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LA SANTITA’ IN FAMIGLIA Realtà possibile

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Presentazione sul tema: "LA SANTITA’ IN FAMIGLIA Realtà possibile"— Transcript della presentazione:

1 LA SANTITA’ IN FAMIGLIA Realtà possibile
LA SANTITA’ IN FAMIGLIA Realtà possibile? I BEATI LOUIS e ZELIE MARTIN SPOSI NEL SIGNORE e GENITORI di SANTA TERESA di LISIEUX

2 Non siamo ancora abituati a pensare alla “santità di coppia”,
Luigi Martin e Zelia Guerin , genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, dichiarati Venerabili da Giovanni Paolo II il 26 marzo 1994, sono stati beatificati a Lisieux il 19 ottobre 2008, Giornata Mondiale delle Missioni, quali modello esemplare di “famiglia missionaria” , e per unirli ancor più alla loro santa figlia, Patrona delle Missioni In “Storia di un’anima” è S. Teresa che per prima fa intuire la bellezza della loro relazione e del loro percorso di fede con queste parole: « Il Buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del Cielo che della terra » Non siamo ancora abituati a pensare alla “santità di coppia”, ma questi sposi e genitori dimostrano ai padri e alle madri di famiglia di tutto il mondo quale grande vocazione sia la vita coniugale e come avanzare sulla via della santità trascinando con sé tutta la famiglia.

3 La motivazione che porta alla beatificazione dei coniugi Martin è la guarigione miracolosa di Pietro Schilirò, l’ultimo di cinque fratellini, nato a Monza il 25 maggio affetto da una gravissima malattia congenita ai polmoni. Racconta la sua mamma: «…….La sera tra il 5 e il 6 giugno 2002 io e mio marito siamo rincasati dall’ospedale in attesa del peggio, come ci avevano predetto i medici. Quella notte, però, abbiamo preso una decisione: se per i medici non c’era più niente da fare, la nostra fede ci rendeva assolutamente certi che qualsiasi cosa fosse accaduta sarebbe stata per il bene di Pietro; e anche per il nostro stesso bene. Dopo questa decisione abbiamo sperimentato il dono di una familiarità tale con Dio che ci permetteva di osare domandare l’impossibile. Senza pretenderlo. La mattina seguente abbiamo detto ai medici che la nostra speranza era nel Signore e che avremmo chiesto per Pietro il miracolo della guarigione per intercessione dei coniugi Luigi e Zelia Martin, a cui padre Antonio Sangalli, carmelitano, ci aveva chiesto di affidarci con una novena. I coniugi Martin, infatti, avevano perso quattro figli in tenera età e per questo li sentivamo particolarmente vicini…….». I

4 I giorni passano e Pietro lotta per la vita
I giorni passano e Pietro lotta per la vita. Durante la novena i genitori chiedono un segno. Mamma Adele riceve da sua sorella Paola la trascrizione di un brano tratto da una lettera di santa Teresa di Lisieux: «Quelle semplici parole di Teresa ci fecero capire che Pietro rispondeva fin da piccolo alla sua vocazione, la sua sofferenza veniva presa da Gesù e unita al valore salvifico della sua stessa sofferenza: Pietro offre fiori a Gesù che salva le anime». «Tra il 26 e il 27 giugno nostro figlio ha una crisi respiratoria gravissima», prosegue il papà. «Bisognava aspirare ogni giorno dai suoi polmoncini con una siringa. Il 29 giugno, giorno del suo primo onomastico, i polmoni di Pietro iniziano inspiegabilmente a funzionare e dopo tre giorni sono autonomi. Il 27 luglio il bambino viene dimesso dall’ospedale di Monza». Un anno dopo, il 10 giugno 2003, l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi dichiara pubblicamente l’autenticità del miracolo; la Consulta medica esprime il suo giudizio unanime sull’inspiegabilità scientifica della guarigione e il prefetto della Congregazione per le cause dei santi, cardinale José Saraiva Martins, il 19 ottobre 2008 a Lisieux dichiara beati i coniugi Martin

5 Luigi e Zelia non sono i soli sposi…
Luigi e Zelia non sono i soli sposi….santi nel matrimonio Prima di conoscerli meglio, ricordiamo insieme a loro: i BEATI Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini i SERVI DI DIO Eugenio Balmori Martinez e Marina Francisca Cinta Sarrelangue Sposi Sergio Bernardini e Domenica Bedonni - Sposi Placid Armengol Ceranova e Emilia Serra Saura - Sposi e martiri Giovanni Gheddo e Rosetta Franzi - Sposi Marcello Inguscio e Anna Maria Ritter - Sposi Edmond Michelet e Marie Vialle - Sposi Louis Wandete e Valérie Ama – Sposi Jozef e Wiktoria Ulma -Sposi AVVIATA LA CAUSA DI CANONIZZAZIONE per Francesco Ugenti e Teresa Savilli - Sposi esemplari Carlo Alberto Dalla Chiesa e Elisabetta Setti Carraro - Sposi e martiri della giustizia Piero Corti e Lucille Teasdale - Sposi, medici missionari, Testimoni

