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A cura di: Gabriele Traverso psicologo - psicoterapeuta

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Presentazione sul tema: "A cura di: Gabriele Traverso psicologo - psicoterapeuta"— Transcript della presentazione:

1 A cura di: Gabriele Traverso psicologo - psicoterapeuta formatore e supervisore Telefono Rosa di Torino Metodi e tecniche dell’ascolto per operatrici ed operatori dei centri di accoglienza Telefono Rosa di Torino Via Assietta 13/a Torino telefono fax e.mai - -

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5 Disturbo post traumatico da stress “rape trauma syndrome”
LO STRESS SI PRESENTA ATTRAVERSO: fase di allarme (con iperattivazione ipofisaria e corticosurrenale) fase di resistenza (con permanenza di attivazione) fase di esaurimento (con esaurimento funzionale corticosurrenale)

6 Disturbo post traumatico da stress “rape trauma syndrome”
RISPOSTE PSICOPATOLOGICHE DA STRESS: reazione da iperstress reazione da stress acuto e/o cronico in condizione di blocco dell’azione reazione da stress cronico iperprotratto

7 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (definizione ICD 10)
Questo disturbo non dovrebbe essere diagnosticato se non c’è evidenza dell’esordio entro 6 mesi da un evento traumatico di natura eccezionalmente disastrosa. Una diagnosi “probabile” può essere posta nel caso in cui il tempo trascorso tra l’evento e l’esordio è superiore ai 6 mesi, soltanto se le manifestazioni cliniche sono tipiche e non identificazioni secondarie (per es., quelle di un disturbo d’ansia, depressivo od ossessivo-compulsivo). Oltre all’evidenza del trauma, devono essere presenti ricordi intrusivi e ripetitivi dell’evento nella memoria, in sogni ad occhi aperti, o in quelli durante il sonno. Sono spesso presenti, ma non essenziali per la diagnosi, un cospicuo distacco emotivo, l’ottudimento dei sentimenti e l’evitamento degli stimoli che possono rievocare il trauma. I disturbi vegetativi, quelli dell’umore e alterazioni comportamentali contribuiscono alla diagnosi, ma non solo di primaria importanza.

8 Conseguenze della violenza (sessuale)
ansia risposte egodistoniche paura panico vergogna disorientamento rabbia e desiderio di vendetta disperazione angoscia (Green, 1989) avversione per il proprio sesso immagine di sé negativa insicurezza autorimproveri atteggiamento sottomesso (Kirsch, 1974)

9 DISTURBI PSICOLOGICI ansia fobie sessuali bulimia, anoressia, obesità
DAP (disturbo alimentare psicogeno) squilibrio percettivo dei propri stati fisiologici depressione

10 DISTURBI PSICOLOGICI disturbi del sonno disagi relazionali e sociali
sintomi dissociativi episodi autodistruttivi disturbi da personalità multipla distorsioni cognitive pensieri automatici e intrusivi

11 TIPI DI STUPRO incesto con stupro
stranger rape (da persona sconosciuta) date rap (in occasione di appuntamenti) marital rape (stupro coniugale) stupro di gruppo

12 The Modulation Model: The Bi-Phasic Response to Trauma

13 VITTIMOLOGIA Von Hentig (1948) concetto di vittima-criminale
concetto di vittima latente concetto di rapporto vittima-aggressore

14 VITTIMOLOGIA Mendelsohn (1965) vittima del tutto innocente
vittima con colpa lieve o per ignoranza vittima colpevole o volontaria vittima maggiormente colpevole del delinquente vittima con altissimo grado di colpa o vittima unica colpevole

15 VITTIMOLOGIA Sparks (1982) la precipitazione la facilitazione
la vulnerabilità la opportunità la attrattività

16 MODALITA’ DI VITTIMIZZAZIONE
ABUSO FISICO ABUSO SESSUALE ABUSO VERBALE ABUSO EMOTIVO O PSICOLOGICO ABUSO SPIRITUALE ABUSO ECONOMICO ABUSO SOCIALE

