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LA CHIESA DELLE ORIGINI DAVANTI AL MISTERO DI GESU’ «VERO DIO E VERO UOMO» Le discussioni cristologiche fra II e VII secolo: Eresie, concili, dogmi.

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1 LA CHIESA DELLE ORIGINI DAVANTI AL MISTERO DI GESU’ «VERO DIO E VERO UOMO» Le discussioni cristologiche fra II e VII secolo: Eresie, concili, dogmi

2 2 La comprensione di Gesù nel corso del I secolo  Dai testi neotestamentari la Chiesa ha conosciuto Gesù Cristo come  VERO DIO  Figlio del Padre ( cfr fra gli altri Gv 10,30 )  Coeterno al Padre ( cfr Gv 1, 1-3 )  Il Messia ( Cristo ) promesso dal Padre (cfr Mt 26, 63-64 )  VERO UOMO  Verbo incarnato (cfr Gv 1,14 )  Totalmente uomo (cf r Gal 4,4; Rm 8,3; 1Gv 4,2-3 )  In tutto simile a noi, fuorché nel peccato (cfr Eb 2,14; 4,15 )  Su questi dati non esistono, negli autori del I secolo, dubbi o incertezze 2

3 3 La comprensione di Gesù nel corso del I secolo  Non abbiamo testimonianze esplicite di discussioni propriamente cristologiche in tutto il I secolo.  I dibattiti (che pure non mancarono) vertevano prevalentemente sul tema della salvezza ad opera di Cristo in contrapposizione alla salvezza in base alla legge mosaica (s. Paolo) e sul rapporto fra ebraismo e cristianesimo  Qualche accenno indiretto alla problematica cristologica la si ricava dalle lettere di Giovanni, in cui troviamo delle allusioni a spiriti che non riconoscono Cristo venuto nella carne (cfr 1Gv 4,2-3; 2Gv 7) che l’Apostolo definisce anticristi. Se ne deve ricavare che alla fine del I secolo serpeggiavano tendenze gnostiche. 3

4 4 L’interpretazione dei dati  Da questi dati desunti dal N.T. sorgono dei dubbi interpretativi: 1. Per il mondo ebraico : Che significa l’espressione «Gesù Figlio di Dio »? a.« Figlio » in senso generale? Ma tutti sono figli di Dio! ( cfr. Mt 5,9; Lc 20,36; Gv 11,52) b.« Figlio » nel senso che condivide la natura di Dio? Allora è Dio!  Nel primo significato l’espressione è generica e insignificante  Nel secondo significato appare in contrasto con il rigido monoteismo ebraico  Per gli Ebrei l’affermazione è blasfema (cfr Mt 26, 63-65; Mc 14. 61-64) 2. Per il mondo greco: Come è possibile spiegare razionalmente che l’infinito Dio coesiste con il finito uomo?  noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani 1Cor 1,23 4

5 IL CRISTIANESIMO NEL MONDO ELLENISTICO Le varie interpretazioni e le progressive acquisizioni della Chiesa 5

6 6 Lo scandalo dei pagani e i tentativi di conciliazione  Nell’ambito culturale ellenistico, nel tentativo di eliminare lo scandalo insito nella predicazione apostolica, nacquero dei tentativi di conciliazione che, partendo dai dati neotestamentari, ne sottolineavano alcuni e ne respingevano altri con una scelta del tutto soggettiva.  Nascono le eresie  Eresia (dal gr. airèo : scelgo)= scelta arbitraria di una parte della verità con conseguente rifiuto di altre parti 6

7 7 Il periodo pre-niceno: le negazioni  Le prime eresie si basano sul principio di escludere uno dei termini in contraddizione:  GNOSTICISMO E DOCETISMO  Negano l’ umanità di Gesù: Gesù non è un vero uomo  ARIANESIMO  Nega la divinità di Gesù: Gesù non è Dio 7

8 8 Lo Gnosticismo: le origini  Il termine deriva dal greco gnosis che significa «sapienza»  E’ una corrente di pensiero di origine incerta sia come luogo che come tempo.  Per qualche tempo la si è ritenuta di derivazione cristiana, ma ultimamente si ritiene che sia pre-cristiana: 1.Potrebbe derivare da religioni orientali (Zoroastrismo?) 2.Potrebbe essersi sviluppato in ambiente ellenistico 3.Potrebbe essere di origine egiziana…  Sicuramente si è incontrato molto presto con l’Ebraismo e ne ha assunto alcuni concetti (p.es. quello di un Redentore celeste)  Oggi si ritiene molto probabile che sia una filosofia formatasi in tempi e luoghi diversi, assimilando il pensiero di vari popoli 8

9 9 Lo Gnosticismo: il pensiero  Anche a causa della sua origine composita, non è semplice chiarire il pensiero gnostico:  Ireneo di Lione : « esistono tanti tipi di gnosticismo quante le persone che lo proclamano con una certa autorità»  In linea generale si può sintetizzare così  Si basa su un pessimismo filosofico e religioso di stampo manicheo : manicheo  Il mondo è di per sé dominato dal male.  L’uomo ha il compito di combattere contro il male con la sapienza che deriva dalla meditazione e dall’impegno morale  Il male non è colpa dell’uomo ma è stato creato da un Dio malvagio  Esiste un Dio buono (Dio-Spirito) che è all’origine della parte spirituale del creato (=bene )e uno cattivo che ha creato la «Materia» (= male)  Fra il Dio-Spirito e la Materia esistono esseri intermedi ( EONI) che possono essere angeli (buoni) o demòni ( cattivi )  Quanto più gli Eoni sono lontani dalla fonte ( Dio-Spirito ), tanto più sono compromessi con il male  L’uomo si trova a metà fra lo Spirito e la Materia 9

10 10 Manicheismo  Non è una eresia cristiana ma una religione autonoma anche se molto influenzata dal Cristianesimo orientale  Fu fondata da Mani (216-277 d.C.) un profeta nato e vissuto in Iran  Si diffuse velocemente fin dalla sua fondazione (240) e tra il III e il VII secolo fu una delle religioni più diffuse al mondo e arrivando fino all'estremo oriente della Cina e nella parte occidentale dell'Impero Romano.  Concepiva la realtà come divisa in due sfere contrapposte  il mondo della Materia (Male) / mondo della Luce (Bene)  Nel mondo reale esistono particelle luce intrappolate nella materia  Il compito del fedele è di liberare le particelle di luce che ci sono nella sua persona e purificarle perché tornino in seno alla Luce suprema  Questa « ascesi » si compie con atti religiosi e gesti penitenziali 10

11 11 L’interpretazione gnostica di Gesù Cristo  Il primo Eone emanato dal Dio-Spirito è il Cristo, che è quindi il più lontano dalla materia  In lui non può esserci nulla di materiale  Egli è superiore agli uomini e totalmente immateriale in quanto privo di elementi negativi  Ne deriva che GESU’ NON PUO’ AVERE UN CORPO cioè NON E’ UN UOMO  Essi eliminano dai Vangeli ogni riferimento alla corporeità fisica di Cristo (Egli non mangia, non dorme, non suda sangue, non soffre sulla croce…) 11

12 12 La morale gnostica  Il saggio gnostico deve mettere tutte le sue forze nel combattere contro il male insito nel mondo  Le armi di questa lotta sono:  La sapienza intesa come una conoscenza ispirata che deriva direttamente da Dio e che è posseduta da pochi uomini eletti  La magia cioè uno strumento di indagine sulla realtà che è superiore alla conoscenza razionale propria di ogni essere umano  Parte essenziale dell’ iniziazione stoica è la conoscenza di particolari formule magiche segrete  Un Salvatore sovrumano ( Sotèr ) puramente spirituale e immateriale che opera immediatamente cioè senza nessuna mediazione umana  Probabilmente questa idea gnostica deriva da una errata interpretazione delle attese messianiche dell’ebraismo 12

13 13 I principali autori gnostici  Marcione (Sinope – Turchia 85 ca. – 165)  Basilide (Alessandria 117-?)  Valentino (Alessandria 135-165)  Carpocrate (Alessandria ?-138) 13

14 14 Il Docetismo  Il nome deriva dal greco dokèin = sembrare/apparire  Sostiene che il corpo fisico di Gesù è solo apparente, etereo perché un corpo materiale non può unirsi allo spirito  Concezione di spirito=bene, materia= male di origine gnostica  Questo comporta che tutti i passi evangelici che presentano aspetti fisici materiali di Gesù sono da respingere o da interpretare in forma allegorica  Cristo non ha sofferto sulla croce, ma è stato crocifisso solo il suo corpo apparente  Si nega, così, il valore salvifico della Passione che sarebbe stata solo un teatrino  Pur partendo da premesse diverse arrivano alla stessa conclusione degli gnostici 14

