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PubblicatoTatiana Grimaldi Modificato 3 anni fa
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Il testo poetico
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La forma e il linguaggio della poesia
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Che cos’è un testo poetico Il testo poetico è un testo in versi basato su un uso particolare della parola e degli strumenti linguistici Comunica i sentimenti di chi scrive e suscita sentimenti nel lettore Crea suggestioni ritmiche e musicali Utilizza e combina le parole, oltre che per il loro significato, anche per la loro capacità di evocare immagini ed emozioni Gustave Moreau, Apollo e le Nove Muse (1856)
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La metrica Ogni poesia ha una sua melodia Per crearla, i poeti si servono di una serie di norme, con cui costruiscono la forma dei loro componimenti e ne determinano il ritmo Il complesso di queste regole si chiama metrica La metrica italiana è accentuativa: è basata sul numero delle sillabe e sugli accenti delle parole La metrica classica, latina e greca, era quantitativa, cioè basata sulla quantità (breve o lunga) delle sillabe René Magritte, Senza titolo (1927)
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La misura del verso L’unità di misura del verso è la sillaba Per stabilire la misura del verso (metro) occorre contarne le sillabe Per individuare correttamente le sillabe di un verso, occorre tenere conto di 2 elementi Figure metriche Posizione dell’accento nell’ultima parola del verso La scansione in sillabe del verso (sillabe metriche) non coincide con la divisione in sillabe prescritta dalla grammatica (sillabe linguistiche) Attenzione!
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Le figure metriche Le figure metriche sono fenomeni che regolano l’incontro tra due vocali Nella stessa parolaIn parole diverse SinalèfeDialèfe Sinèresi Dièresi
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Sinalèfe e dialèfe Incontro di vocali in parole diverse Sinalèfe La vocale finale di una parola e quella iniziale della parola successiva si considerano un’unica sillaba So - lo e - pen - so - so i - più - de - ser - ti - cam - pi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Dialèfe La vocale finale di una parola e quella iniziale della parola successiva si considerano due sillabe distinte E - tu - che - se’ - co - stì - a - ni - ma - vi - va 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Si verifica soprattutto in due casi Vocale accentata + vocale Monosillabi (ma, che, se, o) + vocale La dialèfe viene applicata con libertà dai poeti
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Sinèresi e dièresi Incontro di vocali nella stessa parola Dièresi Due vocali che normalmente formano un dittongo vengono considerate e pronunciate come due sillabe distinte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Sinèresi Due vocali che dovrebbero pronunciarsi separatamente vengono fuse in un’unica sillaba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Fre - sche - le - mie - pa- ro - le - nel - la - se - ra Si verifica soprattutto Con gli aggettivi e i pronomi possessivi For - se - per - ché - del - la - fa - tal - quï - e - te La sinèresi viene applicata con libertà dai poeti
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L’accento alla fine del verso Per stabilire la misura del verso, occorre considerare, oltre alle figure metriche, la posizione dell’accento nell’ultima parola Se il verso è tronco Termina con una parola tronca (accentata sull’ultima sillaba) Se il verso è sdrucciolo Termina con una parola sdrucciola (accentata sulla terzultima sillaba) Se il verso è piano Termina con una parola piana (accentata sulla penultima sillaba) Nel conteggio occorre considerare una sillaba in più Nel conteggio occorre considerare una sillaba in meno Non avviene nessuna alterazione nel conteggio delle sillabe
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La classificazione dei versi I versi della poesia italiana sono classificati e denominati in base al numero delle sillabe di cui sono composti Versi parisillabi Bisillabo (2 sillabe) Quaternario (4 sillabe) Senario (6 sillabe) Ottonario (8 sillabe) Decasillabo (10 sillabe) Versi imparisillabi Trisillabo (3 sillabe) Quinario (5 sillabe) Settenario (7 sillabe) Novenario (9 sillabe) Endecasillabo (11 sillabe) I versi doppi sono formati dall’unione di due versi dello stesso tipo: il doppio quinario (10 sillabe), il doppio senario o dodecasillabo (12 sillabe) ecc.
