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Haydn, mozart e beethoven
Tesi n°28 Haydn, mozart e beethoven
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Il classicismo (1760 – 1820) Nella storia della musica il termine Classicismo indica l'epoca e lo stile dei 3 grandi maestri “viennesi” HAYDN, MOZART, BEETHOVEN (Classicismo viennese). Questo concetto entrò in uso dopo la morte di BEETHOVEN, suggerito dalla perfezione della forma e dall'ideale di bellezza presenti, in particolare, nella musica di MOZART. Il concetto di classicismo in musica fu elaborato per primo da Amadeus Wendt (Università di Göttingen) il quale pubblicò il volume Sullo stato attuale dell'arte nel 1836
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Il classicismo Classico significa in genere esemplare, bello, equilibrato, armonioso e insieme semplice e comprensibile. Un equilibrio perfetto tra sentimento e ragione, ma anche tra contenuto e forma. WINCKELMANN definì classica l'arte dell'Antichità, di cui, conformemente agli ideali del suo tempo, ammirava la «nobile semplicità e quieta grandezza» (1755).
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Il retaggio del Barocco
Sonata Trio Concerto orbita della forma-sonata Sinfonia Divertimento per fiati (dalla Suite) Messa Opera buffa e opera seria
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La forma sonata Il procedimento compositivo maggiormente adoperato nel periodo classico (resterà valido fino ad Ottocento inoltrato) è la «forma-sonata». Si tratta non di una forma nel senso stretto del termine, quanto piuttosto di un principio compositivo fondato sulla organizzazione coerente e unitaria di elementi armonico-tonali e tematici che si succedono nel tempo secondo una strategia fatta di tensioni e di risoluzioni, di rapporti di contrasto/ contrapposizione e/o affinità.
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L’impiego della forma-sonata
La forma-sonata è di norma adoperata nei primi movimenti di una qualsiasi composizione strumentale, sia solistica (sonate) che cameristica (quartetti, quintetti per archi) che orchestrale (sinfonie e concerti). Molto spesso la si applica anche ai movimenti finali e, talvolta (ma è più raro), ai movimenti intermedi. (esempio: la Jupiter di Mozart usa la forma-sonata in tutti e 4 i tempi) Risale al primo Ottocento la codificazione teorica della forma-sonata come struttura tipica dello stile classico.
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L’applicazione della forma-sonata
Strumento solista concerto duo Forma-sonata trio sinfonia quartetto
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Le novità della forma-sonata
Per la prima volta nella forma-sonata la musica si organizza in un linguaggio sintatticamente complesso e non preso a prestito da altri linguaggi; la suite era strutturata secondo il modello delle danze, e quindi di una cerimonia sociale; il concerto grosso e quello solistico tripartito di tipo vivaldiano, pur avviando il processo di formazione di un linguaggio musicale autonomo, riflettono le forme e gli stilemi del teatro melodrammatico (adagi cantabili e “passeggiati”), ma anche del contrappunto e della polifonia del genere sacro (allegro-fugato corelliano, tipico della sonata da chiesa).
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Forma-sonata e romanzo
Solo la forma-sonata realizza per la prima volta compiutamente l'aspirazione ad una musica che parli un suo linguaggio in un ambito suo proprio; per usare una metafora letteraria si potrebbe dire che se l'invenzione dell'armonia ha posto le basi di una grammatica del linguaggio musicale, la forma-sonata ha creato non solo una sintassi, ma una struttura narrativa paragonabile al romanzo modernamente inteso.
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Gli illuministi e la musica strumentale
L'accusa che gli illuministi muovevano alla musica strumentale - di non riuscire a parlare, a comunicare, ad esprimersi in modo compiuto ma solamente a sfiorare i sensi - viene di fatto superata proprio nell'impianto linguistico e narrativo della forma-sonata
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La forma-sonata Principali responsabili della teorizzazione della forma-sonata furono 3 autori di trattati di composizione che influirono segnatamente sul corso della didattica musicale ottocentesca. Il primo ad esporre lo schema di questa forma fu il boemo Antonín Reicha ( ), attivo prima a Vienna, dove fu in contatto con Haydn e Beethoven; e poi a Parigi come professore di contrappunto e fuga al Conservatoire de Musique. Con lui, nel 1826, studiarono Berlioz e Liszt.
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Nasce a Rohrau (Austria) da una famiglia di assai modeste condizioni.
Franz Joseph Haydn (1732 – 1809) Nasce a Rohrau (Austria) da una famiglia di assai modeste condizioni. Fu fanciullo cantore della cattedrale di Santo Stefano a Vienna. Ma con la muta della voce Haydn fu congedato; iniziò così per lui un decennio ( ) assai difficile fra stenti e difficoltà economiche di ogni genere. La sua condizione sociale mutò radicalmente soltanto a partire dal 1761, anno in cui il conte Paul Anton Esterházy lo volle al suo servizio. Nel 1762, dopo la morte di Paul Anton, gli successe il fratello Nikolaus, grande amatore di musica e appassionato suonatore di baryton.
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Esterháza, una piccola Versailles
A partire dal 1776 Nikolaus trasferì la propria residenza a Esterháza Haydn rimase al servizio di Nikolaus per tutta la vita, e a Esterháza compose la maggior parte della sua musica. A sua disposizione aveva un ambiente tranquillo, tempo per lavorare, e, più importante di tutto, una piccola orchestra di circa venti elementi e un piccolo gruppo di cantanti.
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I rapporti con gli editori e le sinfonie
Divenuto famoso, Haydn cominciò - pur rimanendo sempre legato alla corte - a intrattenere rapporti con gli editori, a promuovere sottoscrizioni per la pubblicazione dei quartetti e a firmare contratti per l'esecuzione delle sue Sinfonie al di fuori della corte, a Vienna, a Parigi e a Londra. A Parigi Haydn approdò grazie alla Loge Olympique massonica per la quale compose 6 sinfonie (nn.82-87) presentate ai Concerts de la Loge Olympique e al Concert Spirituel.