17 LA VIOLENZA intervento di crisi
Obiettivo: abbassare l’attivazione emotiva legata alla violenza e raggiungere livelli emozionali più organizzati per considerare in modo più funzionale gli eventi VISITA MEDICA INFORMAZIONE SULLE CONSEGUENZE DELL’AGGRESSIONE reazioni emotive e cognitive acute effetti post-traumatici opportunità terapeutiche

18 LA VIOLENZA intervento di crisi
la presenza accanto alla donna di una persona significativa per: vicinanza affettiva gestione degli aspetti di shock (mutismo,…) sostegno negli interventi terapeutici immediati supporto al sonno sostegno al risveglio raccolta di eventuali racconti o confidenze spontanee

19 LA VIOLENZA terapia di crisi
Strategie cognitive tendenti a risolvere reazioni conseguenti all’abuso, tra le quali: paura (per il pericolo) negazione (minimizzazione) rabbia (non solo verso l’assalitore) senso di colpa (per aver ceduto) senso di colpa (per la possibile eccitazione provata, …)

20 LA VIOLENZA terapia di crisi
CONSAPEVOLEZZA RISTRUTTURAZIONE RIDIMENSIONAMENTO CAPACITA’ DI RICOSTRUZIONE

21 LA VIOLENZA terapia di crisi
RABBIA possibilità di esprimerla rievocare quella provata durante lo stupro attribuirle una forma verbale distinguere la rabbia verso l’assalitore dalla rabbia in generale TECNICHE CORPOREE TECNICHE VERBALI TECNICHE DI CONSAPEVOLEZZA PSICOFISIOLOGICA

22 LA VIOLENZA terapia di crisi
SENSO DI COLPA la spiegazione delle reazioni sessuali meccaniche ricostruzione della fiducia ricostruzione dei potenziali di libertà ricostruzione dei potenziali di identità

23 LA VIOLENZA terapia di crisi
TECNICHE CORPOREE TECNICHE VERBALI TECNICHE PSICOFISIOLOGICHE

24 LA VIOLENZA EXTRAFAMILIARE consulenza al partner e alla famiglia
Ritmi di elaborazione del partner Possibilità di parlare e spiegare al partner Ristrutturazione dei processi di attribuzione e di interpretazione dei fatti accaduti Ristrutturazione dell’ambito affettivo Ristrutturazione dell’ambito sessuale

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26 INDICATORI DI SCREENING PER L’ABUSO INFANTILE

27 DODICI EFFICACI TECNICHE DI ASCOLTO
eliminate quante più distrazioni esterne potete eliminate quante più distrazioni interne potete preparatevi per gli incontri così da poter ascoltare gli altri in modo attivo se cominciate a fantasticare, prendete delle note

28 DODICI EFFICACI TECNICHE DI ASCOLTO
Non reagite solo alle implicazioni dell’interlocutore ma alla comunicazione nella sua globalità individuate le parole che scatenano in voi un senso di rabbia o una qualunque reazioni, comprendetene i motivi e controllate le vostre reazioni

29 DODICI EFFICACI TECNICHE DI ASCOLTO
rispondete senza esprimere giudizi non preparate le risposte mentre il vostro interlocutore sta ancora parlando non iniziate un processo di comunicazione con dei preconcetti rendetevi conto in anticipo quali sono le vostre posizioni in merito a parole o idee che potrebbero essere espresse

30 DODICI EFFICACI TECNICHE DI ASCOLTO
se vi rendete conto che non state ascoltando come si deve, reagire cominciando dal cambiamento della posizione corporea non affidatevi ad altri per interpretare ciò che avete ascoltato

31 Ascolto ATTIVO Ascolto PASSIVO Ascolto SELETTIVO Ascolto RIFLESSIVO
TIPI DI ASCOLTO Ascolto ATTIVO Ascolto PASSIVO Ascolto SELETTIVO Ascolto RIFLESSIVO

