Le forme metriche: la ballata

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Le forme metriche: la ballata"— Transcript della presentazione:

1 Le forme metriche: la ballata
forma metrica che deve la sua struttura all’antico legame con il canto e la danza: il ritornello o ripresa era cantato dal coro che danzava, mentre le singole stanze erano cantate dal solista può essere costituita da versi settenari, ottonari, novenari, endecasillabi; dove la codificazione è definita si trovano endecasillabi e settenari

2 Le forme metriche: la ballata
struttura: all’inizio c’è la ripresa, costituita da un numero variabile di versi segue la stanza, suddivisa in: due mutazioni una volta nella volta → il primo verso rima con l’ultimo verso delle mutazioni l’ultimo verso rima con l’ultimo verso della ripresa

3 Torquato Tasso Ecco sparir le stelle e spirar l’aura
Ecco sparir le stelle e spirar l’aura, e tremolar le fronde de gli arboscelli al mormorio de l’onde che ’l suo spirto dolcissimo ristaura; 5 e tra’ frondosi rami i vaghi augelli cantar soavemente; e già l’aurora ne l’oriente rugiadosa appare e le campagne imperla e i monti indora, e dispiegando al vento i bei capelli 10 chiaro specchio si fa de l’ampio mare. O bella Aurora, al cui venir più care sono tutte le cose, più liete, più ridenti e più gioiose, l’aura è tua Messaggiera, e tu di Laura.

4 Torquato Tasso Ecco sparir le stelle e spirar l’aura
Ecco sparir le stelle e spirar l’aura, X ballata grande e tremolar le fronde y (ripresa di quattro versi) de gli arboscelli al mormorio de l’onde Y che ’l suo spirto dolcissimo ristaura; X 5 e tra’ frondosi rami i vaghi augelli A cantar soavemente; e già l’aurora B ne l’oriente rugiadosa appare C e le campagne imperla e i monti indora, B e dispiegando al vento i bei capelli A 10 chiaro specchio si fa de l’ampio mare. C O bella Aurora, al cui venir più care C sono tutte le cose, d più liete, più ridenti e più gioiose, D l’aura è tua Messaggiera, e tu di Laura. X

5 Torquato Tasso Ecco sparir le stelle e spirar l’aura
Ecco sparir le stelle e spirar l’aura, N.B. per il significato da studiare e tremolar le fronde in coppia con il madrigale di Tasso de gli arboscelli al mormorio de l’onde Ecco mormorar l’onde che ’l suo spirto dolcissimo ristaura; 5 e tra’ frondosi rami i vaghi augelli cantar soavemente; Ecco sparire le stelle e soffiare il vento, e oscillare le fronde dei piccoli alberi al mormorio delle onde che il suo soffio dolcissimo rinvigorisce; e [ecco] cantare dolcemente i graziosi uccelli tra i rami frondosi; sparir/spirar = anagramma (stesse consonanti, stesse vocali invertite, stessa forma verbale con l’infinito) tremolare = movimento oscillatorio provocato dal vento, ma dal quale si produce anche il suono (il fruscio delle foglie) spirto = spirito (sincope), forma antica e letteraria che significa soffio, alito, respiro: in questo contesto “soffio del vento” spirar/tremolar/mormorio/cantar = elementi uditivi dolcissimo/soavemente = la dolcezza

6 Torquato Tasso Ecco sparir le stelle e spirar l’aura
e già l’aurora ne l’oriente rugiadosa appare e le campagne imperla e i monti indora, e dispiegando al vento i bei capelli 10 chiaro specchio si fa de l’ampio mare. e già l’aurora rugiadosa appare ad oriente e orna le campagne delle sue perle e rende i monti dorati, e dispiegando i bei capelli al vento si fa specchio luminoso del vasto mare. rugiadosa…imperla = che cosparge di rugiada (rugiadosa); la rugiada si diffonde in tante piccole gocce che sono come perle (imperlare) v. 9 = l’aurora assume già un carattere antropomorfico, comincia l’identificazione con la figura femminile specchio…ampio = l’aurora è lo specchio sul quale il mare si riflette, dalla luce dell’aurora il mare trae la fisionomia della propria immagine; lo specchio amplifica la vastità della luce e la vastità spaziale (il mare)

7 Torquato Tasso Ecco sparir le stelle e spirar l’aura
O bella Aurora, al cui venir più care sono tutte le cose, più liete, più ridenti e più gioiose, l’aura è tua Messaggiera, e tu di Laura. O bell’Aurora, al cui arrivo tutte le cose sono più care (gradevoli, amabili), più liete, più ridenti (dotate di una grazia e di una vivacità che suscitano piacere e serenità) e più gioiose, il vento è il tuo Messaggero, e tu [sei Messaggera] di Laura. Aurora = la maiuscola indica la completa personificazione, analogamente alla dea del mito care…liete…ridenti…gioiose = ben quattro aggettivi per indicare l’amabilità, la piacevolezza, la gioia, intensificati dalle quattro iterazioni di più Messaggiera = ad annunciare l’aurora e a fare da suo intermediario è il vento, sempre presente nei versi precedenti; l’Aurora è a sua volta messaggera della donna amata (corrispondenza nel senhal Laura/l’aura)