6 Zelia e Luigi Martin: due santi non ……“di cera”. Conosciamoli meglio…
Zelia e Luigi Martin: due santi non ……“di cera”. Conosciamoli meglio…. Luigi Martin nasce a Bordeaux nel 1823 e fino a ventidue anni resta in famiglia a seguito del padre, capitano dell’esercito francese, fervente cattolico come la madre. Ad Alençon, dove la famiglia infine si trasferisce, Luigi intraprende i suoi studi, al termine dei quali decide però di diventare orologiaio e diventa quindi apprendista prima a Rennes, poi Strasburgo. Sono anni determinanti, durante i quali nasce in lui il desiderio di consacrarsi a Dio presso il monastero dei Canonici del Gran San Bernardo, che ha avuto modo di conoscere. La sua difficoltà a imparare il latino lo costringe tuttavia a rinunciare a questo progetto. Si trasferisce allora a Parigi per tre anni per terminare il suo apprendistato e a ventisette, nel 1850, torna ad Alençon, dove apre un negozio di orologeria-gioielleria in via Pont-Neuf, anche se i suoi pensieri continuano ad abitare il cielo e il suo cuore resta costantemente orientato a Dio. Luigi trascorre il suo tempo tra il lavoro, la meditazione, qualche svago (la pesca, in particolare) e l’incontro con altre persone. Si iscrive infatti al circolo Vital Romet che raccoglie una dozzina di giovani cristiani attorno a don Hurel, scoprendovi una forma di impegno sociale nell’ambito della Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli. A 34 anni, apprezzato da tutti per le sue qualità poco comuni e per la sua naturale distinzione, è ancora celibe, ma sua madre non si rassegna e gli parla di Zelia Guérin dalla quale impara l’arte del merletto.

7 Seconda figlia di Isidoro Guérin e di Luisa Giovanna Macé, Azelia Maria Guérin (ma la si chiamerà sempre Zelia) nasce il 23 dicembre 1831 a Gandelain, nella provincia francese dell’Orne ,dove il padre, ex soldato dell’impero, si era arruolato nella gendarmeria. È battezzata il giorno seguente nella chiesa di Saint Denis sur Sarthon. La sorella Maria Luisa è maggiore di due anni. Diventerà suor Maria Dositea nel monastero della Visitazione di Le Mans. Il fratello Isidoro nascerà dieci anni dopo e sarà il figlio viziato della famiglia. In una lettera al fratello Isidoro, Zelia definisce la sua infanzia e la sua gioventù “tristi come un sudario, perché, se la mamma ti viziava, invece con me, tu lo sai, era troppo severa ; quantunque tanto buona, non mi sapeva prendere e così il mio cuore ha molto sofferto”. L’educazione ricevuta dai genitori, di fede salda, ma rudi, autoritari ed esigenti, segnerà per sempre il suo carattere , il suo vivere molto (troppo ?) scrupoloso e la sua spiritualità. Dopo gli studi al convento dell’Adorazione Perpetua ad Alençon, si sente chiamata alla vita religiosa, ma davanti al rifiuto della superiora di farla entrare nelle Figlie della Carità di S. Vincenzo de Paoli, chiede, con la preghiera, lumi al Signore sul suo futuro e dopo una novena all’Immacolata Concezione, l’otto dicembre 1851, nella profondità di se stessa, sente queste parole:” Fa fare del Point d’Alençon”. Sostenuta dalla fede e con l’aiuto della sorella si orienta allora verso la formazione professionale ed inizia con successo la lavorazione del famoso merletto. Verso la fine del 1853, appena ventiduenne, e donna, è capace, in quei tempi, di allestire un laboratorio di ricamo, assumendo operaie a domicilio. La qualità del suo lavoro rende famoso il suo atelier. Le relazioni che intrattiene con il personale, di cui dice che bisogna amarlo come i membri della propria famiglia, con i vicini e con i conoscenti ci mostrano già una donna sempre pronta a combattere le ingiustizie e a sostenere coloro che hanno bisogno. Il Vangelo è la bussola di tutte le sue azioni.