15 15 Principali autori doceti  Esponenti più importanti che fanno parte anche dello gnosticismo:  Basilide (Alessandria 117-?)  Valentino (Alessandria 135-165)  Marcione (Sinope – Turchia 85 ca. – 165)  Autori minori propriamente doceti:  Apelle  Bardesane (Edessa 154-222)  Saturnino  Come risulta evidente i maggiori autori doceti coincidono con gli gnostici 15

16 16 La posizione della Chiesa  Le posizioni docetiste e gnostiche erano in netto contrasto con la cristologia neotestamentaria in quanto, negando la natura umana di Cristo, toglievano ogni valore alla sua azione redentrice  Già sul finire del primo secolo S.Giovanni denuncia la presenza di teorie negazioniste della carnalità di Gesù che egli attribuisce all’anticristo :  « Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo » (1Gv 4,2-3)  Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l'anticristo ! (2Gv 7) 16

17 17 Arianesimo: il fondatore Ario 256-336  Ario era un monaco, nato in Libia nel 256; nel 306 partecipò allo scisma di Melezio di Licopoli, che si opponeva alla riammissione dei lapsi (i cristiani che durante la persecuzione rinnegarono la loro fede). Si distaccò dalla scisma nel 308 e fu ordinato diacono e poi nel 310 sacerdote, ad Alessandria. Quando fu incaricato di predicare a Bàucalis, i suoi discorsi cominciarono a collocarsi al di fuori dell’ortodossia cristiana  ortodossia,=“retta opinione”, dal greco orthós “retta” e doxa “opinione” 17

18 18 Arianesimo aspetti generali  Ario polemizza contro i Doceti affermando che Cristo è veramente uomo  Non riesce,però, a spiegare la contraddizione fra la compresenza della natura umana e divina in Cristo  Nell’intento di difenderne la realtà umana, ne mette in dubbio quella divina  Cerca delle risposte nel Vangelo, ma lo legge con questo preconcetto: Cristo non può essere contemporaneamente Dio e uomoVangelo 18

19 19 Arianesimo Come definire Gesù  Fraintendimenti evangelici:  Mc 13,32: « Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.»  Mt 24,36 Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.  Per Ario non può essere ritenuto uguale  Per Ario : se il Figlio non conosce tutto quello che conosce il Padre, non può essere ritenuto uguale al Padre  Questa interpretazione del testo non tiene conto della cultura ebraica e lo legge in una prospettiva esclusivamente greca 19

20 20 Come interpretare i passi evangelici?  Mc 13,32: Commento di J.W. McGarvey: Commentaries in Mattew and Mark:  « These words indicate the profound secrecy in which God has concealed the hour of judgment. It is concealed from all people, that each generation may live in expectation of its fulfillment, and we are to watch for the signs, though we may not fully know the times. They also indicate that either by reason of his assumption of our human nature, or by a voluntary act on his part, the knowledge of Jesus became in some respects circumscribed. They also suggest that it is not only idle, but also presumptuous, for men to strive to find out by mathematical calculation and expositions of prophecy that which the Son of God did not know»  «Queste parole indicano la profonda segretezza in cui Dio ha nascosto l’ora del giudizio. E’ nascosto a tutte le persone, sicché ogni generazione può vivere nell’aspettativa del suo adempimento e dobbiamo stare attenti ai segni, anche potremmo non conoscere appieno i tempi. Indicano anche che, a causa della sua assunzione della nostra natura umana, o mediante un atto volontario da parte sua, la conoscenza di Gesù è stata, per alcuni aspetti circoscritta. Suggeriscono anche che non solo è ozioso, ma anche presuntuoso che gli uomini si sforzino di scoprire mediante calcoli matematici e predizioni profetiche, ciò che il Figlio di Dio non sapeva» 20

21 21 La cristologia ariana  L’accento posto sulla «reale umanità » di Cristo (in funzione antidocetica) induce Ario a porsi il problema della incompatibilità fra le caratteristiche  della divinità che (secondo la cultura ellenistica) è: 1.Unica (non ammette alterazioni o trasformazioni) 2.Eterna 3.Indivisibile 4.Onnisciente 5.Immortale 6.increata 21

22 22 La cristologia ariana  e della natura umana che è 1.Molteplice 2.Mutabile 3.Limitata nel tempo e nello spazio 4.Creata 5.Ontologicamente imperfetta 22

23 23 La cristologia ariana  Partendo da queste considerazioni Ario deduce che:  La sostanza di Gesù non può essere identica a quella del Padre  Quindi afferma che Gesù è il Logos incarnato cioè: 1.Un uomo animato dal Logos come il corpo è animato dall’anima 2.Non CONSOSTANZIALE ( homoùsia ) al Padre 3.Ma SIMILE (homoiùsios) al Padre 4. SUBORDINATO al Padre 5. CREATO, NON GENERATO dal Padre  Homoùsios: dal greco homos=identico + ousios=essenza: di essenza identica  Homoiùsios: dal greco homoios=simile + ousios=essenza: di essenza simile  N.B.: partendo da presupposti diversi arrivano ad una conclusione simile a quella degli gnostici: Cristo è emanazione del Padre  E’ evidente l’influsso della filosofia neoplatonica (Plotino) 23

24 24 In sintesi:  Ario si oppone  Ario si oppone :  Ai Doceti sostenendo che Gesù è:  VERO UOMO con tutti i limiti tipici di un uomo  DOTATO DI UN VERO CORPO ( gr. sarx=carne ) con tutte le sue esigenze  ANIMATO DAL LOGOS  Alla Tradizione apostolica sostenendo che Gesù è:  INFERIORE al Padre ( subordinazionismo )  SIMILE MA NON CONSOSTANZIALE al Padre  CREATO NON GENERATO  Creare = produrre un essere di natura diversa dal creante  Generare = produrre un essere di natura identica a quella del generante  NON COETERNO AL PADRE: «Ci fu un tempo in cui il Figlio non c’era» 24

25 25 Implicazioni trinitarie  Secondo l’arianesimo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo andavano concepiti in un rapporto gerarchico, verticale, in cui il Cristo – pur essendo una creatura superiore– non poteva avere la stessa sostanza di Dio Padre, non poteva quindi partecipare della stessa divinità ma era a lui subordinato.  L’arianesimo, sebbene non negasse a priori la Trinità, prevedeva una differenziazione tra le nature delle tre persone divine:  Dio-Padre divino e increato  il Logos-Cristo, ossia il Figlio, di natura diversa dal Padre  Lo Spirito Santo, anch’esso di diversa natura rispetto al Padre e al Figlio.  L’obiettivo è quello di salvaguardare l’unitarietà e l’indivisibilità della divinità secondo la concezione ellenistica 25

26 26 Fortuna dell’Arianesimo  Ebbe vasta diffusione in quanto esprimeva le fede media dei cristiani di cultura ellenistica che  Avevano una concezione fondamentalmente filosofica del concetto di Dio  Avevano difficoltà a conciliare la natura divina con quella umana  Provocò grandi dissensi fra le varie chiese, alcune delle quali condividevano le tesi di Ario (soprattutto in Oriente) altre erano fortemente contrarie, in particolare la chiesa di Alessandria, della quale Ario faceva parte  Soprattutto grazie al vescovo ariano Ulfila (311-388), le popolazioni di origine germanica (che si stavano stabilendo entro i confini dell’impero romano) si convertirono all’arianesimo.  La polemica fra ariani e anti-ariani rischiava di creare divisioni nell’impero 26

27 L’epoca dei grandi Concili Ecumenici La Chiesa difende la verità della fede E si organizza al proprio interno 27

28 28 Il concilio di Nicea (325) organizzazione  Si svolse dal 20 maggio al 25 luglio325  Venne convocato e presieduto dall'imperatore Costantino I, il quale intendeva ristabilire la pace religiosa e raggiungere l'unità dogmatica, minata da varie dispute, in particolare sull'arianesimo.  Il suo intento era anche politico, nel tentativo di arginare il pericolo di una divisione dell'impero in una fase in cui esso si trovava sulla via della disgregazione.  Furono invitati tutti i 1800 vescovi sia orientali che occidentali, ma secondo le fonti antiche parteciparono circa in 300 vescovi  Data la posizione geografica di Nicea, la maggior parte dei vescovi partecipanti proveniva dalla parte orientale dell'Impero.  Il papa Silvestro I (314-325) inviò come suoi rappresentanti due presbiteri 28

29 29 Il Concilio di Nicea (325) I temi  Il problema più grave era l’eresia ariana che divideva soprattutto la chiesa di Alessandria, ma furono affrontati anche temi diversi, soprattutto di carattere organizzativo e disciplinare:  Condanna dello scisma di Melezio di Licopoli  Data della Pasqua  Battesimo degli eretici  Approvazione di 20 canoni disciplinari 29