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La ricerca della sorpresa
A queste sinfonie vanno aggiunte altre 5 sinfonie (nn.88-92) sempre pensate per esecuzioni parigine. Anche in questi lavori si vede come Haydn fosse sempre alla ricerca di effetti nuovi sia nel campo della forma che dell'orchestrazione: Passa dalle prime sinfonie (Midi, Matin, Soir) ancora barocche, a quelle in stile stürmisch (n°45 “addii”), fino a quelle della maturità con l’impiego di elementi sempre sorprendenti o descrittivi (l’orso, l’orologio)
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Salomon e Londra Morto Nikolaus nel 1790, suo fratello Paul Anton licenziò l'orchestra tenendo Haydn come maestro di cappella ma sollevandolo da qualunque obbligo (gli venne pertanto accordata una congrua pensione annua già del resto accordatagli da Nikolaus). Libero da impegni ma confortato dalla somma annua elargitagli dalla corte, Haydn firmò un contratto con Johann Peter Salomon grande impresario di Bonn ma residente a Londra, per la composizione di 12 Sinfonie per Londra.
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Londra e la laurea ad Oxford
Salomon portò Haydn con sé a Londra dove rimase per due stagioni: dal e dal Le dodici Sinfonie (dalla 93 alla 104) in seguito dette "Londinesi" ebbero uno straordinario successo (Haydn ricevette persino una laurea Honoris causa dall'università di Oxford).
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Il padre della sinfonia e del quartetto
Haydn è considerato “padre” della Sinfonia e del Quartetto, e tale era anche per i suoi contemporanei con particolare riguardo a Mozart e a Beethoven. La forma-sonata va definendosi con lui. Sul piano stilistico Haydn non è un musicista dialettico: i temi non sono mai contrapposti, lo sviluppo non è un campo di battaglia, la ripresa non risolve alcun conflitto. Haydn ha invece il dono del saper discorrere e conversare; il quartetto (che nasce con il titolo di divertimento) è lo strumento principe attraverso cui si realizza questa capacità di colloquiare che si rivela soprattutto nello sviluppo: un colloquiare che non è lo scambio futile di battute in un salotto, o il piacevole o distratto brusio attorno ad una mensa imbandita.
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Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Wolfgang Amadeus Mozart, nome di battesimo Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756 – Vienna, 5 dicembre 1791) Mozart è annoverato tra i geni della musica. Dotato di raro talento, manifestatosi precocemente, morì a trentacinque anni di età lasciando pagine indimenticabili di musica sinfonica, sacra, da camera e operistica. La musica di Mozart è considerata la "musica classica" per eccellenza;
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Lo spirito apollineo Mozart è il principale esponente del "Classicismo“ settecentesco, i cui canoni principali erano l'armonia, l'eleganza, la calma imperturbabile e l'olimpica serenità. E Mozart raggiunge nella sua musica vertici di perfezione ineguagliabile, tanto che Nietzsche lo considererà il simbolo dello "Spirito Apollineo della Musica", in contrapposizione a Wagner, che Nietzsche definirà l'emblema dello "Spirito Dionisiaco” della Musica".
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I tre periodi La vita di Mozart si snoda in alcuni periodi
fondamentali: : il periodo della formazione comprendente i viaggi di studio : il periodo salisburghese : gli anni della maturità a Vienna
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I viaggi
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I primi viaggi e lo stile galante
I viaggi vengono compiuti quando Mozart attraversa la seconda infanzia: da 7 a 10 anni. Nel 1763 viaggia a Monaco, Augusta, Treviri, Magonza, Francoforte, Bonn, Bruxelles, Parigi e Londra, Amsterdam, L'Aia, Parigi di nuovo e, attraverso la Svizzera, il ritorno a casa nel 1766. Durante questi viaggi conosce a Londra J.Chr. Bach il cui stile sinfonico e il cui stile galante influiranno profondamente nel talento del fanciullo prodigio.
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I primi viaggi: pronto per l’Italia
A Parigi conosce alcuni intellettuali fra cui Grimm, l'enciclopedista. Dopo tre anni passati a Salisburgo Leopold ritiene Mozart maturo per affrontare il melodramma italiano nella sua patria naturale: i due partono così alla volta dell'Italia.
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I tre viaggi in Italia Primo viaggio: dal 1769 al 1771.
E' a Verona, Mantova, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e quindi Torino e Venezia. Mozart quattordicenne conosce così Piccinni e Noverre a Milano, Giovanni Battista Martini (grande conoscitore della musica rinascimentale italiana e particolarmente di Palestrina) a Bologna, Nardini a Firenze, l'opera seria e buffa a Napoli, la polifonia romana. Rappresenta la sua opera il Mitridate a Milano ottenendo grande successo.
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Secondo e terzo viaggio
Secondo e terzo viaggio: del 1771 (il secondo) dal 1772 al 1773 (il terzo). Sono entrambi più brevi e fanno capo essenzialmente a Milano per allestirvi la serenata (festa teatrale) Ascanio in Alba (libretto di Parini) per il matrimonio dell’arciduca d’Austria e l'opera seria Lucio Silla (opera che sta riscuotendo grande successo in questo periodo alla Scala)
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Vienna, Monaco e Mannheim
Due sono i poli verso cui tende Mozart dopo i viaggi in Italia sono Vienna e Monaco. A Vienna passa l'estate del 1773 dove conosce i primi capolavori di Haydn. Alla fine del 1774 è a Monaco dove rappresenta una sua opera di grande successo: La Finta giardiniera. Non ottenendo però il posto sperato a corte, parte alla volta di Parigi, non più con il padre ma con la madre. La partenza avviene nel settembre 1777 via Monaco e Mannheim: qui Mozart si concede una lunga sosta a contatto con la seconda generazione dei mannheimer (Cannabich era allora il direttore).
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La rottura con Colloredo
A Parigi vi arriverà soltanto nel marzo del Tuttavia non si ripetono i successi della precedente visita parigina. Su tutto poi si abbatte la morte della madre e la prova dell'infedeltà della donna amata, Aloysia Weber. Dopo il ritorno a casa (Salisburgo) da Parigi, Mozart verrà allontanato dalla corte di Salisburgo (1781) per incomprensioni con l’arcivescovo Colloredo (Lettere). Si trasferirà a Vienna dove, a parte saltuari e brevi allontanamenti, rimarrà stabile fino al 1791, anno della sua morte.
