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Le Eresie Secc. XI-XIV
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Introduzione Dopo il 1000 si manifestò in Europa il fenomeno delle eresie Nascevano soprattutto per combattere la corruzione della Chiesa Dapprima furono accettate, poi combattute Per sconfiggerle si ricorse anche a tribunali speciali. Nasce così l’Inquisizione
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Le eresie in Occidente dopo il 1000
Le eresie cristologiche e trinitarie perdurano a lungo L’ultima grande eresia di questo genere è la lotta iconoclasta (Leone III Isaurico) L’Occidente medievale, attorno all’anno Mille, appare pacificato da un punto di vista dell’ortodossia Eppure sorgono nuovi fermenti religiosi che condurranno alla formazione di gruppi eterodossi.
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Gli umiliati, gli apostolici
Tipologie Le eresie furono essenzialmente di due tipi: Di tipo religioso: si mettevano in dubbio dogmi della Chiesa Pauperistiche, per ricondurre la Chiesa alla povertà evangelica Gli umiliati, gli apostolici I Catari
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I Pauperisti: come nascono
Fino al 1000 si assistette ad una grande diffusione del monachesimo Col tempo i monasteri, grazie alle donazioni, diventavano sempre più ricchi Aumentava così anche il loro potere politico Addirittura si acquistavano cariche religiose Nascono allora vari movimenti di protesta
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Le eresie religiose: come nascono
Con la crisi del feudalesimo aumentano le occasioni di movimento I nuovi mercati e le Crociate agevolano lo scambio di idee Entrano così in Europa princìpi e tradizioni religiose di tipo orientale Da queste nacquero i Catari
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Schema: origine delle eresie
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Poveri di Lione Valdesi
Le eresie in Europa Patari Orleans Poveri di Lione Valdesi Lione Milano Tolosa Catari
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La reazione della Chiesa
All’inizio papa Gregorio VII appoggiò i movimenti riformatori Infatti anch’essi erano contrari alle ingerenze dell’Impero negli affari di chiesa Ma la visione teocratica della chiesa non poteva accettare riforme egualitarie, lontane dalla gestione del potere Cominciano le persecuzioni Teocrazia Sistema politico in cui il potere è detenuto da una casta di sacerdoti
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Le persecuzioni Vengono adottati due differenti modi di agire:
Repressione 1208: Innocenzo III indice una crociata contro i catari Dal XIII secolo vengono istituiti i Tribunali dell’Inquisizione Esempio La Chiesa riconosce alcuni nuovi Ordini 1216: nasce l’Ordine dei Domenicani (predicatori) 1223: nasce l’Ordine dei Francescani (frati minori)
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I Tribunali dell’Inquisizione
Nati dal IV Concilio lateranense del 1215 I vescovi erano autorizzati a denunciare i fedeli anche solo sospettati di eresia I Tribunali interrogavano i sospetti e potevano ricorrere, dal 1252, anche alla tortura Le pene partivano dai digiuni e dai pellegrinaggi, fino a pene fisiche e alla morte.
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Elezione papale e simonia
Nelle suoi libri di cronache il monaco cluniacense Rodolfo il Glabro parla più volte del controllo esercitato sull’elezione papale dalle grandi dinastie dell’aristocrazia romana, i conti di Tuscolo e i duchi Crescenzio. Dal 1012 al 1045 i Tuscolo riuscirono a far occupare continuamente il trono papale da tre membri diretti della loro famiglia (Benedetto VIII, Giovanni XIX, Benedetto IX), l’ultimo dei quali è presentato da Rodolfo come il punto più basso raggiunto dal papato nel suo progressivo decadimento morale fra il X e l’XI secolo. Simonia Acquisto per mezzo di denaro di beni e funzioni spirituali. (da Simon Mago)
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«Questo papa Giovanni XIX [ ], il cui nome originario era Romano, era fratello di Benedetto VIII [ ], a cui era succeduto nella dignità episcopale per grande largizione di denaro. Egli da laico neofita fu di colpo elevato alla dignità episcopale. L’arroganza dei romani ha trovato un risibile mezzo per ammantare gli inganni: dopo aver eletto qualcuno di loro gradimento al pontificato, gli cambiano nome per dargli quello di qualche pontefice famoso, perché se non riesce ad imitarne i meriti, si copra almeno della gloria del suo nome». Rodolfo il Glabro, Storie dell’anno Mille, libro IV, cap. 4
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I Patari Movimento popolare e locale (solo a Milano)
Lottava contro la simonia e il concubinato Ebbero scontri con il Vescovo di Milano, ma il Papa, in lotta con l’imperatore, li sostenne Quando papato e impero fecero pace, cominciò la persecuzione dei Patari