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Il ritmo Il ritmo di una poesia è determinato dalla successione di una serie di accenti L’accento che, ripetendosi regolarmente all’interno di un verso, ne determina il ritmo si chiama accento ritmico (o ictus) La posizione dell’accento ritmico varia a seconda del tipo di verso ed è fissata dalle regole della metrica
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La posizione dell’accento ritmico Bisillabo (2 sillabe) Quaternario (4 sillabe) Senario (6 sillabe) Ottonario (8 sillabe) Decasillabo (10 sillabe) Trisillabo (3 sillabe) Quinario (5 sillabe) Settenario (7 sillabe) Novenario (9 sillabe) Endecasillabo (11 sillabe) 2 a e 5 a sillaba 1 a sillaba 2 a sillaba 1 a e 3 a sillaba 2 a e 4 a sillaba 2 a e 6 a oppure 1 a 4 a e 6 a sillaba 3 a e 7 a sillaba 2 a 5 a e 8 a sillaba 3 a 6 a e 9 a sillaba 6 a e 10 a oppure 4 a 8 a e 10 a oppure 1 a 6 a 8 a e 10 a sillaba
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La cesura La cesura è una pausa nel ritmo del verso Nell’endecasillabo la cesura si trova di norma in due punti Dopo la 7 a sillaba (o la 6 a se quest’ultima è accentata) Ogni cosa è fugace e ll poco dura Endecasillabo a maiore Dopo la 5 a sillaba (o la 4 a se quest’ultima è accentata) È come un giorno ll d’allegrezza pieno Endecasillabo a minore
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L’enjambement L’enjambement («scavalcamento») è un procedimento stilistico che consiste nel dividere un gruppo sintattico intimamente unito tra la fine di un verso e l’inizio del verso successivo Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia, a non veder l’amara luce. Il compagno in ginocchio che l’induce con parole e con mano, a rilevarsi, scopre pieni di lacrime i suoi occhi. (Umberto Saba, Goal) L’enjambement è di solito impiegato per rallentare il ritmo o evidenziare una parola Il gruppo sintattico può essere formato da sostantivo e attributo, soggetto e predicato, predicato e complemento oggetto, sostantivo e complemento di specificazione ecc.
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La rima (perfetta) La rima è l’identità di suono, dalla vocale tonica in poi, di due parole poste alla fine di due o più versi consecutivi o vicini Verso tronco Rima tronca Verso piano Rima piana Verso sdrucciolo Rima sdrucciola sòle e viòle sono in rima tòno e vèngono non sono in rima Esempio:
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Rime particolari Rima ipèrmetra Tra una parola piana e una sdrucciola la cui sillaba finale è computata nel verso successivo Sorridile, guardala; appressa ( ti, a mamma, ch’ormai non ha più per vivere ancora un poco ancor essa, che il poco di fiato che hai tu (Giovanni Pascoli, Il sogno della vergine) Parola piana Parola sdrucciola; la sillaba finale -ti si fonde con la vocale iniziale del verso successivo Rima interna Tra due parole che si trovano all’interno dello stesso verso o di due versi consecutivi Ecco, ferma e sconvolta, come dissepolta da un fango di altri evi (Pier Paolo Pasolini, Serata romana)
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Rime particolari Rima al mezzo Tra la parola finale di un verso e la parola del verso successivo che precede la cesura Odi greggi belar, muggire armenti gli altri uccelli contenti || a gara insieme. (Giacomo Leopardi, Il passero solitario) Nell’analisi del testo per indicare le rime si usano le lettere dell’alfabeto: maiuscole per i versi lunghi (novenario, decasillabo, endecasillabo), minuscole per i versi brevi (ottonario, settenario, senario ecc.) Henri Rousseau detto il Doganiere, La Musa che ispira il poeta (1909)
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Rime imperfette Le rime imperfette legano parole che, dalla vocale tonica in poi, hanno uguali solo le vocali o solo le consonanti mortale e limitare Si parla in questo caso di assonanza Si parla in questo caso di consonanza uscire e vedere O ti compiango, che sei senza velo, volteggi sopra un ramo maledetto e percuoti le donne di pensiero; (Alda Merini, O ti compiango, che sei senza velo) …delle oche – le voci bambine dietro il fitto delle canne – felici dell’oro che le inghiotte (Toti Scialoja, Con l’afa arriva il tonfo)