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Vienna 1781-1791 decennio viennese (anni della libera professione)
Scrive opere in musica (9 su un totale di 19) Concerti per pianoforte e orchestra (17 su un totale di 27) Quartetti per archi (10 su un totale di 23) Sonate per pianoforte (10 su un totale di 19) Sinfonie (7 su 41 di cui 3 nel 1788) Declina la produzione sacra (17 messe, mottetti, offertori, litanie) amaro ricordo di Salisburgo. Unica opera sacra scritta a Vienna: il Requiem nell’anno della morte
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Considerazioni sullo stile mozartiano
Se in Haydn i temi hanno ben raramente carattere contrastante, tanto che alcuni critici hanno definito la forma-sonata haydniana come fondamentalmente monotematica, tutto diverso è quanto si verifica in Mozart. In Mozart i temi (che possono anche essere più di due: si parla di “gruppo del primo tema” e “gruppo del secondo tema”) hanno sempre il rilievo di protagonisti, quasi due caratteri e personaggi diversi: da essi si origina quel confronto che si manifesta nello sviluppo, dove appariranno come innalzati su un ideale palcoscenico.
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Altre considerazioni sullo stile
Gli altri aspetti dello stile mozartiano sono la perfezione e l’equilibrio formali. In questo senso Mozart non è stato inventore di generi nuovi al pari di Haydn, se facciamo eccezione per il concerto per pianoforte e l’inserimento dello stesso nella musica da camera la coerenza stilistica, il gusto per la variazione tematica, il perfetto equilibrio (dosaggio) di elementi melodici e contrappuntistici, l’espressività melodica.
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(al padre, Vienna, 26 settembre 1781)».
Il senso della misura Il linguaggio di Mozart parla all’uomo e con l’uomo si identifica e in questo senso pur appartenendo a una sfera celeste, esso riflette la natura umana più di qualunque altro, senza però mai dimenticare la propria natura apollinea, tutta squisita misura e decenza: «Poiché le passioni anche violente non devono mai arrivare fino al disgusto, così pure la musica, anche nel momento più terribile, non deve mai offendere l'orecchio, ma sempre far godere e rimanere sempre musica (al padre, Vienna, 26 settembre 1781)».
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Ludvig van Beethoven (1770 – 1823)
1770. Nasce a Bonn da una famiglia di origine fiamminga. Primi studi con Neefe, mentre il padre, pur tenore alla corte del principe, non se ne occupa (era autoritario e alcolizzato). 1784. Inizia la sua attività alla corte di Bonn come violista 1787. Primo viaggio a Vienna, dove conosce Mozart 1792. Secondo viaggio a Vienna, dove decide di stabilirsi, dopo l’occupazione francese del territorio dell’Elettorato (Francia contro Austria, Prussia e Ungheria)
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Ludvig van Beethoven (1770 – 1823)
1792. A Vienna - dopo che a Bonn si era legato con personalità nobiliari importanti (conte Waldstein) – acquista fama come pianista (anche improvvisatore per le sue pregresse esperienze di organista) e come compositore. Riprende gli studi con Haydn (poco seguito) e con Salieri (vocalità italiana) Attorno a lui si crea una cerchia di amici e di estimatori (principe Lichnovski, conte di Brunswich e l’arciduca Rodolfo, fratellastro dell’imperatore)
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Ludvig van Beethoven (1770 – 1827)
1800. Inizia ad avvertire i primi sintomi dell’ipoacusia, che lo porteranno – assieme alle sopraggiunte responsabilità familiari (si deve prendere cura dei due fratelli più giovani) a scrivere il famoso testamento di Heiligenstadt (villaggio alla periferia di Vienna) “O voi uomini che mi ritenete scontroso e misantropo, come siete ingiusti! Costretto a vivere completamente solo… Quale disperazione ho provato quando qualcuno vicino a me sentiva un flauto in lontananza e io non udivo niente…Poco è mancato che io non ponessi fine alla mia vita”
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Ludvig van Beethoven (1770 – 1827)
Nonostante i problemi di salute, Beethoven ha la possibilità di emergere come compositore (abbandonerà invece la carriera di pianista e si ostinerà a voler dirigere) anche grazie ad una pensione annua garantitagli da alcuni suoi amici e ammiratori (arciduca Rodolfo e altri) Dal 1815 inizia il periodo più difficile perché molti suoi amici lasciano Vienna. Per comunicare ricorre ai taccuini per la conversazione. Muore nel 1827 durante un temporale. Immagine romantica dell’uomo che scaglia un pugno verso l’alto motivata da un punto di vista medico dall’intossicazione cui era stato sottoposto il suo fisico.
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Il primo periodo ( ) Il primo periodo, della formazione, comprende le opere giovanili legate ad Haydn e ai modelli settecenteschi sui quali Beethoven si era formato. Questo periodo termina intorno al 1802 e corrisponde grosso modo al periodo della stesura del testamento di Heiligenstadt (testamento). (Opere: primi tre concerti per pf, trii con pf op.1, quartetti op. 18, sinfonie 1 e 2)
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Opere: Sinfonie 3– 8; Fidelio, quartetti op. 59, concerti pf. 4– 5
Il secondo periodo ( ) Il secondo periodo, detto periodo, comprende le opere più celebri di Beethoven (la conoscenza di Beethoven presso i compositori romantici si deve proprio alla diffusione di queste opere). Esso termina intorno al gli anni tristi dei dissidi con la madre di Karl (suo nipote di cui aveva la patria potestà) e della delusione amorosa. Opere: Sinfonie 3– 8; Fidelio, quartetti op. 59, concerti pf. 4– 5
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Al secondo periodo appartiene anche la Sonata n°9 per pianoforte e violino «Kreutzer»
Composta nel 1803 venne inizialmente concepita per il violinista virtuoso mulatto George Polgreen Bridgetower di passaggio a Vienna. La eseguirono assieme nel maggio del 1803 e fu un successo, ma poi i due litigarono per le attenzioni verso una ragazza, così Beethoven preferì dedicarla a Rudolphe Kreutzer, illustre professore di violino a Parigi, giunto a Vienna dopo il trattato di Campoformio.
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Sonata op.47 n°9 «Kreutzer»
Lasciamo la parola allo stesso Beethoven che scrive queste cose nell’edizione di Simrock del 1805: «Sonata per pianoforte e un violino obbligato, scritta in uno stile molto concertante, quasi come di un concerto, composta e dedicata all’amico R.Kreutzer, membro del Conservatorio di musica ci Parigi, primo violino dell’Accademia delle Arti e della Camera Imperiale». Ascoltiamo il primo tempo come un certamen tra violino e pianoforte nell’esecuzione del duo Mutter-Orkis.