8 Zelia con il fratello Isidoro e la sorella Maria Luisa
Il merletto Point d’Alençon , in cui era maestra Zelia

9 Nell’aprile 1858, Zelia Guérin incrocia sul ponte Saint-Léonard un giovane la cui andatura, la nobile fisionomia, l’atteggiamento pieno di dignità , la colpiscono… Una voce interiore le mormora in segreto: “..E’ quest’uomo che ho preparato per te ”. È Luigi Martin, di professione orologiaio. Luigi ha ormai 35 anni e Zelia 27, così dopo soli tre mesi di fidanzamento, alle ore 22 del 12 luglio 1858, ha luogo il loro matrimonio civile ; due ore dopo, a mezzanotte del 13 luglio, nell’intimità della chiesa di Notre-Dame, i due giovani si uniscono in matrimonio, celebrato da don Hurel, parroco di Saint-Léonard. L’amore che Zelia nutre per suo marito è evidente nelle sue lettere : “Tua moglie che ti ama più della sua vita” , “Ti abbraccio così come ti amo” E Luigi, in una delle sue, la saluta quasi con una sintesi dell’amore matrimoniale, firmandosi: “ Tuo marito e vero amico, che ti ama per la vita”. Zelia e Luigi non sono infatti senza ardore, né passione, ma sono due esseri di carne e di sangue, che si amano con fervore e che vogliono la felicità l’uno dell’altra, fondendosi a tal punto che la minima separazione diventa molto pesante: “…Ti seguo in spirito tutta la giornata” ,“…non vedo il momento di esserti vicina…”, “mi sarebbe impossibile vivere lontana da te“. ..scrive Zelia a Luigi. Non sono soltanto parole : la loro gioia è di essere uniti e di condividere tutto ciò che riserva la vita, sotto lo sguardo di Dio, anche se il brevissimo fidanzamento, la delicatezza d’animo di Luigi e la pesante eredità rigorista di Zelia consigliano ai due sposi un’esperienza molto particolare: Luigi e la moglie si propongono di vivere come fratello e sorella, seguendo l'esempio di san Giuseppe e della Vergine Maria. Dieci mesi di convivenza in una continenza totale, permettono loro di fondere insieme le loro anime in un'intensa comunione spirituale. Ma un prudente intervento del confessore ed il desiderio di dare figli al Signore, li decidono ad interrompere tale santa esperienza. Zelia scriverà alla figlia Paolina: «Quanto a me, desideravo avere molti figli, onde allevarli per il Cielo».

10 Così nel focolare dei Martin, dove “Dio sarà sempre il primo servito”, secondo la massima di S. Giovanna d’Arco fatta propria dai due coniugi, dal 1860 al nascono nove bambini. «Vivevamo solo per i nostri figli; erano tutta la nostra felicità, felicità che abbiamo trovato soltanto in essi», scriverà Zelia. La loro vita coniugale, tuttavia, non si svolge senza prove, ma tutto viene accettato con una grande fede e con la consapevolezza ogni volta di “aver allevato un figlio per il Cielo”….”perché Dio è il maestro e fa ciò che vuole”. Tre figli muoiono infatti in tenera età, fra cui i due maschi. Poi, è la morte improvvisa di Maria Elena, a 5 anni e mezzo. Preghiere, pellegrinaggi si succedono fra angosce, particolarmente nel 1873, durante la grave malattia di Teresa ed il tifo di Maria. La fiducia di Zelia trova sostegno e forza dallo spettacolo della fede di suo marito, in particolare della sua precisa osservanza del riposo domenicale: Luigi non apre mai il negozio la domenica. È la «festa del Buon Dio» che si celebra in famiglia, prima di tutto con le funzioni parrocchiali, poi, con lunghe passeggiate L’educazione delle figlie è ad un tempo allegra, tenera ed esigente e mobilita tutte le loro energie, perché per esse Luigi e Zelia desiderano il meglio…cioè che diventino sante… Ciò non impedisce a Zelia di organizzare giochi e a Luigi di condurre le bambine alle feste di Alençon, piene di cavalcate e di fuochi artificiali….Ci si diverte in questa famiglia! Appena l’età lo consente, Zelia insegna alle figlie l'offerta mattutina del cuore al Buon Dio e l'accettazione con semplicità delle difficoltà quotidiane «per far piacere a Gesù»: marchio indelebile che sarà la base del «sentierino» insegnato dalla loro figlia minore: la futura santa Teresa di Gesù Bambino. Nascite e decessi causano in Zelia gioie e sofferenze. Così leggiamo nella sua corrispondenza : “Amo i bambini alla follia, sono nata per averne…”. Dopo la nascita di Teresa, l’ultima figlia : “Ho sofferto già molto nella mia vita”. L’educazione delle figlie mobilita tutte le sue energie. La fiducia è l’anima di questa educazione. Per i suoi bambini, Zelia desidera il meglio… che diventino santi ! Ciò non le impedisce di organizzare feste, giochi… ci si diverte in questa famiglia ! Fin dal 1865, una ghiandola al seno destro che degenererà poi in tumore, fa soffrire molto Zelia. “Se il buon Dio mi vuole guarire, sarò molto contenta, poiché in definitiva, desidero vivere ; mi costa lasciare mio marito ed i miei bambini. Ma d’altra parte, mi dico : se non guarisco, forse per loro sarà più utile che me ne vada”. Il 28 agosto 1877, a mezzanotte e mezza, Zelia muore circondata dall’affetto del marito e del fratello. Lasciamo a Teresa l’ultimo ricordo : “Della mamma amavo il sorriso, il suo sguardo profondo sembrava dire : L’eternità mi rapisce e mi attira, andrò nel cielo blu a vedere Dio !”

