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Metafora, immagine, immaginazione
L’atto di vedere: Metafora, immagine, immaginazione
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Wim Wenders
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Il vedere “Trovo straordinario che l’immagine, diversamente dal pensiero, non imponga alcuna opinione alle cose. In ogni operazione del pensiero è sempre implicito anche un giudizio sugli oggetti, sugli uomini, su una città o su un paesaggio. Il vedere invece trascende dalle opinioni; guardando una persona, un oggetto, o il mondo noi sviluppiamo un rapporto autentico, un’attitudine sganciata da qualsiasi giudizio, in fondo percepiamo a livello puro. L’atto del vedere è percezione e verifica del reale, ovvero un fenomeno che ha a che fare con la verità, molto più del pensiero, nel quale invece ci smarriamo più facilmente allontanandoci dal reale. Per me, vedere significa sempre immergersi nel mondo, pensare, invece, prenderne le distanze”.
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Vedere come azione Il vedere inteso come azione, atto: parallelo con l’atto linguistico (linguaggio come congegno modellizzante, verbale e non verbale). Atto di vedere inteso come progettazione di forme socialmente definite del percepire, come agire attraverso il vedere, produrre una realtà attraverso di esso. Vedere come fare: le immagini sono materia viva, la cui elaborazione struttura sia la percezione sia la rappresentazione sociale, cioè il modo in cui è possibile accedere alle immagini stesse.
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Società delle immagini
Primato del visibile oggi: non vuol dire che altre forme sociali non abbiano posseduto immagini (anzi), ma la questione è quella della riproduzione sociale di immagini – cioè Come le immagini funzionano, si scambiano, si producono, si consumano. Comunicazione di immagini. Informazione costituita di immagini. Immaginario sociale. Immaginazione.
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immaginazione come pratica sociale
"Non più mera fantasia, non più solo via di fuga, l'immaginazione è diventata un campo organizzato di pratiche sociali, una forma di opera (nel duplice senso di lavoro fisico e di pratica culturale organizzata) e una forma di negoziazione tra siti d'azione (individui) e campi globalmente definiti di possibilità" (Arjun Appadurai).
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L'opera dell'immaginazione (Appadurai)
Immaginazione come fatto sociale collettivo È diventata parte del lavoro mentale quotidiano concetto di "vita quotidiana": forme di vita, usi, pratiche sociali, linguaggi, stili di vita Diaspore: della speranza, del terrore, della disperazione
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Appadurai: immaginario sociale
Immaginazione come attività quotidiana della gente comune (non più separata in arte e/o rituali): comunicazioni di massa. Immaginazione e fantasia: i media elettronici hanno trasformato la fantasia individuale in immaginario sociale. Immaginazione come "comunità del sentire".
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Roland Barthes ( )
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L’immagine Non necessariamente analogon del “reale”, ma reale essa stessa. Qualità autonoma rispetto all’oggetto raffigurato. Potere impressivo. “Un’immagine irradia sensi differenti che non sempre sappiamo padroneggiare” (L’ovvio e l’ottuso) “Immagine. Nella sfera amorosa, le ferite più dolorose sono causate più da ciò che si vede che non da ciò che si sa”. (Frammenti di un discorso amoroso).
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Italo Calvino ( )
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La visibilità Dimensione della conoscenza Pensare per immagini
Spiritus phantasticus (Giordano Bruno) Cinema mentale
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Walter Benjamin ( )
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Nascita delle immagini riproducibili: immagini e comunicazione
Fotografia: l’immagine come copia Cinema: l’immagine in movimento Con questi mezzi si è reso possibile il potenziamento dell’“occhio”- soprattutto il potenziamento della sua rapidità a fissare le immagini. Avvicinamento dell’arte alle masse. Cinema come inconscio ottico.
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Eugene Atget ( )
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Atget, Eclipse, 1912
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La copia e l’originale: immagine analogica
Il “negativo” della pellicola. Serialità delle copie riprodotte. La fotografia soddisfa il bisogno di “avvicinare le cose a se stessi, o meglio alle masse”, bisogno intenso “quanto quello di superare l’irripetibile e unico, in ogni situazione, mediante la sua riproduzione” (Benjamin). Con la fotografia si realizza, secondo Benjamin, il passaggio dal valore “cultuale” al valore di “esponibilità”, cioè di diffusione, dell’opera d’arte.
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Televisione Letteralmente: “Vedere lontano”
Paleotv: ruolo pedagogico, alfabetizzante e di unificazione linguistica. Neotv: l’immagine deve vendere. Tv convergente: tv via cavo, satellite, internet, streaming, on demand, Youtube, ecc. Vari media convergono su una medesima piattaforma: il web. Media come “ambienti”.
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Immagini digitali Cancellano ogni idea di “originale”. Tutto è copia.
Le immagini sono manipolabili in ogni loro minima unità. “L’immagine digitale non farà quindi che spalancare ancor più il solco esistente tra la realtà in quanto tale e la rappresentazione, rendendolo forse insuperabile” (Wenders 1991).
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Pensiero e immagine Le immagini pensano e “ci” pensano, siamo attraversati, prodotti da esse. Le immagini producono metafore.
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Metafore Somiglianza (guerriero=leone) Vedere le parole
Vedere spazio e tempo Memoria visiva “Mi sento a pezzi” “Mi sento giù” “Ha il fuoco dentro” Travestimento delle parole
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Linguaggio e immagine Il linguaggio esprime un rapporto di somiglianza, di immaginazione. Le metafore vivono nel linguaggio sin dalla sua acquisizione da piccoli. Vedere con la mente, vedere con le parole. Vedere le parole.
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Immagini come metafore
Pittura Cinema Fotografia
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Corpo come metafora del dolore: la pittura di Frida Kahlo
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Corpo femminile come metafora della ricostruzione post-bellica: la “maggiorata” nel cinema italiano
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Metafore del viaggio nel cinema
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Viaggio
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Metafore della città: Blade Runner
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Metafora della fotografia: “William Casby nato schiavo”, di R
Metafora della fotografia: “William Casby nato schiavo”, di R. Avedon, 1963
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Moda e metafora, “Dovima” di R. Avedon, 1955
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Lusso: J. Wojcik, “Vogue gioiello” 2003
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Eccesso di immagini “Quando c’è troppo da vedere, quando un’immagine è troppo piena o quando le immagini sono troppe non si vede più niente” (Wenders). Si perde una facoltà umana fondamentale: “il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi[...], di pensare per immagini (Calvino).
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Rischio dello stereotipo
“Noi costruiamo un’immagine di noi stessi e ci sforziamo di somigliare a quest’immagine… E’ questa, l’identità?” (W. Wenders)
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