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Il terzo periodo (1816 – 1827) Il terzo periodo, a cui appartengono gli ultimi sei quartetti, le ultime cinque sonate per pianoforte, la nona sinfonia e la missa solemnis è quello delle opere "difficili", delle opere non comprese né dai contemporanei, né dai posteri. Queste composizioni furono giudicate "bizzarre" e ricondotte alla tragica sordità che attanagliava il compositore negli ultimi anni.
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Le meditazioni del musicista romantico
Molti musicisti romantici hanno meditato e scritto sulla loro arte, - Beethoven, Hoffmann, Schumann, Berlioz, Weber, Liszt, Wagner ecc. - e i loro scritti rappresentano un documento del massimo interesse per poter tracciare una linea della storia dell'estetica musicale nel romanticismo. Beethoven tuttavia, meriterebbe un posto particolare: la sua opera, la sua vita, il suo destino sfortunato sono diventati simboli nel romanticismo e hanno alimentato una vasta letteratura che spesso ha mitizzato la sua figura.
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Gli scritti di Beethoven
L'ideale della musica e del musicista romantico trovano in Beethoven il modello più perfetto e la sua arte è stata considerata per molti decenni come il punto culminante della storia della musica. Anche se, come si è detto, Beethoven è stato un mito non solo musicale, ma anche estetico, culturale e politico per buona parte dell'Ottocento, in questa sede interessa soprattutto per i suoi scritti.
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Più sensibile e più colto
Beethoven ha lasciato infatti con i suoi quaderni di conversazione – è noto che negli ultimi anni la sordità lo costringeva a comunicare col prossimo per iscritto - con il suo ricco epistolario, una preziosa testimonianza del suo pensiero. Beethoven, vissuto nell'epoca di passaggio tra l'illuminismo e il romanticismo ha raccolto con la sua pronta sensibilità e con la sua vasta cultura gli echi del profondo travaglio della sua età. Rileggendo il suo epistolario e i quaderni di conversazione rimastici, si trova una insospettata ricchezza e profondità di pensiero che rivela una cultura non comune: Beethoven lesse filosofi, poeti, storici e critici e il suo sapere era ben più vasto rispetto alla normale cultura di un musicista.
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Musicista come uomo di cultura
In una lettera del 1809 agli editori Breitkopf e Hartel in cui sollecitava l'invio di molti libri scriveva: «Non c'è quasi trattato che sia oggi troppo dotto per me. Senza presumere di possedere una vera erudizione io mi sono sforzato fin dall'infanzia di comprendere il pensiero dei migliori e dei più saggi di ogni tempo. Vergogna all’artista che non considera una colpa il non spingersi almeno così lontano». Con ciò Beethoven intendeva affermare un ideale di musicista e di uomo antitetico al concetto di musicista come artigiano.
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La libertà del musicista
La musica deve impegnare tutto l'uomo e la condizione dell'artista non può che essere l'assoluta libertà da qualsiasi vincolo morale e materiale. Numerose sono le lettere in cui Beethoven riafferma questo ideale umanistico del musicista testimoniando inoltre la viva esigenza d'inserire la musica nel tessuto vivo della cultura. In una lettera del compositore a F. A. Hoffmeister scriveva ironicamente: «Nel mondo ci dovrebbe essere un'unica organizzazione di vendita dell’arte; l'artista dovrebbe inviare semplicemente là le sue opere e in cambio gli si darebbe tanto denaro quanto gli occorre per i suoi bisogni...».
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La libertà del musicista
Alcuni anni più tardi, nel 1809, in un abbozzo di contratto affermava: «Deve essere il fine e l'aspirazione di ogni vero artista di procurarsi una posizione in cui non infastidito da altri compiti o da preoccupazioni economiche ... possa votarsi alle composizioni di grandi opere da offrire al pubblico...».
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Il processo creativo Questo senso d'insofferenza per tutti quei legami e condizionamenti che i musicisti del passato sopportavano senza neppur pensare alla possibilità di mutarli, in Beethoven è unito alla viva coscienza dell'individualità della propria opera. In una conversazione con Louis Schlösser del 1822 o 23 analizza lucidamente tutto il processo creativo mostrando come la stesura fosse preceduta da un lungo travaglio, da una paziente meditazione. Così si spiegava: «lo porto i miei pensieri con me per molto tempo prima di trascriverli. Posso fidarmi della mia memoria ed essere certo che, una volta trovato un tema, non lo dimenticherò anche dopo anni...».
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Il lungo processo creativo
Continuando ad esporre il lento lavorio creativo così conclude: «Voi mi chiedete donde provengano le mie idee. lo non posso rispondere con certezza: esse nascono più o meno spontaneamente. Le afferro con le mani nell'aria, passeggiando nei boschi, nel silenzio della notte, o agli albori del giorno. Stimolato dai sentimenti che il poeta traduce in parole, ed io in suoni che riecheggiano dentro di me e mi tormentano fino al momento in cui infine mi stanno dinnanzi nella forma di note».
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L’estetica romantica Questi e numerosi altri frammenti pur non avendo un particolare valore da un punto di vista strettamente estetico e filosofico, testimoniano soprattutto il senso prettamente romantico della missione dell'artista e del musicista, del valore della propria opera e della individualità e rappresentano il sostrato culturale su cui si è sviluppata la concezione romantica della musica.
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Beethoven amante della filosofia
Si è già detto come Beethoven non fosse per nulla digiuno di filosofia e si può dire che i suoi maestri siano stati Kant e Schelling. Il primo per quanto riguarda il suo rigorismo morale; trascrisse infatti significativamente nei suoi quaderni dalla Critica della ragion pratica «la legge morale in noi ed il cielo stellato sopra di noi. Kant!!! » ed altre citazioni ancora tratte dalle opere di Kant, a testimonianza dell’ammirazione per il filosofo tedesco.
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Beethoven e la filosofia
Da Schelling invece ha tratto il suo concetto dell' arte come rivelazione dell'Assoluto, come incarnazione dell'infinito. Alla musica Beethoven riconosce la più alta funzione unificatrice, il valore di messaggio eterno; in essa vive «una sostanza eterna, infinita, non del tutto afferrabile». Beethoven anzitutto con l'esempio della sua stessa vita e poi nei suoi appunti disordinati e nelle sue lettere ha delineato con estrema suggestione l'atteggiamento del musicista romantico di fronte alla musica e non per nulla è rimasto un punto di riferimento per tutta la letteratura musicale della prima metà dell'Ottocento sino a Wagner.
