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Cisti fornaio
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INTRODUZIONE Cisti fornaio è la seconda novella della sesta giornata del Decameron. La novella è narrata da Pampinea, su ordine di Elissa, regina della giornata, che introduce la storia con una breve considerazione sul fatto di non sapere quali tra la Fortuna e la Natura sia la più sbagliata. Spesso accade che la prima dia un mestiere umile a un individuo dotato di grande animo, mentre la seconda dia un corpo brutto a un animo nobile. Pampinea paragona la natura e la fortuna agli uomini, che essendo timorosi del futuro, nascondono i loro beni più preziosi nei posti più sudici delle loro case; allo stesso modo natura e fortuna nascondono le doti più preziose nei mestieri considerati più umili
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RIASSUNTO Davanti alla bottega del fornaio Cisti, ogni mattina transita il nobiluomo Geri Spina in compagnia di alcuni ambasciatori del papa Bonifacio VIII, in visita a Firenze. Il fornaio fiorentino Cisti si era arricchito molto da poter vivere sontuosamente, tanto che è in possesso dei migliori vini che si trovano tra Firenze e il contado circostante. Come gesto di cortesia vorrebbe invitare Geri e gli ambasciatori a bere un po’ del suo vino, ma i codici sociali impediscono che un fornaio rivolga un invito diretto a persone di rango elevato come lo sono Geri e i messi papali. Perciò Cisti escogita un sistema per fare in modo che sia Geri ad invitarsi da solo. Il sistema ha successo e Geri, gli ambasciatori e Cisti bevono per più mattine il prelibato vino.
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Al termine del soggiorno fiorentino dei messi papali, Geri organizza una festa di commiato, e in vista del banchetto, manda un servo a prendere del vino di Cisti: il necessario perché ogni convitato possa assaggiarne durante l’antipasto. Il servo, per poter tenere un po’ del pregiato vino per sé, si reca da Cisti con una grossa tanica. Cisti per due volte rifiuta di riempire la tanica del servo e, provocatoriamente, dice al garzone che è all’Arno che il suo padrone l’ha mandato, non alla sua botte. Quando queste parole vengono riferite a Geri, il nobiluomo scopre il comportamento del suo garzone e lo rimprovera aspramente. Poi lo manda una terza volta da Cisti, con un fiasco di dimensioni consone. Cisti questa volta acconsente a riempire il recipiente. Quello stesso giorno, cisti, per dare prova della sua nobiltà d’animo, si reca da Geri, e gli fa dono dell’intera botte del prelibato vino. Geri comprende il valore personale di Cisti e tra i due nasce una profonda stima.
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PERSONAGGI Cisti Geri Spina Il servo di Geri Spina Gli ambasciatori
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Luoghi e tempo Il forno di Cisti Chiesa di Santa Maria Ughi
Casa di Messer Geri Era il periodo nel quale Bonifacio VIII aveva mandato a Firenze una ambasceria «per certe sue gran bisogne», ovvero per trattare la pace fra i guelfi Bianchi e i guelfi Neri. L’ambasceria si era svolta dai primi di giugno alla fine di settembre del 1300.
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Analisi È un tono di tranquillità e di pace, di scambio di parole e di azioni cortesi; un tono che rimanda a una vita cittadina ordinata, serena. La novella sembra quasi una favola. Abbondano i superlativi, i diminutivi-vezzeggiativi, gli aggettivi di senso positivo e gli avverbi ancora più positivi. REALISMO: nella collocazione dei luoghi e nell'ambientazione storica.
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Temi Industria Arte della parola Cortesia Il Caso
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Critica INGANNO: Secondo Michele Tortorici all'interno della vicenda ci sono due inganni che si trovano nel titolo. Luigi Russo all’inizio di una analisi della novella: «Tutta la novelletta spira leggiadria e urbanità»[…]«Il Boccaccio ha avuto il merito di avere appuntito fino all’estremo questa nota dell’urbanità di un uomo, di una città, con una leggerezza e una snellezza rara. La brevità delle parole è il motto araldico di questa spiritualità fiorentina dei tempi di Cisti e di Messer Geri».
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