commerciali, con l’incremento della marina mercantile, con la politica coloniale, con misure di politica demografica indirizzate a favorire l’aumento della popolazione, con provvedimenti miranti a realizzare o ad accentuare la formazione di un unico mercato nazionale, con una sempre più stretta disciplina della produzione, con la concessione a privati di esenzioni fiscali, privilegi e monopoli e con la creazione di industrie di Stato. Non tutti i provvedimenti raggiungevano i loro obiettivi, ma la potenza dei grandi Stati in complesso cresceva e ciò confermava per i più la bontà del sistema, anche se già alcune voci si levavano a denunciarne i difetti in nome degli interessi dell’agricoltura e soprattutto in nome della libertà economica. Fonte Treccani

9 Economia pre-classica: fisiocrazia (1)
Fisiocrazia: s. f. [dal fr. physiocratie (comp. di physio- «fisio-» e -cratie «-crazia»), termine coniato nel 1768 dall’economista francese P.-S. Du Pont de Nemours nella sua opera intitolata appunto La physiocratie]. Dottrina economica, sviluppatasi in Francia nella seconda metà del sec. 18° a difesa dell’agricoltura, ritenuta, in opposizione al mercantilismo, l’unica fonte di ricchezza, perché in essa la natura moltiplicherebbe il rendimento dell’opera dell’uomo, mentre attività come industria, commercio, trasporti, ecc. (considerate attività sterili) realizzerebbero solo la reintegrazione delle spese sostenute, e sarebbero rese possibili dall’agricoltura che fornisce materie prime e nutrimento agli uomini in esse occupati; di qui la necessità di favorire al massimo lo sviluppo dell’agricoltura con la libertà di coltivazione e di commercio dei prodotti agrarî. Fonte

10 Economia pre-classica: fisiocrazia (2)
F. Quesnay ( ): rappresentazione analitica del sistema economico (3 classi sociali legate da rapporti di scambio), ordine naturale (limitare l’intervento dello Stato) e fisiocrazia, visione circolare (classica); Tableau économique: prodotto netto e ruolo della moneta come intermediario degli scambi e mezzo di pagamento. J.A.R. Turgot ( ): collegamento tra i fisiocratici e Smith, il ruolo chiave degli imprenditori-capitalisti nel funzionamento del sistema economico, laissez faire laissez passer. Fonte: Backhouse (1992).

11 Economia classica Seconda metà del XVIII secolo – prima metà del XIX secolo Dalla rivoluzione agraria agli albori della rivoluzione industriale Dalle scoperte scientifiche alla loro applicazione nel campo della produzione in agricoltura e industria Dalla produzione artigianale, al sistema della produzione domestica per arrivare alle prime manifatture (e alla nascita del capitalismo) Nuovi mondi, nuove idee L’età delle rivoluzioni (USA, Francia, Europa 1848) Consolidamento dell’economia mondo e rottura definitiva dell’ordine pre-esistente (la crescita economica accelera e porta con sé la crescita demografica) L’individuo e la libertà di scelta entrano in scena L’economia come political economy

12 Economia classica I grandi economisti classici di cui parleremo (non sono gli unici) A. Smith D. Ricardo K. Marx

13 La visione classica dell’economia
Visione circolare e dinamica del processo economico (riproduzione) La produzione come momento centrale del ragionamento economico La società come insieme di classi collegate tra loro, definite sulla base delle funzioni economiche che svolgono (lavoratori, capitalisti, proprietari terrieri), remunerate sulla base di principi diversi (salario, profitto, rendita) I mercati come luogo di sbocco delle merci, meccanismo di coordinamento tra le scelte, strumento al servizio dell’accumulazione del capitale (circolante e fisso) Il lavoro come base del valore (creazione e rapporti di scambio) La concorrenza tra le imprese come ricerca del massimo profitto e spinta all’innovazione (che aumenta la produttività del lavoro) Equilibrio come livellamento del saggio di profitto tra le diverse industrie Prezzi normali (funzione del costo di produzione e oggetto della teoria economica) diversi dai prezzi di mercato (gravitazione)

14 Economia marginalista
Seconda metà del XIX secolo – prima metà del XX secolo Rivoluzione industriale e commerciale Il mondo si globalizza (rivoluzione dei trasporti e della comunicazione) Dalla piccola impresa ai trust mondiali La quiete (molto relativa) prima della tempesta L’età del colonialismo e degli imperi nazionali Gli USA si preparano a prendere il posto del Regno Unito L’età del mercato L’economia come Economics

15 Economia marginalista
I grandi economisti marginalisti di cui parleremo A. Cournot, S. Jevons, C. Menger A. Marshall (Equilibri Parziali) L. Walras e V. Pareto (Equilibrio Economico Generale) I grandi economisti non marginalisti di cui parleremo P. Sraffa J. Schumpeter J.M. Keynes

16 La visione marginalista dell’economia
Visione lineare e statica del processo economico Il consumo come momento centrale del ragionamento economico La società come insieme di agenti economici razionali (individui e imprese) remunerati sulla base dello stesso principio marginale (remunerazione = produttività marginale); la dimensione di «classe» diventa meno importante. La razionalità come massimizzazione di una funzione obiettivo sotto vincoli (homo economicus). I mercati (concorrenziali) come strumento di coordinamento delle decisioni di produzione, scambio e consumo, il mercato al servizio dell’allocazione L’utilità come base del valore (la scelta del consumatore) La concorrenza come risultato del «negoziato» tra domanda e offerta Equilibrio come uguaglianza tra domanda e offerta (punto di Prezzi di mercato (funzione delle preferenze e dei costi di produzione, oggetto della teoria economica), prezzo normale di lungo periodo 8costo medio minimo)

17 Economia post-marginalista
Seconda metà del XVIII secolo - oggi L’età delle rivoluzioni industriali Il mondo moderno Ordine e disordine L’età dello Stato sociale Sviluppo senza fine? Dall’Economics alla situazione attuale La rivoluzione keynesiana e il suo riassorbimento (sintesi) Eterodossia Le forze oscure del tempo e dell’incertezza

18 Economia post-marginalista
Dal mercato competitivo a nuovi modelli interpretativi della realtà La concorrenza monopolista (J. Robinson, E. Chamberlain) L’oligopolio (Cournot, Bertrand, Stackleberg, Sylos Labini) La teoria dei giochi (cenni) La critica al mercato come istituzione I fallimenti del mercato Asimmetrie informative Il problema dell’interazione strategica tra gli agenti economici

19 Struttura del corso (1) Evoluzione dell’idea di mercato
Adam Smith (e Ricardo) Marx Cournot, Jevons, Menger Marshall Walras e Pareto Sraffa (critica a Marshall) Keynes (la fine del laissez-faire Concorrenza monopolistica Oligopolio

20 Struttura del corso (2) Mercato e distribuzione del reddito (Kaldor 1956) Ricardo Marx Marginalisti Keynes e i post-keynesiani Interpretazioni rivali della società di mercato (Hirschman 1982)


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