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CAPITOLO 9 LO SVILUPPO EMOTIVO E AFFETTIVO Esplorando le emozioni

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Presentazione sul tema: "CAPITOLO 9 LO SVILUPPO EMOTIVO E AFFETTIVO Esplorando le emozioni"— Transcript della presentazione:

1 CAPITOLO 9 LO SVILUPPO EMOTIVO E AFFETTIVO Esplorando le emozioni
Lo sviluppo delle emozioni Il temperamento L’attaccamento Problemi emozionali

2 Esplorando le emozioni
Che cosa sono le emozioni? Emozione Un sentimento, uno stato affettivo che si presenta quando una persona si trova nel corso di un evento, di un’interazione che riveste una particolare importanza, specialmente per il suo benessere. La presenza di un’emozione è rivelata dalla manifestazione del comportamento, che riflette il piacere o il dispiacere dello stato d’animo o del momento che la persona sta vivendo, ma le componenti che definiscono l’emozione non sono tutte oggettive e tangibili.

3 Esplorando le emozioni
Che cosa sono le emozioni? (segue) Emozioni positive includono entusiasmo, gioia, amore. Emozioni negative includono ansia, rabbia, senso di colpa e tristezza. Le emozioni sono influenzate dalla base biologica e dall’esperienza. Darwin (1872): le espressioni facciali delle emozioni sono innate, non apprese; universali; a base evoluzionistica e si sono evolute dalle emozioni degli animali.

4 Esplorando le emozioni
Che cosa sono le emozioni? (segue) Sebbene i ricercatori siano per lo più d’accordo con Darwin nel ritenere che le emozioni abbiano una base biologica, tuttavia la regolazione e l’espressione delle emozioni sono modellate da caregivers e fattori culturali. Caregivers giocano un ruolo nella regolazione neurobiologica delle emozioni del bambino. Le regole di espressione (display rules) delle emozioni non sono universali.

5 Esplorando le emozioni
L’approccio funzionalista all’emozione Secondo l’approccio funzionalista , le emozioni sono fenomeni relazionali piuttosto che strettamente interni e intrapsichici. Le emozioni sono collegate in molti modi agli obiettivi individuali. Regolazione dell’emozione Consiste nel controllare o attenuare efficacemente il proprio stato di attivazione psico-fisiologico (arousal) per adattarsi e raggiungere uno scopo. L’arousal implica uno stato di allerta o di attivazione, che può raggiungere livelli troppo alti per un funzionamento efficace.

6 Esplorando le emozioni
Regolazione dell’emozione (segue) Tra le dinamiche evolutive nella regolazione delle emozioni durante l’infanzia troviamo: Stimoli da esterni a interni Strategie cognitive Attivazione (arousal) emotiva Scegliere e gestire contesti e relazioni Fronteggiare lo stress (strategie di coping)

7 Esplorando le emozioni
Regolazione dell’emozione (segue) Un tratto distintivo dei bambini e degli adolescenti con problemi consiste proprio nella difficoltà a gestire le emozioni. I genitori possono aiutare i bambini a imparare a regolare le proprie emozioni. Genitori che allenano all’emozione Genitori che rifiutano l’emozione

8 Esplorando le emozioni
La competenza emotive implica: Consapevolezza dei propri stati emotivi Capacità di riconoscere le emozioni degli altri Conoscenza ed utilizzo del lessico emozionale in modo socialmente e culturalmente appropriato Sensibilità empatica e solidale alle esperienze emotive degli altri

9 Esplorando le emozioni
La competenza emotive implica: Comprensione della differenziazione tra stato emotivo interno ed espressione esterna Capacità di affrontare in maniera adattiva le emozioni negative (coping adattivo) Regolazione interattiva delle emozioni Autoefficacia emozionale.

10 Lo Sviluppo delle emozioni
Prima infanzia Primi cambiamenti evolutivi nelle emozioni La comunicazione delle emozioni permette l’instaurarsi di interazioni coordinate con i caregivers e l’inizio di un legame emotivo. Grazie a questa coordinazione, tali interazioni sono descritte come reciproche o sincroniche. Emozioni primarie (chiamate anche fondamentali): si trovano negli umani e negli altri animali; includono la sorpresa, l’interesse, la gioia, la rabbia, la tristezza, la paura e il disgusto. Sono presenti nei primi 6 mesi di vita.