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Haydn a Mozart fino a Beethoven
La sinfonia Un percorso da Haydn a Mozart fino a Beethoven
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La sinfonia Si verifica un graduale assottigliamento del numero delle sinfonie (Haydn, 104; Mozart, 41; Beethoven, 9, numero che rimarrà come limite estremo almeno per quasi un secolo) per il cambiamento del linguaggio compositivo, sempre più articolato Mentre Haydn e Mozart scrivono sinfonie per dei committenti Beethoven le scrive per soddisfare unicamente il suo estro L’organico si arricchisce fino alla monumentalità della Sinfonia n°9 nella quale è previsto l’inserimento dei solisti e del coro. Nasce l’esigenza di avere un direttore perché il konzertmeister non è più sufficiente
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La sinfonia n°45 “degli addii” di Haydn (1772):
Tra stürm und drang e protesta sindacale. Sinfonia che si caratterizza per il finale curioso perché nell'esecuzione dell'adagio finale i musicisti a turno smisero di suonare, spensero la candela del loro leggio e lasciarono la sala, e l'esecuzione venne portata a conclusione solo da due violini con sordina, suonati da Haydn stesso e dal primo violino, Luigi Tomasini. Il soggiorno ad Eszterhaza fu infatti più lungo del previsto, e con questo finale il compositore indicava in maniera allusiva al principe il desiderio dei musicisti di ritornare a casa ad Eisenstadt, dov'erano rimaste molte delle loro famiglie.
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Il primo movimento L’anima stürmish
Nella inconsueta tonalità di fa#minore Ricco di sincopi Fraseggio realizzato con brevi incisi Costruito a pannelli giustapposti e privo di sviluppo: II tema compare solo dopo il segno di ritornello e che contrasta con il primo pur essendo costituito dalla stessa cellula originaria (confronta battuta 1 con battuta, 23 bassi, 29 violini e 108 violini)
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Mozart e il contrappunto
Anche Mozart attraversa le varie anime stilistiche del Settecento (evitando peraltro i riferimenti al barocco) passando dallo stile galante (gusto per il divertimento e semplicità della tessitura compositiva), allo stile classico (con i due temi che possiedono una propria identità). Nell’ultimo periodo, grazie al barone Gottfried van Swieten, si accosta alla musica di Bach e al suo contrappunto Troviamo degli esempi splendidi nell’ultimo movimento della Jupiter (sinfonia n°41), ma anche nell’Ouverture del Flauto magico dove unisce forma sonata (con due temi ben differenziati) e contrappunto con soggetto e controsoggetto
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Ouverture del Flauto Magico
Tema depredato da una sonata per pianoforte (op.24 n°2 del 1782) di Clementi (nonostante Mozart odiasse Clementi, definito mechanicus) Dopo l’adagio iniziale in cui vi sono riferimenti al mondo femminile dell’opera (la regina della notte) e al sigillo del mondo massonico (dreimaliger akkord), inizia l’Allegro bitematico tripartito. I tema, diatonico, ordinato e molto ritmico (b con soggetto e controsoggetto II tema, cromatico e con poca valenza ritmica (58-68) (ma sotto si ascolta anche il I tema)
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Le sinfonie di Beethoven
Dopo le prime due sinfonie di derivazione haydniana, Beethoven entra nel suo mondo stilistico con la III (inizialmente dedicata a Napoleone). Temi epigrammatici realizzati con pochi elementi In qualche caso ricava i vari temi partendo da un’unica cellula germinatrice Esempio V sinfonia
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La derivazione tematica
Ascolto I movimento sinfonia n°5
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VII (1812) “l’apoteosi della danza”
Le sinfonie Ogni sinfonia possiede una propria identità, addirittura c’è chi ha apposto dei titoli: III (1804) eroica per festeggiare il sovvenire di un grande uomo [Beethoven] V (1805) “sinfonia del destino” (che bussa alla porta così definita da Beethoven) VII (1812) “l’apoteosi della danza” Mentre la VI (1808) si distacca da queste per il carattere descrittivo e il numero inconsueto di movimenti
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La sinfonia VI I. Risveglio dei sentimenti all'arrivo in campagna
II. Scena al ruscello III. Lieta brigata di campagnoli, IV. Il temporale V. Canto pastorale: sentimenti di gioia e di riconoscenza dopo il temporale Secondo Beethoven più che musica descrittiva doveva essere evocativa dei sentimenti che si provavano di fronte alla natura
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Sinfonia IX Nasce dopo una lunghissima gestazione (prima idea avuta nel 1792) in cui dice di voler musicare una poesia di Schiller (lettera alla figlia) Prime idee annotate nel 1815 Esecuzione il 7 maggio 1824 a Vienna Dirige Beethoven già sordo, ma i musicisti guardano la “spalla” Cantanti protestarono per il registro sovracuto delle voci Organico ampio (24 violini, 10 viole, 12 celli e bassi) fiati raddoppiati con inserimento tromba cromatica
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“Amici non più questi suoni, intoniamone altri più graditi”
Sinfonia IX Dopo un primo movimento in forma sonata (Allegro ma non troppo) ascoltiamo uno Scherzo, molto vivace (movimento introdotto da Beethoven al posto del settecentesco minuetto) in cui un ruolo particolare possiedono i timpani (applausi a scena aperta), segue un cantabile (Adagio, molto cantabile) e l’ultimo movimento nel quale avviene una ricapitolazione dei vari temi esposti negli altri movimenti Subito dopo un accordo dissonante entra il baritono con una frase scritta da Beethoven: “Amici non più questi suoni, intoniamone altri più graditi”
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Quartetti e musica da camera
Il padre del quartetto è Haydn, che inizia a scrivere quartetti (che inizialmente si chiamavano divertimenti) nel 1755. Tra il 1755 e il 1803 realizzerà ben 83 quartetti per archi (violino primo e secondo, viola, violoncello) A questa immensa produzione fungerà da faro per Mozart e Beethoven; ma anche in Italia Boccherini, Cambini e Nardini scrivevano e suonavano in quartetto [le loro prime esecuzioni sono degli anni ‘60]
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La musica da camera Haydn - così come faranno anche Mozart (42 sonate per pf. e vl; quintetti per archi) e Beethoven (10 sonate per pf. e vl. 5 Trii per archi, 9 trii con pf.) - scrive tanta altra musica da camera come: 21 trii per archi Duetti e divertimenti per strumenti vari per il nuovo pubblico dei dilettanti di musica, ma anche per i professionisti della musica da camera 126 trii per baryton, viola e violoncello per soddisfare l’esigenza del suo committente ungherese
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Quartetti riscoperti da Bartok
Il padre del quartetto è Haydn (83 quartetti) il quale influenzerà Mozart (29 quartetti), che gli dedica una raccolta. Infine Beethoven (16 quartetti) con gli ultimi quartetti arriva a delle propaggini stilistiche mai raggiunte in precedenza Grande fuga op.133 Ultimi quartetti che non vennero più eseguiti perché si pensava che la sordità avesse inficiato le capacità compositive di Beethoven. Quartetti riscoperti da Bartok
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Concerti Haydn scrive concerti per vari strumenti (violino, violoncello) e per organici misti (sinfonie concertanti) così come Mozart che realizza ben 23 concerti per pianoforte, 5 per violino, 3 per flauto, per flauto e arpa e 1 per clarinetto (uno dei capolavori). Mozart compone anche una sinfonia concertante per violino e viola (Salisburgo, 1779)
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Concerti per pianoforte: Beethoven
Beethoven scrive invece 5 concerti per pianoforte: I primi due – dove emerge un certo virtuosismo – furono concepiti per lui stesso e per farlo emergere come solista a Vienna. Nel n°3 (1800) inizia a svilupparsi la ricerca di un’integrazione tra elementi lirici ed elementi virtuosistici, che progressivamente diminuiscono.
