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Dinamiche della litosfera

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Presentazione sul tema: "Dinamiche della litosfera"— Transcript della presentazione:

1 Dinamiche della litosfera
Deriva dei continenti Espansione dei fondali oceanici Teorie isostatiche Tettonica delle zolle

2 Nella seconda metà dell’Ottocento, con l’affermarsi delle teorie isostatiche, cominciò a farsi strada l’idea che le grandi masse continentali possono muoversi. Tre sono i principi importanti introdotti dalle teorie isostatiche: la crosta non ha spessore e caratteristiche uniformi.Ci sono blocchi crostali a composizione prevalentemente granitica e blocchi più sottili a composizione basaltica. esiste uno strato profondo plastico sul quale i blocchi crostali "galleggiano"; i blocchi sono soggetti a movimenti verticali tendenti a ristabilire l’equilibrio delle masse, quando l’erosione o la deposizione tendono a turbare una condizione di equilibrio. Quindi quelli di spessore maggiore emergono di più rispetto alla superficie del fluido, quelli più sottili ne emergono di meno, così come le placche di crosta più spesse danno luogo a rilievi continentali e quelle più sottili ai fondi oceanici.

3 Un esempio molto interessante è quello che coinvolge la penisola Scandinava e la Groenlandia: queste zone sono state più volte coperte, durante le ere glaciali, da vaste calotte di ghiacci con spessore che raggiungevano i 2-3 Km che hanno apportato un peso aggiuntivo e quindi hanno costretto "il prisma" Scandinavo e Groenlandese ad affondare maggiormente nel mantello poiché il suo peso è aumentato (addirittura la superficie topografica della parte centrale della Groenlandia è tanto depressa da trovarsi a quote più basse del livello del mare; si suppone che l'equilibrio si sia raggionto quando l'abbassamento è dell'ordine di 1/3 dello spessore della massa di ghiaccio). Ma cosa succede quando, entrando in un era interglaciale, i ghiacci iniziano a scogliersi ed a ritirarsi? Naturalmente il "prisma" non sarà più in equilibrio e quindi tenderà a ricercarlo sollevandosi. È appunto quello che sta succedendo, in particolare per la Scandinavia, infatti questa si sta alzando con una velocità variabile tra 2 e 9 millimetri all'anno e questo innalzamento è documentato dalla presenza di spiagge marine a varie quote (vedi la morfologia costiera). Questo innalzamento è tuttora in atto anche se la calotta dei ghiacci si è ritirata da vari millenni e questo è dovuto all'alta viscosità del mantello che ha un comportamento plastico ma durante intervalli di tempo molto lunghi Home

4 Deriva dei continenti Mesozoico Cenozoico Situazione attuale
L'idea della deriva dei continenti venne ripresa da Alfred Lothar Wegener nel 1910, esaminando la carta geografica dei due emisferi, notando la concordanza delle coste atlantiche. Secondo la sua ipotesi nel Paleozoico e per quasi tutto il Triassico le terre emerse furono raggruppate in un unico, enorme continente che lo stesso Wegener denominò Pangea. Le acque costituivano un solo sterminato oceano denominato Panthalassa. Circa 200 milioni di anni fa la Pangea avrebbe cominciato a frammentarsi lentamente, dapprima in due parti: una a nord dell'equatore chiamata Laurasia che comprendeva il Nordamerica e l'Eurasia attuali e l'altra a sud, chiamata Gondwana, circondati entrambi dall'oceano denominato Thetys. I due supercontinenti si ruppero in parti più piccole, che andarono alla deriva sulla costa oceanica fluida. La Laurasia andò alla deriva verso il Nord, mentre il blocco America del Sud-Africa si staccò dal blocco Australia-Antartide. Durante il Cretaceo il Sud America e l'Africa si erano già allontanati, mentre solo nel Neozoico, Europa ed America Settentrionale si separarono definitivamente come avvenne per il Sud America e l'Antartide Mesozoico Cenozoico Situazione attuale Animazione

5 Mesozoico Il processo di frammentazione di Pangea – il supercontinente in cui un tempo erano riunite tutte le terre emerse – ha inizio circa 200 milioni di anni fa, nell'era Mesozoica. La prima frattura si forma tra l'attuale Nord America e l'Africa, che si allontanano progressivamente l'una dall'altra, facendo spazio al bacino dell'oceano Atlantico settentrionale; nel frattempo, le tre masse continentali corrispondenti agli attuali Sud America, Africa e India si staccano dall'Antartide.

