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PubblicatoAlessia Damiano Modificato 10 anni fa
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Maschere Tragiche La tragedia fu una creazione del mondo greco, spiegata come esperienza irripetibile, visto il suo carattere di punto focale in cui convergevano elementi culturali, religiosi, politici. Nella visione medievale il tragico era il tema adatto ai temi nobili e eccezionali. Si possono fissare due temi tipici: la sofferenza che porta alla consapevolezza e il tema mitico che pone come presa di coscienza certe opposizioni che tendono alla loro mediazione A.Coronica e D.L.Federica
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Invenzione delle maschere tragiche
Tespi Tra il 535 e il 532 a.C. si sarebbe tenuto ad Atene alle Grandi Dionisie il primo agone tragico. Il vincitore, è noto, sarebbe stato Tespi; il quale, se prestiamo fede alla tradizione trasmessa da un lessico bizantino, “per primo si dipinse il viso di biacca”. A lui la medesima fonte attribuisce l’invenzione della maschera tragica. In un secondo momento egli avrebbe sostituito il trucco facciale di biacca con fiori o foglie, indi con leggere ,maschere di lino. Questa invenzione teatrale senza precedenti che, grazie a una fioritura di tragediografi poeti musicisti attori e registi, portò le trame del mito, già sbozzate dall’epica e dai poeti lirici, a gareggiare sulle scene ateniesi fondendo l’invenzione letteraria con la densità simbolica e convenzionale della rappresentazione. A.Coronica e D.L.Federica
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Volti femminili e trasformazioni
Frinico fu il primo ad introdurre volti artificiali femminili (per parti recitate esclusivamente da uomini). Vissuto tra VI e V secolo, Frinico fu poeta di notevole elevatura. Nel corso della sua carriera teatrale curò personalmente, stando ad Ateneo, l’intera messa in scena della tragedia, e conferì alla maschera tragica una più intensa espressività adottando vivace policromia ed elementi caratterizzanti. Una maschera tutto viso, lo accerteremo, che celava spesso quasi l’intera testa, orecchie incluse, ed erano completate da capelli posticci. A.Coronica e D.L.Federica
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Le maschere della tragedia consentivano agli spettatori ellenici di riconoscere più facilmente i personaggi del mito che apparivano nell’orchestra o in scena; e, infine, fatto ancora più importante: data la regola fissa dei 3 attori e il numero di personaggi tragici che spesso eccedono tale cifra, soltanto l’uso di maschere e costumi diversi permetteva di mutare la propria identità scenica ottimizzando in tal guisa la distribuzione delle parti e la loro ricezione. Mimesi e Catarsi La Poetica è un trattato di Aristotele, scritto ad uso didattico, probabilmente tra il 334 e il 330 a.C., ed è il primo esempio di un‘analisi dell’arte distinta dall‘etica e dalla morale. Nella sua opera,Aristotele, definisce i concetti di tragedia e commedia . Nella tragedia evidenzia i due aspetti principali di “Mimesi” e “Catarsi”. La “Mimesi” si verifica quando un evento viene riportato con precisione dal personaggio e lo spettatore può immedesimarsi in quest’ultimo. La “catarsi” si verifica quando attraverso le vicende e le sofferenze dei personaggi lo spettatore si purifica. A.Coronica e D.L.Federica
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Maschere Comiche La commedia nacque in grecia (il termine deriva da Kome, villaggio-ode, canto) Uno degli esponenti di maggior rilievo fu Aristofane e già a quell'epoca gli attori usavano maschere , bianche per le donne più scure per gli uomini, ogni attore doveva cambiare maschere a seconda dei cambiamenti d'umore o di aspetto del personaggio. N.Danielli e B.Cardellini
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In seguito nella commedia dell'arte le maschere comiche si evolvono come stilizzazione del volto del demonio, in alcuni casi come per lo Zanni o per Arlecchino il cui cappello a punta deriva dalle corna del diavolo, in altri casi sono una grottesca caricatura del personaggio come per Pulcinella e Pantalone. Sempre nella commedia dell'arte il nome "maschera" viene anche attribuito a personaggi che non indossano l'oggetto maschera ma sono una rappresentazione stilizzata di un modo di fare o di attaggiamenti tipici dell'epoca come il personaggio di colombina. tricorno. N.Danielli e B.Cardellini
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ranggiungierla per mangiarla.
In Francia con la commedì francaise c'è Pierrot personaggio: muto, romantico, assessuato,esangue, solitario, che guarda alla luna a differenza dello zanni che guarda alla luna perchè la crede di formaggio e vorrebbe ranggiungierla per mangiarla. Il pierrottismo portato in Italia da Goldoni influenzò fortemente il teatro italiano, come per il pulcinella che si è tristemente pierrottizzato. Goldoni è stato identificato come "uccisore delle maschere" oppure colui che le ha rese adulte. Nel '700 nasce anche la "maschera teatrale" ossia l'inserviente teatrale che all'epoca indassova anch'egli una maschera . N.Danielli e B.Cardellini
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