11 22 febbraio 1860: nascita di Maria Luisa
22 febbraio 1860: nascita di Maria Luisa. Si farà carmelitana e morirà il 19 gennaio settembre 1861: nascita di Maria Paolina, futura carmelitana, che morirà il 28 luglio giugno 1863: nascita di Maria Leonia, futura visitandina, la figlia che darà più pena a Zelia e che morirà il 16 giugno ottobre 1864: nascita di Maria Elena, morta all’età di sei anni il 22 febbraio 1870, lo stesso anno della nascita della sorella Maria Melania Teresa, la futura santa Teresa di Lisieux. 20 settembre 1866: nascita di Maria Giuseppe Luigi, morto il 14 febbraio 1867, primo figlio Martin chiamato in cielo. 19 dicembre 1867: nascita di Maria Giuseppe Giovanni Battista, morto il 24 agosto 1868, secondo grave lutto. 28 aprile 1869: nascita di Maria Celina, anch’ essa carmelitana, morta il 25 febbraio 1959.

12 Molto dinamico, Luigi Martin non è il «mite sognatore» che è stato talvolta descritto. Per aiutare Zelia, sommersa dal successo della sua azienda di merletti, abbandona l'orologeria. Zelia esegue di persona l'invisibile raccordo dei pezzi che le portano le merlettaie che lavorano in casa. Tuttavia, bisogna trovare sbocchi di mercato. Luigi eccelle in questo ruolo commerciale ed aumenta considerevolmente il fatturato dell'azienda. Ma sa anche trovare il tempo di rilassarsi e di andare a pescare. Ogni mattina presto, tuttavia, escono silenziosamente di casa e i vicini che li sentono, dicono: “Sono i Martin che vanno a messa”… si portano in parrocchia per porre il giusto sigillo alla giornata: inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è per loro il più autentico atto di libertà e prendere quel Cibo è garantirsi la forza per compiere bene tutto il resto. In sostanza, danno a Dio quel che è di Dio, cioè gli consacrano tutta la loro mente, il loro cuore, le loro attività. La loro vita di fede è intessuta poi di digiuni, astinenze, confessione frequente, adorazioni notturne, attività parrocchiali, e la scrupolosa osservanza del riposo festivo, ma soprattutto di una “liturgia domestica”, di cui Luigi e Zelia furono gli affettuosi e tenerissimi celebranti, fatta di pie pratiche e anche di esami di coscienza, ma sulle ginocchia di mamma, e di catechismo, ma imparato in braccio a papà La vita profondamente cristiana dei genitori Martin si apre naturalmente alla carità verso il prossimo: le bambine vengono educate infatti a non sprecare e a fare del di più un dono agli altri, accompagnando mamma o papà di porta in porta, di povero in povero, con elemosine discrete alle famiglie bisognose. E i Martin non temono neppure di affrontare la giustizia per sostenere gli oppressi., come quando, ad esempio, compiono insieme i passi necessari all'ammissione di un indigente all'ospizio, benchè non vi abbia diritto, non essendo abbastanza anziano. Questi servizi superano i limiti della parrocchia e dimostrano un grande spirito missionario, così come le generose offerte annue per la Propagazione della Fede o la partecipazione all'edificazione di una Chiesa in Canada. “….Per questo zelo delle anime desideravano inoltre avere un figlio missionario e delle figlie religiose.”, racconta S. Teresa , “…….Mio padre, per devozione all’apostolo delle Indie, amava firmarsi Xavier ….”