30 30 Il Concilio di Nicea (325) Le deliberazioni dogmatiche  La questione centrale affrontata dal Concilio fu certamente l’eresia ariana in contrasto con la quale il Concilio stabilì: 1. La dottrina dell’ homousion cioè della consustanzialità fra Padre e Figlio. Con ciò si negano definitivamente le posizioni ariane:  Cristo non è creato, ma generato ( genitum, non factum )  Cristo non è posteriore al Padre ( ante omnia saecula ) 2. La vera natura umana di Cristo con la condanna delle posizioni gnostiche e docetiche ( incarnatus est…crucifixus… mortuus est) 3. L’intervento dello Spirito Santo nell’incarnazione ( conceptus est de Spiritu Sancto ) 4. La verginità di Maria ( ex Maria Virgine ) 30

31 31 Il «Simbolo niceno»  Il Concilio promulgò tutte queste verità attraverso l’adozione di un « Simbolo di fede » universale  Con il Simbolo, vincolante per tutti coloro che si confessano cristiani, furono fissate le caratteristiche essenziali della comprensione cristiana del mistero di Gesù.  Costantino fece conoscere le decisioni del Concilio a tutti i 1800 vescovi della Chiesa, « esortandoli » ad accettarle pena l’esilio  In realtà, negli anni successivi, si ebbero ulteriori divisioni fra chiese; alcune mantennero la loro fedeltà al simbolo niceno ma altre lo rifiutarono 31

32 32 L’ANATEMA di Nicea GESU’ E’ VERO DIO E VERO UOMO  Con il Concilio di Nicea la Chiesa definisce in maniera definitiva il principio che GESU’ E’ VERO DIO E VERO UOMO  A garanzia della immutabilità di questo principio il Concilio espresse un « anatema »:  «La Chiesa cattolica e apostolica colpisce di anatema quelli che dicono " ci fu un tempo in cui (il Figlio) non era " e " Prima di nascere, egli non era " e " Egli è stato creato dal nulla ", o che dichiarano che il Figlio è un'altra sostanza ( hypostasis ) o di un'altra essenza ( housia ), o che egli è creato o sottomesso al cambiamento o all'alterazione».  E’ evidente che l’anatema colpisce specificamente le posizioni di Ario anche se non lo nomina direttamente 32

33 33 Il Concilio di Nicea (325) I 20 canoni  Approvati al termine del Concilio, riguardano regole di comportamento e di disciplina ecclesiastica. Di particolare importanza:  Can. 2: stabilisce che non si deve accelerare il battesimo dei catecumeni, né affrettare l’ordinazione di sacerdoti e vescovi  Can 3: proibizione della presenza di donne nella casa di un chierico ( le cosiddette virgines (o mulieres) subintroductae )  Can. 6: preminenza dei Vescovi di Roma e Alessandria  Can.7: riconoscimento di particolare onore per il vescovo di Gerusalemme  Can. 15–16 : proibizione di trasferimento di presbiteri e vescovi dalle loro città  Can. 20 : proibizione di inginocchiarsi durante la liturgia della domenica e nei giorni pasquali, fino alla Pentecoste 33

34 Da Nicea al Costantinopolitano I Problemi, fraintendimenti e discussioni nella seconda parte del secolo IV 34

35 35 La permanenza ariana  Nonostante la netta condanna delle tesi ariane, l’arianesimo non scomparve del tutto: continuò a fomentare contrasti e a dividere le chiese fra fautori e avversari, anche perché spesso le posizioni di entrambi erano “ contaminate ” da interessi politici di parte.  L’autorità politica a volte sosteneva l’arianesimo, a volte lo avversava, in base al rapporto di ciascun imperatore con la Chiesa  Solo dopo il Concilio di Costantinopoli (381), che confermò il Credo Niceno (in seguito definito appunto Simbolo niceno-costantinopolitano ) l’arianesimo entrò in crisi e sopravvisse solo presso le popolazioni germaniche cristianizzate dal vescovo goto Ulfila 35

36 36 Nuovi problemi  Con Nicea la Chiesa raggiunge una certezza dogmatica:  Gesù Cristo  è della stessa “sostanza” del Padre, cioè della stessa “natura” del Padre, quindi  è VERO DIO, e contemporaneamente VERO UOMO  Questa certezza dogmatica poneva il problema della contraddizione ( insanabile per la cultura del tempo) fra natura umana e natura divina nella stessa persona 36

37 37 Nuovi problemi  Anche in questo caso ci furono vari tentativi di sanare questa contraddizione che si possono sintetizzare così:  Gesù è Dio, ma non completamente uomo (Appollinarismo)  Gesù è Dio e uomo, ma si tratta di due esseri distinti, sia pure uniti fra loro (Nestorianesimo)  Gesù è Dio e uomo, ma la sua umanità viene assorbita dalla divinità (Monofisismo)  In Gesù la divinità e l’umanità sono distinte ma la volontà è una sola, quella divina (Monotelismo) 37

38 38 Apollinarismo: il fondatore  Apollinare di Laodicea (310 circa–390) fu teologo erudito, amico di Atanasio di Alessandria e difensore del credo niceno  Polemizzò contro pagani, manichei, contro Origene e contro Ario.  Nella sua lotta antiariana enfatizzò la natura divina di Cristo a scapito di quella umana, cadendo in una posizione cristologica eterodossa, detta da lui apollinarismo.  Condannato definitivamente dal concilio ecumenico di Costantinopoli del 381, Apollinare costituì ad Antiochia una comunità con una propria gerarchia ecclesiastica ma l'imperatore Teodosio I, nel 388, lo condannò all'esilio. Morì due anni dopo, nel 390 38

39 39 Apollinarismo: le tesi  L'elaborazione teologica dell'apollinarismo si sviluppa attorno a tre definizioni fondamentali:  Cristo è Dio  Cristo è Uomo  Cristo è Uno.  « Il Figlio è uno, non è due nature, ma una sola natura quella del Verbo-Dio, incarnata e adorata con la carne di lui, in un'unica adorazione» 39

40 40 Apollinarismo: le basi filosofiche  Apollinare difende l’unità, in Cristo, del corpo e della divinità, ma tenta di sanare la contraddizione uomo-divinità basandosi sulla filosofia platonica che concepisce l’uomo ( anthropos ) diviso in tre parti:  corpo,  anima intellettiva,  anima sensitiva  Non potendo negare la realtà del corpo, né dell’anima sensitiva di Cristo (per non ricadere docetismo) Apollinare nega in Cristo l’anima intellettiva le cui funzioni sarebbero svolte dalla parte divina della sua natura 40

41 41 Apollinarismo: eterodossia  Nonostante le buone intenzioni, Apollinare finisce col mutilare la dimensione umana di Gesù per salvare l’unità del suo essere: Gesù non era completamente uomo  Cioè non aveva assunto completamente la natura umana  La risposta della Chiesa: « Ciò che non è stato assunto non è stato salvato; ma ciò che è congiunto con Dio, ciò è anche redento » (S. Gregorio di Nazianzio, Ep. 101) 41

42 Verso il Costantinopoli I 42

43 43 Il Concilio di Costantinopoli (381): gli antefatti  Dopo il Concilio di Nicea si accendono in Oriente una serie di conflitti religiosi provocati da:  Eusebio di Nicomedia che cerca di riabilitare l’arianesimo con il sostegno prima di Costantino poi, soprattutto dei successori:  Costanzo che fece condannare la tesi della homousìa nicena dal Concilio di Sirmio (357) (a cui furono invitati solo vescovi ariani)  Valente (+378) che, in contrasto con il papa Liberio (352-366), depose e esiliò diversi vescovi niceni e li sostituì con vescovi ariani.  Apollinare con la sua eterodossia cristologica  Gli pneumatomachi (=combattenti contro lo Spirito) che negavano la natura divina dello Spirito Santo 43

44 44 Il Concilio di Costantinopoli (381): l’organizzazione  Con il solito obiettivo di difendere la pace religiosa e l’unità dell’impero, Teodosio I (347-395) appena salito al trono (379) indisse un Concilio che si tenne tra maggio e luglio 381  Parteciparono 150 vescovi tutti delle chiese orientalidelle chiese orientali  Fu animato soprattutto dai padri « Cappadoci» Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzio (Basilio era morto nel 379)  Fu presieduto all’inizio da Gregorio di Nazianzio ( che i vescovi avevano nominato Patriarca di Costantinopoli )  Ma ad un certo punto si dimise perché non riusciva a mediare fra eretici e ortodossi  Dal mese di giugno fu presieduto da un ricco senatore di Costantinopoli – non ancora battezzato!- a cui le parti in conflitto riconoscevano onestà e giustizia 44