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La Pataria/1 Nel gennaio del 1045 muore l’arcivescovo di Milano Ariberto da Intimiano. L’assemblea cittadina presenta una rosa di quattro candidati per la successione arcivescovile, che sottopone all’attenzione dell’imperatore Enrico III: Anselmo da Baggio, Landolfo Cotta, Arialdo da Carimate e Attone. Ma Enrico preferisce un favorire un esponente della nobiltà feudale: Guido da Velate. Ariberto da Intimiano arcivescovo di Milano (970/ Milano 1045). Diede alla città una posizione preminente nel regno d’Italia avversando l’imperatore Corrado II. Durante l’assedio posto da questo a Milano ( ), seppe creare una solidarietà cittadina che scoraggiò l’assediante e fu la base del futuro Comune
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La Pataria/2 2 degli sconfitti all’elezione arcivescovile dettero luogo ad una forte azione moralizzatrice Il vescovo Guido, quando i Patarini pretesero dal clero milanese un giuramento formale di osservare la castità, si appellò a Roma. Stessa cosa fecero, però, anche i suoi avversari e il papa Stefano IX impose la convocazione di un sinodo per discutere la situazione che rischiava di farsi sempre più complicata Nel 1060 giunse a Milano la missione inviata dal nuovo papa Niccolò II ( ); l’anno dopo uno dei membri (Anselmo da Baggio) venne eletto papa col nome di Alessandro II, e appoggiò apertamente il movimento patarino, giungendo a scomunicare il vescovo Guido. La situazione politica, però, andava cambiando: Enrico IV, uscito dalla minore età, nel 1065 diventa imperatore Il vescovo Guido, sfruttando la nuova situazione, riuscì a cacciare i Patarini da Milano. Inizia la persecuzione.
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I Catari o Albigesi I Càtari, (dal greco katharòs, “puro”) sostenevano una religione dualistica, affine al manicheismo, di origine orientale. Credevano nel dualismo divino (un Dio buono e un Dio cattivo) Ritenevano il corpo e la materia creazione del dio del male Per questo erano asceti, rifiutavano ogni bene materiale, ma anche il matrimonio, il sesso e il cibo Condannavano la corruzione della Chiesa, ma anche la sua dimensione sociale Avevano una loro gerarchia I catari furono comunemente chiamati in Francia “Albigesi”, dal nome della città di Albi, nella contea di Tolosa, nella quale erano diventati particolarmente numerosi.
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Il catarismo L’eresia catara appare come la manifestazione, sul piano religioso, dell’inquietudine esistenziale di una larga parte delle masse, specialmente urbane, tra i secoli XII-XIV, in relazione alle difficoltà d’ogni genere, sociali, economiche e politiche relative alla formazione di una nuova società, quella che sarà poi la società del Quattrocento e dell’età moderna. Rovine del castello di Peyrepertuse in Linguadoca, roccaforte dei Càtari
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La dottrina dei Catari Un anonimo autore anticataro, che scriveva intorno al , gli anni della crociata contro la contea di Tolosa promossa da Innocenzo III, riferisce le dottrine degli Albigesi. L’anonimo resta sconcertato per la loro stranezza ed è possibile che in qualche punto le abbia fraintese; nella sua disposizione a diffamare gli eretici non si avvede di cadere in contraddizione attribuendo loro sia la condanna del matrimonio e della sessualità, sia i comportamenti più licenziosi e depravati.
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“Il gruppo di eretici che abitano nella nostra regione, cioè le diocesi di Narbona, Béziers, Carcassonne, Tolosa, Albi, Rodez, Cahors, Agen, Périguex, crede e ha la sfrontatezza di affermare che ci sono due divinità, un Dio buono e una seconda strana divinità […]. Essi dichiarano che il mondo e tutto ciò che in esso vi è di visibile è stato creato e fatto dal dio malvagio […]. Secondo loro la legge Mosaica fu rivelata dal dio malvagio […]. Parlano in maniera insultante del matrimonio carnale. Respingono il battesimo dei bambini, perché questi non hanno fede; e citando il Vangelo dicono che chi non ha fede sarà condannato. Non credono nella resurrezione dei corpi di questo mondo, e citano san Paolo che dice “la carne e il sangue non possono possedere il regno di Dio”. Tutto ciò che è ritualmente osservato nella Chiesa cattolica lo chiamano vano e assurdo, essendo questa dottrina una cosa umana e senza basi […]. Dicono anche che Dio stesso ha due mogli […] e da loro ha generato figli e figlie, come fanno gli esseri umani. Sulla base di questa credenza alcuni di loro sostengono che non c’è peccato alcuno se un uomo e una donna si baciano e si abbracciano o anche giacciono insieme carnalmente e che neppure vi è peccato nel far ciò a pagamento.”