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Concerti di Beethoven Con il n°4 (1806) si intacca la tradizionale forma del concerto perché l’esposizione del tutti orchestrale viene anticipata dal pianoforte che fa ascoltare per primo il tema del movimento. Il concerto n°5 “imperatore” (1809) inizia addirittura con una lunga cadenza del pianoforte, mentre viene abolita la cadenza finale. GIGANTISMO. Beethoven passa dalla sinfonia concertante al doppio (violino e pianoforte) e triplo (pianoforte, violino, violoncello) concerto
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La produzione sonatistica per pianoforte da Haydn a Beethoven
Se la produzione pianistica di Haydn (52 sonate per pianoforte) e quella di Mozart (17 sonate per pianoforte) è una delle attività dei due compositori austriaci nelle quali avvertiamo il passaggio dallo “stile galante” allo “stile classico”, per Beethoven le 32 sonate per pianoforte sono uno degli elementi centrali della sua produzione. Convenzionalmente si suddivide le sue 32 sonate in tre periodi cronologici I ( ); II ( ) III ( ):
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La produzione pianistica di Beethoven
I ( ): op.2, 7, 10, 13, 14, 22 Innovazioni formali: Scherzo al posto del Minuetto nell’op.2 n°3 e n°4; op.13 “Patetica” con largo introduttivo ripetuto due volte durante il successivo Allegro II ( ): op. 26, 27, 28, 31, 49, 52, 54, 57, 78, 79, 81a, 90 Altre innovazioni formali: op.26 Scherzo al posto dell’Adagio, mentre il terzo tempo è una “Marcia funebre”; op.31 senza tempi lenti
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La produzione pianistica di Beethoven
II ( ): op. 26, 27, 28, 31, 49, 52, 54, 57, 78, 79, 81a, 90 Altre innovazioni formali: Op.27 “Al chiaro di luna”, il primo tempo è un Adagio in forma di romanza Op.57 “Appassionata” viene abolito il segno del ritornello dopo l’esposizione Op.81a “Les Adieux” è l’unica sonata in cui i tre tempi possiedono un titolo: L’addio, l’assenza, il ritorno
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La produzione pianistica di Beethoven
III ( ): op.101, op.106, op.109, op.110, op.111 Caratteri stilistici: notevole approfondimento della sezione dello sviluppo (all’interno della sonata bitematica, tripartita); grande attenzione alla forma tema e variazioni; presenza massiccia dell’elemento contrappuntistico (introdotta la fuga, o comunque il contrappunto imitativo)
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Considerazioni generali sulla produzione pianistica di Beethoven
Beethoven rimane un grande sperimentatore della tastiera (non a caso era in stretto contatto con i costruttori di pianoforti, richiedendo precisi cambiamenti come l’allargamento del registro). Pur essendo un sperimentatore (inizia come improvvisatore d’organo), possiamo affermare comunque che non ripudia nessuna delle forme del periodo classico, però le rinnova e le modifica incessantemente: inverte l’ordine dei tempi; introduce lo scherzo; amplia lo sviluppo e innova il concetto di variazione; adotta il contrappunto
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Paul Badura-Skoda l’ha paragonata alla IX sinfonia
La “Hammerklavier” op.106 La sonata n°29 – dalle dimensioni inaudite per l’epoca (dura ben 40 minuti) - fu composta nell’arco di ben due anni (dal 1817 al 1819). Beethoven pretese che il frontespizio fosse scritto in tedesco con il titolo di “Hammerklavier, grande sonata per pianoforte” Beethoven confessa all’editore che questo pezzo avrebbe dato filo da torcere ai pianisti per i prossimi 50 anni Paul Badura-Skoda l’ha paragonata alla IX sinfonia
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(ascolto movimento finale 12 minuti con Pollini)
“Hammerklavier” In questa sonata cambia la sintassi armonica perché – se in precedenza i rapporti di forza erano basati prevalentemente sui gradi principali della scala (I-V-I) in questa l’intervallo prevalente è quello di 3°. Vi sono – inoltre – passaggi armonici e Beethoven si sente libero di spaziare tra si b maggiore a si minore, per arrivare a si maggiore Il IV movimento è il più oscuro di tutti: inizia con un Largo che ha funzione di transizione verso una fuga finale (a tre voci). Uso di enarmonie (con passaggi da tonalità tra bemolli a diesis) (ascolto movimento finale 12 minuti con Pollini)
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La produzione lirica Haydn compone soprattutto opere buffe e tra queste Il mondo della luna (molti i libretti sono Carlo Goldoni) e alcune opere per il teatro di burattini del principe. Mozart spazia tra opera seria, opera buffa, singspiele e festa teatrale (Ascanio in Alba) Beethoven – che ebbe un rapporto travagliato con la produzione vocale (è stato accusato di non saper scrivere per i cantanti perché li tratta come fossero strumenti, impiegando spesso registri acuti) – scrisse solo il singspiele (e opera a sauvetage ambientata durante la Rivoluzione Francese che tratta una vicenda realmente accaduta) Fidelio.