45 45 Concilio di Costantinopoli: concilio ecumenico?  L’assenza dei vescovi delle chiese occidentali e di un rappresentante del papa impedisce che questo I concilio di Costantinopoli possa essere ritenuto ecumenico  Le sue decisioni furono però accolte da tutte le chiese ortodosse  Fu confermato, nei suoi contenuti, dal Concilio di Calcedonia (451)  Fu riconosciuto ufficialmente ecumenico da papa Gregorio I (590- 604) 45

46 46 Il Concilio di Costantinopoli: lo svolgimento  Non si conoscono gli « atti ufficiali » delle sedute, è quindi difficile stabilire con esattezza le varie fasi e le dispute tra i niceni (sostenitori della ortodossia come era emersa dal Concilio di Nicea) e i loro avversari ( ariani, apollinaristi e pneumotomachi )  Sicuramente fu un Concilio molto teso e con opposizioni violente fra le varie fazioni  La durezza degli scontri in seno al Concilio è testimoniata da Gregorio di Nazianzio che, proprio per questa situazione, decise di dimettersi da presidente del ConcilioGregorio di Nazianzio  Prese comunque decisioni fondamentali nello sviluppo della fede della Chiesa 46

47 47 Le testimonianze di Gregorio di Nazianzio  Disc. 6,3 : Abbiamo diviso Cristo, noi che tanto amavamo Dio e Cristo! Abbiamo mentito gli uni agli altri a motivo della Verità, abbiamo nutrito sentimenti di odio a causa dell'Amore, ci siamo divisi l'uno dall'altro!"  Disc.42,20-21 : Sono stanco di sentirmi rimproverare la mia condiscendenza, sono stanco di lottare contro i pettegolezzi e contro l'invidia, contro i nemici e contro i nostri. Gli uni mi colpiscono al petto, e fanno un danno minore, perché è facile guardarsi da un nemico che sta di fronte. Gli altri mi spiano alle spalle e arrecano una sofferenza maggiore, perché il colpo inatteso procura una ferita più grave... Come potrei riunire e conciliare questa gente? Levano gli uni contro gli altri le loro sedi e la loro autorità pastorale e il popolo è diviso in due partiti opposti... Ma non è tutto: anche i continenti li hanno raggiunti nel loro dissenso, e così Oriente e Occidente si sono separati in campi avversi»  Lett. a Procopio : Temo i concili… lo spirito polemico, la vanità, l’ambizione vi dominano; colui che vuole riformare i maliziosi si espone a essere a sua volta accusato senza averli corretti 47

48 48 Il Concilio di Costantinopoli: le decisioni  Il Concilio si concluse il 9 luglio 381, con l’approvazione a maggioranza di quattro canoni.  Il canone 1  Il canone 1 : ribadisce la condanna della dottrina di Ario e condanna come eretiche le dottrine  di Apollinare  dei Pneumotomachi (detti anche macedoniani dal nome del loro fondatore: Macedonio di Costantinopoli )  Questo è il canone più importante  Questo è il canone più importante in quanto di natura specificamente teologica  Gli altri canoni riguardano più propriamente la vita della Chiesa e la sua disciplina 48

49 49 Il Concilio di Costantinopoli: i canoni «ecclesiali»  Il canone 2  Il canone 2 : delimita le provincie ecclesiatiche cioè zone ben delimitate sottoposte ad un patriarca e proibisce ai vescovi di interferire con le decisioni di altre provincie  Canone 3:  Canone 3: assegna al vescovo di Costantinopoli il ruolo di patriarca con autorità sulle chiese orientali (ruolo finora ricoperto dal patriarca di Alessandria) dichirandolo « secondo per dignità» al vescovo di Roma  Canone 4  Canone 4 ( di natura disciplinare ): invalida la nomina di Massimo a patriarca di Costantinopoli 49

50 50 Il Concilio di Costantinopoli: il Simbolo niceno-costantinopolitano  Come già nel caso di Nicea, anche il Concilio di Costantipoli formalizzò le conclusioni teologiche in una formula di fede ufficiale e definitiva, a cui impegna l’intera cristianità  Si tratta di una formula che ha tre caratteristiche fondamentali: 1.Conferma pienamente il Simbolo niceno, che verrà definito Simbolo niceno- costantinopolitano 2. Amplia l’articolo del simbolo niceno sul Figlio, negando le teorie apollinariste e ariane e ribadendo che in Cristo esistono:  Due nature complete e indipendenti fra loro  Una unica persona 3. Introduce la definzione dello Spirito Santo come della stessa natura del Padre e del Figlio 50

51 51 Il Concilio di Costantinopoli: le reazioni  Le determinazioni del Concilio furono accolte da tutte le chiese in Oriente, ma anche in Occidente  Teodosio condivise pienamente le posizioni del Concilio e impose il Simbolo niceno-costantinopolitano come formula di fede ufficiale per tutto l’Impero.  Il 30 luglio, pochi giorni dopo la conclusione del Concilio, emanò un editto che imponeva le destituzione di tutti i vescovi ariani e la loro sostituzione con vescovi niceni  Il Canone 3 (sul ruolo del patriarcato di Costantinopoli) fu contestato a lungo dalla chiesa romana e accettato definitivamente solo nel 869 dal IV Concilio di Costantinopoli nel suo canone 21  Dal punto di vista dottrinario ne deriva che è da ritenersi contraria alla fede cristiana qualsiasi definizione di uomo che non possa applicarsi completamente a Gesù 1.« Ciò che non è stato assunto non è stato salvato; ma ciò che è congiunto con Dio, ciò è anche redento » (S. Gregorio di Nazianzio, Ep. 101) 51

52 Dopo Costantinopoli Il problema della «persona» e della «natura» di Cristo 52

53 53 Una «Persona»<>due «Nature»  Dopo Costantinopoli I si assume come definitivo il concetto che in Cristo si trovano:  Una unica persona  Perciò è contraria all’ortodossia cristiana qualsiasi dottrina che non salvi l’unità della persona di Cristo  Due nature  Perciò è contraria all’ortodossia cristiana qualsiasi dottrina che 1.Ne neghi la natura divina (condanna dell’ arianesimo ) 2.Ne neghi la integrale natura umana (condanna del docetismo e dell’ apolinarismo)  A seguito di questa definizione si pone un nuovo problema: come conciliare l’ unità della persona e la dualità della natura 53

54 54 Una «Persona»<>due «Nature»  Nasce una nuova eresia nel tentativo di risolvere il problema attraverso interpretazioni parziali e soggettive della figura di Cristo  (cioè « eretiche» )  Si sviluppa il «Nestorianesimo» 54

55 55 Nestorianesimo: il fondatore  Nestorio, nacque in Siria intorno al 381 e morì in esilio in Egitto intorno al 451  Fu alievo di Teodoro di Mopsuestia e da lui ordinato prete  Cresciuto nella scuola teologica di Antiochia ne condivise le posizioni esegetiche e cristologiche  Nel 428 divenne patriarca di Costantinopoli fortemente appoggiato dall’imperatore Teosio II (408-450)  Durante il suo patriarcato, Nestorio importò nella Chiesa di Costantinopoli, finora influenzata dalla teologia di Alessandria, la cristologia antiochena in forma radicale 55

56 56 Nestorianesimo: il dubbio (teologico) filosofico  Da Patriarca di Costantinopoli Nestorio assunse posizioni di completa adesione alla dottrina nicena della homoousia  Il dogma niceno era interpretato in maniera diversa dalla scuola antiochena e quella alessandrina  Alessandria ne sosteneva una interpretazione di tipo allegorico : sottolineava l’importanza della natura divina di Cristo rispetto a quella umana  Antiochia dava grande importanza alla sua natura umana fin quasi a considerarla autonoma da quella divina  Nella sua funzione episcopale Nestorio si oppose con forza agli Ariani e ai Novazani, ma fu piuttosto accondiscendente con i Pelagiani suscitando qualche sospetto nella Chiesa alessandrina e soprattutto in quella occidentale Novazani Pelagiani  In questa sua difesa convinta, (ma radicalizzata) della hmoousia nicena, il patriarca s i scontrò con il solito problema che derivava dalla mentalità ellenistica:  Fra natura umana e natura divina esiste una insanabile contraddizione che emergeva già dal dogma niceno:  Dio è eterno ed immutabile  L’uomo è sottoposto al tempo e alle trasformazioni 56

