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Prof.ssa: Antonietta Cimmino
Istituto Omnicomprensivo Mormanno Anno scolastico 2016/2017 La Divina Commedia L’Inferno Il purgatorio Il paradiso I canti studiati Dante Alighieri DANTE ALIGHIERI Prof.ssa: Antonietta Cimmino Classe 2^ Sez A
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Un viaggio attraverso i mondi ultraterreni Ciao ragazzi, siete pronti per partire per questo viaggio immaginario del grande poeta Dante Alighieri nell’aldilà?
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La vita di Dante Alighieri
Dante Alighieri nasce a Firenze nel 1265 in una famiglia della piccola nobiltà fiorentina. Cresce in un ambiente "cortese" ed elegante, impara da solo l’arte della poesia e stringe amicizia con alcuni dei poeti più importanti della scuola stilnovistica: Guido Cavalcanti, Lapo Gianni e Cino da Pistoia. Ancora giovanissimo conosce Beatrice a cui è legato da un amore profondo. Beatrice muore nel 1290, e questa data segna per Dante un momento di crisi che lo porta ad entrare attivamente nella vita politica della sua città. Il poeta, eletto priore, è un politico moderato, tuttavia è un convinto sostenitore dell’autonomia della città di Firenze, che deve essere libera dalle ingerenze del potere del Papa .
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La vita di Dante Alighieri
L’anno successivo, però, il papa Bonifacio VIII con l’aiuto di Carlo di Valois, fratello del re di Francia, decide di eliminare i guelfi bianchi dalla scena politica; così il poeta, è condannato ingiustamente all’esilio e non ritornerà mai più nella sua città natale. Per Dante l’esilio rappresenta un momento di sofferenza e di dolore e al tempo stesso uno stimolo per la sua produzione letteraria e poetica. Negli anni dell’esilio viaggia per l’Italia centrale e settentrionale e chiede ospitalità alle varie corti . Negli ultimi anni visita la corte di Can Grande della Scala a Verona e di Guido Novello da Polenta a Ravenna . Muore a Ravenna nel 1321.
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Dante esiliato da Firenze
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La Divina Commedia E’ un poema del fiorentino Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua volgare toscana. Composta secondo la critica tra il 1304 e il 1321, la Commedia è una delle più importanti testimonianze letterarie della civiltà medievale e una delle più grandi opere della letteratura universale, conosciuta e studiata in tutto il mondo.
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Il titolo Probabilmente il titolo originale dell'opera fu Commedia, o Comedìa, L'aggettivo divina fu usato per la prima volta da Giovanni Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante del 1373, circa 70 anni dopo il periodo in cui si pensa sia stato cominciato il poema. La dizione Divina Commedia, però, divenne comune solo dalla metà del Cinquecento in poi.
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Cantiche e contenuto Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto di introduzione). Il poeta narra di un viaggio attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità.
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La struttura dell'oltretomba dantesco.
Dante, per realizzare il suo progetto di triplice viaggio nei regni del l'oltretomba, ha bisogno di inserire la narrazione in una precisa concezione dell'intero universo . Egli si rifà alla cosmologia tolemaica.
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Tolomeo è un astronomo ellenistico vissuto nel II secolo dopo Cristo.
La sua teoria è detta geocentrica o aristotelico-tolemaica. In base ad essa: La Terra è immobile al centro dell'universo. - Alla base del mondo naturale c'è la presenza di 4 elementi: terra, acqua, aria e fuoco. L'uomo abita l'emisfero boreale (delle terre emerse ) che va dal Gange allo stretto di Gibilterra. - L'altro emisfero ( australe ), detto delle acque , vede sorgere al centro la montagna del Purgatorio ed è completamente disabitata .
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smo. Il sistema solare non è l'unico dei mondi dell'universo.
Esistono molti altri aggregati di corpi celesti e la vita dell'uomo nel cosmo non è l'unica forma di vita possibile. Tale concezione dell'universo si coniugò con una visione cristiana dell'oltretomba accreditata dalle Sacre Scritture Tale cosmologia sarà messa in discussione solo da Copernico agli inizi del 1500 e poi da Galilei nel 1600 fino all'affermazione definitiva dell'eliocentri- smo. Il sistema solare non è l'unico dei mondi dell'universo.
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GALILEO GALILEI E IL SUO CANNOCCHIALE.