6 Inizio del Cenozoico All'inizio del Cenozoico, la distribuzione delle terre emerse comincia ad assumere un aspetto simile a quello attuale. Il Sud America continua la sua lenta migrazione verso ovest, che amplia il bacino dell'Atlantico meridionale; l'India procede nel suo cammino verso nord, che la porterà a saldarsi al continente euroasiatico, innescando l'orogenesi alpino-himalayana; l'Australia tende a staccarsi dall'Antartide e il Nord America dal blocco euroasiatico.

7 SITUAZIONE ATTUALE L'attuale configurazione delle terre emerse risale approssimativamente alla fine del Cenozoico: Nord America e Sud America, dopo essersi temporaneamente allontanate l'una dall'altra, si sono definitivamente saldate a formare un unico continente, che tende ad allontanarsi da Eurasia e Africa; il movimento dell'Africa rispetto all'Eurasia ha prodotto il bacino del Mediterraneo, di cui la parte orientale è quanto resta dell'antico oceano Tetide; da circa 20 milioni di anni, infine, la frattura che ha generato la penisola arabica continua ad allargarsi facendo spazio al mar Rosso a scapito del golfo Persico, destinato a chiudersi. In figura, le frecce indicano le direzioni in cui le forze geodinamiche stanno oggi indirizzando le masse continentali.

8 Prove paleontologiche Prove paleoclimatiche
Prove a sostegno della teoria Prove geofisiche Prove paleontologiche Prove geologiche Prove paleoclimatiche

9 Prove geofisiche Indietro
L’analisi topografico-statistica della superficie terrestre rivela due livelli predominanti in corrispondenza dei continenti e dei fondi oceanici. Ciò in accordo con la nozione di due strati di crosta separati. La teoria dell'isostasia presume che il substrato sotto la crosta terrestre agisca come un fluido, di tipo molto viscoso. in base a tale presupposto i blocchi continentali se si potevano muovere verticalmente, nulla impediva loro di muoversi anche orizzontalmente, ammesso che vi fossero forze sufficienti per farlo. Tali forze esistevano veramente e ne erano la prova la compressione orizzontale degli strati delle catene montuose delle Alpi, dell'Himalaya e delle Ande;

10 Prove geologiche Indietro
Corrispondenza quasi perfetta dei margini dei continenti che si incastrano l'un l'altro come in un mosaico. Affinità geologiche che accomunano, per esempio le catene montuose paleozoiche della Norvegia e della Scozia a quelle della Groenlandia e del Canada (analoga affinità si riscontra ad esempio tra le formazioni rocciose dell'Africa occidentale e del Sudamerica orientale. Particolare importanza fu attribuita alla corrispondenza fra le morene terminali delle coltri glaciali dell'America Settentrionale e dell'Europa quale indice di un differimento nella scissione finale dei continenti fino al Pleistocene. " E' proprio - scrive Wegener - come se noi dovessimo mettere a posto le parti strappate di un giornale facendo combaciare i loro contorni e poi vedere se le singole righe di stampa si susseguono dalle due parti regolarmente. Se ciò si verifica, evidentemente non resta altro che concludere che tali parti erano effettivamente unite in questo modo

11 Prove paleontologiche
Indietro Prove paleontologiche All'inizio del secolo tutti i paleontologici più influenti, per spiegare l'identità o similarità floristiche e faunistiche tra continenti differenti, ammettevano che tra essi potessero essere esistiti specialmente durante il Mesozoico, dei legami sotto forma di grandi lingue di terra, i cosidetti ponti continentali, successivamente sprofondati nell'oceano. Wegener, dopo aver indagato a fondo sulla distribuzione, attuale e geologica di vari organismi, rigetta su evidenze geofisiche e sulla base dei principi dell'isostasia, la possibilità che i cosidetti ponti continentali siano spariti e sprofondati negli oceani. Quindi l'unica vera conclusione che si poteva trarre era che i continenti oggi separati, si fossero staccati spostandosi lateralmente da un unico originario Supercontinente

