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EFFETTI A BREVE E LUNGO TERMINE

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Presentazione sul tema: "EFFETTI A BREVE E LUNGO TERMINE"— Transcript della presentazione:

1 EFFETTI A BREVE E LUNGO TERMINE
Corso di Psicologia della Disabilità PROF.SSA ANGELA COSTABILE Rende, 9 maggio 2019 MALTRATTAMENTO E TRAUMA: EFFETTI A BREVE E LUNGO TERMINE Daniela Diano, psicologa-psicoterapeuta dott.ssa Daniela Diano

2 I PARTE L’IMPATTO DEL TRAUMA PSICOLOGICO INFANTILE SULLA SALUTE
Le esperienze sfavorevoli infantili (ESI, childhood adversities) sono associate al 44% delle psicopatologie durante lo sviluppo e il 30% negli adulti e sono le cause più frequenti di disturbi psicologici a tutte le età. (Archives of Psychiatry, 2010). Nello studio realizzato da Kaiser Permanente ed il Center for Disease Control sulle esperienze sfavorevoli in età infantile su pazienti adulti del S.S.M % riferivano abusi fisici; 23.5% erano stati esposti ad alcolismo in famiglia; 19.9% abusi sessuali; 18.8% a malattia mentale; 12.5% avevano assistito a violenza sulle loro madri;11.0% hanno riferito di essere stati vittime di abusi emotivi durante l’infanzia; 4.9% riportavano abuso di droghe in famiglia. DSM-5: 53 DISTURBI per i quali viene riconosciuto il ruolo dello stress e del trauma infantile nell’eziologia dei disturbi mentali dott.ssa Daniela Diano

3 I costi dei disturbi mentali in Europa sono altissimi
I costi dei disturbi mentali in Europa sono altissimi. Le statistiche più recenti sulla psicopatologia, indicano che in Europa si spendono (in miliardi di euro): per i disturbi dell’umore 113.4; disturbi psicotici 93.9; dipendenze 65.7; disturbi d’ansia 74.4; disturbi di personalità 27.3; disturbi somatoformi 21.2; e disturbi alimentari 0.8 (Olesen et al., 2012). TOTALE 396,7 MILIARDI È stata riscontrata una forte relazione causa-effetto tra l’ampiezza di esposizione alle Adverse Childhood Experiences (ACEs) e i fattori di rischio tra le varie cause principali di patologie croniche come il diabete, la pressione alta. Malattie quali attacco ischemico cardiaco, ictus, cancro, malattia cronica polmonare, fratture scheletriche, malattie al fegato… I risultati suggeriscono che l’impatto di esperienze infantili negative sulla salute da adulti sia forte e cumulativa. (Felitti et al., 2012)

4 DIRETTE (sul bambino) INDIRETTE (in famiglia)
LE ESPERIENZE SFAVOREVOLI INFANTILI (ESI) Elaborato da M. MALACREA, FELITTI et al., 2013 DIRETTE (sul bambino) INDIRETTE (in famiglia) • abuso sessuale * • maltrattamento psicologico ricorrente * • maltrattamento fisico ricorrente* • trascuratezza fisica * • trascuratezza emotiva • violenza assistita • alcolismo • tossicodipendenza • malattie psichiatriche (grave depressione, disturbo mentale conclamato, istituzionalizzato, suicidario) • genitore unico o nessun genitore • familiare incriminato per reato * dott.ssa Daniela Diano

5 FORME DI MALTRATTAMENTO classificazione
PATOLOGIA DELLE CURE Incuria Discuria Ipercura MALTRATTAMENTO FISICO Maltrattamento Violenza costrittiva ABUSO SESSUALE MALTRATTAMENTO PSICOLOGICO Maltrattamento affettivo Maltrattamento verbale VIOLENZA ASSISTITA

6 Olfatt. Visivo Udit. Gustat. TALAMO CORTECCIA PRE-FRONTALE Incorporazione e pianificazione AMIGDALA Significato IPPOCAMPO Mappa cognitiva Rappresentazione schematica degli effetti prodotti sulla memoria dichiarativa VITTIMOLOGIA E PSICOTRAUMATOLOGIA Il talamo, la amigdala, l’ippocampo, l’area di Broca e la corteccia prefontale sono tutti coinvolti nella graduale assimilazione e interpretazione dell’informazione sensoriale in ingresso. Questa assimilazione può interrompersi a causa di altri livelli di attivazione psicofisiologica: una stimolazione eccessiva della amigdala danneggia il funzionamento dell’ippocampo, facendo si che i ricordi vengano archiviati come stati affettivi o come località sensomotorie, come sensazioni fisiche e immagini visive. Questi ricordi emotivi, mediati dalla amigdala sono considerati relativamente indelebili, ma la loro espressione può essere modificata dal feed back proveniente dalla corteccia prefontale e dall’inibizione del linguaggio (Van der Kolk)

