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Sociologia della pubblica amministrazione

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Presentazione sul tema: "Sociologia della pubblica amministrazione"— Transcript della presentazione:

1 Sociologia della pubblica amministrazione
Università degli Studi di Cagliari Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Amministrazione - A.A. 2018/2019 Sociologia della pubblica amministrazione Strategie soggettive, margini di libertà, discrezionalità e incertezza Sabrina Perra

2 Riferimenti Per questa parte della discussione si veda:
Cerase F.P. (1998), Pubblica amministrazione, Carocci, Roma, (cap. 7)

3 L’agire dei soggetti L’organizzazione dell’attività amministrativa tende ad incapsulare l’agire dei singoli soggetti che partecipano, per quanto limitata sia la razionalità che muove il loro agire Tale processo è sempre più diffuso perché la PA favorisce la cooperazione e il coordinamento delle attività Gli stimoli esterni, soprattutto i vincoli di spesa rendono necessario il coinvolgimento di tutti i soggetti dell’organizzazione

4 Prevedibilità e controllo
Prevedibilità dell’azione Controllo dei risultati La prevedibilità aumenta quanto più si riesce a “costringere” l’azione dei soggetti entro “decisioni programmate” e routine (con i relativi rischi) È necessario ridurre le conseguenze inattese e gli effetti perversi, soprattutto attraverso il coordinamento dell’azione amministrativa La valutazione in questo senso non può essere più sugli output, ma sugli outcomes Si interviene sul processo decisionale

5 Il punto di vista dell’organizzazione
Attraverso la divisione dei compiti, il coordinamento e la programmazione, l’organizzazione cerca di ottenere dai soggetti un comportamento disciplinato e cooperativo, che dia regolarità e prevedibilità al loro agire e lo orienti verso gli scopi che l’organizzazione persegue F. P. Cerase, 1998

6 Il punto di vista del soggetto
Per il soggetto la definizione dei compiti e la programmazione delimitano il campo d’azione e assumono forme e contenuto di regole, procedure, istruzioni per l’azione: rappresentano ad un tempo una risorsa e un vincolo Il soggetto agisce rispetto i contenuti del suo ruolo, la discrezionalità non può essere violata dall’organizzazione L’organizzazione non può lasciare spazi di discrezionalità non riconducibili ai ruoli definiti Limiti dell’organizzazione, ma apparente certezza per l’attore

7 Regole per l’azione come risorsa
Le regole semplificano la situazione, consentono di economizzare tempo e attenzione, di eludere incertezze, di evitare ambiguità, quindi di affrontare in modo soddisfacente i problemi che comporta lo svolgimento del compito Il rischio che permane è quello del formalismo burocratico

8 Regole per l’azione come vincolo
Le regole sono un vincolo in quanto definiscono il campo entro cui svolgere l’azione, sono date (esterne al soggetto), ne circoscrivono e anticipano le possibilità di comportamento; devono essere apprese, osservate e applicate; dunque limitano la libertà d’azione dei soggetti Nelle organizzazioni vi sono anche le norme informali, non scritte che nascono dalle pratiche organizzative. È necessario evitare il conflitto tra i due sistemi normativi

9 L’atteggiamento dei soggetti nei confronti delle regole
In quanto risorsa, l’attore è spinto ad avvalersene; in quanto vincolo, tende piuttosto a sfuggirne le costrizioni e a riguadagnare uno spazio di libertà F. P. Cerase, 1998

10 Quattro domande a cui rispondere
In che modo si produce questo margine di libertà Qual è la fonte di questa libertà Perché e come il soggetto la persegue Quali conseguenze produce sull’efficacia dell’agire amministrativo

11 1. Gli spazi di discrezionalità
I margini di libertà dei soggetti si manifestano come spazi di discrezionalità nell’esecuzione di un compito, che nascono dallo scostamento tra lo schema di azione previsto (“decisioni programmate”) e la situazione concreta dell’azione. E’ in questo divario che si aprono spazi di discrezionalità

12 2. Margine di incertezza = margine di libertà (e viceversa)
Per il soggetto quella stessa incertezza connessa ai limiti della razionalità della propria azione rappresenta (in maniera più o meno consapevole) l’unica via d’uscita per sfuggire alle decisioni programmate e alla routine. L’incertezza si traduce in libertà F. P. Cerase, 1998

13 3. Progettualità d’azione
Il soggetto può avere una propria progettualità d’azione, intesa come possibilità di orientarsi secondo proprie strategie di azione, un orientamento strategico, anche verso il perseguimento di interessi propri La discrezionalità (che ha un carattere di legittimità) può sfociare nell’arbitrio

14 La scelta di non fare F. P. Cerase, 1998
Scelte da prendere in tempi rapidi, con scarsa possibilità di riflettere, possono anche tradursi in una “non scelta” Può accadere che la scelta sul come eseguire un compito prenda la forma di una scelta tra il fare o non fare. F. P. Cerase, 1998

15 4. Conseguenze sulle relazioni con altri soggetti
I margini di discrezionalità incidono sia sulle relazioni tra soggetti interni ad un ufficio/amministrazione, che su quelle con soggetti esterni L’incertezza dell’agire di un soggetto corrisponde alla libertà dell’altro soggetto, e viceversa

16 L’ordine dell’organizzazione come costruzione sociale
I margini di libertà nell’azione dei soggetti, la discrezionalità e gli spazi di incertezza, le reti di relazioni, i rapporti di scambio e di fiducia tra i soggetti, trasformano l’ordine di una organizzazione nell’esito di una costruzione sociale


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