11 Lo Sviluppo delle emozioni
Primi cambiamenti evolutivi (segue) Emozioni complesse (chiamate anche secondarie o sociali): si trovano solo negli esseri umani dal momento che richiedono cognizione e soprattutto consapevolezza alcuni autori le definiscono autoconsapevoli o autocoscienti; includono empatia, gelosia e imbarazzo, che appaiono per la prima volta a circa un anno e mezzo (a seguito dell’emergere della consapevolezza di sè); orgoglio, vergogna e senso di colpa che appaiono attorno ai due anni e mezzo. Nello sviluppo di questo secondo gruppo di emozioni autoconsapevoli (definite come emozioni autoconsapevoli valutative), i bambini acquisiscono, e sono in grado di utilizzare, modelli e norme sociali per valutare il loro comportamento.

12 Lo Sviluppo delle emozioni
Prima infanzia (segue) Il pianto è il meccanismo più importante che i neonati hanno a disposizione per comunicare col mondo. Pianto di base: un modello ritmico che generalmente consiste in un pianto, seguito da un silenzio più breve, poi un fischio più corto che ha una tonalità più alta del pianto principale, e un’altra breve pausa prima del pianto successivo. Alcuni studiosi del comportamento infantile pensano che la fame sia una delle condizioni atte a stimolare il pianto di base. Pianto di rabbia: una variazione del pianto di base in cui viene spinta una maggiore quantità di aria attraverso le corde vocali. Pianto di dolore: un improvviso iniziale lungo pianto sonoro seguito dal trattenimento del respiro, senza la presenza di un lamento preliminare. Il pianto di dolore è provocato da stimoli molto intensi.

13 Lo Sviluppo delle emozioni
Prima infanzia (segue) Sorridere è un altro importante mezzo che i bambini hanno a disposizione per comunicare le emozioni. Sorriso endogeno o riflesso: un sorriso che non avviene in risposta a stimoli esterni e appare durante il primo mese di vita, generalmente durante il sonno. Sorriso esogeno: un sorriso prodotto da sveglio in risposta a stimoli visivi o acustici, soprattutto il volto e la voce dei genitori che, gratificati, iniziano a trattare il bambino come attivo partner sociale. Gli stimoli in grado di produrlo sono ancora indifferenziati. Sorriso sociale: un sorriso che si verifica come risposta specifica alle persone familiari con le quali si instaura uno scambio reciproco. Non appare fino all’età di 2 o 3 mesi.

14 Lo Sviluppo delle emozioni
Prima infanzia (segue) Una delle prime emozioni del bambino è la paura. Paura dell’estraneo: la forma più comune della paura di un infante, per effetto della quale il bambino mostra paura e diffidenza verso gli sconosciuti. La prima volta appare attorno ai 6 mesi sotto forma di reazioni di diffidenza. A 9 mesi tale paura è spesso più intensa, e continua ad aumentare fino al primo anno del bambino. Ansia o protesta da separazione: consistente nel pianto o in altri segni di sofferenza all’allontanamento del caregiver. Normalmente compare durante la seconda metà del primo anno di vita e si manifesta prevalentemente verso i mesi e gradualmente decresce durante l’infanzia e il periodo prescolare.

15 L’espressione di emozioni diverse nei bambini
Lo Sviluppo delle emozioni L’espressione di emozioni diverse nei bambini

16 Lo Sviluppo delle emozioni
Prima infanzia (segue) Social Referencing Implica la “lettura” dei segnali emotivi degli altri al fine di decidere come agire in una particolare situazione. Regolazione emotiva e coping Durante il primo anno di vita, il bambino sviluppa gradualmente la capacità di inibire o attenuare l’intensità e la durata delle reazioni emotive. Questa capacità è influenzata dal contesto.