13 Immagine che Teresa di Gesù Bambino compose per tenerla nel suo Breviario a ricordo dei fratellini morti prematuramente La piccola Teresa a tre anni e mezzo. Foto del Scrive la mamma: «Ha avuto paura del fotografo e non ha potuto fare il suo sorriso abituale. Teresa con papà Luigi

14 Ma l’intensa felicità domestica dei Martin non à destinata a durare a lungo. Fin dal 1865 Zelia nota la presenza di un tumore al seno, apparso dopo una caduta contro lo spigolo di un mobile. Suo fratello, farmacista, e suo marito non vi danno molta importanza. Verso la fine del 1876, il male si risveglia e la diagnosi è :«tumore fibroso inoperabile» perchè ad uno stadio troppo avanzato. Coraggiosamente, Zelia fa fronte fino alla fine. Conscia del vuoto che lascerà la sua scomparsa, chiede alla Signora Guérin, sua cognata, di aiutare suo marito nell'educazione delle figlie più piccole, dopo la sua morte, che avviene il 28 agosto 1877. Lasciamo a Teresa l’ultimo ricordo : “Della mamma amavo il sorriso, il suo sguardo profondo sembrava dire: L’eternità mi rapisce e mi attira, andrò nel cielo blu a vedere Dio !” Per Luigi, che ha 54 anni, è un crollo, una ferita profonda che si rimarginerà soltanto in Cielo. Ma accetta tutto, con spirito di fede esemplare e nel totale abbandono, come sempre afferma, “… alla volontà di Dio” e,nella assoluta convinzione che la sua «santa moglie» è in Paradiso, completerà il compito iniziato nell'armonia di un amore senza incrinature: l'educazione delle cinque figlie. Per questo, scrive Teresa, «il cuore tanto tenero di papà aveva aggiunto all'amore che già possedeva un amore veramente materno». La Signora Guérin si offre di aiutare la famiglia Martin ed invita suo cognato a trasferirsi a Lisieux. La farmacia di suo marito sarà per tutti loro una seconda casa, e l'intimità che unisce le due famiglie si amplificherà ancora di più, nelle stesse tradizioni di semplicità, di lavoro e di dirittura morale. Malgrado i ricordi e le amicizie fedeli che potrebbero trattenerlo ad Alençon, Luigi si risolve al sacrificio e si trasferisce a Lisieux. La vita ai «Buissonnets», la nuova casa di Lisieux, è più austera e ritirata che ad Alençon. La famiglia ha poche relazioni e coltiva il ricordo di colei che Luigi designa sempre alle figlie come «la vostra santa mamma». Intanto le più giovani vengono affidate alle Benedettine di Nostra Signora «du Pré». Ma Luigi sa riservare loro anche distrazioni: spettacoli teatrali, viaggi a Trouville, soggiorno a Parigi, ricercando attraverso tutte le realtà della vita, la gloria di Dio e la santificazione delle anime.

15 La sua santità personale si rivelerà soprattutto nell'offerta di tutte le figlie, poi di se stesso.
Zelia prevedeva già la vocazione delle due maggiori: Paolina entra infatti nel Convento delle Carmelitane di Lisieux nell'ottobre del 1882, e Maria nell'ottobre del 1886. Léonie, la figlia che tanto l’aveva preoccupata per il carattere così difficile (ma per la quale, ora, è in corso la causa di beatificazione…), dopo una serie di prove infruttuose e per lei molto dolorose, prima presso le Clarisse, poi alla Visitazione, finalmente, a 35 anni, riuscirà a vestire l’abito monacale delle Visitandine. Teresa, la beniamina, la «Reginella», supererà tutti gli ostacoli per entrare nel Convento delle Carmelitane a soli 15 anni, nell'aprile del 1888. Due mesi dopo, Celina svela a suo padre che si sente anche lei chiamata alla vita religiosa. Davanti a questo nuovo sacrificio, la reazione di Luigi Martin è sublime: «Vieni, andiamo insieme davanti al Santissimo, a ringraziare il Signore che mi fa l'onore di prendermi tutte le mie figliole». Nel maggio del 1888, Luigi visita la chiesa in cui era stato celebrato il suo matrimonio. In seguito, racconta alle figlie: «Figlie mie, torno da Alençon, dove ho ricevuto, nella chiesa di Nostra Signora, grazie talmente grandi, consolazioni tali che ho pronunciato questa preghiera: Dio mio, è troppo! sì, sono troppo felice, non è possibile andare in Cielo in questo modo, voglio soffrire qualunque cosa per te! Ed ho offerto me stesso...» Dio non tarda ad esaudire il suo servo. Il 23 giugno 1888, afflitto da accessi di arteriosclerosi che lo colpiscono nelle sue facoltà mentali, sparisce dal proprio domicilio. Dopo molte angosce, lo si ritrova a Le Havre il 27. È l'inizio di una lenta ed inesorabile decadenza fisica. Poco dopo la vestizione di Teresa, in cui si mostra «tanto bello, tanto dignitoso», è vittima di una crisi di delirio che obbliga al suo internamento all'ospedale del Buon Salvatore di Caen: situazione umiliante che accetta con una fede straordinaria: «Tutto per la maggior gloria di Dio», o ancora: «Non avevo mai subito umiliazioni in vita mia, mi ce ne voleva una». Quando le gambe sono colpite da paralisi, lo si riporta a Lisieux. «Arrivederci in Cielo!» può solo dire alle figlie, in occasione della sua ultima visita al Convento delle Carmelitane. Si spegne dolcemente a seguito di una crisi cardiaca, il 29 luglio 1894, assistito da Celina che ha differito la sua entrata nel Convento delle Carmelitane per prendersi cura di lui.

