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Codici etici e programmi aziendali di etica
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Negli ultimi anni si è affermata, a livello internazionale, una nuova concezione di “ruolo d’impresa”: la tradizionale dottrina, secondo cui i manager sarebbero responsabili esclusivamente nei confronti dei soli azionisti, è stata sostituita dalla teoria secondo cui essi hanno il dovere di instaurare un rapporto di tipo fiduciario verso una più ampia serie di soggetti presenti all’interno dell’impresa.
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Secondo questa prospettiva, il “fondamento morale” risiede nella sua capacità di promuovere il benessere della società attraverso la soddisfazione degli interessi del consumatore e del lavoratore.
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Il successo di questa teoria dipende dalla creazione, all’interno della struttura d’impresa, di nuove forme di governo e di reporting capaci di rendere ufficiale l’etica al loro interno. Il modo migliore per ottenere ciò, consiste nella adozione di codici etici di autoregolazione.
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Il codice etico rappresenta un “contratto” tra l’impresa e i suoi stakeholders con la funzione di legittimare l’autonomia dell’impresa ai diversi soggetti, rendendo pubblicamente nota la consapevolezza dei suoi obblighi e lo sviluppo delle politiche aziendali coerenti.
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In Italia non è ancora molto chiaro il campo dell’autoregolazione; tuttavia si è registrato, negli ultimi anni, un interessante incremento da parte delle imprese italiane. Sicuramente il Decreto Legislativo n. 231, 8 giugno 2001, il quale introduce la responsabilità in sede penale degli enti e disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e delle società per illeciti amministrativi dipendenti da reato, ha incentivato indubbiamente la diffusione dei codici etici d’impresa.
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L'estensione della responsabilità agli enti, avendo come effetto quello di incidere direttamente nella punizione degli illeciti sul patrimonio degli enti e quindi sugli interessi economici dei soci, dovrebbe quindi motivare questi ad esercitare un maggior controllo della correttezza dell'operato della società.
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Il DL ha preso in considerazione le tipologie di reati indicate agli art. 24 (indebita percezione di erogazioni pubbliche, truffa in danno dello Stato o di altro ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche; frode informatica a danno dello Stato o di altro ente pubblico) e 25 (concussione e corruzione). Occorre tenere presente, che la L. n. 366/2001 all’art. 11, c. 1, lett. h, ha previsto l’estensione della disciplina in esame ai nuovi reati societari (falso in bilancio, aggiotaggio…). Molto interessante, per quanto riguarda la nuova normativa, è che l'ente non è responsabile se prova, in caso di un procedimento penale per uno dei reati previsti, che l'organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quella verificatasi" (art. 6, c. 1).
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La mancata adozione di modelli di organizzazione e controllo, non comporta alcuna sanzione a carico dell'ente, ma lo espone certamente alla responsabilità per gli illeciti compiuti da amministratori e dipendenti.
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Un’azienda mantiene un comportamento etico non solo quando questo risulta essere del tutto conforme alla legge, ma quando fa propri dei valori sociali, quando instaura un corretto rapporto con l’ambiente inteso in senso molto ampio, quando adotta politiche di lavoro rispettose dell’individuo, insomma quando svolge un ruolo positivo verso il contesto sociale ed economico in cui è inserita.
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Basare la propria strategia sul principio di integrità morale, permette di pianificare la propria condotta basandosi su di una serie di principi e valori etici che permetteranno all’impresa di intraprendere affari nel modo corretto.
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Creare una cultura etica d’azienda richiede un programma in cui la redazione di un codice etico è un importante passo verso la costruzione di un’”azienda etica”; per far sì che il codice sia efficace deve essere sostenuto da altri tipi di strutture aziendali, i quali assicurino la comunicazione, l’imposizione e la revisione.
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Per rendere il codice etico efficace occorre che:
le norme di comportamento siano comunicate a tutti perché possa instaurarsi un’intima coesione di ciascuno allo spirito che le ispira; si debba progettare un "meccanismo organizzativo" apposito che definisca compiti e responsabilità di gestione del codice di comportamento, gestione del personale, selezione, formazione e valutazione; il codice sia formulato in modo chiaro ed incisivo.
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Il codice etico genera da sé gli incentivi alla sua attuazione: dato un riferimento, chiunque può verificare se effettivamente l’impresa consideri quanto si è imposta e ciò crea attorno all’azienda stessa un’alta o bassa reputazione, e sicuramente un alto livello di attenzione. Dal livello di reputazione accumulato dipenderà poi la disponibilità degli stakeholders nel cooperare e, tenuto conto che l’impresa nel lungo periodo ha un reale interesse ad instaurare stabili relazioni, la strategia aziendale migliore, anche in termini di efficienza, è dare piena attuazione al suo codice etico rispettando le altrui aspettative.
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