17 Lo Sviluppo delle emozioni
Seconda infanzia Le emozioni autoconsapevoli richiedono che i bambini siano in grado di rivolgersi a se stessi e di avere consapevolezza di sé come esseri distinti dagli altri. L’orgoglio viene espresso quando i bambini provano un sentimento di gioia in seguito all’esito positivo di un’azione particolare. La vergogna emerge quando i bambini percepiscono che non hanno raggiunto dei comportamenti standard o degli obiettivi. Il senso di colpa emerge quando i bambini giudicano il loro comportamento un fallimento.

18 Lo Sviluppo delle emozioni
Seconda infanzia (segue) Linguaggio emotivo e comprensione delle emozioni Tra i 2 e i 4 anni, i bambini aumentano il numero di termini che utilizzano per descrivere le emozioni anche se la verbalizzazione delle emozioni ha le sue radici evolutive nel periodo preverbale. Quando hanno 4 o 5 anni, i bambini mostrano un incremento nella capacità di riflettere sulle emozioni. Le emozioni giocano un forte ruolo sul successo delle relazioni tra pari.

19 Lo Sviluppo delle emozioni
Età scolare o fanciullezza Vi sono alcuni cambiamenti importanti nello sviluppo delle emozioni: Aumentata abilità di comprendere emozioni complesse come orgoglio e vergogna. Maggiore comprensione del fatto che in una situazione si può sperimentare più di un’emozione. Accresciuta tendenza a tenere in maggior considerazione gli eventi che conducono a reazioni emotive. Miglioramenti nell’abilità a sopprimere o nascondere reazioni emotive. Uso di strategie autonome per ridirigere sentimenti, per esempio, l’utilizzo di pensieri distraenti.

20 Lo Sviluppo delle emozioni
Adolescenza Durante la prima adolescenza aumentano gli alti e bassi emotivi. Sebbene il malumore sia un aspetto normale della prima adolescenza, nondimeno, per alcuni adolescenti, tali emozioni possono riflettere dei seri problemi. Le fluttuazioni emotive nella prima adolescenza possono essere legate alla variabilità ormonale di questo periodo, anche se le esperienze ambientali possono influire ancor più dei cambiamenti ormonali sulle emozioni dell’adolescenza.

21 Temperamento Temperamento (o carattere)
Uno stile di comportamento individuale e una risposta emotiva caratteristica. Il temperamento può essere pensato come la base biologica ed emotiva della personalità.

22 Temperamento Descrizione e classificazione del temperamento
La classificazione di Chess e Thomas Bambino facile: questo bambino generalmente ha un umore positivo, stabilisce rapidamente una routine regolare nell’infanzia (ad esempio, mantiene costanti gli orari del sonno o del pasto), si adatta facilmente alle nuove esperienze. Il 40% dei bambini. Bambino difficile: è un bambino che reagisce negativamente e piange spesso, costringe il caregiver a routine quotidiane irregolari, è lento ad accettare i cambiamenti. Il 10% dei bambini. Bambino “lento a scaldarsi”: questo bambino ha un basso livello di attività, qualche volta è negativo, e mostra un umore piatto. Il 15% dei bambini.

23 Temperamento Descrizione e classificazione del temperamento (segue)
L’inibizione comportamentale di Kagan Si focalizza sulle differenze tra un bambino timoroso, pacato, timido e un bambino socievole, estroverso e baldanzoso. Inibizione verso l’estraneo, per esempio reagire a molti aspetti di non familiarità con evitamento, ansia o atteggiamento sommesso, è piuttosto stabile durante l’infanzia. Uno studio recente ha classificato i bambini in tre gruppi: molto inibiti, molto disinibiti e intermedi.

24 Temperamento Descrizione e classificazione del temperamento (segue)
La classificazione di Rothbart e Bates Estroversione/disinibizione: “l’anticipazione positiva, l’impulsività, il livello di attività, e la ricerca di sensazioni”. Affettività negativa: l’irritabilità e la paura. Questi bambini si angustiano facilmente; possono agitarsi e piangere spesso. Capacità di controllo (autocontrollo): “focalizzazione dell’attenzione e spostamento, controllo inibitorio, sensitività percettiva, e piacere a bassa intensità”. I bambini con un’alta capacità di controllo si mostrano abili nel far sì che il loro arousal non aumenti troppo, e usano delle strategie per calmarsi.