32 FILTRI ALL’ASCOLTO Le vostre aspettative Le vostre relazioni personali Le vostre esperienze passate I vostri valori Le vostre convinzioni

33 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (definizione DSM IV)
A - la persona è stata esposta ad un evento traumatico in cui erano presenti entrambe le caratteristiche seguenti: 1. La persona ha vissuto, ha assistito o si è confrontata con uno o più eventi che hanno comportato la morte o una minaccia per la vita, oppure una grave lesione, o una minaccia all’integrità fisica propria o altrui 2. La risposta della persona comprendeva intensa paura, sentimenti di impotenza o di orrore (nei bambini questo può essere espresso con comportamento disorganizzato o agitato)

34 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (definizione DSM IV)
B: l’evento traumatico viene persistente- mente rivissuto in uno o più dei modi seguenti: 1. Ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento, che comprendono immagini, pensieri o percezioni 2. Ricorrenti sogni spiacevoli dell’evento 3. Agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando (ciò comprende un senso di rivivere l’esperienza, illusioni, allucinazioni ed episodi dissociativi di flashback, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di intossicazione

35 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (definizione DSM IV)
4. Intenso disagio psicologico all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a un aspetto dell’evento traumatico 5. Reattività fisiologica all’esposizione a fattori scatenanti interni o sterni che simbolizzano o assomigliano a un aspetto dell’evento traumatico

36 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (definizione DSM IV)
C. Evitamento persistente degli stimoli associati al trauma e attenuazione della reattività generale (non presente prima del trauma) come indicato da tre (o più) dei seguenti: 1. Sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associati al trauma 2. Sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma 3. Incapacità di ricordare un importante aspetto del trauma

37 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (definizione DSM IV)
4. Riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività significative 5. Sensazione di distacco o estraniamento dagli altri 6. Affettività ridotta (ad esempio, incapacità di provare sentimenti di amore) 7. Senso di diminuzione delle prospettive future (aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio, dei figli, ecc.)

38 DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (definizione DSM IV)
D. Sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del trauma) come indicato da due o più delle seguenti manifestazioni: 1. Difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno 2. Irritabilità o scoppi di collera 3. Difficoltà di concentrazione 4. Ipervigilanza 5. Esagerate risposte di allarme

39 IL BACKGROUND TEORICO Le principali teorie della personalità
Psicoanalitica (Freud) Umanistiche (Rogers e Maslow) Comportamentiste (Watson e Skinner) Cognitiva (Kelly) Cognitivo-sociale (Bandura) Teorie dei tratti (Eysenck, Allport e Cattell)

40 Aree classiche del colloquio
Problema portato e suo vissuto Grado di compromissione nella vita attuale Possibili soluzioni prospettate Immagine di Sé del paziente, rapporto con se stesso e altri Percezione delle persone importanti nella sua vita Vita attuale negli aspetti quotidiani - vita affettiva e sociale, lavoro, tempo libero e hobby Aspetti del mondo interiore - fantasie, desideri, paure

41 Scheda del colloquio diagnostico di Nancy McWilliams (1999)
Dati anamnestici Problemi attuali e loro insorgenza Storia personale Analisi dello stato fisico e mentale del soggetto Argomenti conclusivi Deduzioni del clinico

42 L’Adult Attachment Interview
parte da un lavoro di George, Kaplan & Main (1984) e ha come riferimento la teoria dell’attaccamento è lo strumento più utilizzato in ambito clinico per la valutazione dell’attaccamento nell’adulto è uno strumento clinico complesso che richiede la capacità da parte dello psicologo di condurre correttamente un colloquio si basa sull’idea che le prime relazioni avute dal soggetto abbiano un’influenza fondamentale nella vita e costituiscano il “prototipo mentale” per le relazioni future è un’intervista che si rivolge ad aree specifiche della vita del soggetto toccando temi emotivamente importanti. “sorprende l’inconscio” del paziente portandolo a riflettere su esperienze alle quali la persona ha difficilmente pensato in passato