12 Prove paleoclimatiche
Dallo studio della distribuzione dei climi sulla Terra in epoche passate,si è potuto dedurre che nei continenti meridionali,in regioni che oggi hanno un clima tropicale,c’erano condizioni di clima freddo,documentate dalla presenza di depositi glaciali risalenti a più di trecento milioni di anni fa. Grandi depositi evaporitici,che si formano solo in ambienti caldi e secchi,e giacimenti di carbone,tipici di un clima tropicale,risalenti allo stesso periodo testimoniano,invece,l’esistenza di climi caldi in diverse regioni settentrionali. Secondo Wegener,l’unica possibile spiegazione di questi dati è che i continenti fossero all’epoca uniti e spostati molto più verso sud,di quanto non lo siano attualmente Indietro

13 Struttura dei fondali Dorsale oceaniche Pianure abissali
Fosse oceaniche Sistema arco-fossa Crosta oceanica

14 Dorsale oceanica Indietro
Una dorsale oceanica è il risultato della divergenza tra due placche di crosta oceanica. La litosfera nei pressi di tale crosta si assottiglia molto: è facile quindi che le due zolle, allontanandosi, facilitino la risalita di magma dall’astenosfera. Infatti le dorsali non sono altro che enormi vulcani lineari che si snodano per più di km , ampie dai 1000 ai 4000 km, e alte km. Il magma che ne fuoriesce risulta basico, derivando dai materiali componenti il mantello, e forma questi rilievi. La catena è poi segnata da un solco longitudinale, largo qualche decina di km e profondo tra i 1500 e i 3000 km, dai lati molto ripidi e paralleli, da cui fuoriesce la lava; questa valle porta il nome di fossa tettonica o rift. La più grande è quella che si estende dal nord della Siria al centro del Mozambico (RIFT VALLEY). Vi sono infine ulteriori fratture trasversali rispetto all’asse della faglia, che prendono il nome di faglie trasformi. La dorsale viene da queste disarticolata in numerosi segmenti, ciascuno dei quali risulta spostato rispetto a quelli contigui. Le faglie trasformi sono causate dalla curvatura della superficie terrestre. Lungo queste faglie avvengono numerosi terremoti, posizionati lungo faglia compresa tra i capi della dorsale divisa, dove i margini scorrono in direzione opposta. Le dorsali oceaniche non sono altro che luoghi di produzione della crosta oceanica: al di sotto di questa il materiale solido del mantello risale lentamente, in parte fondendo per la diminuzione della pressione, e in parte dividendosi in direzioni opposte alla dorsale, allontanandone i margini; gli spazi creati sono riempiti dal magma in risalita, che in alcuni punti affiora in superficie (come in Islanda).

15 Faglie trasformi Due zolle possono scorrere una accanto all'altra, senza convergere o allontanarsi, se non in misura trascurabile. Gran parte delle fratture della crosta con questo movimento sono rappresentate da grandi faglie trasformi perpendicolari alle dorsali oceaniche.   La formazione di queste fratture è legata principalmente alla diversa quantità di lava che viene emessa lungo la dorsale. Nei tratti in cui le colate sono più abbondanti, il fondo oceanico si allarga più velocemente e si stacca dalle zone che si dilatano più lentamente. Lungo le faglie trasformi il vulcanismo è scarso o assente. Margini trasformi

16 Dorsale medio-atlantica
La Dorsale Medio Atlantica è una catena montuosa sottomarina, situata nell'Oceano Atlantico, che va dal Polo Nord fino all'Antartide. È la più lunga catena montuosa della Terra. Si tratta di una grande dorsale oceanica, che ha come unici punti di emersione l'Islanda ed alcune piccole isole

17 Indietro Rift valley La Rift Valley o anche Great Rift Valley (la valle della grande falla) è un vasto elemento geografico e geologico che si estende in direzione nord-sud per oltre 5000 km, dal nord della Siria (sud-ovest dell'Asia) al centro del Mozambico (est dell'Africa). La valle varia in larghezza dai 30 ai 100 km e in profondità da qualche centinaio a parecchie migliaia di metri. Si è creata dalla separazione delle placche tettoniche africana e araba, che iniziò 35 milioni di anni fa, e dalla separazione dell'Africa dell'est dal resto dell'Africa, processo iniziato da 15 milioni di anni. Il nome alla valle fu dato dall'esploratore John Walter Gregory.

18 Pianure abissali Indietro
Ai due lati della dorsale,il fondale oceanico si estende formando le pianure abissali,regioni pianeggianto molto estese situate tra 4000 e 6000 metri di profondita e ricoperte da un sottile velo di sedimenti,che si sovrappone allo strato di basalti.Le pianure abissali si estendono fino alla scarpata continentale.Sulle pianure abissali si elevano rilievi isolati di forma generalmente conica(seamounts),alcuni dei quali presentano una superficie tronca e hanno origine vulcanica(guyot).