57 57 Novaziani  Scismatici della chiesa occidentale, seguaci di Novaziano ( ?-257 circa) che si opponeva al papa legittimo Cornelio (251-253) su posizioni rigoriste sotto l’aspetto morale.  In particolare si opponeva alla riammissione nella comunità dei cristiani che avevano abiurato durante la persecuzione di Decio ( lapsi ).  Novaziano, contestato dal clero di Roma, si fece eleggere papa ( antipapa) da tre vescovi italiani.  Scomunicato da papa Cornelio, diede vita da una chiesa separata, definita Chiesa dei Santi ( kataroi ) che si allineò sulle posizioni eretiche dei montanisti 57

58 58 Pelagiani  Eretici seguaci del monaco britannico Pelagio secondo il quale il peccato originale fu dei soli progenitori, non dei discendenti, e non macchiò la natura umana, che ne subì certamente solo le conseguenze  Secondo questa dottrina la volontà dell'essere umano è da sola in grado di scegliere ed attuare il bene, senza necessità della grazia divina. 58

59 59 Nestorianesimo: errori cristologici. Premessa  Nestorio risolve il problema ipotizzando in Cristo:  Due nature, ma in due persone distinte  Divina assolutamente identica alla natura del Padre e con tutte le caratteristiche della divinità ( eternità, immutabilità, unicità )  E’ evidente la preoccupazione di salvaguardare l’ homoousia nicena portando alle estreme conseguenze la teologia antiochena  Umana con tutte le caratteristiche della umanità ( temporale, mutevole, plurale )  E’ evidente che per la filosofia greco- ellenistica non è ammissibile che due nature contrarie coesistano in una medesima persona 59

60 60 Nestorianesimo: l’ipotesi di soluzione  Se Cristo è DIO e contemporaneamente UOMO, questi due aspetti non possono coesitere in una solo persona  Siccome il Concilio di Nicea ha affermato che Cristo è Dio e uomo ne deriva che  In Cristo esistono  DUE PERSONE distinte  DUE NATURE distinte  Per questo il nestorianesimo è noto anche come di-fisismo  L’unità nel Cristo è data solo dalla comune operazione fra le due nature/persone 60

61 61 Nestorianesimo: errori cristologici. Conclusioni  Partendo da quanto premesso Nestorio teorizza che:  In Cristo bisogna ammettere l’esistenza di DUE PERSONE, unite fra loro soltanto da un rapporto « morale » come quello di due coniugi nel matrimonio  dal Vangelo (Mt 19,5-6. Mc 10,7-8; cfr Ef 5, 31) si ricava che « i due saranno una carne sola » ( ma restano due persone distinte : i due saranno una carne sola )  In definitiva si ammettono in Cristo un’unica persona (prosopon) costituita di due nature (fuseis) (di-fisismo)  L’umanità di Cristo viene ridotta ad un semplice contenitore di cui il Verbo ha preso possesso ( Theou logos sesarkomènos = Il Verbo di Dio «carnalizzato»)  Sparisce il concetto di incarnazione, come kenosi di Dio fattosi (=divenuto) uomo come affermato nel Simbolo niceno 61

62 62 Il problema della «Theotòkos»  Da questa sua cristologia (ma indipendentemente dalla posizione antiochena) Nestorio dedusse il rifiuto del titolo di Thetòkos (madre di Dio) tradizionalmente attribuito a Maria e la sua sostituzione con il titolo di Christotòkos (madre solo della persona umana di Gesù) o di Theodòcos (dal greco dechomai =accogliere: accoglitrice di Dio in quanto la natura umana di Gesù sarebbe stata invasa dal Logos)  Soprattutto questa posizione mariologica espressa (imprudentemente!) durante l’omelia della Messa di Natale del 428, suscitò fortissime reazioni nel popolo di Costantinopoli, (tradizionalmente legato al titolo di Maria «madre di Dio») che richiese l’intervento di Cirillo di Alessandriadi Cirillo di Alessandria 62

63 63 Cirillo vs. Nestorio  E’ evidente che nel conflitto fra Nestorio e Cirillo, (che raggiunse picchi di ostilità personale molto aspra) non c’erano solo ragioni teologiche, ma anche di concorrenza politico-ecclesiastica  Dopo il Concilio di Costantinopoli ( canone 3 ) l’importanza della chiesa di Alessandria era stata fortemente ridimensionata a favore di quella di Costantinopoli  Ad Alessandria venne riconosciuto solo un ruolo regionale, limitato all’Egitto  Costantinopoli invece fu elevata al rango di seconda Roma in quanto seconda capitale dell’impero  Alessandria (ma anche Roma) contestò questa decisione ritenendola ingiustificata in quanto la Chiesa di Costantinopoli non poteva vantare una fondazione apostolica come Roma (fondata da Pietro) e Alessandria (fondata da Andrea, fratello di Pietro)  A questa contestazione di natura propriamente ecclesiale si unì presto (almeno ad Alessandria) una opposizione di natura gerarchico-istituzionale 63

64 64 La reazione di Cirillo di Alessandria  Cirillo, patriarca di Alessandria dal 412 al 444, era nato in Egitto nel 370 e morì ad Alessandria nel 444.  Seguace di Atanasio (295-373), (patriarca di Alessandria fra il 328 e il 373 pur con molte interruzioni), adotta la teologia alessandrina che, a differenza di quella antiochena, sosteneva una discesa del Logos verso la carne (sarx) intesa come concreta e completa realtà umana con tutte le caratteristiche della carne  Definisce Cristo come mia fùsis toù Theoù serarkomène (=unica natura del Verbo incarnat a )  Non si pone a fondo il problema della contraddizione logos-sarx preoccupato di salvaguardare l’unità di Cristo 64

65 65 La cristologia di Cirillo  La visione cristologica di Cirillo è ancorata alla concezione della totale ed indissolubile unità del Cristo.  Non affronta il problema filosofico dell’incompatibiltà fra umanità e divinità  L’opera salvifica di Dio ( economia della salvezza ) è fondata sulla vita intima in Dio tra il Gesù nella carne e il Figlio eterno del Padre.  In Cirillo, tuttavia, si lamenta una confusione terminologica fra i concetti di fùsis e hypòstasis (spesso usati come sinonimi) che rende non semplice comprendere appieno la posizione di Cirillo  E’ più impegnato a contrastare le eresie che a una formulazione chiara e definitiva del problema  Bisogna anche precisare che i termini di fùsis e hypòstasis non erano ancora ben definiti  Per un chiarimento definitivo di questi termini e la loro adozione ufficiale nel linguaggio teologico bisogna aspettare il Concilio costantinopolitano III (553) 65

66 Il Concilio di Efeso 431 Lo scontro fra Cirillo e Nestorio 66

67 67 Il Concilio di Efeso (431): gli antefatti 4.Cirillo scrisse di propria iniziativa due lettere di condanna del nestorianesimo indirizzate direttamente all’eresiarca  Nella prima si chiedeva di ritrattare la teoria della Christotòkos a favore della dottrina tradizionale di Theotòkos.  Nestorio rispose in maniera interlocutoria  Nella seconda illustrava dettagliatamente la professione di fede nicena e, in particolare, la teologia cristologica che ne derivava. In essa imponeva al patriarca di Costantinopoli di sottoscrivere questa teologia, entro 10 giorni dalla notifica della condanna, pena la scomunica (commettendo un abuso di potere, in quanto questa condanna non rientrava nelle sue prerogative)  Nestorio rispose con un esplicito rifiuto 5.Stante il rifiuto di Nestorio di ritrattare la sua teoria, Cirillo indisse e presiedette un « sinodo di Alessandria » (novembre 430) nel quale la condanna di Nestorio assume il carattere ultimativo dell’Anatema (scomunica). Questa decisione fu comunicata a Nestorio per scritto tramite una lettera del sinodo (nota come la III lettera a Nestorio)  Nella III lettera vengono espressamente formulati dodici anatematismi che condannano le posizioni nestoriane dodici anatematismi 6.Contro questa lettera insorsero tutti vescovi delle chiese dipendenti gerarchicamente da Antiochia, in particolare contro l’ anatema IV 67