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La condanna del catarismo
Il canone 27 approvato al Concilio Laterano III, convocato nel 1179 da Alessandro III, stabilì la prima condanna ufficiale dell’eresia catara. La natura delle dottrine catare restava a questa data ancora non perfettamente chiarita e il canone conciliare non aiuta a definirla, accomunando ai Catari i Patari, il vecchio movimento, diffuso a Milano e in Lombardia nel secolo precedente, che aveva combattuto i vescovi simoniaci arrivando a negare la validità dei sacramenti da loro impartiti.
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“Dato che gli eretici chiamati da alcuni catari, da altri patarini, da altri ancora publicani, hanno fatto grandi progressi in Guascogna e nel territorio di Albi e Tolosa, e non di nascosto, come altrove, ma pubblicamente vanno insegnando i loro errori ed acquistano il consenso dei semplici e dei deboli, noi li dichiariamo anatema, insieme con i loro protettori e favoreggiatori, e minacciamo di anatema chiunque presumesse di accoglierli in casa o sulle proprie terre o di favorirli o di avere rapporti con loro. A chi morrà di questo peccato sia invalidato qualsiasi indulto, sia rifiutata qualsiasi messa di suffragio celebrata a qualsiasi titolo a suo favore e non abbia sepoltura fra i cristiani.”
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La fine dei Catari I Catari erano diffusi nella Francia meridionale (Albi) e godevano della protezione di Raimondo conte di Tolosa. Per la Chiesa la loro pericolosità è evidente Papa Innocenzo III fece ricorso alla predicazione dei monaci cistercensi e del nuovo ordine fondato da Domenico Guzman ( ), i Domenicani, e all’Inquisizione (dal 1215), oltre a sanzioni (esilio e confisca dei beni) per i capi degli eretici
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La crociata contro gli Albigesi
Il papa scomunicò Raimondo e, dopo l’assassinio di un suo legato, bandì la crociata contro gli Albigesi (1208). Risposero i feudatari francesi, che, allo scopo di impossessarsi di quelle terre, compirono crudeli massacri I crociati assediarono le rocche catare che alla fine, stremate, si arresero La guerra finì nel 1226: se ne avvantaggiò il re di Francia Luigi VIII che riuscì ad estendere la sua influenza sul Sud della Francia.
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Il catarismo e la crociata contro gli albigesi
i Càtari sono convinti sostenitori del dualismo (eterna lotta tra bene e male, creatori rispettivamente dello spirito e della materia) i Càtari ritengono negativo ogni aspetto della vita terrena i Càtari condannano la corruzione ecclesiastica Innocenzo III bandisce una crociata contro i Càtari (1208) i nobili della Provenza e della Linguadoca sostengono il movimento e fanno emergere la possibilità di creare una comunità a sé stante la lotta all’eresia porta all’istituzione del tribunale dell’Inquisizione (1231), affidato ai Domenicani
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Pietro Valdo Valdo, ricco mercante di Lione, decise di approfondire lo studio della Bibbia: egli però non conosceva il latino, così si fece tradurre i Vangeli e altri scritti biblici in francese. Fu colpito in particolar modo dalle parole rivolte da Gesù al giovane ricco: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Matteo XIX, 21); nel 1173 decise di seguire l’insegnamento di Cristo e vendette tutti i suoi beni donando il ricavato ai poveri, intraprendendo una vita di povertà e predicazione. Si circondò di un gruppo di seguaci con i quali, fatto voto di castità e vestiti solo di stracci, andava in giro a predicare la Parola di Dio.
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ll movimento valdese La loro predicazione si svolse inizialmente all'interno dell'ortodossia romana, rivolgendosi principalmente contro il dualismo cataro. Nel 1179, in occasione del Concilio Laterano III, si recarono a Roma incontrandosi anche con il pontefice Alessandro III, il quale dimostrò apprezzamento per il loro proposito di vivere in maniera povera e conforme al dettato evangelico, ma non accettò la loro richiesta di essere predicatori della Parola. L'annuncio del Vangelo infatti era riservato solo ai chierici e agli ecclesiastici, ai laici non era permesso predicare ed era persino sconsigliato l'accostamento personale alle Scritture.
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La condanna del Valdismo
Successivamente, nel 1184, con la bolla Ad Abolendam, papa Lucio III scomunicò una serie di movimenti ereticali anche molto diversi tra loro, tra cui i “Poveri di Lione”, termine con cui erano denominati i Valdesi. Nel 1215, Papa Innocenzo III, nel IV Concilio Laterano bolla definitivamente i Valdesi come eretici. Nei secoli successivi i Valdesi furono duramente perseguitati ma, a differenza dei Catari, l'Inquisizione non riuscirà mai a spegnere il focolaio valdese nonostante la durissima repressione. Vivendo nella clandestinità il movimento valdese riuscì ad arrivare al XVI secolo e ad aderire poi alla Riforma protestante.
