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Apriamo le finestre alla legalità

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Presentazione sul tema: "Apriamo le finestre alla legalità"— Transcript della presentazione:

1 Apriamo le finestre alla legalità

2 Il significato della parola mafia
Mafia è un termine diffuso ormai a livello mondiale con cui ci si riferisce ad una particolare tipologia di organizzazioni criminali. Le analisi moderne del fenomeno della mafia la considerano, prima ancora che una organizzazione criminale, una “organizzazione di potere”; ciò evidenzia come la sua principale garanzia di esistenza non stia tanto nei proventi delle attività illegali, quanto nelle alleanze e collaborazioni con funzionari dello Stato, in particolare politici, nonché del supporto di certi strati della popolazione. Di conseguenza il termine viene spesso usato per indicare un modo di fare o meglio di organizzare, non necessariamente cose illecite. Quindi il termine “mafioso” può essere utilizzato nel linguaggio comune per definire, per esempio un sindaco che dia concessioni edilizie solo ai suoi “amici” o un professore universitario che fa vincere borse di studio a persone anche valide ma a lui legate o la nomina da parte di un governo di altissimi dirigenti anche capaci ma “politicamente vicini” alla maggioranza di cui il governo è espressione.

3

4 Alcuni dei mafiosi più famosi italiani
Totò Riina Tommaso Buscetta Salvatore Lo Piccolo Bernardo Provenzano Luca Bagarella

5 Queste sono le parole di Paolo Borsellino

6 Uomini che hanno combattuto e combattono per la legalità
Don Pino Puglisi Don Ciotti Paolo Borsellino Generale Dalla Chiesa Libero Grassi Borsellino e Falcone

7 Grazie a questo progetto è stato possibile visualizzare il seguente film.

8 In questo film Don Pino Puglisi nel ritorna nel suo quartiere d'origine, il Brancaccio di Palermo, con nomina del vescovo a parroco di San Gaetano. Con determinazione ed in mezzo a molte difficoltà ed intimidazioni, in due anni raccoglie dalla strada un buon numero di bambini, già formati alla cultura mafiosa. Il suo Centro di accoglienza comincia a diventare un riferimento per il quartiere, che reclama i normali diritti di cittadini a politici collusi e conniventi con la delinquenza organizzata. In un periodo in cui la Mafia mostrava i muscoli, con gli attentati a Falcone e Borsellino (primi anni '90), nel quartiere Brancaccio di Palermo, casa di molti boss malavitosi, il parroco Don Puglisi cercò di dare una speranza ai suoi concittadini costretti "a camminare a testa bassa". Purtroppo il parroco fu ucciso, ma la sua opera piena di umanità e voglia di legalità rimane nella memoria, grazie anche a film come quello di Faenza, indispensabili per non dimenticare.

9 "Alla luce del sole" si colloca in quel filone tipicamente italiano di film su cosa nostra, nel segno di opere quali "I cento passi". Il risultato è uno spettacolo piuttosto misurato, scevro di situazioni caricate (basta guardare l'assassinio del prete), che nonostante segua un iter convenzionale, sa coinvolgere lo spettatore, tratteggiando efficacemente il suo eroe, interpretato ottimamente dal commissario Montalbano televisivo, Luca Zingaretti, ma anche il quartiere sotto scacco della mafia in cui questo agiva, indispensabile per comprendere a fondo certe situazioni. Faenza sottolinea come spesso e volentieri in una realtà come quella di Brancaccio si sia costretti a diventare Mafiosi, trovandosi fin da bambini caricati di rabbia verso lo stato, e costretti dai genitori a piegarsi al sistema. Un sistema che non trova una forte opposizione nelle istituzioni, statali ed ecclesiastiche. E' la paura poi di uscire "alla luce del sole" che impedisce il cambiamento, sfociando in una omertà senza limiti (sottolineata drammaticamente nell'epilogo).