19 Fosse oceaniche Indietro
Le fosse oceaniche sono profonde depressioni dei fondali lunghe e strette.Hanno una lunghezza di migliaia di kilometri,larghezza da 100km a 200km e raggiungono una profondita’ che supera almeno i 6000m.Assomigliano a incisioni con profilo a V,asimmetrico, con un fianco piu ionclinato verso il coontinente e con l’altro fianco,meno ripido,verso il mare aperto.Viste in pianta,presentano per lo piu un andamento arcuato.Un tipico allineamento di queste strutture è presente lungo il bordo occidentale dell’oceano pacifico,dove sono praticamnete prive di sedimenti, salvo una sottile copertura dallo spessore relativamenete modesto

20 Indietro Sistema arco-fossa Il sistema arco-fossa è l’insieme della fossa e dell’arco vulcanico,e lungo di essi si verificano spesso terremoti sia superficiali che profondi.

21 Crosta oceanica Indietro
La crosta oceanica è formata da tre strati:gabbri,basalti e sedimenti. I basalti dei fondali hanno la stessa composizione della lava emessa dalle dorsali. L’analisi dei sedimenti prelevati da diverse regioni oceaniche permise di rilevare tre dati sorprendenti: In nessun oceano i sedimenti hanno un’età superiore ai 200 milioni di anni; La coltre di sedimenti è molto ridotta,ma aumenta regolarmente di spessore man mano che ci si allontana dalla dorsale Più ci si allontana dalla dorsale,più i sedimenti(e i sottostanti basalti)sono antichi. Questi dati dimostrano che gli attuali fondali oceanici si sono formati in tempi recenti e non hanno una storia lunga come quella dei continenti. Se infatti si fossero formati contemporaneamente ai continenti, i fondali sarebbero oggi coperti da uno strato di sedimenti ben più consistenti di quello che si osserva.

22 Formazione dell’Himalaya Indietro
Tra le creazioni più maestose e visibili della tettonica a zolle c'è sicuramente l'imponente catena dell'Himalaya (fig. 1), che si estende per circa 2900 km lungo il confine tra l'India e il Tibet. Circa 40 milioni di anni fa, il braccio oceanico della Tetide, che aveva separato i continenti settentrionali da quelli meridionali a partire dal tardo Giurassico, fu schiacciato nella sua porzione orientale dal sopraggiungere dell'India che, dopo essersi staccata dal Gondwana durante l'Era Mesozoica, arrivò in prossimità delle coste asiatiche alla velocità di circa 9 metri/100 anni (una velocità notevole, se si pensa che a muoversi era un blocco continentale!). Lo scontro tra i due blocchi continentali fu terribile (fig. 2): essendo di identica densità, le due placche non potevano però infilarsi l'una al di sotto dell'altra, e così l'India continuò ad "incastrarsi" nel continente asiatico alla velocità di 5 cm l'anno, accatastando come un gigantesco bulldozer l'enorme pila di sedimenti accumulati nel segmento oceanico della Tetide, ormai scomparso. Questi sedimenti, insieme a relitti di crosta oceanica della Tetide, furono innalzati a quasi 9000 m (fig. 3) dalla colossale spinta dell'India contro il continente asiatico, che è continuata nelle decine di milioni di anni successivi e che a tutt'oggi è responsabile dei terribili terremoti che scuotono quelle regioni della Terra, oltre che della formazione delle vette più inavvicinabili del Pianeta.