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Peter Waldo ( ) Wealthy merchant of Lyons who gave away his possessions to live a life of poverty Had parts of the Bible translated into French Taught that New Testament is to be the only rule of life for Christians Sent out street preachers who embraced poverty Emphasized the Sermon on the Mount Waldensians came into conflict with the rich excesses of the church Translated Scripture into common language and memorized large portions They were eventually declared to be a heresy Waldensians embraced the Reformation when it finally emerged
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Atteggiamento della Chiesa - documenti
L’atteggiamento della Chiesa nei confronti del movimento dei Poveri di Lione passò da un iniziale disprezzo per la pretesa di predicare il Vangelo avanzata da uomini ignoranti di teologia a una aperta condanna del loro tentativo di usurpare una funzione del clero consacrato, parificato a un’eresia. Il primo atteggiamento si trova nel monaco inglese Walter Map ( ), che ebbe occasione di frequentare i seguaci di Valdo presenti nel 1179 al Concilio Laterano III; il secondo nel frate domenicano Stefano di Borbone, che fra il 1232 e il 1249 ebbe l’incarico di giudice inquisitore nella regione di Lione. Il domenicano Bernardo Gui ( ) scrisse un manuale, la Practica inquisitionis heretice pravitatis, dove si caratterizzano le idee e i comportamenti degli eretici più pericolosi e diffusi nel XIII secolo.
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Al concilio romano tenuto sotto il papa Alessandro III vidi degli uomini semplici e illetterati, che si chiamavano Valdesi dal nome del loro capo, Valdo, un cittadino di Lione, sul Rodano. Essi presentarono al papa un libro scritto in volgare gallico [antico Francese], contenente il testo e la glossa dei Salmi e di molti testi di entrambi i Testamenti. Essi gli richiesero insistentemente di autorizzarli a predicare, ritenendosi persone capaci di farlo, mentre non erano altro che principianti, simili a uccelli che non vedono le reti e le trappole e immaginano sempre di poter prendere il volo liberamente […]. Ma si può dare la Parola a degli ignoranti, che noi sappiamo essere incapaci di riceverla e così pure di comunicare quanto hanno ricevuto? Certamente no. Walter Map, De nugis curialium
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Usurpando il ministero degli apostoli, Valdo prese a diffondere i Vangeli e tutto ciò che aveva imparato a memoria. Predicando nelle strade e nelle piazze, chiamava a sé un gran numero di persone, che invitava a fare lo stesso; citando loro i Vangeli, le inviava a predicare nei villaggi vicini. Pur esercitando i più semplici mestieri, essi, uomini e donne, totalmente illetterati, percorrevano i villaggi, entravano nelle case, predicavano nelle piazze e anche nelle chiese, invitando gli altri a fare altrettanto. Etienne de Bourbon, Tractatus de diversis materiis predicabilibus
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B. Gui, Manuel de l'Inquisiteur
«Qui bisogna toccare in breve del metodo di insegnamento e di predicazione proprio degli eretici Valdesi. Vi sono tra loro due categorie: alcuni sono perfetti, e questi si chiamano propriamente Valdesi. Costoro, dopo un'adeguata preparazione, sono ricevuti nell'ordine secondo un rito apposito col compito di istruire altri… Essi dichiarano di non avere nulla di proprio, né case né proprietà né dimora; se qualcuno di loro aveva già preso moglie, la lascia quando viene accolto. Dicono di essere i successori degli apostoli, e sono i maestri e i confessori degli altri Valdesi: essi vanno per il paese facendo visita ai discepoli e confermandoli nell'eresia. I discepoli e coloro che si definiscono «credenti» provvedono alle loro necessità. Ovunque arrivino i perfetti, i credenti si comunicano a vicenda la notizia della loro presenza, e ci si riunisce nella casa dove sono ospitati per vederli e udirli. Mandano a loro ogni sorta di buone cose da mangiare e da bere, ascoltano poi la loro predicazione in assemblee che si tengono soprattutto di notte, quando gli altri dormono o si riposano
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Talvolta predicano sul Vangelo e le Epistole oppure degli esempi e delle sentenze dei santi; e allegando queste autorità esclamano: «Questo è detto nel Vangelo o nella lettera di san Pietro o di san Paolo o di san Giacomo». Oppure dicono: «Questo dice il tal santo o il tale dottore»; e ciò fanno perché le loro parole siano più credute da chi ascolta. Hanno Vangeli e Epistole di solito in volgare e anche in latino, perché qualcuno di loro lo capisce. Alcuni sanno leggere e talvolta leggono ciò che dicono o predicano; ma a volte predicano senza libro. Così fanno ovviamente quelli che non sanno leggere, ma che hanno imparato ogni cosa a memoria. Come si è già detto, essi predicano nelle case dei loro credenti, ma talvolta anche in viaggio o sulle strade…».
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