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Le dinastie imperiali tra II e III sec. d. C.
Ipertesto della prof.ssa M. G. Desogus
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Le dinastie imperiali Imperatori adottivi Severi Anarchia militare
Diocleziano e la tetrarchia
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Gli imperatori adottivi
Nerva (96-98 d. C.). Traiano ( d. C). Adriano ( d. C.). Antonino il Pio ( d. C.). Marco Aurelio ( d. C.). Commodo ( d. C.).
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Gli imperatori adottivi
Dopo il fallimentare governo di Domiziano, gli imperatori scelsero i loro successori non più tra i loro parenti, ma tra gli uomini più validi, principalmente generali e intellettuali. Sull’esempio di Augusto che scelse Tiberio, gli imperatori adottarono i loro successori.
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Traiano ( d. C.) Fu il primo imperatore provinciale ed era originario della Spagna. Nerva lo scelse come successore perché era un grande generale. Fece molte conquiste, soprattutto verso est e sud-est: conquistò l’attuale Romania, parte dell’Arabia e tentò la conquista del regno dei Parti. Riuscì a entrare nell’impero dei Parti e a conquistare un ampio territorio, fino alla Mesopotamia. Tuttavia questi territori furono riconquistati poi dai Parti. Grazie a lui, l’impero romano raggiunse la sua massima estensione territoriale.
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Adriano ( d. C.) La sua azione si concentrò sul rafforzare i confini. Trasformò l’Armenia in uno stato vassallo e le impose dei tributi. Ha lasciato un segno visibile ancor oggi: il Vallo d’Adriano che segnava il confine in Inghilterra dividendola dalle popolazioni non romanizzate. Questo confine è storicamente importante perché ha a lungo messo in evidenza le divisioni tra Inghilterra e Scozia.
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Antonino il Pio ( d. C.) Fu imperatore magnanimo: istituì un fondo di beneficienza per le ragazze orfane e fece leggi perché gli schiavi fossero trattati meglio dai loro padroni. Prende questo soprannome dal fatto che fu rispettoso verso il senato e inoltre era molto devoto alla religione tradizionale. Istituì anche lui una fortificazione in Inghilterra: il Vallo di Antonino («Vallum Antonini) , più a nord di quello di Adriano.
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Marco Aurelio (161-180 d. C.) e lo stoicismo
Fu famoso per la sua adesione allo stoicismo, una filosofia che proponeva una vita pacifica e dava il massimo valore all’atarassìa, ossia all’assenza di dolore. Essa consisteva nell’avere un atteggiamento sereno, senza farsi angustiare dai mali del mondo. Tuttavia visse in un periodo segnato da molte guerre da parte dei popoli nemici di Roma: Marcomanni, Quadi, Parti… Per far fronte a tali minacce, decise di associare al suo governo il fratello Lucio Vero.
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La diarchia e la peste Lucio Vero fu un valente generale e aiutò molto il suo collega Marco Aurelio; insieme formarono una diarchia, ossia un governo di due imperatori, colleghi tra loro. Lucio Vero morì nel 169 d. C. e Marco Aurelio lo sostituì con suo figlio Commodo nel 177 d. C. Ma in quegli anni imperversava la peste, soprattutto nell’esercito, ed essa causò un grave calo demografico e la morte di Marco Aurelio (180 d. C.).
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Commodo ( d. C.) Fu un pessimo imperatore, dispotico e irrispettoso. Non seguì affatto l’esempio e gli insegnamenti di suo padre. Pretese di essere considerato come Giove ed Ercole. Amava i giochi gladiatori e vi partecipava lui stesso. Odiato da molti, fu assassinato nel 192 d. C., in una congiura ideata da una sua amante. Fu condannato dal senato alla damnatio memoriae.
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Il secolo d’oro Nel complesso gli imperatori adottivi ebbero politiche positive, che rafforzarono l’impero romano. Ne conseguì un periodo di grande prosperità economica, tanto che il secondo secolo è stato chiamato il secolo d’oro. Solo durante l’impero di Marco Aurelio si videro i primi segnali di una crisi in arrivo: la peste e le numerose guerre. L’impero di suo figlio Commodo poi causò la fine di questa prosperità con le spese dissennate e una politica poco accorta.
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Il diritto: honestiores et humiliores
Nel II secolo d. C. in campo legale si istituì una divisione profonda tra ricchi e poveri: i primi furono chiamati honestiores e per legge in caso di reato le loro pene sarebbero state più leggere rispetto a quelle dei poveri, chiamati humiliores. Così si stabilì ufficialmente un principio già attivo da tempo: la legge NON era uguale per tutti. Ciò deve farci riflettere oggi sui progressi culturali della nostra società.