7 TRAUMA (dal greco: ferita) non è l’evento in sè ma l’impatto
Il trauma è il risultato mentale di un evento o di una serie di eventi improvvisi ed esterni, in grado di rendere l’individuo temporaneamente inerme e di disgregare le sue strategie di difesa e di adattamento (OMS 2002). Le ferite non sono tutte uguali e non sono uguali per tutti (Fernandez, Maslovaric, Galvagni, Traumi psicologici, ferite dell’anima)

8 Traumi con la T e traumi con la t
con la T maiuscola: sono ferite importanti che minacciano la nostra integrità come calamità naturali, incidenti stradali, aggressioni, stupri, omicidi o suicidi di persone care, diagnosi infauste. con la t minuscola: esperienze che sembrano oggettivamente poco rilevanti ma che possono assumere un peso soprattutto se ripetute nel tempo o subite in momenti di particolare vulnerabilità o nell’infanzia. E’ allora che umiliazioni, abbandoni, trascuratezze, paure, possono lasciare il segno …

9 IL PTSD ACUTO disturbo caratterizzato da:
Intrusività delle memorie/reexperiencing: Flashbacks, memorie, e sogni dell’evento traumatico, azioni/sensazioni equiparabili a quelle provate durante l’evento e stress psicologico in caso di esposizione a fattori di richiamo Iperarousal: Tensione, insonnia, irritabilità, difficoltà a mantenere l’attenzione e la concentrazione, ipervigilanza, iperallerta Numbing : appiattimento affettivo Sintomi di evitamento: Evitamento di persone, luoghi, situazioni che potrebbero far riaffiorare i sentimenti provati durante l’esperienza. Tentativi di sopprimere le memorie intrusive

10 Cronicizzazione della risposta
Normalmente, il nostro cervello porta a risoluzione l’informazione emotiva, passando all’attivazione dalle aree limbiche a regioni corticali, dall’emisfero destro all’emisfero sinistro per cui ci lasciamo il passato nel passato. Ma questo non sempre accade… è la cronicizzazione che costituisce il problema: << l’abuso è finito a 12 anni, la vergogna, la rabbia e la paura sono rimaste per tutta la vita>> Le sensazioni (insicurezza, mancanza di autostima, colpevolizzazioni, attacchi di panico, ansie ) e le convinzioni sono vive, e sembra che l’evento sia successo pochi minuti fa anche se risale a mesi o anni addietro

11 Lo stress e la plasticità neuronale
Alti livelli di ormoni dello stress associati alle ESI provocano anomalie strutturali e funzionali in diverse aree cerebrali: Ippocampo (memoria), Corteccia prefrontale (logica e ragionamento), Corpo calloso (integrazione emisferi destro-sinistro), Amigdala (riconoscimento espressioni facciali, paura), Lobo temporale (linguaggio, ecc). L’esperienza traumatica influisce anche sul sistema neuroendocrino, alterando la produzione dell’ormone regolatore dello stress, il cortisolo e dei neurotrasmettitori come adrenalina, dopamina, serotonina, che influiscono sull’umore e sul comportamento

12 CORTECCIA PREFRONTALE
AMIGDALA CORTECCIA PREFRONTALE Iperattività dell’amigdala associata sia con stimoli che ricordano il trauma, che con stimoli emotivi non correlati con il trauma. Responsività dell’amigdala correla positivamente con la severità dei sintomi nel PTSD Shin LM et al (2006) Koenigs& Grafman (2009) Iperattività dell’amigdala direttamente correlata con ipoattività della corteccia prefrontale