8 Le forme metriche: la terza rima
metro nuovo nella lirica italiana, presente per la prima volta nella Divina Commedia di Dante → poema in terzine dantesche: successione di terzine di endecasillabi si ritiene che abbia avuto origine dal sirventese della poesia provenzale: servent = componimento creato da un poeta al servizio di un signore argomento = la celebrazione delle imprese del signore, il racconto di episodi della sua vita, l’invettiva contro i suoi avversari (argomenti di attualità)

9 Le forme metriche: la terza rima
dal sirventese provenzale deriva il sirventese italiano, usato per il racconto di fatti dell’attualità e per l’invettiva, con un linguaggio più umile di quello della lirica elevata e uno stile più narrativo: metro = tre endecasillabi monorimi + un quinario che contiene la rima della strofa successiva → AAAb BBBc CCCd …

10 Le forme metriche: la terza rima
probabile derivazione della successione di terzine dantesche dal sirventese italiano: riduzione della strofa da quattro a tre versi con l’eliminazione del quinario la rima del quinario, che aveva funzione di collegamento con la strofa successiva anticipandone la rima, diventa rima interna ai tre endecasillabi con la stessa funzione

11 Le forme metriche: la terza rima
la caratteristica principale della terzina è costituita quindi proprio dal collegamento tra le strofe ottenuto tramite la rima all’interno della costruzione ad incastro → rima incatenata (il secondo verso della terzina anticipa la rima della terzina successiva: ritmo dinamico rispetto al sirventese monotono → ABA BCB CDC DED EFE…)

12 Francesco Petrarca Triumphus cupidinis I, iv, vv. 1-42
Poscia che mia fortuna in forza altrui fortuna = sorte forza = potere m’ebbe sospinto, e tutti incisi i nervi altrui = di Amore di libertate, ov’alcun tempo fui, nervi = dall’accezione anatomica io, ch’era più salvatico che i cervi, al significato traslato → nervi ratto domesticato fui con tutti degli arti / nervi della libertà → i miei infelici e miseri conservi; il poeta non può più liberarsi e le fatiche lor vidi, e i lor frutti, alcun tempo = per qualche tempo per che torti sentieri, e con qual arte frutti = guadagni (in realtà a l’amorosa greggia eran condutti. inesistenti, vista la condizione di Mentre io volgeva gli occhi in ogni parte schiavi d’amore) s’i’ ne vedesse alcun di chiara fama torti = moralmente tortuosi o per antiche o per moderne carte, arti = artifici (ingannevoli) vidi colui che sola Euridice ama, e lei segue a l’inferno, e, per lei morto, con la lingua già fredda anco la chiama.

13 Francesco Petrarca Triumphus cupidinis I, iv, vv. 1-42
Alceo conobbi, a dir d’amor sí scorto, Pindaro, Anacreonte che rimesse ha guidato le sue muse solo nel ha le sue muse sol d’Amore in porto. porto dell’amore = ha composto Virgilio vidi, e parmi intorno avesse esclusivamente poesia amorosa compagni d’alto ingegno e da trastullo, da trastullo = di piacevole lettura di quei che volentier già ’l mondo lesse: di quei…lesse = del genere che un l’uno era Ovidio, e l’altro era Catullo, tempo gli uomini leggevano l’altro Properzio, che d’amor cantaro volentieri fervidamente, e l’altro era Tibullo. Una giovene greca a paro a paro co i nobili poeti iva cantando, et avea un suo stil soave e raro. raro = prezioso Così, or quinci or quindi rimirando, vidi gente ir per una verde piaggia pur d’amor volgarmente ragionando: parlando solamente d’amore nella loro lingua volgare

14 Francesco Petrarca Triumphus cupidinis I, iv, vv. 1-42
ecco Dante e Beatrice, ecco Selvaggia, ecco Cin da Pistoia, Guitton d’Arezzo, che di non esser primo par ch’ira aggia; ira = l’atteggiamento di Guittone ecco i duo Guidi, che già fur in prezzo, è dovuto alla perdita del primato Onesto bolognese, e i ciciliani, poetico, subita con l’avvento che fur già primi, e quivi eran da sezzo; della poesia stilnovistica Sennuccio e Franceschin, che fur sì umani umani = nobilmente cortesi come ogni uom vide; e poi v’era un drappello di portamenti e di volgari strani: strani = modi e volgari stranieri fra tutti il primo Arnaldo Daniello, gran maestro d’amor, ch’a la sua terra ancor fa onor col suo dir strano e bello.


Scaricare ppt "Le forme metriche: la ballata"
Annunci Google