16 La sera del 27 agosto 1877 Zelia, ormai senza forze, scambiò un lungo sguardo con la cognata, moglie del fratello Isidoro, affidandole tacitamente la propria famiglia. A mezzanotte e trenta, all'alba del 28 agosto, Zelia lascerà questo mondo per la vera Patria, che aveva tante volte invocata. Foto scattata nel 1892, in rue Labbey. Da sinistra a destra: Maria Guérin, Leonia, Celina (tra due domestici), papà Martin in carrozzina, lo zio Isidoro Guérin, sua moglie ed un'amica e Tom il cane di Teresa di Gesù Bambino. Celina restò ancora accanto al padre e fu proprio lei ad assisterlo con la preghiera negli ultimi istanti, il 29 luglio Sul letto di morte la sua bella figura serena faceva pensare a san Giuseppe.

17 Proposta di riflessione
Qualche considerazione………. La vita di Luigi e Zelia non fu segnata da particolari esperienze mistiche o da fatti straordinari, ma dalla ferma convinzione che Dio si occupa di noi, anche nei fatti più piccoli della vita quotidiana. Ecco cosa scrive Zelia alla figlia Paolina a proposito di un amico che diceva “Dio non si occupa di noi”: “lo vedrà se il buon Dio non se ne occupa, e credo che sarà ben presto, Mi addolora che amici così buoni abbiano simili sentimenti. Lo so bene io che il buon Dio si occupa di me: me ne sono già accorta molte volte in vita mia ed ho molti ricordi a questo riguardo che non si cancelleranno mai dalla mia memoria….”. Con la loro vita ci hanno detto semplicemente che la santità ha a che fare con la moglie, con il marito, con i figli, con i propri genitori e con i suoceri (che Luigi e Zelia avevano accolto e curato nella loro casa fino alla morte), con il lavoro e con la sessualità. Essi non sono diventati santi “malgrado” il matrimonio, ma proprio “attraverso” il matrimonio e non sono stati dichiarati santi per aver messo al mondo una santa, ma per aspirato alla santità come coppia. Era un desiderio reciproco, frutto di un impegno comune. Vi era in entrambi la volontà di ricercare, nello stato di vita che avevano abbracciato, la volontà di Dio e di obbedire al suo comando: “Siate essere santi perché io sono santo”. Per questo sono stati l’humus, la terra, dove è nata e vissuta per 15 anni Teresa, prima di essere “la più grande santa dei tempi moderni. Luigi e Zelia sono dunque i portatori di una verità semplice, anzi semplicissima: la santità cristiana non è un mestiere per pochi. Anzi, è la vocazione normale di tutti, di ogni battezzato.

18 Cosa della vita della coppia Martin può dunque affascinare e meravigliare ancor oggi?

19 Affascina il coraggio di Luigi e Zelia fidanzati senza timore del valore racchiuso in parole come purezza castità o verginità. E di Luigi e Zelia sposi, che hanno vissuto con completa accettazione le promesse matrimoniali di fedeltà e di indissolubilità sia nella felicità che nella prova, e sono stati veri ministri della vita, ricercando la fecondità come servizio,nel volere, di comune accordo, numerosi figli da offrire al Signore. “Con la loro vita hanno saputo portare a tutti la bella notizia dell’amore “in Cristo”, si legge nell’omelia per la loro beatificazione, “amore che non si stanca di ricominciare ogni mattina, capace di fiducia, di sacrificio; amore di un uomo e di una donna che sanno ridirsi ogni giorno, fino all’ultimo giorno”, perché, come essi stessi dicevano:“…L’amore non è un lavoro da fare in fretta”. Qual è il messaggio che Luigi e Zelia ci lanciano? Forse, il fatto che, prima di guardarsi reciprocamente negli occhi, occorre tenere, come facevano loro, lo sguardo fisso in Colui che è fedele e Padre di ogni di ogni fedeltà…