Grazie a Galileo Galilei, l’universo assume una fisionomia interamente nuova. Il cannocchiale consente allo scienziato di confermare le rivoluzionarie teorie di Nicolò Copernico: la Terra non è immobile al centro dell’universo. Questa è destinata a provocare sconvolgimenti straordinari in astronomia.
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Galileo Galilei è conosciuto per il suo “metodo sperimentale”
Secondo la sua teoria, diversa da quella di Tolomeo, non è la terra al centro dell’universo (teoria GEOCENTRICA) ma è il sole e tutti gli altri pianeti, compresa la Terra, gli ruotano attorno (teoria ELIOCENTRICA). TEORIA ELIOCENTRICA. TEORIA GEOCENTRICA.
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L’Inferno
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L’Inferno (i primi sei cerchi)
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Struttura dell’Inferno
Dante immagina l’Inferno come un’ampia voragine, a forma di cono rovesciato,formatosi con la caduta di Lucifero in seguito alla sua cacciata dal cielo. Esso consta dell’Antinferno, dove si trova il Limbo e di nove cerchi concentrici dove sono puniti i vari peccatori e termina al centro della Terra , dove appunto si è fermato , nella sua caduta, Lucifero. L’Inferno ha un suo giudice che è Minosse e un custode per ogni cerchio; è percorso da quattro fiumi: Acheronte, Stige, Flegetonte e Cocito, è diviso in due grandi zone, segnate dalle mura della città di Dite ; la prima zona (quella fuori dalla città di Dite) comprende cinque cerchi ; la seconda zona (quella dentro la città di Dite) comprende quattro cerchi. L’Inferno è completamente oscuro; la pena ai peccatori è assegnata in funzione della colpa secondo la legge del contrappasso(pena rispondente alla colpa ) in forma analoga o contraria . Le anime sono sempre e dovunque nude. Tutti i dannati ignorano il presente,ma hanno cognizione del futuro e di questo Dante approfitta per mettere nella loro bocca diverse profezie .
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Usarono la lingua per ingannare ora sono avvolti in lingue di fuoco
Contrappasso Personaggi Paolo e Francesca Sbattuti dal vento infernale come in vita si fecero trascinare dalla bufera delle passioni Usarono la lingua per ingannare ora sono avvolti in lingue di fuoco Ulisse e Diomede Il loro cuore fu di ghiaccio ora vi sono immersi Conte Ugolino
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Il Purgatorio
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Struttura del Purgatorio
Il Purgatorio dantesco è diviso in Antipurgatorio, Purgatorio e Paradiso terrestre.suddiviso in sette cornici, nelle quali si espiano i sette peccati capitali:superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria. Costruito specularmente all'Inferno, inteso quindi non più come voragine ma come montagna, anche l'ordine dei peccati risulta capovolto: il cammino di Dante è infatti dal peccato più grave a quello più lieve. Le anime del Purgatorio sono già salve, ma prima di arrivare al Paradiso, per espiare i propri peccati, devono salire il monte come facevano ai tempi di Dante i pellegrini che per far penitenza partivano per Roma o per Santiago de Compostela.
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Il Purgatorio ha la funzione specifica di espiazione, riflessione e pentimento, ed è solo attraverso il cammino, quindi il pellegrinaggio verso Dio, che l'anima può aspirare alla redenzione. Questo vale anche per Dante, che all'inizio ha incise sulla fronte sette P, simbolo dei sette peccati capitali; alla fine di ciascuna cornice l'ala dell'angelo guardiano cancella la P indicando così che quella specifica espiazione è compiuta. Sulla cima della montagna Dante colloca il Paradiso terrestre la cui amena selva che lo ricopre è in posizione simmetrica rispetto alla selva oscura dell'Inferno. Qui il ciclo di purificazione viene completato con l'immersione nelle acque del fiume Lete, che annulla il ricordo delle colpe, e dell'Eunoè, che vivifica il ricordo del bene compiuto nell'esistenza terrena.
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Il Paradiso
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Struttura del Paradiso
Dante immagina il Paradiso, secondo lo schema tolemaico, suddiviso in nove cieli concentrici (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Cielo delle stelle fisse, Cielo cristallino o Primo Mobile), racchiusi nell’Empireo dove sta Dio. E’ immobile e gli altri cieli girano più velocemente quanto più sono alti.