25 Temperamento Fondamenti biologici ed esperienza Influenze biologiche
Caratteristiche fisiologiche sono state collegate a temperamenti differenti. Gli studi sui gemelli e sui bambini adottati hanno suggerito un’influenza moderata dell’ereditarietà sulle differenze di temperamento all’interno di un gruppo di persone (indice di ereditarietà in una gamma da 0,50 a 0,60).

26 Temperamento Connessioni nel corso dello sviluppo
Importanti dimensioni del temperamento sono il livello di attività e l’emotività o capacità di controllare le proprie emozioni. Il temperamento durante l’infanzia è legato all’adattamento in età adulta (continuità). Contesti di sviluppo I genitori potrebbero reagire in maniera diversa al temperamento di un bambino a seconda che sia maschio o femmina. La reazione al temperamento di un bambino può dipendere in parte anche dalla cultura.

27 Temperamento Fondamenti biologici ed esperienza (segue)
Goodness of Fit e Parenting Goodness of fit: si riferisce alla “consonanza ottimale” (“bontà dell’adattamento” o “compatibilità”) tra il temperamento di un bambino e le richieste ambientali a cui deve far fronte. Strategie genitoriali rispetto al temperamento: Attenzione e rispetto per l’individualità. Strutturazione dell’ambiente del bambino. Il “bambino difficile” e programmi di parenting.

28 Attaccamento Cos’è l’attaccamento?
E’ uno stretto legame emotivo tra due persone. Nel senso più generale, il termine indica il legame particolare che unisce stabilmente il bambino alla madre o al caregiver. Non è un legame di dipendenza del bambino dalla madre, bensì un legame affettivo, intimo, costante e duraturo che lega i due membri della diade in modo da garantirne vicendevolmente vicinanza, protezione e sicurezza; si basa sulla tendenza a cercare una base sicura; se interrotto, provoca ansia da separazione (Rollo, 2005).

29 Attaccamento Tempo a contatto con le madri surrogato di cavi elettrici e di stoffa (Harlow, 1958)

30 Attaccamento Cos’è l’attaccamento? (segue)
Freud: i neonati si attaccano alla persona o all’oggetto che fornisce loro soddisfazione orale. Harlow: è cruciale il piacere della vicinanza e del contatto. Comportamentismo: l’attaccamento al caregiver deriva dalla soddisfazione di bisogni primari. Erikson: benessere fisico e cure sensibili, sono le chiavi per stabilire una fiducia di base nei neonati.

31 Attaccamento Cos’è l’attaccamento? (segue) Bowlby
i neonati e chi si prende primariamente cura di loro sono biologicamente predisposti a sviluppare degli attaccamenti; la specie umana è dotata alla nascita di sistemi comportamentali specie-specifici di cui il sistema di attaccamento è un esempio

32 Attaccamento Cos’è l’attaccamento? (segue) Bowlby
Comportamenti di attaccamento: azioni preprogrammate messe in atto dal bambino per conquistare e mantenere la prossimità ed il contatto con la madre; alcuni di questi comportamenti sono distali (seguire, gattonare, piangere) altri prossimali (succhiare, sorridere, aggrapparsi). Sono attivati da fattori interni (fame, fatica, disagio) ed esterni (partenza, assenza, ritorno della figura di attaccamento) e si organizzano all’interno del sistema di attaccamento.

33 Attaccamento Cos’è l’attaccamento? (segue)
Fasi di sviluppo dell’attaccamento Fase 1: dalla nascita ai 2 mesi. Il bambino mette in atto i comportamenti di attaccamento, ma non in modo selettivo. Fase 2: da 2 a 7 mesi. Il piccolo produce segnali orientati, in misura maggiore verso una persona, generalmente il caregiver primario.

34 Attaccamento Cos’è l’attaccamento? (segue)
Fasi di sviluppo dell’attaccamento Fase 3: da 7 a 24 mesi. Si può cominciare a parlare di vero e proprio “legame di attaccamento” in quanto il bambino manifesta ansia e protesta da separazione, ma anche atteggiamenti di esplorazione nei confronti dell’ambiente, e paura dell’estraneo. Fase 4: da 24 mesi in poi. Il legame è reciproco: ora anche il bambino è in grado di adattarsi alle esigenze della madre, accettando, per esempio, brevi periodi di separazione. E’ da questa fase che il bambino si forma delle rappresentazioni della relazione o Modelli Operativi Interni (MOI).