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Combinazioni di rime Le più frequenti tipologie di rime sono le seguenti Alternata ABABABAB Baciata AABBAABB Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. (Eugenio Montale, Meriggiare pallido e assorto) E s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso a’ miei cari. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari. (Giovanni Pascoli, Il gelsomino notturno)
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Combinazioni di rime Incrociata ABBAABBA Ed ora, estate addio! Nel cinerino cielo il tuon romba e di lontan minaccia. Oh tristo, su la livida bonaccia del mar senz’onda, cielo settembrino! (Giovanni Marradi, Fin di settembre) Incatenata o terza rima (la rima della terzina dantesca) ABABCBCDCABABCBCDC Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte. (Dante Alighieri, Inferno, canto I)
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Combinazioni di rime Ripetuta ABCABCABCABC Dopo vent’anni, oggi, nel salotto rivivo col profumo di mentastro e di cotogna tutto ciò che fu. Mi specchio ancora nello specchio rotto, rivedo i finti frutti d’alabastro ma tu sei morto e non c’è più Gesù. (Guido Gozzano, I sonetti del ritorno) Invertita ABCCBAABCCBA Come ogni foglia attende il suo fiore come ogni fiore attende il suo frutto come ogni notte attende il suo sole; così, nel cuore che mi duole nell’attesa, dimentico di tutto così, così t’attendo dolce amore. (Sergio Corazzini, L’attesa)
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La strofa La strofa è un insieme di versi di numero fisso legati da uno schema di rime I versi che compongono la strofa possono essere tutti dello stesso tipo o di tipologie diverse Una poesia è formata da più strofe X Agosto San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo favilla. Ritornava una rondine al tetto: l’uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. […] (Giovanni Pascoli, Myricae) Endecasillabo Novenario Endecasillabo Novenario Endecasillabo Novenario Endecasillabo Novenario ABABABAB CDCDCDCD Il passaggio da una strofa all’altra è di norma segnalato graficamente da uno spazio bianco In genere la strofa corrisponde a un’unità di contenuto
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Tipi di strofe Tipo di strofaN° versiTipo di versiRima Distico2Prevalentemente endecasillabiBaciata o alternata Terzina3Endecasillabi Incatenata o invertita o ripetuta Quartina4Vari Di norma alternata o incrociata Strofa di 5 versi (pentastica) 5VariDi norma alternata In base al numero dei versi che le compongono e al tipo di rima le strofe sono così classificabili
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Tipi di strofe Tipo di strofaN° versiTipo di versiRima Sestina6Endecasillabi o settenari 4 versi a rima alternata + 2 a rima baciata Ottava8Endecasillabi 6 endecasillabi a rima alternata + 2 a rima baciata Strofe saffica43 endecasillabi più 1 quinarioalternata
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Versi liberi e versi sciolti Giorgio De Chirico, Le Muse inquietanti (1917) Quando le strofe sono composte da versi di varia lunghezza e senza rime fisse si parla di «versi liberi» Nel caso di componimenti formati da versi endecasillabi privi di rime fisse si parla di «versi (endecasillabi) sciolti» I versi liberi sono frequenti nella poesia novecentesca
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I componimenti poetici La forma metrica di un componimento poetico è determinata dalla combinazione di versi, rime e strofe I tipi di componimento codificati dalla tradizione lirica italiana sono numerosi I più utilizzati dai poeti sono il sonetto e la canzone L’invenzione del sonetto è attribuita al poeta siciliano Giacomo da Lentini (1210 ca.-1260 ca.) Di origine provenzale e originariamente destinata al canto, la canzone è uno dei più antichi e solenni componimenti della lirica italiana Ogni forma metrica ha la sua storia, i suoi periodi di maggiore o minore fortuna