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L’Empireo è la sede delle anime; qui Dante le vede tutte insieme, ma Dio per fargli comprendere il diverso grado della loro beatitudine (minore quanto più il cielo è lontano da Dio) ha voluto che esse gli si mostrassero nei vari cieli: Cielo della Luna, spiriti che mancarono ai voti; Cielo di Mercurio, spiriti attivi; Cielo di Venere, spiriti amanti; Cielo del Sole, spiriti sapienti; Cielo di Marte, spiriti guerrieri; Cielo di Giove, spiriti giusti; Cielo di Saturno, spiriti contemplanti; Cielo delle stelle fisse, spiriti trionfanti; Primo Mobile, gerarchie angeliche.
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La candida rosa è l’insieme di tutti i beati.
È la sede dei beati che risiedono tutti insieme nell’Empireo, il cielo che comprende tutti gli altri nove, che rappresenta la sede di Dio. Dante realizza la contemplazione di Dio come “fulgurazione” esperienza ineffabile.
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I canti dell’Inferno che abbiamo studiato
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Canto 1 La selva oscura Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
tant'era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto, là dove terminava quella valle che m'avea di paura il cor compunto, guardai in alto, e vidi le sue spalle vestite già de' raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Nel mezzo del cammin di nostra vita. mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte. canto 1
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…e la sua versione in dialetto mormannese tradotta dal dott
…e la sua versione in dialetto mormannese tradotta dal dott. Domenico Armentano Fattu chi jera di trenta e passa anni sùlu mi truvài ‘ntru nu fuddrùni stancu di fatica e troppi affanni. Cùmi ti spiegu, amicu, stu’ vaddrùni nìvuro di paracella o carivunéra ch’àcchiana la paura a cannarrùni !
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Parìa la morti, ma viddi na
lumèra e mmenzu a tantu e bruttu scuritòrio ti cùntu mo lu bello chi ddrà c’era. Nun sacciu cumi ci sungu trasuto tantu jera chinu di sonnu quanno la bbona via agghju lassatu. Alla fine du vaddrhuni ca lu cori m’avia schantatu mpedi a na colla lu spuntuni viddi la luci di lu sole ca la via justa ha sempri ‘indicatu.
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Canto III° La porta dell’Inferno
« Per me si va nella città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore; Fecemi la divina podestate, La somma sapienza e ‘l primo amore. Dinanzi a me non furon le cose create Se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi che entrate ».
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CARONTE Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per antico pelo, gridando: “Guai a voi, anime prave! Non isperate mai veder lo cielo : I’ vegno per menarvi a l’altra riva Nelle tenebre eterne, in caldo e ‘n gelo. E tu che se’ costì, anima viva, Pàrtiti da cotesti che son morti”… …E 'l duca lui: «Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare».
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Canto v° - Paolo e Francesca
Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. …... » …… Quando leggemmo il disïato riso esser baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante». Francesca da Rimini e Paolo Malatesta
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Canto XXVI° Ulisse e Diomede
Puniti per contrappasso: coloro che usarono la lingua per ingannare, sono imprigionati in lingue di fuoco "O frati", dissi, “……. ……Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza".
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“La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a' capelli
CANTO XXXIII Traditori della patria e degli ospiti “La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a' capelli del capo ch'elli avea di retro guasto”. Il conte Ugolino della Gherardesca, pisano
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CANTO XXXIV Gli ultimi versi ... salimmo sù, el primo e io secondo tanto chi' vidi de le cose belle che porta 'l ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle.
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La Divina Commedia è un libro emozionante ed entusiasmante come si può leggere nell’articolo di giornale riportato.
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Considerazioni riportate dal quotidiano “La Repubblica”
Così commentava il noto quotidiano nazionale “La Repubblica” del 15 gennaio 2008, in seguito ad un sondaggio effettuato dalla società “Dante Alighieri”
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Alunni coinvolti Anno scolastico 2016-2017 2^ A Armentano Maria
Ben El Khadra Amine Ben El Khadra Nadia Cavallini Anastasia Cosenza Pamela Diurno Davide Filomena Flavia Grisolia Cristiano Montuori Desiree Paolino Marco Papa Carmine Perrone Annamaria Perrone Ylenia Rao Antonio Rinaldi Kevin Sola Nicole Docente Antonietta Cimmino Anno scolastico
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