35 Attaccamento Differenze individuali nell’attaccamento
Ainsworth: alcuni bambini hanno un’esperienza di attaccamento più positiva di altri. Strange Situation: una tecnica basata sull’osservazione sistematica dell’interazione madre-figlio durante la prima infanzia, che richiede che il bimbo passi attraverso una serie di introduzioni, separazioni e riunioni con il suo caregiver e un adulto estraneo secondo un ordine predefinito.

36 Differenze individuali nell’attaccamento
Gli stili di attaccamento basati sulla Strange Situation : I bambini sicuri usano il caregiver come una base sicura da cui partire per esplorare l’ambiente. I bambini insicuri evitanti mostrano insicurezza evitando la madre. I bambini insicuri resistenti spesso si aggrappano al caregiver e poi gli resistono lottando contro la vicinanza, magari colpendolo o spingendolo via. I bambini insicuri disorganizzati sono disorganizzati e disorientati.

37 Attaccamento Confronto dell’attaccamento in culture diverse.

38 Attaccamento Differenze individuali nell’attaccamento (segue)
Critiche alla Strange Situation Può essere influenzata dalla cultura. Non può essere generalizzata ad ambienti naturali. Non è predittiva dell’attaccamento in momenti successivi della vita. Non può essere ripetuta senza andare a discapito del carattere “strange” della situazione. Non può essere applicata oltre i due anni d’età del bambino. Alcuni teorici dello sviluppo ritengono che sia stata posta troppa enfasi sul legame di attaccamento nell’infanzia .

39 Attaccamento Alternative alla Strange Situation:
Attachment Q-Set (AQS) di Waters e Deane: consiste nell’ordinamento di una serie di item descrittivi, trascritti su 90 cartoncini distinti, che servono da guida per l’osservazione del bambino l’osservatore esterno raggruppa i cartoncini sulla base del loro grado di somiglianza al comportamento esibito dal bambino. Può essere ripetuto. Può essere svolto da persone diverse dal caregiver.

40 Attaccamento Monotropia: indica il legame privilegiato del bambino con una sola figura di attaccamento Attaccamenti multipli: l’attaccamento può essere rivolto già al suo formarsi anche ad altri familiari oltre alla figura materna

41 Attaccamento Dal sistema comportamentale al sistema rappresentazionale dell’attaccamento Modelli Operativi Interni (Internal Working Models, IWM): strutture mentali affettivo-cognitive, rappresentazioni composite in cui “contenere” noi e gli altri, il loro modo di prendersi cura di noi; modelli astratti che, però, derivano da esperienze reali e sono “operativi” nel senso che comprendono strategie comportamentali (di azioni) per rispondere alle aspettative, risolvere problemi, disagi e situazioni sociali.

42 Attaccamento Dal sistema comportamentale al sistema rappresentazionale dell’attaccamento Nei Modelli Operativi Interni troviamo sia aspetti di continuità che di discontinuità. Narrazione e attaccamento Con l’Adult Attachment Interview si valutano i MOI di adulti, con l’Attachment Story Completion Task di bambini.

43 Attaccamento Stili di cura e attaccamento
Che caratteristiche ha la persona con la quale si costruisce un legame di attaccamento? Non necessariamente è: un genitore biologico di sesso femminile chi soddisfa le necessità fisiologiche del bambino chi segue con continuità il bambino.

44 Attaccamento Stili di cura e attaccamento
I bambini con attaccamento sicuro hanno caregiver sensibili ai loro segnali e molto disponibili a rispondere ai bisogni del bambino. Sensibilità o responsività: indica la capacità della madre, o della figura di accudimento, di accorrere in sincronia con il bisogno del bambino. I caregiver dei bambini evitanti tendono a non rispondere ai segnali dei loro bambini e hanno poco contatto fisico con loro. I caregiver di bambini resistenti tendono a essere incoerenti; qualche volta rispondono ai bisogni dei bimbi, qualche volta no. I caregiver di bambini disorganizzati spesso li trascurano o li abusano fisicamente.