23 Orogenesi della Cordigliera delle Ande
La Cordigliera è costituita da una serie di lunghe catene parallele fra loro e divise da altopiani sui quali s'innalzano cime elevate e vulcani ancora attivi, come l'Aconcagua (6959 m.), l'Ojos del Salado (6880 m.), l'Huascaran (6768 m.), il Coropuna (6425 m.), il Chimborazo (6267 m.), il Misti e il Cotopaxi. Mentre il versante occidentale delle Ande si affaccia ripido sul Pacifico, quello orientale digrada dolcemente verso le pianure centrali. Proprio i movimenti ancora in atto delle zolle crostali determinano l'intensa attività sismica e vulcanica della zona. Qui sotto due immagini che illustrano il processo di formazione della Cordigliera delle Ande. Intorno a 40 milioni d'anni fa si sono innalzate anche le catene montuose del Nord America (le Montagne Rocciose) e quelle del Sud America (le Ande ). Tali innalzamenti sono avvenuti in seguito alla collisione delle zolle americane con due zolle oceaniche: • La zolla del Pacifico contro la placca nordamericana ha provocato la formazione delle Montagne Rocciose. • La placca di Nazca in subduzione alla placca sudamericana, ha provocato il corrugamento dei detriti (accumulati nei fondali oceanici nel corso di centinaia di milioni d'anni) sollevandoli a formare la Cordigliera delle Ande che si estende dal Mar delle Antille fino alla Terra del Fuoco, per più di 8000 km. Indietro

24 Espansione dei fondali oceanici
Nella sua ipotesi l’americano Hess sosteneva che le dorsali sono grandi frattute attraverso le quali i materiali magmatici risalgono dal mantello,generando nuova crosta oceanica che sospinge lateralmente la vecchia crosta.Nel mantello,secondo Hess,si verificano movimenti convettivi, molto lenti poiche nn c’è un vero e proprio strato fluido,e le dorsali rappresentano la via d’uscita delle colonne ascendenti.Il fondale degli oceani dunque si rinnova continuamente,ma,poiche le dimensioni della terra restano constanti,bisogna ammettere che in qualche luogo parte della crosta piu antica venga eliminata.Questo si verifica in corrispondenza delle fosse oceaniche,dove la crosta si immerge nuovamente e fonde a una certa profondita’,tornando a far parte del mantello.Il fenomeno prende il nome di SUBDUZIONE.La teoria di Hess spiega per esempio perché sui foondali oceanici nn si ritrovino per esempio rocce di età superiore ai 200milioni di anni e perche i sedimenti depositati sui fondali abbiano spessore cosi ridotto ed età che aumanta progressivamente e simmetricamnete allontanandosi dalla dorsale.Spega,inoltre,il diverso flusso di calore che si registra a livello delle dorsali e delle fosse.La teoria di Hess è oggi largamente accettata e ha trovato una conferma definitiva nella studio del paleomagnetismo

25 Subduzione Per subduzione si intende lo scorrimento di una placca litosferica sotto un altra ed il suo conseguente riassorbimento nell'astenosfera. In conseguenza alla produzione di nuova crosta oceanica nelle dorsali mediooceaniche, che tenderebbe ad aumentare la superficie complessiva delle placche, sui margini convergenti la crosta oceanica viene distrutta per subduzione. Nelle aree soggette a subduzione si trovano quasi sempre fosse oceaniche e archi vulcanici. Questi ultimi sono prodotti dal riscaldamento generato dalla subduzione, che provoca la fusione parziale della litosfera e la formazione di camere magmatiche. Un esempio di zona di subduzione è dato dalla costa occidentale del Sudamerica, al largo della quale si trova una profonda fossa oceanica, mentre sulla terraferma si sviluppa una catena di edifici vulcanici.

26 Paleomagnetismo dei fondali
Indietro Studio dei mutamenti del campo magnetico terrestre nelle ere geologiche, alla base dell'inversione magnetica, registrati nelle rocce, in particolare quelle eruttive. Quando la temperatura di un magma scende al disotto di un valore detto punto di Curie (diverso a seconda del minerale), i minerali magnetizzabili (per es., la magnetite) cristallizzano magnetizzandosi secondo la direzione del campo magnetico esistente in quel momento (magnetizzazione termorimanente). Ciò può avvenire quando un magma solidifica in profondità dando origine a una roccia intrusiva, oppure quando una lava effusa sulla superficie terrestre si raffredda. La magnetizzazione detritica rimanente riguarda le rocce sedimentarie clastiche: durante la deposizione del materiale detritico sul fondo di un bacino sedimentario. I minerali magnetizzabili si orientano seguendo la direzione del campo magnetico presente in quel momento sulla Terra. Paleomagnetismo dei fondali Lo studio del paleomagnetismo dei fondali oceanici fece emergere un dato sorprendente:su ogni fondale oceanico si registrano anomalie magnetiche positive e negative,disposte simmetricamente ai lati delle dorsali.Questa alternanza dimopstra in modo inequivocabile che il pavimento basaltico dei fondali non si è formato tutto contemporaneamente:le porzioni di crosta che presentano una anomalia mahnetica positiva si sono formate in epoche di magnetizzazione diretta,mentre quelle che hanno anomalia negativa si sono formate in epoche di polarità inversa rispetto a quella attuale