13 Diminuzione del volume e dell’integrità anatomica e funzionale dell’ippocampo
Shin LM et al (2006)

14 Diminuzione attività area di Broca
Van del Kolk et al 2000 Shin et al 2006

15 reazioni adattive del sistema di autodifesa
Il modello gerarchico di DIFESA di fronte al pericolo: 1. SNS: ATTACCO-FUGA- FREEZING 2. NUCLEO DORSALE DEL VAGO (immobilizzazione con paura): COLLASSO, SVENIMENTO (percorsi vagali potenzialmente letali: bradicardia, anestesia, perdita della coscienza di sé, dissociazione) È necessario sapere che in tutti questi casi la funzione neocorticale è inibita. La dissociazione è una reazione automatica di difesa dal trauma, ce lo ordina il cervello! (Non sono io… non sta accadendo) 6 settembre 2013 <<… ho letto che il corpo si immobilizza invece di attaccare o fuggire. Ho 69 anni e quando ne avevo 18 sono stata quasi strangolata e poi aggredita sessualmente. Anni dopo ne parlavo con mia figlia e lei non riusciva a credere che io mi fossi comportata così e mi fossi paralizzata. Mi sentivo così in imbarazzo e giudicata. Dopo aver letto la sua teoria, non so dirle quanto sono entusiasta che mi sia stata data ragione … sto piangendo>>

16 II PARTE la dissociazione come difesa dal trauma
Il ruolo PATOGENO del trauma relazionale con le figure di attaccamento è evidente nelle varie categorie diagnostiche del DSM 5. “Condizioni di trascuratezza sociale sono spesso presenti durante i primi mesi di vita nei bambini con una diagnosi di Disturbo reattivo dell’attaccamento anche prima che il disturbo venga diagnosticato “ Tra i meccanismi difensivi di evitamento che la vittima sperimenta per fronteggiare un’emozione sconvolgente, vi sono i meccanismi di difesa di tipo dissociativo: il bambino entra in uno stato di simil-trance che ha lo scopo di tenere fuori dal campo della consapevolezza informazioni e/o sensazioni dolorose sopraffacenti ed ingestibili Frequentemente, i meccanismi difensivi che ostacolano la consapevolezza, finiscono per diventare parte integrante della personalità in formazione, permangono per tutta la vita e sfociano in una qualche forma di psicopatologia.

17 Tipi di attaccamento SICURO (cui corrisponde uno stile genitoriale disponibile e responsivo): il b. può essere tranquillizzato, è libero di esplorare, in grado modulare elevati livelli di emotività. INSICURO EVITANTE (genitore emotivamente non recettivo, rifiutante, distante): il b. non si aspetta molto, quindi evita le relazioni. INSICURO AMBIVALENTE (g. incoerente, preoccupato, intrusivo): il b. è ansioso, ha necessità urgente di conforto, può sviluppare falso sé. DISORIENTATO – DISORGANIZZATO (g. irrisolto, disorganizzato, spaventato o terrificante): b. a grave rischio di PTSD complesso, stati mentali frammentati, freezing, gravi difficoltà nella modulazione delle emozioni, dissociazione

18 DISSOCIAZIONE STRUTTURALE
È una particolare organizzazione della personalità in cui differenti sistemi psicobiologici o STATI DELL’IO sono rigidi e chiusi l’uno rispetto all’altro. Questo determina una mancanza di coordinamento e coerenza all’interno della personalità. In una prima fase questa compartimentalizzazione è funzionale alla sopravvivenza psichica e fisica, ma si rivela disfunzionale se permane nel corso della vita. La D. può essere PRIMARIA (1 ANP e 1 EP), SECONDARIA (1 ANP e + EP) o TERZIARIA (2 o più ANP e + EP)

19 Secondo Bennett G. Braun è possibile dissociare: Il comportamento, come nel caso di una paralisi o di un’automutilazione in stato di trance; l’affetto, come accade nel ricordo di un trauma senza nessun sentimento associato; la sensazione come nelle anestesie di conversione e nei ‘ricordi corporei’ dell’esperienza subita; e infine la conoscenza, come negli stati di assenza o amnesia sintomi dissociativi: amnesia depersonalizzazione derealizzazione confusione dell’identità alterazione dell’identità sintomi somatoformi, anestesia, tic intrusioni, automutilazioni