45 Attaccamento Centri per l’infanzia
Correlazione tra la quantità di tempo passata al nido e la comparsa di problemi comportamentali nella prima infanzia. È più probabile che i bambini sperimentino un asilo nido di scarsa qualità quando provengono da famiglie con poche risorse. Congedo parentale Tra i Paesi industrializzati, gli Stati Uniti sono quelli che concedono il periodo più breve di congedo parentale e tra i pochi Paesi che offrono solo congedi non retribuiti. In Italia la Legge 53, dell’8 marzo 2000 prevede una serie di agevolazioni per i genitori lavoratori.

46 Problemi emozionali Depressione
Depressione: indica uno stato d’animo caratterizzato da tristezza, demoralizzazione, noia e da una visione pessimistica della vita. Depressione nell’infanzia e nell’adolescenza Bowlby: l’attaccamento insicuro o la perdita di un genitore durante l’infanzia contribuiscono a costruire nell’individuo un modello cognitivo negativo che influenzerà le sue esperienze future.

47 Problemi emozionali Depressione nell’infanzia e nell’adolescenza (segue) Beck: gli individui diventano depressi perché precocemente nel loro sviluppo acquisiscono schemi cognitivi caratterizzati dalla svalutazione di sé e da scarsa fiducia nel futuro. Seligman: il ruolo chiave nella depressione è considerata l’esperienza: quando gli individui sono esposti ad esperienze negative oltre il loro controllo, lo stress ed il dolore prolungati fanno sì che cadano in depressione.

48 Problemi emozionali Depressione (segue) Depressione in adolescenza
La depressione è più frequente in adolescenza che nell’infanzia e in adolescenti di sesso femminile più che in quelli di sesso maschile.

49 Problemi emozionali Depressione (segue) Depressione in adolescenza
Questo dato può essere spiegato in vari modi: le ragazze tendono a rimuginare sul proprio stato d’animo depresso amplificandolo; l’immagine di sé delle ragazze, specialmente del proprio corpo, è più negativa che quella dei ragazzi; le ragazze sono più soggette a fenomeni di molestie sessuali ed abuso; la pubertà, con i cambiamenti fisici e psicologici che comporta, riguarda prima le ragazze che i ragazzi.

50 Problemi emozionali Depressione (segue)
Depressione in adolescenza (segue) Lo sviluppo della depressione può essere influenzato da fattori familiari come la presenza di un genitore depresso, l’indisponibilità emotiva dei genitori, i conflitti coniugali e i problemi economici dei genitori. Gli adolescenti che hanno scarsi contatti col gruppo dei pari, esperienze di rifiuto o che non hanno uu “migliore amico” sono a più elevato rischio di depressione.

51 Problemi emozionali Depressione (segue) Suicidio
Il suicidio è la prima causa di morte tra i giovani dai 15 ai 25 anni. Il fenomeno è dunque più diffuso tra i maschi, soprattutto con un alto grado di istruzione, anche se i tentativi di suicidio sono più numerosi tra le femmine. Fattori di rischio includono familiarità, l’abuso di alcool o di sostanze stupefacenti, la depressione.

52 Problemi emozionali Stress e strategie di coping Stress
La risposta dell’individuo a circostanze ed eventi (chiamati stressors) che minacciano e mettono alla prova le sue abilità di coping. Coping Indica l’insieme delle strategie messe in atto da una persona per fronteggiare una situazione di stress. Coping attivo: gestione dei problemi Coping passivo: gestione delle emozioni Evitamento

53 Problemi emozionali Stress e strategie di coping (segue)
Valutazioni cognitive (cognitive appraisal) le interpretazioni che i bambini fanno degli eventi della loro vita come dannosi, minacciosi o provocatori e la loro determinazione ad affrontarli .

54 Problemi emozionali Stress e strategie di coping (segue)
La capacità di usare strategie di coping sarà influenzata nei bambini dal loro sviluppo cognitivo. Resilienza: indica il saper essere resistenti e flessibili nelle avversità e rimanda alla possibilità di adattamento anche in condizioni di sviluppo difficili.


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