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«La teoria sociologia contemporanea»
Corso di Sociologia Generale a.a. 2018/ Prof.ssa Claudia Santoni Quarta Lezione (Cap.2 – pp.45-57) Materiale Didattico Testo d’esame R.A. Wallace, A. Wolf «La teoria sociologia contemporanea» Cap. 1,2,3,4,6
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FUNZIONALISMO ROBERT K. MERTON (1910-2003)/1
Teoria a Medio Raggio Non è una teoria onnicomprensiva ma si basa su un numero limitato di assunti da cui si possono derivare ipotesi poi verificabili empiricamente. Merton insiste sulla necessità che si stabilisca un legame tra teoria e ricerca e per fare ciò ritiene che non bastano enunciati coerenti e una osservazione empirica corretta ma un orientamento di fondo su quali aspetti della realtà sociale considerare o meno e su quali requisiti giudicare una spiegazione soddisfacente. Per questo considera esempi corretti le teorie di Durkeim e di Weber. Merton si dedica a definire, «codificare» l’analisi funzionale evitando così di correre il rischio di essere accusato di conservatorismo. Il suo funzionalismo mostra una flessibilità assente in quello precedente basato troppo sulla logica «bisogno-istituzione». L’istituzione può scomparire, essere sostituita mentre la funzione sussiste. La società va studiata rispetto al grado di integrazione delle sue strutture sociali e culturali (interconnessione) e le funzioni in essa «producono un adattamento o un adeguamento di un sistema dato» (equilibrio sociale).
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FUNZIONALISMO ROBERT K. MERTON (1910-2003)/2
Teoria funzionalista: alcune precisazioni-definizioni Disfunzioni. La loro esistenza va considerata nella definizione della teoria. Un dato elemento infatti può essere disfunzionale per tutto il sistema e quindi dare effetti generali oppure può essere funzionale per alcuni gruppi/individui e disfunzionale per altri. Esempio di disfunzione generale è la burocrazia, il suo lato «oscuro», il suo inflessibile ritualismo. Esempi invece di come si creino vantaggi differenziali dall’ordine sociale vengono da due istituzioni quali il matrimonio e la famiglia. Esse sono considerate indispensabili per il benessere sociale degli individui ma in realtà possono non esserlo per alcuni individui. Il concetto di disfunzione di Merton è stato importante dunque per smentire l’idea secondo cui ogni cosa ha effetti funzionali (funzionalismo conservatore) mentre Merton si chiede e invita i sociologi a chiedersi: «funzionale per chi?». Funzioni manifeste (osservabili/attese) e latenti (né riconosciute né intenzionali). Merton pensa che siano quelle latenti a far meglio comprendere la società perché «impedisce la sostituzione dell’analisi sociologica con giudizi morali ingenui». I sociologi dovrebbero evitare le giustificazioni convenzionali e cercare adeguati fattori di spiegazione (es. «macchina politica» americana e la scoperta delle sue funzioni latenti attraverso la domanda «a chi giova?»). Le funzioni latenti non sono volute ma si producono lo stesso anche se partecipanti non ne sono consapevoli.
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FUNZIONALISMO ROBERT K. MERTON (1910-2003)/3
Alternative Funzionali. Merton ritiene che non vada «sacralizzata» una funzione sociale. Esistono dei prerequisiti funzionali ma è anche vero che funzioni simili possono essere svolte da istituzioni diverse! Esistono dunque funzioni sostitute di altre che svolgono lo stesso compito (soddisfano un medesimo requisito). C’è comunque un limite alla varietà degli elementi che possono assolvere una stessa funzione, cioè, la compatibilità degli elementi stessi con il «contesto strutturale» in cui si situano. Esempi: diversi tipi di istruzione superiore o di formazione professionale possono svolgere stessa funzione di selezionare per il mondo del lavoro; oppure le alternative funzionali delle diverse forme di famiglia oltre a quelle tradizionali. La nozione di alternative funzionali è molto importante perché contribuisce ad attenuare la tendenza del funzionalismo a mantenere lo status quo. Respinge idea che le istituzioni esistenti siano necessarie e quindi buone e incoraggia i sociologi (con approccio funzionalista) a ritenere una struttura esistente come indispensabile. Questo conferma che in Merton il funzionalismo è più un sistema di orientamento della ricerca che un insieme di proposizioni sulla struttura societaria.
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FUNZIONALISMO ROBERT K. MERTON (1910-2003)/4
Teoria della devianza Anomia: «discrepanza tra mete culturali e mezzi legittimi utilizzabili per raggiungerle». Nella sua teorizzazione l’anomia è la variabile indipendente e risulta disfunzionale per la società americana in particolare per quei gruppi che non possono raggiungere il successo economico, centrale in questo tipo di società. Si crea dunque una non corrispondenza tra le mete culturali (es successo) e i mezzi istituzionalizzati (legittimi) per raggiungerle. Merton descrive questo meccanismo attraverso un modello in cui la relazione tra mete e mezzi è la variabile indipendente e i modelli di adattamento che ne conseguono la variabile dipendente. Quattro modelli: 1. Conformità (non deviante); 2. Innovazione (deviante, perfetta anomia); Ritualismo (deviante, perfetta anomia); 3. Rinuncia (deviante, è un rifiuto sia della meta che dei mezzi); Ribellione (deviante, rifiuto e sostituzione di mete e mezzi).
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NEOFUNZIONALISMO/1 Tale prospettiva teorica si sviluppa negli anni Ottanta negli Stati Uniti e in Germania. Di seguito i più importanti teorici. Jeffrey C. ALEXANDER (americano) E’ il portavoce di questa teoria ( Neofunctionalism, 1985). Sostiene essere un insieme di tendenze che hanno delle linee di sviluppo: funzionalismo con analisi sia micro che macro; rifiutare ottimismo parsonsiano verso la modernità per avere una teoria più critica e quindi orientamento più conflittuale; svolta implicitamente democratica nell’analisi; insistere su contingenza delle interazioni e sulla loro creatività. Dopo il 1998 pone la sua visione del post neofunzionalismo. Tale movimento ha contribuito a rendere Parsons un classico della teoria sociologica (il suo pensiero è stato legittimato ed ha raggiunto livello alti). Da allora il compito è rivolto non più a riformulare teorie esistenti ma a nuove elaborazioni teoriche e pone come esempio nuove visione teoriche di matrice politica come il femminismo, il multicultarismo, il postcolonialismo.
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Neil J. SMELSER (americano)
NEOFUNZIONALISMO/2 Alexander considera la cultura incorporata non solo nelle istituzione ma anche nelle personalità individuali e ritiene che ogni azione abbia una componente di libera volontà, un movimento concreto di una persona reale nel tempo e nello spazio. Per Parsons gli attori sono concetti analitici. Neil J. SMELSER (americano) Il suo approccio si basa sulla teoria freudiana di ambivalenza per comprendere il comportamento individuale-umano e le istituzioni: «coesistenza di orientamenti affettivi opposti verso stesso individuo, oggetto o simbolo». Centrali sono non i ruoli ma i processi intrapsichici. Gli individui cercano di evitare l’ambivalenza ma essa è persistente e si manifesta in alcune situazioni dove è forte la dipendenza personale o istituzionale e quindi è scarsa la libertà di scelta (libertà di sottrarsi alla relazione). In anni recenti egli avanza il problema del trauma culturale dietro a un evento orribile che modifica in modo irrevocabile l’identità futura (11 settembre 2001). Importante il suo studio dei movimenti sociali e delle sei condizioni generali che danno origine all’azione collettiva generale.
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