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Il sonetto La differenza Penso e ripenso: – Che mai pensa l’oca gracidante alla riva del canale? Pare felice! Al vespero invernale protende il collo, giubilando roca. Salta starnazza si rituffa gioca: né certo sogna d’essere mortale né certo sogna il prossimo Natale né l’armi corruscanti della cuoca. – O pàpera, mia candida sorella, tu insegni che la Morte non esiste: solo si muore da che s’è pensato. Ma tu non pensi. La tua sorte è bella! Ché l’esser cucinato non è triste, triste è il pensare d’esser cucinato. (Guido Gozzano, La via del rifugio) Il sonetto è la forma metrica più classica e diffusa della poesia italiana È formato da 2 quartine + 2 terzine per un totale di 14 versi endecasillabi 2 quartine: la rima può essere alternata (ABAB) o incrociata (ABBA) 2 terzine: la rima può essere alternata (CDC DCD), ripetuta (CDE CDE), invertita (CDE EDC), o incatenata (CDC EDE)
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La canzone antica Chiare, fresche et dolci acque Chiare, fresche et dolci acque, a ove le belle membrab pose colei che sola a me par donna;C gentil ramo ove piacquea (con sospir’ mi rimembra)b a lei di fare al bel fiancho colonna; C herba et fior’ che la gonna C leggiadra ricoverseD co l’angelico seno;E aere sacro, sereno, E ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:D date udïenza insiemeF a le dolenti mie parole extreme. F […] Se tu avessi ornamenti quant’hai voglia, potresti arditamente uscir nel bosco, e gir infra la gente. (Francesco Petrarca, Canzoniere) Piede Fronte Chiave o concatenatio (presente spesso) Sirma (può essere unica o divisa in due volte di ugual numero di versi) Congedo o commiato (l’ultima stanza della canzone, più breve delle altre; non sempre è presente) Stanza (strofa) di endecasillabi e settenari Lo schema metrico della prima stanza si ripete uguale nelle strofe successive
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La canzone leopardiana o moderna Nel corso dei secoli la canzone subì un processo di semplificazione che culminò con l’opera di Giacomo Leopardi Le strofe sono di lunghezza variabile I versi – endecasillabi e settenari – sono variamente combinati Le rime non seguono uno schema fisso A Silvia Silvia rimembri ancoraa quel tempo della tua vita mortale B quando beltà splendea c negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, D e tu, lieta e pensosa, il limitare E di gioventù salivi? d Sonavan le quiete f stanze, e le vie dintorno, g al tuo perpetuo canto, h allor che all’opre femminili intenta L sedevi, assai contenta l di quel vago avvenir che in mente avevi. I Era il maggio odoroso; e tu solevi I così menare il giorno. […] g (Giacomo Leopardi, Canti)
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Il linguaggio poetico Il testo poetico si caratterizza per una notevole concentrazione informativa ed espressiva Il faticoso lavoro di selezione, riflessione ed elaborazione messo in atto dal poeta mira a sfruttare al meglio le qualità foniche, la ricchezza semantica e la carica evocativa delle parole Gustave Moreau, Esiodo e la Musa (1891)
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Il linguaggio poetico Il testo poetico valorizza sia il significante sia il significato delle parole Aspetto grafico e fonico della parola Contenuto concettuale della parola Fonosimbolismo Uso delle qualità acustiche e articolatorie dei fonemi per riprodurre suoni (onomatopea), o per potenziare ed evocare immagini Sfruttamento di tutte le potenzialità semantiche della parola Polisemiche sono dette le parole che hanno più significati; monosemantiche quelle che ne hanno uno solo Ricorso a parole dal forte valore simbolico
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Campi semantici e campi associativi È un insieme di parole appartenenti alla stessa classe grammaticale riconducibili a un unico argomento Campo semantico È un insieme di parole appartenenti anche a classi grammaticali diverse affini nel significato oppure nella forma e nel suono (rime, assonanze, consonanze) Campo associativo Un utile strumento nello studio del linguaggio poetico è l’individuazione e l’analisi dei campi semantici e associativi In un testo poetico possono essere presenti più campi semantici e associativi, anche in opposizione tra loro (freddo/caldo, vita/morte, silenzio/rumore)