27 Tettonica delle zolle video Piano di Benioff Attività vulcanica
La tettonica a zolle o tettonica a placche considera che la litosfera sia composta da un esiguo numero di zolle pressochè rigide che si muovono sull'astenosfera (movimenti delle placche). La maggior parte della deformazione derivante dal moto avviene lungo i margini e questo può essere riscontrato facilmente guardando la mappa della sismicità, e notando che la concentrazione dei terremoti avviene appunto sui margini di zolla. La teoria della tettonica a zolle si occupa di descrivere le interazioni che avvengono tra le zolle, e le conseguenze macroscopiche di queste interazioni. Si basa principalmente su quattro ipotesi di base: Litosfera nuova viene continuamente generata e questo causa il processo di espansione dei fondali oceanici lungo le dorsali oceaniche La nuova litosfera oceanica entra a far parte di una zolla rigida (e può includere anche continenti) L'area della superficie terrestre rimane invariata nel tempo. Questa importante asserzione implica che le zolle devono venir distrutte da qualche parte con la stessa velocità con cui vengono create Le zolle litosferiche trasmettono gli sforzi a grandi distanze e il loro moto relativo si manifesta in prima approssimazione solo lungo i margini delle zolle. Piano di Benioff Attività vulcanica

28 Margini delle zolle Indietro I margini di zolla sono di tre tipi
Margini conservativi Margini Conservativi con scorrimento laterale lungo i quali la litosfera non viene mai nè creata nè distrutta e le zolle scorrono lateralmente l'una rispetto all'altra. Essi sono rappresentati dalle faglie trasformi (destrorse o sinistrorse). Margini convergenti Margini Convergenti (di consunzione, distruttivi) lungo i quali le zolle si avvicinano l'una all'altra.Lungo questi,la litosfera di una zolla scende nel mantello e viene distrutta.Si rappresentano con fosse abissali con zone di subduzione Margini divergenti Margini Divergenti ( di accrescimento, costruttivi) su di essi le zolle si allontanano l'una dall'altra. In questi tipi di margini viene creata nuova litosfera.Sono rappresentati da una dorsale oceanica

29 Margini conservativi Indietro
Un movimento destrorso o sinistrorso, di una placca contro un'altra può causare effetti facilmente visibili in superficie. A causa dell'attrito le placche non scivolano in modo continuo l'una sull'altra, ma avviene un accumulo dello stress sui margini di zolla che quando supera la soglia di rottura delle rocce presenti, viene rilasciato istantaneamente provocando così i terremoti,un tipico fenomeno che avviene lungo le faglie trasformi. Questa viene chiamata teoria del rimbalzo elastico. Un tipico esempio di questo tipo di faglie si trova nel complesso della Faglia di S. Andreas sito nella costa ovest del nord America. In quest'area, le placche del Pacifico e del Nord America si muovono l'una rispetto all'altra in modo tale che la placca del Pacifico si muove verso nord rispetto a quella del nord America.

30 Faglia di San Andreas La faglia è una frattura della crosta terrestre, in corrispondenza della quale si è verificato un moto di scorrimento parallelo al piano di frattura. La frattura, che si produce quando le tensioni che agiscono sui vari strati della superficie terrestre superano il limite di elasticità, può essere lunga pochi centimetri o molti metri. I moti sono di solito lenti e cumulativi, impercettibili, ma a lungo termine possono produrre spostamenti anche di chilometri, come nel caso della faglia di San Andreas, nel sud della California. Meno frequenti sono invece le faglie provocate da moti improvvisi e intensi, quali quelli conseguenti ai terremoti.

