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Il mercato nel pensiero economico Lezione 15 Concorrenza monopolistica

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Presentazione sul tema: "Il mercato nel pensiero economico Lezione 15 Concorrenza monopolistica"— Transcript della presentazione:

1 Il mercato nel pensiero economico Lezione 15 Concorrenza monopolistica
Paolo Paesani (DEF Tor Vergata)

2 Il contesto Il contesto
Critica di Sraffa alla teoria del valore di Marshall Superamento della concorrenza perfetta Prezzo dato e indipendente dalla quantità prodotta dalla singola impresa Omogeneità dei beni prodotti dalle singole imprese (dalla sostituibilità perfetta alla sostituibilità imperfetta) Evoluzione del capitalismo (la stessa registrata da Keynes) La nascita delle società per azioni Separazione tra proprietà e management Formazioni di vasti conglomerati di imprese e formazione dei trust

3 I protagonisti Joan Robinson (1903 – 1983) e la concorrenza imperfetta. J. Robinson e il Cambridge circus La presenza di segmentazione tra i mercati rende possibili al monopolista vendere la stessa merce a prezzi diversi in mercati diversi, sfruttando le diverse condizioni di domanda rebel Edward Chamberlain (1899 – 1967) e la concorrenza monopolistica Differenziazione del prodotto lungo varie dimensioni e possibilità per l’impresa di ritagliarsi la sua nicchia all’interno della quale agisce da monopolista (v. dopo)

4 Mercato e concorrenza (1)
Struttura del mercato Elemento concorrenziale: tante aziende in concorrenza tra loro all’interno di un mercato composto da «segmenti», tra i quali i consumatori sono liberi di muoversi. Elemento monopolistico: Ogni «segmento» è occupato da un’impresa che produce un bene eterogeneo (sostituto imperfetto dei beni prodotti dalle altre imprese) ed esercita un potere di monopolio all’interno del «segmento» Questo potere di mercato è limitato dalla possibilità che altre imprese entrino nel «segmento» presidiato dall’impresa incumbent. Nell’ambito del suo segmento, l’impresa è price-maker.

5 Mercato e concorrenza (2)
Strategie concorrenziali Differenziare i beni per aumentare il poter di mercato all’interno di ogni «segmento» (e ridurre la possibilità che i consumatori si spostino da un segmento all’altro) Fattori di eterogeneità: differenziazione del prodotto, packaging, localizzazione, servizi alla vendita. Esempio di strategia concorrenziale: Marketing, pubblicità e possibilità d’influenzare le preferenze dei consumatori (le preferenze non sono più un dato)

6 Equilibrio di breve periodo
Domanda (D) e Ricavo marginale (R’) nel breve periodo, all’interno del segmento Costo medio (CM) e costo marginale (C’), andamento à la Marshall Equilibrio del monopolista di breve periodo (QBP, PBP) Extra-profitti

7 Equilibrio di lungo periodo
La presenza di extra-profitti di BP attira nuove imprese nel «segmento» L’aumento della concorrenza rende la curva di domanda di lungo periodo e la curva del ricavo marginale corrispondente, più elastiche e ne determina lo spostamento verso il basso (punto ti tangenza tra la curva di domanda e quella del costo medio) Massimizzazione del profitto (C’ = R’) e profitti nulli Equilibrio di LP con produzione a un livello inefficiente rispetto a quello di concorrenza perfetta.

8 Le critiche di Hicks al concetto di CM
Critica 1: Scarsa rilevanza applicativa del concetto di concorrenza monopolistica rispetto a quello di concorrenza perfetta: «Che la concorrenza sia perfetta o imperfetta, l’espansione della singola impresa verrà fermata da fattori che sono stime puramente soggettive: in un caso dal sorgere di costi soggettivi o costi di organizzazione; nell’altro dalla supposizione che la curva del ricavo marginale sia inclinata verso il basso. I fatti oggettivi non ci danno i mezzi di distinguere tra i due casi» (Hicks, cit. Sassu) Critica 2: La concorrenza monopolistica si può comunque analizzare utilizzando il metodo marshalliano e come tale non porta al suo superamento.

9 La classificazione di Triffin (1)
La teoria della concorrenza monopolistica come occasione per integrare equilibrio parziale ed equilibrio generale (così creando le basi di una moderna teoria del valore) Equilibrio parziale: l’industria (insieme di imprese interdipendenti) come unità di riferimento realistica, analizzata a parità di altre condizioni (ceteris paribus) indipendentemente da ciò che avviene nel resto del sistema economico. Equilibrio generale: la singola impresa (o il singolo consumatore) come unità di riferimento, analizzata tenendo conto di tutte le possibili influenze esterne e ipotizzando che tutti i mercati siano perfettamente concorrenziali (il che nella realtà non è). La teoria dell’interdipendenza economica di Triffin ruota intorno al concetto di elasticità incrociata (dqi/qi)/(dpj/pj)

10 La classificazione di Triffin (2)
La teoria dell’interdipendenza economica di Triffin ruota intorno al concetto di elasticità incrociata (dqi/qi)/(dpj/pj) (coefficiente di interdipendenza) «Nella realtà i mercati sono interrelati e i cambiamenti che si verificano in un mercato causano cambiementi anche negli altri» Classificazione dei diversi regimi di mercato Monopolio puro (dqi/qi)/(dpj/pj) = 0 Concorrenza monopolistica (dqi/qi)/(dpj/pj) = valore finito Concorrenza perfetta (dqi/qi)/(dpj/pj) = infinito Limitato successo di Triffin Problematico studiare la concorrenza monopolistica senza prendere veramente in considerazione l’interdipendenza strategica tra le imprese, cos che invece verrà fatta nell’ambito delle diverse teorie dell’oligopolio

11 Harold Hotelling (1895 – 1973) Stability in Competition, Economic Journal, vol. 39, no. 153 (March 1929), 41-57 Riferimenti a Cournot e Sraffa Il modello con due imprese che producono beni omogenei e devono decidere dove collocarsi lungo una strada (qui la differenziazione viene dalla location L’equilibrio dipende dalle ipotesi sui costi di trasporto. Con costi di trasporto lineari, le imprese trovano conveniente avvicinarsi verso il centro della strada (differenziazione minima del prodotto), con costi quadratici ad allontanarsi


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