43 CONDIZIONI NECESSARIE PER INSTAURARE UNA RELAZIONE DI AIUTO
Empatia Atteggiamento positivo Rispetto Accoglienza Concretezza Immediatezza Confronto Genuinità e congruenza

44 LINEE GUIDA PER LA CONSULENZA
Ascoltare il messaggio di base dell’utente Rispondere alla componente fondamentale delle dichiarazioni dell’utente Riflettere i sentimenti dell’utente con intensità corrispondente Riflettere i sentimenti impliciti ed espliciti dell’utente, aiutandolo a distinguere fatti, pensieri ed emozioni Rispondere al comportamento non verbale dell’utente Quando l’utente cambia argomento, rispondere al tema cognitivo o emotivo primario tramite conduzione verbale Consentire sempre all’utente di modificare o respingere le percezioni del consulente

45 LINEE GUIDA PER LA CONSULENZA
Usare le proprie emozioni per la verifica, il confronto e la conduzione Porre domande aperte che aiutino a chiarire dei concetti o che favoriscano l’espressione dei sentimenti Se l’utente non lascia spazio per poter rispondere e il consulente si sente confuso, esplicitarlo e cercare di riportare il focus sui temi centrali. Il consulente non deve sentirsi obbligato a rispondere a ogni singola dichiarazione dell’utente

46 L’INTERVENTO IN SITUAZIONI DI EMERGENZA
1. Il contenuto della situazione descritta (violenza, percosse, maltrattamenti, trascuratezza, fuga da casa, atti autolesivi, tentativi di suicidio, emergenza sanitaria, emergenza psichiatrica) 2. La posizione del chiamante (vittima, testimone, ecc.) 3. I tempi (pericolo immediato, minaccia di acting-out, incolumità psicofisica della vittima, ecc.)

47 1. DISEQUILIBRIO 2. DISORIENTAMENTO 3. DISSOLUZIONE
SECONDO OKUN (2002) I TERMINI PIU’ COMUNEMENTE USATI PER DESCRIVERE GLI EFFETTI DI UNO STATO DI CRISI SONO: 1. DISEQUILIBRIO 2. DISORIENTAMENTO 3. DISSOLUZIONE

48 Secondo Lindemann e Caplan gli individui in stato di crisi scelgono delle strategie di coping adattive o maladattive. Le fasi della reazione di crisi sono: 1. Il soggetto sperimenta l’inizio della tensione e cerca di avvalersi delle abituali strategie di problem solving per ristabilire un equilibrio emotivo 2. Si verifica un aumento della tensione a causa del fallimento delle strategie solutorie abituali cui seguono tentativi per prove ed errori al fine di risolvere il problema 3. La tensione aumenta ulteriormente e ciò richiede ulteriori risorse di aiuto e nuove strategie di problem solving; se la persona supera con successo questa fase, è in grado di ridefinire il problema e risolverlo 4. Se il problema non è stato risolto, si può determinare un aumento della disorganizzazione e un crollo emotivo

49 GLI ELEMENTI DELL’INTERVENTO SONO:
1. Concentrarsi su obiettivi specifici, a breve termine e realmente raggiungibili 2. Individuare e valutare accuratamente la fonte dello stress 3. Individuare e sfruttare il network delle attuali relazioni dell’utente per fornire supporto, determinare e implementare strategie di coping efficaci mettendo in atto nel contempo delle strategie di deresponsabilizzazione 4. L’intervento in situazioni di crisi può esitare in una attivazione dei servizi territoriali 5. L’intervento deve comunque aiutare l’utente a sviluppare meccanismi di problem solving adattivi così che possa tornare perlomeno ai livelli di funzionamento precedenti la crisi


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