31 Margini convergenti Indietro
Collisione tra due placche oceaniche I margini convergenti, o distruttivi, sono costituiti dalle fosse abissali. Quando una placca oceanica molto densa collide con una placca continentale meno densa,si forma tipicamente una zona di subduzione ove il materiale oceanico scende in profondità lasciando il materiale continentale in superficie. Questo è ciò che avviene nell'area lungo la costa ovest del Sud America, ove la Placca di Nazca viene subdotta dalla placca continentale del sud America. Subducendo, questo materiale viene notevolmente scaldato e produce materiale fluido e gassoso che tende a risalire in superficie formando vulcani o catene vulcaniche. Collisione tra due placche continentali Collisione tra una placca oceanica e una placco continentale

32 Margini divergenti Indietro
Nel caso di margini divergenti, costituiti dalle dorsali oceaniche le due placche si muovono allontanandosi l'una dall'altra e lo spazio che viene a crearsi dal loro allontanamento viene riempito con nuovo materiale proveniente dalla crosta sottostante. Un fenomeno tipico che accompagna i margini divergenti è quello degli hotspots, o punti caldi. In questi punti si accumula una grande quantità di materiale astenosferico vicino alla superficie con un'energia cinetica tale da poter rompere la litosfera. Esempi tipici di questi fenomeni sono quelli delle montagne marine Imperatore e delle Hawaii nell'oceano pacifico.

33 Motore della tettonica delle zolle
Dall’interno del pianeta sì diparte calore, che si trasmette agli strati superiori per convezione. Questo processo comporta che enormi masse di materiale in profondità, riscaldandosi, aumentino il proprio volume, diminuendo così di densità, e perciò risalgano agli strati superiori dando origine a un ciclo di moti convettivi. Altre masse fredde sono spinte in basso, mentre quelle calde si raffreddano progressivamente, ridiscendendo e chiudendo il ciclo. Il movimento circolare di queste celle convettive giunge in superficie innescando le zolle, creando rispettivamente una dorsale oceanica quando due masse si allontanano tra loro, e una fossa abissale quando discendono fronteggiandosi. Punti caldi

34 Punto caldo Indietro In geologia, un punto caldo (hot spot) è un punto della superficie terrestre che ha mostrato attività vulcanica per un lungo periodo di tempo. J. Tuzo Wilson ebbe nel 1963 l'idea che le catene di isole vulcaniche come le Hawaii fossero il risultato di un lento movimento di una placca tettonica sopra un punto "fisso", posto sotto la superficie del pianeta. In origine si pensava che un punto caldo fosse causato dalla risalita di uno stretta colonna di materiale del mantello a partire dalla transizione tra mantello e nucleo terrestre (mantle plume, [1]). Oggi però l'evidenza geologica mostra come la convezione degli strati superiori del mantello ne sia la causa probabile [2] [3]. I geologi hanno identificato 40 o 50 punti caldi sul pianeta. I più attivi sono quelli delle Hawaii, dell'isola di Réunion, di Yellowstone e dell'Islanda.

35 Piano di Benioff Nei margini convergenti invece si hanno due placche che convergono appunto, cioè che si scontrano; quando questo accade una delle due placche inizierà a scivolare al di sotto dell'altra penetrando nell'astenosfera dove inizia a fondersi per poi scomparire all'interno del mantello; si ipotizza che ciò avvenga intorno ai 700 Km di profondità poiché non si registrano terremoti al di sotto di tale profondità. Alcuni geofisici infatti misero in evidenza che gli ipocentri dei terremoti, lungo questo genere di margine, sono distribuiti lungo un piano inclinato in media di 45° che si immerge dalla fossa fin sotto il continente; questa zona è detta "piano di Benioff"; dalla scoperta di questo piano è nata la convinzione che la crosta oceanica scenda nel mantello dissolvendosi progressivamente in esso seguendo appunto il piano di Benioff.

36 Attività vulcanica Zone di distensione della crosta Sono le zone che si trovano lungo i margini divergenti delle placche. Qui si osservano eruzioni lineari con attività effusiva tranquilla. Si tratta di magna primario Zone di subduzione Sono zone caratterizzate dallo scivolamento di una placca sotto di un’altra .L’attrito tra le due placche scalda e disidrata i sedimenti peleagici: l’acqua che cosi si libera,abbassa la temperatura di fusione dei silicati. Come conseguenza i materiali del mantello fondono e il magma risalendo si differenzia,formando un magma di anatessi Zone di compressione Zone in cui avviene lo scontro tra due margini continentali.La crosta riscaldata e deformata fonde in magni che risalgono con difficoltà,magmi di anatessi appunto,che risalgono con difficoltà a causa di forti pressioni e possono generare grandi plutoni Zone in cui giungono in superficie colonne ascendenti di materiale caldo Sono rigonfiamenti isolati(punti caldi) dai quali effondono lave basaltiche.Questo magma è di tipo primario,generato dalla fusione di materiali a contatto tra il nucleo e il mantello inferiore


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