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Haydn scrisse tanta musica sacra.
La produzione sacra Haydn scrisse tanta musica sacra. Ricordiamo le 14 messe, ma soprattutto i capolavori come i due oratori: La Creazione (1798) e Le Stagioni (1801) realizzati sotto l’impressione destata dai grandi capolavori hendeliani ascoltati a Londra. Entrambi su libretto del nobile viennese van Swieten, che scrisse anche il libretto de Le ultime sette parole di Cristo sulla croce (1786), lavoro che Haydn scrisse per una confraternita spagnola (Cadice) per le celebrazioni del venerdì santo
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Le ultime sette parole di Cristo sulla croce
Ne esistono due versioni: una per orchestra e una per quartetto. Sono 7 adagi definiti SONATE precedute a un Allegro Maestoso e seguite dal famoso “Terremoto” Visione DVD Jordi Savall con il Concert des Nations (Maestoso e Adagio, 6’34’’; Terremoto, 2’04’’)
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Ascoltiamo della Creazione (CD Amadeus)
Il CAOS (9’ circa)
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Le opere di Mozart Dopo i primi lavori salisburghesi come l‘oratorio Die Schuldigkeitdes ersten Gebotes' [L'obbligo del primo comandamento) K35) e l‘intermezzo in latino per il ginnasio dei Benedettini di Salisburgo Apollo et Hyacinthus K38 - (13 maggio 1767, Università di Salisburgo) arrivano le opere: Bastien und Bastienne K50 - (2 ottobre Architektenhaus. Berlino), singspiele La finta semplice K51 - (1 maggio Corte dell'Arcivescovo. Salisburgo), opera buffa Mitridate, re di Ponto K87 (K.74a) - (26 dicembre Teatro Regio Ducale. Milano), opera seria
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Le opere di Mozart Ascanio in Alba K111- (17 ottobre Teatro Regio Ducale. Milano) Il sogno di Scipione K126 - (1 maggio Residenza Arcivescovile. Salisburgo) Lucio Silla K135 - (26 dicembre 1772, Teatro Regio Ducale. Milano) La finta giardiniera K196 - (13 gennaio Redoutensaal. Monaco), unica opera buffa in questa diapositiva Il re pastore K208 - (23 aprile 1775, Residenza Arcivescovile. Salisburgo
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Le opere di Mozart Zaide K344 (opera incompiuta) - (27 gennaio Francoforte) Thamos König in Ägypten K345 (cori e intermezzi musicali) Idomeneo, ossia llia ed Idamante, K366 - (29 gennaio Court Theatre. Monaco) Die Entführung aus dem Serail [II ratto dal serraglio) K384 - (16 luglio Burgtheater. Vienna) L'oca del Cairo K422 (opera incompiuta) (1784. aprile Francoforte) Lo sposo deluso, ossia La rivalità di tre donne per un solo amante K430 (opera incompiuta) (1784) Der Schauspieldirektor (L'impresano teatrale) K486 (7 febbraio Palazzo Schönbrunn. Vienna)
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Le nozze di Figaro K492 - (1 maggio 1786. Burgtheater. Vienna)
I capolavori di Mozart Le nozze di Figaro K492 - (1 maggio Burgtheater. Vienna) Don Giovanni, ossia II dissoluto punito K527 - (29 ottobre Teatro Nazionale di Praga) Così fan tutte, ossia La Scuola degli Amanti K588 - (26 gennaio Burgtheater. Vienna) Die Zauberflöte [II flauto magico) K620 . (30 settembre Theater auf derWieden. Vienna) La clemenza di Tito K621 - (6 settembre Teatro Nazionale di Praga)
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Le opere di Mozart divise per generi
Singspielen: Bastiano e Bastiana; Ratto dal Serraglio; Flauto magico Tragedie lyriques e Gluck (Alceste): Idomeneo, re di Creta Festa teatrale o serenata: Ascanio in Alba per il matrimonio le nozze tra l'arciduca Ferdinando, uno di figli dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, e Maria Ricciarda Beatrice d'Este, nipote del duca di Modena Francesco III. Opere serie: Mitridate, Lucio Silla Opere buffe: Nozze di Figaro, Così fan tutte Don Giovanni: dramma giocoso (elemento comico che convive con quello tragico)
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Il ruolo della donna nelle opere di Mozart
Nel trittico italiano con Lorenzo da Ponte, prete libertino e librettista di notevole scaltrezza, Mozart affronta il tema del rapporto uomo-donna secondo un ottica molto pagana e terrena Le pulsioni – secondo l’ottica illuministica - sono difficilmente controllabili e si devono sostanzialmente assecondare Sia nel don Giovanni, sia in Così fan tutte un ruolo importante viene svolto dal travestimento (la maschera) che serve ai personaggi a prendersi gioco della realtà (Don Giovanni-cameriera), a smascherare i colpevoli (Don Giovanni: Donna Anna, Don Ottavio, Donna Elvira prima della festa) o a rivelare le vere pulsioni (Così fan tutte, travestimento dei protagonisti in ufficiali albanesi).