68 68 I primi quattro anatemi di Cirillo (quelli più espliciti) 1. Chi nell’unico Cristo divide le ipostasi (=nature) dopo la loro unione e le congiunge soltanto per via di unione di dignità o di autorità o di potestà, e non piuttosto per via di unione naturale, sia scomunicato (DS 254).  L’unità di Cristo non può essere considerata solo morale 2. Chi attribuisce a due persone o ipostasi le parole che si trovano negli scritti evangelici o apostolici e che sono attribuite dai santi a Cristo o da Cristo a sé stesso e che ne attribuisce alcune all’uomo separatamente dal Verbo di Dio e altre adeguata alla divinità, cioè al solo Verbo del Padre, sia scomunicato (DS 255)  Condanna esplicita della posizione nestoriana che divideva, nell’operato e nelle parole di Cristo ciò che andava attribuito alla umanità di Cristo da ciò che era compatibile con la sua divinità 3. Se qualcuno non professa che il Verbo di Dio Padre si è unito alla carne secondo l’ipostasi (altrove : secondo natura ) sia scomunicato (DS 253)  Condanna esplicita della posizione nestoriana che negava l’unità ipostatica del Verbo nella carne 4. Se qualcuno afferma che Gesù, come uomo, è stato mosso nel Suo agire dal Verbo di Dio, e che gli è stata attribuita la dignità di unigenito, (ma) come ad uno diverso da Lui, sia scomunicato.  Condanna esplicita della posizione nestoriana che considerava Gesù come un uomo, posseduto dal Verbo, ma concretamente diverso da Lui 68

69 69 Il Concilio di Efeso (431): l’organizzazione  Il Concilio fu indetto dall’imperatore Teodosio II (408-450) su richiesta di Cirillo, nella sede episcopale di Efeso, per il 7 giugno 431 (festa di Pentecoste)  Furono invitati tutti i vescovi metropolìti dell’impero sia orientale che occidentale  Papa Celestino I inviò tre suoi rappresentanti, fra i quali doveva esserci anche S. Agostino, che però morì il 28 agosto 430  I vescovi più lontani dall’Asia minore raggiunsero Efeso in ritardo  Il rappresentante dell’imperatore ( Candidiano ) incaricato di presiedere il Concilio decise di rinviarne l’apertura in attesa dell’arrivo di tutti i vescovi 69

70 70 Il Concilio di Efeso (431): Lo svolgimento  Dopo 14 giorni di attesa (vissuti tra conciliaboli ed accordi fra i vescovi presenti), il 21 giugno Cirillo si fece proclamare presidente estromettendo il legato imperiale e dichiarò aperto il Concilio senza aspettare i vescovi in ritardo  La maggioranza di questi vescovi era a favore di Nestorio: aprire il Concilio prima del loro arrivo, per Cirillo, era un’occasione favorevole per condizionare lo svolgimento e il risultato del Concilio  Il 22 giugno Cirillo chiese a Nestorio (presente ad Efeso) di presentarsi davanti ai Padri conciliari per spiegare la sua posizione  Nestorio ignorò la richiesta di Cirillo contestando l’apertura del Concilio prima dell’arrivo dei suoi sostenitori. 70

71 71 Il Concilio di Efeso (431): lo svolgimento  Lo stesso 22 giugno Cirillo sottopose ai vescovi presenti la formula di fede sostenuta da lui stesso (e accettata anche da papa Celestino nel Sinodo romano dell’agosto 430) e quella di Nestorio di cui, in assenza dell’autore, fece dare lettura  Probabilmente si trattava della II lettera a Nestorio di Cirillo e della risposta del patriarca di Costantinopoli.  Cirillo chiese ai padri conciliari di valutare quale delle due posizioni fosse più coerente con le decisioni del Concilio di Nicea  Da sottolineare come ormai, nel V secolo, il Concilio di Nicea e la sua formula di fede fosse considerato l’elemento di confronto per stabilire l’ortodossia della fede  I vescovi presenti approvarono come ortodossa la posizione di Cirillo  Occorre precisare che l’azione di Cirillo ebbe il carattere di un colpo di mano sia perché la discussione e la votazione si tennero in assenza di Nestorio e dei suoi sostenitori (in particolare di Giovanni di Antiochia) sia per la forte pressione di Cirillo sui vescovi presenti, sia per la presenza ad Efeso di schiere di parabolani fatti venire da Alessandria, con chiaro intento intimidatorio parabolani 71

72 72 I Parabolani  Si tratta di una confraternita di volontari, inizialmente dedita alla cura dei malati, soprattutto appestati, nata probabilmente in Alessandria durante una peste nella seconda metà del III secolo  Il loro nome parabolani o meglio parabalani significa « coloro che rischiano la vita » proprio perché impegnati nella cura degli appestati o dei malati gravi in genere.  Nel corso del IV secolo assunsero la funzione di guardia del corpo del vescovo di Alessandria e furono protagonisti, anche molto violenti, in occasione di molte controversie ecclesiastiche  Di loro non si parla più dopo il regno di Giustiniano (527-595) 72

73 73 Conclusione del Concilio  Giovanni di Antiochia e gli altri vescovi orientali arrivarono ad Efeso il 26 giugno 431, non più in tempo per difendere le tesi nestoriane  Giovanni di Antiochia, Teodoreto di Ciro, Andrea di Samosata e altri vescovi filo-nestoriani convocarono un contro-concilio per respingere le decisioni del concilio e scomunicarono Cirillo  L’11 luglio i tre delegati pontifici (arrivati ad Efeso i primi delmese ) ratificarono le decisioni assunte dal Concilio sconfessando il contro- concilio  Il 31 luglio il Concilio approvò gli ultimi canoni, ma non si riuscì a chiudere ufficialmente l’assise anche per gravi disordini scoppiati sia ad Efeso che ad Antiochia 73

74 74 Le decisioni conciliari: la condanna di Nestorio  Dagli Atti del Concilio si possono ricavare, comunque, alcuni elementi conclusivi: A.La condanna della eresia nestoriana attraverso la Sentenza sinodale contro Nestorio  Il santo sinodo disse: oltre al resto, poiché l'illustrissimo Nestorio non ha voluto né ascoltare il nostro invito né accogliere i santissimi e piissimi vescovi da noi mandati abbiamo dovuto necessariamente procedere all'esame delle sue empie espressioni. Avendo costatato dall'esame delle sue lettere, dagli scritti che sono stati letti, dalle sue recenti affermazioni fatte in questa metropoli e confermate da testimoni, che egli pensa e predica empiamente, spinti dai canoni dalla lettera del nostro santissimo padre e collega nel ministero Celestino, vescovo della chiesa di Roma, siamo dovuti giungere, «spesso con le lacrime agli occhi», a questa dolorosa condanna contro di lui. Gesù Cristo stesso, nostro signore, da lui bestemmiato ha definito per bocca di questo santissimo concilio che lo stesso Nestorio è escluso dalla dignità vescovile e da qualsiasi collegio sacerdotale. 74

75 75 Le decisioni conciliari minori B.Sei canoni di natura disciplinare : 1. Canone 1 : decreto di scomunica contro Celestio un monaco pelagiano già condannato dal Sinodo di Lydda (l’attuale Lod, in Israele) 2. Canoni da 2 a 5 : condanna del nestorianesimo e scomunica contro Nestorio e gli ecclesiastici a lui fedeli 3. Canone 6 : previsione della scomunica contro tutti coloro che non avessero aderito, in futuro, alle decisioni del Concilio. C.Tre dichiarazioni: 1.Riconferma del valore universale del simbolo niceno-costantinopolitano 2.Condanna della setta dei Messaliani 3.Conferma della divisione ecclesiastica in patriarcati (guidati dai patriarchi) e provincie (guidate dai metropolìti) 75

76 76 Il post-concilio  L’imperatore chiese alle due parti opposte una sintetica dichiarazione di fede (una sorta di simbolo)  Ci è stata tramandata solo quella dei nestoriani, probabilmente composta da Teodoreto di Ciro  Dopo inutili tentativi di risanare la frattura e visto il permanere di situazioni di disordine Teodosio  Depose i capi delle due fazioni, cioè Nestorio e Cirillo e anche il vescovo di Efeso  Impose la chiusura dei lavori conciliari nel mese di Ottobre 76

77 77 Il post-concilio  Il frutto più importante del Concilio si ebbe dopo la sua conclusione grazie all’opera di Acacio di Beroea e del santo eremita Simeone stilita che ottennero che Giovanni, patriarca di Antiochia, seguace di Nestorio e Cirillo di Alessandria giungessero ad un accordo noto come «Decreto di unione» definito dopo lunghe trattative, nel 443, che si può definire come l’anno di effettiva conclusione del Concilio di Efeso.  Questo documento si può considerare come la vera dichiarazione teologica del Concilio ed ottenne l’approvazione e la lode di papa Sisto III. 77