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Denotazione e connotazione Le parole, oltre ad avere un significato letterale e oggettivo, possono assumere, in determinati contesti, anche sfumature di ordine soggettivo Parola Significato denotativo Significato letterale e oggettivo Significato connotativo Significato soggettivo: insieme delle emozioni, delle immagini, degli effetti che la parola è in grado di evocare Organo anatomico preposto al funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio Coraggio, generosità, sentimento, affetto, amore, impegno Cuore
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Uso proprio e uso figurato Le parole possono essere utilizzate in senso proprio o in senso figurato Uso proprio della parola Quando alla parola si attribuisce il suo significato denotativo Uso figurato della parola Quando alla parola si attribuisce un significato diverso da quello che ha comunemente; questo trasferimento di significato è basato sui tratti connotativi della parola Il paziente ha subìto un intervento di cuore È un uomo di cuore
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Le figure retoriche Per potenziare le proprietà estetiche ed espressive delle parole, i poeti ricorrono ad alcuni procedimenti stilistici e tecnici chiamati figure retoriche È possibile suddividere le figure retoriche in 4 gruppi Figure semantiche Figure sintattiche Figure logiche Figure sonore Armand Gautier, Ritratto del poeta Armand Silvestre (1884)
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Le figure semantiche Le figure semantiche o figure retoriche di significato o traslati sfruttano le potenzialità semantiche delle parole Sono basate su un trasferimento di significato (uso figurato) Similitudine Consiste nel paragonare tra loro immagini, cose, concetti ecc. È introdotta da: «come», «simile a» ecc. Nelle forme più articolate sono individuabili una protasi («come…») e un’apodosi («così…») Duro come una pietra Io son come uno specchio rassegnato (Camillo Sbarbaro, Taci, anima mia)
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Le figure semantiche Metàfora Consiste nel rappresentare una realtà non con il termine che le è proprio, ma con un altro che ha con il primo un rapporto di somiglianza È una similitudine implicita (senza «come», «simile a» ecc.) Il fiore degli anni Il mio cane è una trottola Erano i capei d’oro a l’aura sparsi (Francesco Petrarca, Canzoniere, XC) Analogia Consiste nell’accostare immagini in apparenza prive di rapporto logico Rispetto alla metafora, il rapporto di somiglianza tra le immagini è meno immediato Il mio cane è un’acqua ribollente Balaustrata di brezza (Giuseppe Ungaretti, Stasera) Metonìmia Consiste nel sostituire un termine con un altro legato al primo da un rapporto di tipo qualitativo (lo scambio riguarda tipicamente: l’autore per l’opera, l’astratto per il concreto e viceversa, la causa per l’effetto e viceversa, il contenente per il contenuto) Leggere Dante Bere una bottiglia d’annata …ma per le vie del borgo / dal ribollir dei tini (Giosuè Carducci, San Martino)
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Le figure semantiche Sinèddoche Consiste nel sostituire un termine con un altro legato al primo da un rapporto di tipo quantitativo (lo scambio riguarda tipicamente: la parte per il tutto e viceversa, il singolare per il plurale e viceversa, la specie per il genere e viceversa, la materia per l’oggetto) Non ha un tetto sotto cui dormire L’urlo che alzarono / mi colpì in petto come piombo (Giorgio Caproni, Aria del tenore) Sinestesìa Consiste nell’accostare parole appartenenti a sfere sensoriali differenti (vista + udito, tatto + gusto, vista + gusto ecc.) Una voce calda All’urlo nero / della madre… (Salvatore Quasimodo, Alle fronde dei salici) Ossimòro Consiste nell’accostare parole che esprimono concetti contrari Un silenzio eloquente Vergine madre… (Dante Alighieri, Paradiso, canto XXXIII)