20 Giovanni Liotti, 2014 (t. dell’Attaccamento: Bowlby, t
Giovanni Liotti, 2014 (t. dell’Attaccamento: Bowlby, t. Polivagale: Porges, T. evoluzioniste: Darwin) due studi longitudinali prospettici suggeriscono che l’attaccamento disorganizzato nel primo anno di vita predice la dissociazione, nel corso dello sviluppo della personalità, più delle memorie di traumi successivi …. La spiegazione si troverebbe nell’interazione tra DUE sistemi comportamentali innati (sistemi motivazionali): il SISTEMA DI ATTACCAMENTO e il SISTEMA DI DIFESA (congelamento – attacco – fuga – finta morte). L’ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO è conseguenza di un MANCATO ACCUDIMENTO espresso da esplosioni di aggressività che terrorizzano il bambino oppure da atteggiamenti del caregiver dissociati che incutono paura o trascuranti, come la mancata risposta al pianto del bambino. Parlare di “Attaccamento andato male” implica difficoltà di sintonizzazione, regolazione e coerenza nella relazione genitore-figlio (paradigma della still face)

21 Attaccamento disorganizzato
Il Bambino si trova in una situazione di paradosso pervasivo: viene terrorizzato e messo in pericolo dalle condotte di un adulto significativo, del quale si fida e verso il quale sarebbe spinto, in virtù di un programma genetico, il sistema d’attaccamento, a cercare conforto quando è impaurito o disorientato e dal quale è, contemporaneamente, spinto a difendersi. DUE sistemi motivazionali (attaccamento e difesa) entrano in conflitto: il bambino teme sia di avvicinarsi alla figura di attaccamento- ora fonte di paura- sia di fuggire da lei, perché è la sola fonte potenziale di aiuto e consolazione. LA DISORGANIZZAZIONE si caratterizza per atteggiamenti multipli e incoerenti del bambino nei confronti del caregiver, che si presentano CONTEMPORANEAMENTE (per es. si avvicina distogliendo lo sguardo) oppure ALTERNANDOSI in rapida sequenza (per es. ad un avvicinamento amichevole seguono evitamento timoroso o aggressività).

22 Paura senza risoluzione e dissociazione
Tale irrisolvibile conflitto, chiamato “paura senza risoluzione” (Main & Hesse, 1990) rende impossibile l’attivazione del sistema di difesa attacco/fuga e pertanto implica l’estrema attivazione del nucleo dorsale del nervo vago (svenimento, finta morte) L’attivazione del nucleo dorsale del vago ostacola le funzioni integrative superiori di coscienza, memoria e identità (DISSOCIAZIONE) Secondo questa teoria, la dissociazione è una caratteristica del MOI disorganizzato e può comparire ogni qualvolta il sistema di attaccamento è attivato da senso di solitudine, paura e vulnerabilità percepita (anche se il b. non è esposto ad eventi traumatici).

23 Strategie controllanti
La dissociazione, a sua volta, provoca un’insopportabile esperienza di Frammentazione dalla quale il bambino non può proteggersi ricorrendo al sistema di attaccamento, poiché, come abbiamo visto, questo attiverebbe il MOI disorganizzato Quindi: il bambino deve proteggersi sia dalla sensazione di frammentazione del sé che dalla disorganizzazione caotica della relazione con i genitori pertanto sviluppa strategie dirette a controllare i propri caregiver per mantenere coerenza nell’esperienza di sé.

24 Le valutazioni effettuate in età prescolare hanno fatto emergere due tipi principali di strategie controllanti: Controllanti di tipo punitivo (dominante) Controllanti di tipo accudente (attaccamento invertito. Implica l’accettare di essere umiliati). Tali strategie controllanti, tuttavia, collassano quando esperienze di separazione, perdita e trauma attivano il sistema di attaccamento troppo a lungo e intensamente e i ricordi drammatici e non integrati emergono. Allora vengono ripetutamente messi in moto i processi dissociativi (depersonalizzazione e frammentazione del sé).

25 Cosa abbiamo capito: L’attaccamento non è amore, è sicurezza
con questo tipo di bambini (e adulti), poiché il sistema accuditivo attiva il MOI di attaccamento disorganizzato, dobbiamo evitare la relazione accudimento –attaccamento e attivare il Sistema cooperativo, basato sulla reciprocità (definizione di obiettivi condivisi)

26 Grazie per l’attenzione
Il sopravvissuto al trauma chiede, a chi si prende cura di lui, di ricomporre i frammenti, di ricostruire una storia, di dare un senso ai suoi sintomi di oggi alla luce degli eventi di ieri (Judith Lewis Herman: Guarire dal trauma. Affrontare le conseguenze della violenza, dall’abuso domestico al terrorismo) Non possiamo cambiare ciò che è successo da bambini; possiamo però cambiare il nostro modo di pensare a quegli eventi (D. Siegel e M. Hartzell: Errori da non ripetere) Grazie per l’attenzione


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