78 78 La «Formula di unione»: Il testo ufficiale 1.Per quanto poi riguarda la Vergine madre di Dio, come noi la concepiamo e ne parliamo e il modo dell'incarnazione dell'unigenito Figlio di Dio, ne faremo necessariamente una breve esposizione, non con l'intenzione di fare un'aggiunta, ma per assicurarvi, così come fin dall'inizio l'abbiamo appresa dalle sacre scritture e dai santi padri, non aggiungendo assolutamente nulla alla fede esposta da essi a Nicea. 2.Come infatti abbiamo premesso, essa è sufficiente alla piena conoscenza della fede e a respingere ogni eresia. E parleremo non con la presunzione di comprendere ciò che è inaccessibile, ma riconoscendo la nostra insufficienza, ed opponendoci a coloro che ci assalgono quando consideriamo le verità che sono al di sopra dell'uomo. 3.Noi quindi confessiamo che il nostro signore Gesù figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l'umanità; che è consostanziale al Padre secondo la divinità, e consostanziale a noi secondo l'umanità, essendo avvenuta l'unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore. 4.Conforme a questo concetto di unione inconfusa, noi confessiamo che la vergine santa è madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio incarnato e fatto uomo, ed avendo unito a sé fin dallo stesso concepimento, il tempio assunto da essa. 5.Quanto alle affermazioni evangeliche ed apostoliche che riguardano il Signore, sappiamo che i teologi alcune le hanno considerate comuni, e cioè relative alla stessa, unica persona, altre le hanno distinte come appartenenti alle due nature; e cioè: quelle degne di Dio le hanno riferite alla divinità del Cristo, quelle più umili, alla sua umanità 78

79 79 La «Formula di unione»: Commento 1.Per quanto poi riguarda la Vergine madre di Dio, come noi la concepiamo e ne parliamo, e il modo dell'incarnazione dell'unigenito Figlio di Dio, ne faremo necessariamente una breve esposizione, non con l'intenzione di fare un'aggiunta, ma per assicurarvi, così come fin dall'inizio l'abbiamo appresa dalle sacre scritture e dai santi padri, non aggiungendo assolutamente nulla alla fede esposta da essi a Nicea.  In questa parte iniziale viene indicato il campo di applicazione dell’accordo. In particolare viene indicato: a)Il tema della Theotòkos che aveva dato inizio al conflitto fra Nestorio e Cirillo b)Il tema della incarnazione che viene presentato come strettamente connesso con quello della Theotòkos  Viene precisato che non si tratta di aggiungere altre verità, ma di confermare a)L’autorità indiscutibile delle Sacre Scritture e della Tradizione ( santi padri) b)La centralità indiscutibile della teologia nicena 79

80 80 La «Formula di unione»: Commento 2.Come infatti abbiamo premesso, essa è sufficiente alla piena conoscenza della fede e a respingere ogni eresia. E parleremo non con la presunzione di comprendere ciò che è inaccessibile, ma riconoscendo la nostra insufficienza, ed opponendoci a coloro che ci assalgono quando consideriamo le verità che sono al di sopra dell'uomo  Si ribadisce che il risultato del Concilio di Nicea è da assumere come punto di partenza per definire i contenuti della cristologia ortodossa  Si riconosce che esistono aspetti della cristologia che sfuggono alla umana comprensione, secondo la definizione di Cirillo che parla di un mistero ineffabile, cioè come un dato della rivelazione da credere come tale, ma da non potersi esprimere a parole  Ogni apologia della fede ortodossa non può che partire dalle conclusioni di Nicea.  Sulla centralità dell’ homousios niceno erano fin dal principio concordi sia i nestoriani che i cirilliani 80

81 81 La «Formula di unione»: Commento 3.Noi quindi confessiamo che il nostro signore Gesù figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l'umanità; che è consostanziale al Padre secondo la divinità, e consostanziale a noi secondo l'umanità, essendo avvenuta l'unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore  Il passo ribadisce che: a.Cristo è perfetto Dio e perfetto uomo: in Lui esistono un’anima razionale e un corpo integro ( condanna del l’apollinarismo) b.Cristo è stato generato ( non creato) prima dei secoli, ma è nato come uomo dalla Vergine Maria, nel tempo ( condanna dell’arianesimo) c.Partecipa pienamente della natura divina ( consostanziale al Padre ) ma anche della natura umana ( consostanziale a noi ). La prima affermazione deriva da Nicea, la seconda è originale e riflette la preoccupazione di affermare l’integrità della natura umana di Cristo ( condanna dell’arianesimo e del docetismo ) d.La natura umana e quella divina in Cristo sono unite, non congiunte, né sovrapposte, né una prevalente sull’altra ( condanna delle tesi di Nestorio ) 81

82 82 La «Formula di unione»: Commento 4.Conforme a questo concetto di unione inconfusa, noi confessiamo che la vergine santa è madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio incarnato e fatto uomo, ed avendo unito a sé fin dallo stesso concepimento, il tempio assunto da essa.  Il precisazione di unione in-confusa fa riferimento al concetto di «unione ipostatica» che sarà meglio definito dal Concilio di Calcedonia (451) « Infatti la stessa persona del Verbo-Figlio è generata eternamente dal Padre per quanto concerne la sua divinità; nel tempo invece è stata concepita ed è nata dalla Vergine Maria per quanto concerne la umanità.» (San Giovanni Paolo II: Udienza generale 23 marzo 1988)unione ipostatica  La seconda parte del passo lega la legittimità del titolo di Theotòs attribuito a Maria alla unione ipostatica in Cristodella duplice natura nella unità della persona  La dizione « il tempio (cioè il corpo) assunto» è un po’ ambigua, in quanto potrebbe far pensare che il corpo umano di Cristo, generato da Maria, sia stato assunto dalla divinità, come un suo contenitore riecheggiando la concezione nestoriana 82

83 83 «Unione ipostatica»  Unione ipostatica vuol dire unione nell'ipostasi: è l'unione delle due nature nell'unica persona di Cristo.  Significa che in Gesù Cristo le due nature, la divina e l’umana, si sono unite (senza confusione) in un unico soggetto personale che è la divina Persona del Verbo-Dio. (San Giovanni Paolo II) 83

84 84 La «Formula di unione»: Commento 5.Quanto alle affermazioni evangeliche ed apostoliche che riguardano il Signore, sappiamo che i teologi alcune le hanno considerate comuni, e cioè relative alla stessa, unica persona, altre le hanno distinte come appartenenti alle due nature; e cioè: quelle degne di Dio le hanno riferite alla divinità del Cristo, quelle più umili, alla sua umanità  Viene riconosciuto che in Cristo le due nature possono operare in maniera distinta, ma senza contrapposizioni o sovrapposizioni. Anche nelle operazioni di Cristo esiste dunque una unione nella distinzione: a.Quanto alla persona (ipostasi) tutte le azioni o le parole di Cristo sono da ritenere riferite all’unica persona b.Quanto alla natura alcune azioni o parole sono da riferire alla natura umana ( quelle più umili) altre alla sua natura divina ( quelle degne di Dio ) 84

85 85 La «Formula di unione»: considerazioni generali  In questo atto ufficiale, Cirillo riconosce l'ortodossia del linguaggio teologico antiocheno ( che tende a privilegiare l’allegoria ) anche se diverso da quello alessandrino che gli è proprio (più teso verso una interpretazione letterale) mentre Giovanni Patriarca di Antiochia condivide sostanzialmente la condanna di Nestorio.  Particolarmente importante è la riaffermazione del concetto di Theotòkos ; proprio contro questa richiesta di Cirillo ( II lettera a Nestorio ) Nestorio aveva opposto un esplicito rifiuto nel 430, dando così origine alla polemica con il Patriarca di Alessandria  La riaffermazione di questo titolo mariano rappresenta il maggior successo di Cirillo e resterà come elemento identificativo dell’intero Concilio 85

86 86 Dopo Efeso  Nonostante le decisioni del Concilio di Efeso, ed in particolare il richiamo alla definitività della cristologia nicena, non si esaurirono le posizioni di disaccordo  Il dibattito di Efeso e anche la «formula di unione» non aveva chiarito in maniera comprensibile la relazione fra «persona» e «nature» in Cristo  Cirillo stesso si rendeva conto di questa difficoltà (espressamente riconosciuta nella «formula») e riconosceva che l’incarnazione di Cristo è mistero ineffabile  In questa espressione il termine mistero (coerentemente con il linguaggio paolino: cfr in particolare Ef 1.9) indica una verità rivelata; ineffabile, invece significa « che non può essere espresso in parole (non incomprensibile, ma inesprimibile ) 86

87 87 Il «monofisismo»  Nel tentativo di dare, a tutti i costi, una spiegazione razionale al problema, si affermò già all’indomani del Concilio di Efeso una interpretazione «monofisita » del Cristo  Monofisita (dal gr. mone-fysis) significa letteralmente una sola natura  Il monofisismo fu affermato soprattutto da Eutiche un monaco di Costantinopoli,  Egli, in polemica con Nestorio, sosteneva che:  In Cristo si trova una sola natura, quella divina  La natura umana è reale e non «apparente» ma assorbita e quasi annullata dalla natura divina, nella quale la prima scompare come una goccia di miele caduta nel mare  In Cristo l’umanità non è distrutta, ma non interferisce con l’agire di Cristo. 87