20 Affascina il coraggio di questa famiglia di vivere la relazione con il profitto, con i poveri e con i dipendenti, sicuramente in controtendenza rispetto all’etica borghese del loro ambiente e dell’epoca. Infatti, insieme alle cinque figlie, Luigi e Zelia impiegarono buona parte del loro tempo e del loro denaro per aiutare chi era nel bisogno e la loro villetta a due piani non fu un’isola felice in mezzo alla grande miseria che attanagliava la cittadina industriale di Alençon, ma uno spazio di apertura e di accoglienza per chiunque bussasse. Ecco cosa racconta la figlia Céline “Se in casa nostra regnava l’economia, quando si trattava di soccorrere i poveri vi era la prodigalità”. E a proposito del papà aggiunge: “Si preoccupava di trovar loro lavoro secondo la loro condizione”, mentre della mamma evidenzia l’atteggiamento amorevole verso le operaie del suo laboratorio, l’attenzione che riservava a quelle malate,andando a visitarle la domenica pomeriggio, o la sua sensibilità a non rimandare la paga neppure il giorno in cui perse un bambino. In questi nostri tempi di profonda crisi economica, i Martin lanciano dunque un messaggio molto attuale, ricordandoci che la vita degli imprenditori può essere attraversata da un etica che rimette al centro il valore della persona umana, mai negoziabile e non subalterno al profitto. Affascina ed incoraggia poi la loro luminosa testimonianza apostolica e missionaria che ricorda idealmente quella di Priscilla ed Aquila: come gli amici di S. Paolo, anche i coniugi Martin, infatti, nella concreta consapevolezza della loro condizione di laici, si sono impegnati nell’apostolato dell’evangelizzazione vivendolo in modo serio e convinto per tutto l’arco della loro esistenza, dentro e fuori le mura domestiche. Essi ci lanciano dunque il messaggio che “la futura evangelizzazione dipende, in gran parte, dalla piccola chiesa domestica e ha il sapore delle tenerezza”, perché “...nel volto dell’uomo e della donna che si amano traspare l’immagine più bella di Dio…lo slancio innamorato di Cristo sposo verso la sua sposa, la Chiesa, l’umanità intera” (Giovanni Paolo II, in “Familiaris consortio” n. 52)

21 Affascina anche il loro modo di vivere il ruolo ed il rischio educativo: grandi lavoratori, non delegarono mai la formazione dei figli ad altri, ma furono in grado di conciliare le esigenze delle loro due attività commerciali con quelle della famiglia e i figli furono per essi, quotidianamente e totalmente, l’attenzione educativa prioritaria. Il perché lo si capisce da una lettera di Zélie: "Quando abbiamo avuto i nostri figlioli, le nostre idee sono un po’ cambiate; non vivevamo più che per loro, questa era la nostra felicità, e non l’abbiamo mai trovata se non in loro. Insomma, tutto ci riusciva facilissimo, il mondo non ci era più di peso” . E non deve trarci in inganno quel “tutto ci riusciva facilissimo…”, perché i figli furono per essi il luogo della felicità, ma anche del dolore, sempre riconosciuti tuttavia nella loro ultima appartenenza a Dio. Essi non mancarono mai di ritenere fissa un’unica preoccupazione: la santità dei loro figli e la santità della loro famiglia: “..non saremo felici che quando tutti, noi e i nostri figli, saremo riuniti lassù". Oggi, quando non è più scontato che la famiglia educhi cristianamente con la sua vita, i coniugi Martin ci lanciano il messaggio che l’essenziale che deve caratterizzare l’azione educativa è la presenza e la relazione con i figli, rispettando e insieme saggiamente guidando la loro scelta nella vocazione che Dio darà loro.

22 Affascina e stupisce poi il loro modo di vivere la fedeltà alla Grazia: nella vita di ogni giorno della famiglia Martin “tutto è Grazia” perché ogni avvenimento ha a che fare con l’azione di Dio che sempre e in tutto accompagna la loro esistenza. La Grazia è l’esperienza di Dio che aderisce alla loro vita, in seguito alla quale nessuno resta quello che era prima, perché viene immesso in un clima di stupore, in una relazione nella quale si sente prima amato, poi sollecitato a rispondere con fiducia e abbandono; ma è anche la loro generosa risposta con la partecipazione quotidiana alla S. Messa, con la fedeltà alla preghiera, con la dedizione al lavoro e ai doveri familiari, elementi questi che rappresentano la struttura portante della loro spiritualità sponsale. “Non avere paura, il buon Dio è con noi”: questa è la “traccia” dell’esperienza mistica di Zelia, che visse le gioie e le sofferenze della sua vita familiare “abbandonata” a Dio. Quanto alla vita di Luigi, è stata la figlia, S. Teresa, a suggerirne le coordinate teologali, descrivendolo come “il servitore fedele che ha estasiato il cielo per la sua fedeltà…che è stata perfetta”. Quest’uomo buono ha estasiato il cielo, ma ha anche colmato di stupore il cuore della sua sposa, dei suoi figli, delle persone che lo hanno frequentato. Non fu un uomo “debole”, come lo giudicarono alcuni, perché non si oppose alla vocazione religiosa delle sue cinque figlie, ma un uomo “vinto dalla Grazia”, come Paolo di Tarso, come Agostino, perché aveva compreso l’infinito che abita ogni persona, arrivando così a mostrare l’infinita tenerezza del Padre. La piccola Teresa scrive che capiva le spiegazioni del Vangelo in Chiesa guardando il volto del papà, la sua attenzione, la sua devozione, la sua commozione anche… Se i bambini di oggi potessero capire il Vangelo guardando i loro genitori… A noi post-moderni, abituati a parlare male della famiglia, ad annotarne le lacerazioni e le assenze, i limiti e i problemi, i coniugi Martin lanciano il messaggio di individuare gli spazi della grazia che abita in ogni esperienza familiare, proprio perché essa rappresenta una stupenda risorsa per l'umanità, portando in sé la “grammatica fondamentale dell’umana convivenza…il DNA dell’amore e della vita” (Giovanni Paolo II)