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Le figure semantiche Antonomàsia Consiste nell’indicare un personaggio famoso attraverso un nome comune o una perifrasi; oppure nell’impiegare il nome proprio di un personaggio celebre (o di una cosa) per indicare un individuo (o una cosa) dalle caratteristiche simili Il poverello di Assisi (= San Francesco) Il Poeta (= Dante Alighieri) Colui che l’acque / cantò fatali e il diverso esiglio (= Omero) (Ugo Foscolo, A Zacinto) È un Mecenate (= protettore di artisti)
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Le figure logiche Le figure logiche, dette anche figure retoriche di pensiero o metalogismi, agiscono sul messaggio della frase, modificandone o arricchendone il significato complessivo Allegoria Consiste nell’affidare a un messaggio un senso nascosto e allusivo diverso da quello letterale: è una metafora continuata L’esempio più celebre è il racconto del viaggio ultraterreno compiuto da Dante nella Divina Commedia Ironia Consiste nell’affermare il contrario di ciò che si pensa Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande, / che per mare e per terra batti l’ali, / e per lo ’nferno tuo nome si spande! (Dante Alighieri, Inferno, canto XXVI)
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Le figure logiche Litòte Consiste nell’affermare un concetto negando il concetto contrario Non c’è male Un compito non difficile Naso non grande (Alessandro Manzoni, Autoritratto) Antìtesi Consiste nell’accostare concetti o immagini di senso opposto Si distingue dall’ossimoro perché l’opposizione non riguarda due singole parole, bensì due idee Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio A torme, di terra passarono in terra, / cantando giulive canzoni di guerra, / ma i dolci castelli pensando nel cor (Alessandro Manzoni, Adelchi) Ipèrbole Consiste nell’esagerare per eccesso o per difetto un’immagine o un concetto Morire dal ridere Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale (Eugenio Montale, Ho sceso dandoti il braccio)
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Le figure logiche Reticenza o aposiopèsi Consiste nell’interrompere il discorso dando l’impressione di non voler o di non poter proseguire, ma lasciando intendere ciò che non viene detto Graficamente la reticenza è segnalata dai puntini di sospensione Ci siamo guardati a lungo, poi…! “Fratello, l’hai sentito ora un lamento / lungo nel buio?” “Sarà forse un cane...” / “C’e gente all’uscio…” “Sarà forse il vento…” (Giovanni Pascoli, I due orfani)
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Le figure sintattiche Le figure sintattiche, dette anche metatassi, si basano sull’alterazione della struttura sintattica della frase Consentono di dare risalto ed espressività alle parole Anàstrofe Consiste nell’invertire l’ordine abituale di termini successivi costituenti un sintagma (nome/aggettivo, verbo/complemento oggetto ecc.) Eccezion fatta Vita natural durante …e il vento ce lo disse / che rapisce de gli uomini i sospir (Giosuè Carducci, Davanti San Guido) Ipèrbato Consiste nel separare due termini sintatticamente legati interponendo tra essi una o più parole …l’ira de’ greci petti e la virtute (= l’ira e la virtute de’ petti greci) (Giacomo Leopardi, All’Italia)
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Le figure sintattiche Anàfora Consiste nel ripetere una o più parole all’inizio di versi successivi Giro giro tondo / casca il mondo / casca la terra / tutti giù per terra Per me si va ne la città dolente / per me si va ne l’etterno dolore / per me si va tra la perduta gente (Dante Alighieri, Inferno, canto III) Chiasmo Consiste nella disposizione incrociata di due coppie di elementi, secondo lo schema ABBA Un angelo a casa a scuola un diavolo Odi greggi belar, muggire armenti (Giacomo Leopardi, Il passero solitario) Ellissi Consiste nell’omettere alcuni elementi della frase che si possono facilmente sottintendere (per esempio il verbo) Cielo a pecorelle, pioggia a catinelle!