88 88 L’opposizione ad Eutiche  La teoria monofisita di Eutiche suscitò la feroce opposizione di Flaviano, patriarca di Costantinopoli  Contro Eutiche si tennero a Costantinopoli:  Un primo sinodo nel quale 30 vescovi e 24 archimandriti proclamarono eretiche le tesi di Eutiche (22 novembre 448)  Un secondo sinodo (voluto dall’imperatore nell’intento di riabilitare Eutiche) che si concluse il 13 aprile 449, con la conferma dei risultati del primo sinodo  Un terzo sinodo (sempre voluto da Teodosio II) che ribadì la condanna di Eutiche, il 27 aprile 449 88

89 89 Il II Concilio di Efeso (449): il «latrocinium Efesi»  L’imperatore Teodosio II, sostenuto dal patriarca di Alessandria Dioscoro, visti fallire i tentativi di riabilitare Eutiche convocò un secondo concilio di Efeso (Agosto 449)  A presiedere il concilio fu chiamato Dioscoro, dichiaratamente favorevole ad Eutiche  Al Concilio parteciparono 130 vescovi, non si poteva pertanto definire ecumenico  Obiettivo del Concilio era quello di riabilitare Eutiche e di definire una formula di fede monofisita.  Il papa Leone I (440-461) inviò tramite un suo rappresentante un messaggio di sostegno a Flaviano in cui ribadiva la condanna di Eutiche

90 90 Il II Concilio di Efeso (449): il «latrocinium Efesi»  Il Concilio si svolse sotto la pesante e minacciosa influenza dei soldati imperiali e dei parabolani di Dioscoro, fatti confluire da Alessandria  Molti vescovi presenti (e lo stesso Flaviano) furono minacciati e violentemente malmenati  Al messo papale fu impedito di leggere il messaggio di Leone I  Alla fine il Concilio assolse Eutiche e propose una formula di fede monofisita  La maggioranza delle chiese di Oriente e praticamente tutte quelle dell’Occidente sconfessarono il risultato del Concilio  Papa Leone I inviò una lettera a Pulcheria, sorella dell’imperatore, in condannava il Concilio come «latrocinium Efesi» cioè come «l’atto di brigantaggio di Efeso»  Teodosio II rifiutò di sconfessare i risultati del Concilio

91 91 Verso Calcedonia (451)  Nel 451 Teosio II morì senza lasciare figli.  Salì al trono la sorella Pulcheria devota cristiana che era in profondo disaccordo con la politica religiosa del fratello e non aveva condiviso l’atteggiamento sprezzante di Teodosio verso papa Leone I  Pulcheria, d’accordo con il suo sposo Marciano (che aveva associato al trono) avviò una politica di riavvicinamento al papa contro Eutiche e Dioscoro  Propose al papa la celebrazione di un nuovo concilio contro il nestorianesimo e il monofisismo  Papa Leone pose la condizione che il concilio si svolgesse in Italia, per evitare il ripetersi del latrocinium ma per difficoltà logistiche si scelse come sede Calcedonia, in Bitinia (nord-ovest dell’attuale Turchia)Bitinia

92 La Bitinia al tempo della conquista romana

93 93  Appena due anni dopo il II Concilio di Efeso, fu indetto il quarto concilio ecumenico  Considerando ecumenici solo i concili di: Nicea, Costantinopoli I, Efeso I  Al concilio parteciparono circa 600 vescovi, gran parte dei quali provenienti dall’Oriente  A presiedere il Concilio fu delegato da papa Leone Pascasino vescovo di Lilibeo (in Sicilia, l’attuale Marsala ) già fedele collaboratore del papa  Il concilio si aprì l’8 ottobre del 451 e si chiuse il 1 novembre dello stesso anno Il Concilio di Calcedonia (451) : la convocazione

94 94  Il primo atto di Pascasino fu la richiesta di processare Dioscoro per le irregolarità commesse nel Concilio di Efeso del 449  Dioscoro si rifiutò di sottomettersi al giudizio dei confratelli e fu, per questo, deposto insieme ad altri vescovi a lui fedeli  Molti vescovi che avevano sottoscritto il Concilio di Efeso si pentirono e chiesero perdono al papa  Eutiche, che rifiutò di sconfessare le sue tesi, fu condannato all’esilio  A seguito di queste decisioni si riaccesero le polemiche cristologiche e le ostilità personali col rischio di nuovi scismi  Pascalino convinse il patriarca di Costantinopoli Anatolio, (successore di Flaviano illegalmente deposto dal Concilio di Efeso) ad accettare Tomum ad Flavianum che Dioscoro non aveva fatto leggere nel Concilio di Efeso Il Concilio di Calcedonia (451): lo svolgimento

95 95  Il 25 ottobre, con una solenne cerimonia alla presenza di Pulcheria e Marciano i padri conciliari accolsero con entusiasmo le indicazioni di papa Leone  Da notare la formula di approvazione:  Questa è la fede dei Padri! Questa è la fede degli Apostoli! Pietro ha parlato per bocca di Leone!  in cui si riconoscono 1.L’autorità dei precedenti Concili ecumenici ( i Padri) 2.L’autorità della tradizione apostolica 3.La funzione del papa di Roma come garante della fede ortodossa ( Pietro ha parlato per bocca di Leone ) Il Concilio di Calcedonia (451): la cocnclusione

96 96  Il Concilio emanò una formula sintetica di fede ( Simbolo di Calcedonia ) senza però attribuirle valore di dogmaformula  In pratica l’unico Simbolo ufficiale rimane quello niceno-costantinopolitano  Furono approvati anche 30 canoni disciplinari, di grande interesse anche ai nostri giorni.  cfr. Gianni Gennari, Il Concilio di Calcedonia, in «Vatican Insider», 19 settembre 2012  Nell’entusiasmo generale per il felice svolgimento dei lavori e per la conclusione raggiunta, il Concilio si chiuse il 1 (o 10) novembre.  Il papa e l’imperatore credettero che con questo concilio si fosse chiusa la polemica cristologica che aveva percorso il IV e V secolo Il Concilio di Calcedonia (451): la conclusione

97 97  Perciò, seguendo i santi Padri, noi tutti di unico accordo insegniamo agli uomini di conoscere uno e lo stesso Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, completo nella Divinità e nell'umanità allo stesso tempo, autenticamente Dio ed autenticamente uomo, essendo completo di un'anima razionale e di un corpo;  di una sostanza con il Padre per quanto riguarda la sua divinità e allo stesso tempo di una sostanza con noi per quanto concerne la sua umanità; come noi in tutti gli aspetti eccetto che nel peccato; quanto alla sua divinità generato dal Padre prima dei tempi, ma per la sua umanità generato per noi uomini e per la nostra salvezza da Maria la Vergine, la portatrice di Dio; uno e lo stesso Cristo, Figlio, Signore, Unigenito, riconosciuto IN DUE NATURE, SENZA CONFUSIONE, SENZA CAMBIAMENTO, SENZA DIVISIONE, SENZA SEPARAZIONE;  la distinzione tra le nature non è affatto annullata dall'unione, ma piuttosto le caratteristiche di ciascuna natura sono conservate e procedono assieme per formare una persona ed un subsistenza, non divise o separate in due persone, ma uno solo e lo stesso Figlio e unigenito Dio la Parola, Signore Gesù Cristo; come anche i profeti dagli antichi tempi hanno parlato di lui e il nostro Signore Gesù Cristo stesso ha insegnato di se stesso e il Credo dei Padri ci ha lasciato in eredità. La formula calcedoniana

98 98  La conclusione del Concilio non eliminò il disaccordo teologico e disciplinare fra le varie chiese: 1.Alessandria e altre chiese egiziane continuarono a professarsi monofisite e si ribellarono contro Costantinopoli, dando origine ad un vero e proprio scisma 2.Il patriarca di Costantinopoli (geloso del successo di papa Leone), pur mantenendo fedeltà alla formula calcedoniana, pretese un ruolo paritario col papato romano assumendo il titolo di patriarca ecumenico il che allentò i rapporti fra Roma e Costantinopoli 3.In Oriente le varie chiese si divisero fra quelle che accettarono le conclusioni del concilio di Calcedonia ( chiese calcedoniane ) e quelle che le rifiutarono ( chiese non- calcedoniane ) 4.In Occidente praticamente tutte le chiese aderirono a Calcedonia, il che aumentò la distanza fra Oriente (condizionato anche dal potere politico) e Occidente (fedele al papato romano) Dopo Calcedonia


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