23 Affascina e conforta infine la “normalità” della loro vita: Luigi e Zelia, al di là delle apparenze “borghesi”, si contraddistinsero infatti per aver avuto una vita “normale”, nel senso, che essa non risparmiò loro nulla, a cominciare dai figli, tutti accolti come un grande dono di Dio, ma poi tutti a Lui ridonati. La mamma, con il cuore straziato, offrì i quattro figli morti in tenera età: “..insieme l’abbiamo offerta al Signore”, conclude raccontando la dolorosissima esperienza della morte della piccola Maria Elena; capace però, insieme al marito, di riconoscere, sebbene lacerati dal dolore, che si stava consumando in quell’ evento di morte, un mistero, quello della vita data da Dio e riconsegnata nelle sue mani piene di tenerezza. Il papà offrì invece le cinque figlie, quando entrarono tutte, uno dopo l’altra, in monastero. In particolare, l’ultima, Teresa, che chiese addirittura al Papa Leone XIII una dispensa per entrare al Carmelo a 15 anni. Si può dunque dire che per i figli i coniugi Martin hanno sofferto non solo le doglie del parto fisico, ma anche le doglie di generare in loro la fede “finché non sia formato Cristo in loro (Gal 4, 19)” Oggi più che mai i coniugi Martin ci lanciano dunque anche il messaggio di saperci riconciliare con il mistero della vita e della morte, recuperando la testimonianza della serietà attraverso cui accogliere la vita e la fede, la morte e la speranza, sapendo come loro vedere “oltre la notte”!

24 Teresa, morta nel 1897 e proclamata santa nel 1925, non ebbe mai la coscienza di essere una santa , ma disse sempre di essere “figlia di santi”. Lei, cui la Chiesa riconosce il merito di aver indicato la “piccola via” per raggiungere la santità, confessava candidamente di aver imparato la spiritualità del suo “sentierino” sulle ginocchia di mamma e che “ pensando al papà pensava naturalmente al buon Dio”, mentre alle consorelle confidava “Non avevo che da guardare mio papà per sapere come pregano i santi”.

25 Il loro segreto dunque. Un’ordinarietà straordinaria
Il loro segreto dunque? Un’ordinarietà straordinaria. Questo è l’aspetto centrale, di portata ecclesiale, offerto all’imitazione delle famiglie di oggi. Ponendosi innanzi alla famiglia Martin, si potrà ricevere indirizzo, alimento e forza, per evitare il laicismo e la secolarizzazione moderna, per trionfare di tante bassezze, per vedere il dono dell’amore coniugale e il conseguente dono della paternità e della maternità nella luce di un incommensurabile dono di Dio.

26 Domande o…provocazioni?
Non è fuori dal tempo una famiglia del genere? In che cosa invece sono attuali i coniugi Martin? Come possono aiutare le nostre famiglie ad affrontare le sfide di oggi? Quale messaggio lancia questa famiglia alla Chiesa e alla società?

27 PREGHIERA DI INTERCESSIONE
Dio nostro Padre, ti ringraziamo di averci donato i Beati Coniugi Luigi e Zelia Martin, che, nell'unità e fedeltà del matrimonio, ci hanno offerto la testimonianza di una vita cristiana esemplare,compiendo i loro doveri quotidiani secondo lo spirito del Vangelo. Allevando una numerosa famiglia, attraverso le prove, i lutti e le sofferenze, hanno manifestato la loro fiducia in te ed aderito generosamente alla tua volontà. Signore, facci conoscere i tuoi disegni a loro riguardo,e accordaci la grazia che ti chiediamo (…………………………………………………….) nella speranza che il padre e la madre di santa Teresa di Gesù Bambino possano un giorno essere proposti dalla Chiesa come modello alle famiglie del nostro tempo. Amen!


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