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xIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B
Mc 6,1-6
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In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
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Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano:
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«Da dove gli vengono queste cose
«Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?
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Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?».
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Ed era per loro motivo di scandalo.
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Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
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E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì.
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E si meravigliava della loro incredulità.
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Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
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xIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B
Mc 6,1-6
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UN PROFETA NON È DISPREZZATO CHE NELLA SUA PATRIA
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La pagina evangelica di questa domenica ci narra la visita di Gesù alla sua città natale. A Nazaret «era stato allevato» (Lc 4,16) e aveva trascorso i primi trent'anni della sua vita (cfr. Lc 3,23), conducendo un'esistenza segnata dall'ordinarietà e dalla condivisione del comune destino dei suoi abitanti.
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Possiamo immaginare la curiosità e l'animazione dei nazaretani nel rivedere un loro concittadino diventato tanto 'famoso' negli ultimi tempi (già dopo il primo miracolo a Cafàrnao si dice che «la sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea»: Mc 1,28).
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Una curiosità che si tramuta in stupore appena cominciano a sentirlo parlare nella loro sinagoga, nella consueta celebrazione liturgica sabbatica. «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data?...» (vv. 2-3).
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L'evangelista accumula qui una serie di ben cinque domande per dare corpo a tutta la meraviglia degli abitanti di Nàzaret.
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È lo sconcerto di chi non riesce a mettere insieme una sapienza e una potenza che si reputa non possano venire altro che da Dio con le modeste e umili origini di colui che è conosciuto come «il falegname, il figlio di Maria» (v. 3a).
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Come può il divino conciliarsi con un umano così 'umano'? Come può Dio manifestarsi in una realtà così quotidiana e familiare?
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La presunta conoscenza di Gesù da parte dei nazaretani è l'ostacolo più grande alla loro apertura di fede, a una fede che si apre a un 'oltre' che travalica l'immediatezza della propria esperienza quotidiana, pur non negandola.
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«La meraviglia è un pochino sempre a doppio esito: c'è la meraviglia che vuol capire, che si lascia educare a capire. [...] E c'è invece la meraviglia che non nasce dall'intelligenza, cioè dalla volontà dell'uomo di capire, di piegarsi e di incontrare la verità o comunque ciò che gli si manifesta: ma è la meraviglia della ragione, che conduce a misurare questa cosa secondo il metro che sono io.
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Questa meraviglia conduce all'incredulità e al rifiuto, mentre la prima conduce all'ammirazione, si lascia educare dall'avvenimento, si lascia piegare» (G. Moioli).
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UN PROFETA NON È DISPREZZATO CHE NELLA SUA PATRIA
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