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Le figure sintattiche Climax Consiste nel disporre parole o gruppi di parole «a scala», cioè in ordine di intensità crescente (climax o climax ascendente) o decrescente (anticlimax o climax discendente) Attenzione: il sostantivo «climax» è femminile (la climax) Si lamenta, piange, strilla (climax ascendente) Ogni stento, ogni danno, / ogni estremo timor subito scordi (Giacomo Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia) Ipàllage Consiste nell’attribuire una parte del discorso a un termine diverso da quello al quale sarebbe semanticamente riferito Si tratta spesso dello spostamento dell’aggettivo dalla parola cui semanticamente si riferisce a un’altra parola della frase L’orma preistorica dell’animale (= l’orma dell’animale preistorico) … ma io deluse a voi le palme (= le mani) tendo (= io deluso tendo a voi le palme) (Ugo Foscolo, In morte del fratello Giovanni)
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Le figure sonore Le figure sonore, dette anche fonetiche, sfruttano l’aspetto acustico e ritmico delle parole Consentono di creare suggestioni musicali, di riprodurre suoni, di intensificare immagini Allitterazione Consiste nel ripetere un suono o una serie di suoni all’inizio o all’interno di più parole contigue Trentatré trentini entrarono in Trento tutti e trentatré trotterellando Fresche le mie parole ne la sera / ti sien come il fruscìo che fan le foglie / del gelso (Gabriele D’Annunzio, La sera fiesolana) Onomatopea Consiste nel riprodurre un suono o un verso di animale attraverso un gruppo di lettere (miao, bau, drin ecc.) o un’intera parola (chicchirichì, miaglio ecc.) Nei campi / c’è un breve gre gre di ranelle (Giovanni Pascoli, La mia sera)
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La parafrasi di un testo poetico La parafrasi consiste nel semplificare e chiarire il testo poetico, riscrivendolo in prosa con parole più semplici e con l’aggiunta – dove necessario – di sviluppi e chiarimenti 1. Leggere il testo e sottolineare le parole che non si conoscono o su cui si hanno dei dubbi; cercare sul dizionario le parole sottolineate 2. Adattare le forme arcaiche o poetiche (articoli, congiunzioni ecc.) al linguaggio corrente 3. Individuare le parole usate in senso metaforico o simbolico: coglierne il significato e scioglierlo in perifrasi 4. Ripristinare il normale ordine sintattico 5. Riscrivere il testo in prosa, con un linguaggio accurato ed, eventualmente, modificando la punteggiatura
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L’analisi di un testo poetico L’analisi di un testo poetico passa attraverso 3 fasi 1. Analisi metrica e formale Individuare i versi utilizzati, le strofe, il tipo di componimento, le rime, il ritmo 2. Comprensione generale Individuare il tema della poesia, fare la parafrasi, analizzare il lessico, i campi semantici e associativi, le figure retoriche 3. Interpretazione e valutazione Contestualizzare la poesia, comprenderne il messaggio, esprimere un giudizio sulle scelte espressive
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Il commento di un testo poetico Il commento di un testo poetico consiste nella rielaborazione, in forma coesa e coerente, dei risultati emersi dall’analisi È bene strutturare il commento in 3 sezioni 1. Introduzione Presentare il testo (notizie sull’autore, sulla data di composizione e sulla raccolta alla quale il testo appartiene; indicare il metro impiegato) 2. Parte centrale Indicare l’argomento del testo e poi analizzarlo (prima in generale poi nel dettaglio) 3. Conclusione Interpretare il testo, mettendo in luce i suoi significati e il suo messaggio
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