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Le pulsioni dei personaggi mozartiani
Nozze di Figaro: Susanna, promessa sposa di Figaro, deve contrastare le irrefrenabili voglie del conte d’Almaviva che ha deciso di avere la camera degli sposi vicino a quella del conte e della contessa. Cherubino, paggio del Conte, è dominato dalla pulsione (Non so più cosa son cosa faccio) Don Giovanni: tutte donne dell’opera soccombono di fronte al fascino del burlador de Sivilla (Donna Anna, che viene forzata e che perde il padre; Donna Elvira, vecchia fiamma; Zerlina che tradisce Masetto alla vigilia del suo matrimonio!; persino la domestica di donna Elvira
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Le nozze di Figaro Dalla commedia Le Mariage de Figaro di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais Commedia per musica in quattro atti Prima: Vienna, Burgtheater, 1 maggio 1786 Personaggi: il conte d’Almaviva, grande di Spagna (B); la contessa d’Almaviva, sua moglie (S); Susanna, cameriera della contessa (S); Figaro, cameriere del conte (B); Cherubino, paggio del conte (S); Marcellina, governante (Ms); Bartolo, medico di Siviglia (B); Basilio, maestro di musica (T); Don Curzio, giudice (T); Antonio, giardiniere del conte e zio di Susanna (B); Barbarina, sua figlia (S); paesani, contadinelle
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Cherubino, un androgino innamorato dell’amore
Non so più cosa son cosa faccio
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Librettista: Lorenzo da Ponte
Don Giovanni Messa in scena: NOSTIC TEATHER, PRAGA, 29 OTTOBRE 1787; seconda rappr. a Vienna (7.5.88) Librettista: Lorenzo da Ponte Cast: Don Giovanni, basso-baritono (Luigi Bassi cantava con voce tenorile); Donna Anna , soprano (Teresa Saporiti GIOCO DI PAROLE nella scena finale: oh, che piatto saporito!) ; Don Ottavio, suo promesso sposo (tenore); Commendatore, padre di Donna Anna (basso profondo); Donna Elvira, dama di Burgos, abbandonata da DG (soprano); Leporello, servo di DG (basso-baritono); Masetto (basso-baritono) e Zerlina (mezzosoprano-soprano), contadini promessi sposi; contadini e contadine. Fu un fiasco a Vienna nell’88, ma affascinò in seguito Goethe, Beethoven, E.T.A. Hoffman, Byron, Kirkegaard, G.B. Shaw
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Dramma giocoso: …un ossimoro
Da Ponte ci racconta le ultime ventiquattro ore di vita di DG, prima che sprofondi negli inferi, dopo aver compiuto le sue ultime malefatte Inizio e fine drammatici (anche se nel finale i superstiti tornano in scena per fare la morale agli spettatori); poi si sviluppa la parte comica Non si può capire DG senza queste due parti
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Zerlina, una donna molto tenera
Zerlina, Batti batti bel Masetto
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Così fan tutte Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti (K 588) è un'opera lirica in 2 atti Librettista Lorenzo da Ponte La prima rappresentazione ebbe luogo al Burgtheater di Vienna il 26 gennaio 1790
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I atto In una bottega di caffè a Napoli, assieme a Don Alfonso siedono i due ufficiali militari Ferrando e Guglielmo che vantano la fedeltà delle loro fidanzate, Dorabella e Fiordiligi, sorelle. Don Alfonso li contraddice affermando (dandosi arie da filosofo cinico) che la fedeltà femminile non esiste e che, se si presentasse l'occasione, le due innamorate dimenticherebbero subito i loro fidanzati e passerebbero a nuovi amori. A seguito di questa dichiarazione, i due intendono sfidarlo a duello per difendere l’onore delle future spose. Don Alfonso scommette cento zecchini per provare ai due amici che le fidanzate non sono diverse dalle altre donne: per un giorno, Ferrando e Guglielmo dovranno attenersi ai suoi ordini.
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I atto Intanto nel giardino della loro casa sul golfo Fiordiligi e Dorabella contemplano sognanti i ritratti dei fidanzati, ma poi si preoccupano perché sono le sei del pomeriggio e i due amanti non sono ancora venuti a trovarle, come fanno di solito. Ad arrivare è invece Don Alfonso, che reca loro una notizia terribile: i fidanzati sono stati richiamati al fronte e devono partire all’istante. Arrivano Ferrando e Guglielmo e fingono anche loro di dover partire.
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I atto La cameriera Despina, complice di Don Alfonso, espone alle sorelle le proprie idee circa la fedeltà maschile ed esorta Fiordiligi e Dorabella a "far all’amor come assassine": i fidanzati al fronte faranno altrettanto. Don Alfonso cerca l’aiuto di Despina, promettendole venti scudi se insieme riusciranno a far entrare nelle grazie delle sorelle due nuovi pretendenti. Ferrando e Guglielmo si presentano allora vestiti da ufficiali albanesi
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Atto I Le padrone irrompono furenti per la presenza degli sconosciuti e i finti albanesi si dichiarano spasimanti delle sorelle. Don Alfonso presenta gli ufficiali come Tizio e Sempronio, suoi cari amici. Alle loro rinnovate e caricaturali offerte d’amore, Fiordiligi risponde che serberanno fedeltà agli amanti fino alla morte. Fiordiligi e Dorabella si ritirano. Don Alfonso si allontana con gli albanesi, che poco lontano fingono di bere un veleno.
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Atto I Don Alfonso finge di andare in cerca di un medico e lascia i due agonizzanti davanti alle esterrefatte sorelle, che iniziano a provare compassione. Arriva Despina travestita da medico, declamando frasi in un latino maccheronico e fa rinvenire gli albanesi toccandoli con una calamita. I finti albanesi rinnovano le dichiarazioni di amore e abbracciano le donne. Despina e Don Alfonso guidano il gioco esortando le donne ad assecondare le richieste dei nuovi spasimanti resuscitati, i quali si comportano in modo molto passionale. Quando i due pretendono un bacio, Fiordiligi e Dorabella si infiammano indignate e rifiutano.
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Ouverture E’ la meno significativa delle ultime opere di Mozart (Nozze, Don Giovanni e Flauto magico) Si articola in un convenzionale passaggio da un Andante introduttivo ad un Presto. Andante: citazione nei bassi dell’aria di Alfonso “Così fan tutti” n°30 del finale dell’opera Presto suddiviso in 4 motivi che si succedono molto rapidamente uno dopo l’altro: 1° archi; 2° tutti orchestrale; 3° fiati che si scambiano la melodia; 4° simile al 2°
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I pezzi d’assieme Durante la prima parte dell’opera è il pezzo d’assieme a dominare piuttosto che l’aria (mentre invece vi sono delle parti del Don Giovanni, prima metà del II atto dove è stata lamentata la mancanza di unità per l’esagerazione di arie) A parte il breve intervento di Don Alfonso (aria n°5 “”Vorrei dire”) la prima vera aria che contraddistingue i due personaggi è collocata al n°11 con Dorabella e al n°12 con Despina Primi tre terzetti con sole voci maschili: concepiti unitariamente da Mozart; ipocrisia dei protagonisti: si parla di amore e di fedeltà, ma non emerge un vero trasporto d’emotivo
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I pezzi d’assieme Seguono poi: Duetto con le due ragazze: dai toni sensuali e morbidi (ricompare il clarinetto dopo l’ouverture) La breve aria di Don Alfonso Quintetto Duettino Coro (Bella vita militar) Terzettino (Soave: citazione di Cimarosa, Il ritorno di Don Calandrino: introspezione) Aria di Dorabella (“Smanie implacabili degli uomini”) Aria di Despina (“In uomini! In soldati!”)
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