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I Severi (193-235 d. C.) Settimio Severo (193-211 d. C.)
Caracalla ( d. C.) Macrino (217 d. C.) – usurpatore Elagabalo (o Eliogabalo, d. C.) Alessandro Severo ( d. C.).
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I Severi Dopo la morte di Commodo, divennero imperatori prima Pertinace, poi Didio Giuliano, poi vi furono altri pretendenti e una guerra che si concluse con l’ascesa al potere di Settimio Severo nel 193 d. C.. Questi ripristinò la successione per parentela e la sua famiglia governò Roma fino al 235 d. C.
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La crisi del III secolo Questo fu un secolo molto difficile per l’Impero Romano: vi fu una crisi economica generale, una crisi politico-economica dell’Italia, guerre e mutamenti profondi della società. Tra le principali cause vi furono l’aumento delle spese militari voluto da Settimio Severo e l’abbassamento del valore intrinseco delle monete (ossia si diminuiva la quantità di oro e argento in esse) deciso da lui stesso per potersi finanziare. In contemporanea i contadini si impoverirono sempre più grave.
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L’editto di Caracalla (212 d. C.)
Caracalla concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero con la Constitutio Antoniniana (conosciuta come «l’editto di Caracalla»). Probabilmente fece ciò per poter controllare meglio gli abitanti dell’Impero dal punto di vista fiscale e per aumentare quindi il gettito fiscale. Caracalla è famoso anche per le omonime terme a Roma.
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L’anarchia militare (235-284 d. C.)
I Severi furono imperatori autoritari (Settimio Severo e Caracalla) o al contrario deboli (Elagabalo ed Alessandro Severo), perciò resero l’Impero Romano molto più fragile. Dopo Alessandro Severo vi una continua lotta per il potere che durò dal 235 al 284 d. C. Nell’anarchia militare l’Impero arrivò perfino a dividersi in più parti (Regno delle Gallie, Impero Romano, Regno di Palmira) a causa delle continue ribellioni.
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Diocleziano ( d. C.) Nel 284 d. C. il generale Diocle fu acclamato imperatore e riuscì a porre fine all’anarchia militare nel 285 d. C. Preso il nome di Diocleziano, riorganizzò l’Impero Romano e si proclamò «deus». Divise l’Impero in 2 parti: l’Occidente e l’Oriente. Quindi nel 286 d. C. scelse come collega Massimiano, poi nel 293 d. C. ognuno dei due imperatori scelse un proprio successore.
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La tetrarchia Due imperatori chiamati «Augusti», colleghi tra loro: Diocleziano (a Oriente) e Massimiano (a Occidente). Due successori, chiamati «Cesari», ognuno scelto da un imperatore: Galerio per l’Oriente e Costanzo Cloro per l’Occidente. Vi furono anche 4 «corti imperiali»: Nicomedia (nell’attuale Turchia), Milano, Sirmio (nell’attuale Serbia) e Treviri (in Germania). Cartina su Wikipedia
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Le cause della tetrarchia
L’Impero Romano era diventato troppo grande per poter essere gestito bene. I confini erano sempre più a rischio di essere travolti dai popoli stranieri o di avere ribellioni. La crisi economica creò un malcontento sempre più grande, che richiedeva maggiore organizzazione per poter essere fermato.
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Le riforme Divide l’impero in prefetture, a sua volta divise in «diocesi» amministrate da funzionari chiamati «vicari». Riorganizzò l’esercito: pose lungo le frontiere le pattuglie «limitanee», mentre riservò a sé i «comitatus», ossia truppe di fanteria pesante e cavalleria, particolarmente veloci ed efficienti.
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Il fisco Ordinò un censimento, in modo da poter predisporre tasse basate sulla popolazione effettiva e sul suo reddito reale. Creò un catasto delle terre coltivabili e fece calcolare le imposte sulla base di questi dati. Tuttavia le nuove tasse mandarono in rovina i piccoli proprietari terrieri, che decisero spesso di trovare lavori più redditizi.
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L’ereditarietà dei lavori
Per evitare che nessuno più si dedicasse all’agricoltura, Diocleziano promulgò una legge che obbligò i figli a svolgere lo stesso lavoro dei genitori. Si ponevano così le basi dei medievali servi della gleba e dell’immobilità sociale che caratterizzeranno l’epoca seguente.
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Le persecuzioni religiose
Diocleziano si era proclamato dio, perciò decise di vietare quei culti che fossero incompatibili con la religione romana. Tra di essi vi erano il manicheismo (dal 297) e il cristianesimo (dal 303). Nel 305 d. C. Diocleziano abdicò e impose a Massimiano di fare altrettanto; in contemporanea terminarono le persecuzioni religiose.
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