10 Tra le altre attività, abbiamo discusso di “bullismo”, leggendo e commentando il libro:

11 Cosa nostra Con l'espressione Cosa Nostra si è soliti indicare un'organizzazione criminale di stampo mafioso presente in Sicilia dagli inizi del XIX secolo e trasformatasi nella seconda metà del '900 in una organizzazione internazionale. La sua origine è tradizionalmente messa in relazione al fenomeno del brigantaggio, sviluppatosi a partire dalla seconda metà dell' '800. Tale asserzione è però poco condivisa; buona parte degli studiosi ritiene infatti che sia necessario retrodatarne la nascita al XVI secolo, quando in varie parti d'Italia si erano formate congregazioni paracriminali sul tipo di quella citata da Alessandro Manzoni, (I bravi di Don Rodrigo e il castello dell'Innominato), ne "I promessi sposi". È costituita da un sistema di gruppi, chiamati famiglie, organizzati al loro interno sulla base di un rigido sistema gerarchico, composto da gregari di diverso livello. L'intero territorio controllato è interamente suddiviso in "mandamenti". Questi possono inglobare uno o più quartieri o un intero paese( mandamento di corleone ). Ogni mandamento è composto da 3 famiglie che, insieme, eleggono un "capo mandamento" che rappresenta le stesse nella "commissione provinciale". Ogni capo mandamento elegge un sottocapo e da 1 a 3 consiglieri. Il grado immediatamente sotto è il "capo decina" che comanda direttamente parte dell'esercito delle famiglie: i "picciotti". Un ulterioire livello di importanza è il rappresentante della provincia che fa gli interessi di quest'ultima nella "commissione interprovinciale". Con il termine "Cosa Nostra" oggi ci si riferisce esclusivamente alla mafia siciliana (anche per indicare le sue ramificazioni internazionali, specie negli Stati Uniti d'America), per distinguerla dalle altre, internazionali, genericamente indicate col termine di "mafie". In Sicilia l'organizzazione è ancora visibilmente presente sul territorio, dove oggi assume il termine di Stidda, in prevalenza nelle provincie di Agrigento, Enna e Caltanissetta. Gli interventi dello Stato, che in passato aveva trascurato, anche volutamente, il problema, si sono fatti più decisi a partire dagli anni '80 (Maxiprocesso). In ciò grande merito ha avuto il Pool antimafia, di cui facevano parte i due magistrati simbolo della lotta alla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Costoro, a costo della loro vita, hanno distrutto il cuore di Cosa Nostra, dimostrandone la reale esistenza e garantendo la possibilità di punirne gli adepti. Fino ad allora l'impunità dei suoi membri era pressoché garantita attraverso infiltrazioni politiche e nei palazzi di giustizia.

12 Negli anni '90 la Sicilia, come la Campania e la Puglia, venne militarizzata allo scopo di liberare gli organi di Polizia dalle attività di piantonamento, lasciandoli liberi di dedicarsi in pieno alle indagini e alla ricerca dei latitanti. La presenza visibile dello Stato, combinata alla odiosa strategia stragista attuata da Cosa Nostra, hanno avuto come conseguenza la mobilitazione della società civile, stanca di dover subire suprusi e sopraffazioni. I risultati si riscontrano in un processo di evoluzione ancora in atto nella nuova generazione, che rifiuta la presenza dell'organizzazione nel territorio, rivendicando la libertà da ogni forma di presidio mafioso. Nel 2006, l'arresto del superlatitante Bernardo Provenzano ad opera della Procura Antimafia di Palermo, ha inflitto un ulteriore duro colpo all'organizzazione, che ora sta probabilmente subendo l'evoluzione in Stidda (molto più debole e meno pericolosa ma sempre di stampo mafioso). Anche economicamente Cosa Nostra ha subito un ridimensionamento, sia per effetto dell'applicazione della legge sul sequestro dei beni, sia per il contestuale aumento di potere della 'Ndrangheta, che ha assunto il controllo e il predominio del traffico internazionale di droga

13 Alcune delle prime vittime di Cosa Nostra
Anni 1890 Francesco Gebbia (10 ottobre 1892), consulente legale, Consigliere comunale di opposizione del Comune di Mezzojuso, assassinato nella piazza del paese a fucilate. Emanuele Notarbartolo Emanuele Notarbartolo (1 febbraio 1893), ex sindaco di Palermo, ex direttore generale del Banco di Sicilia. Emanuela Sansone (1896) Antonino D'Alba (1897), membro della cosca di Falde. Vincenzo Lo Porto e Giuseppe Caruso (24 ottobre 1897), due cocchieri affiliati alla cosca dell'Olivuzza. Anni 1950 Salvatore Carnevale (16 maggio 1955), sindacalista e militante del Partito Socialista Italiano di Sciara, in provincia di Palermo. Giuseppe Spagnolo (13 agosto 1955), sindacalista e dirigente politico Pasquale Almerico (25 marzo 1957), maestro elementare, sindaco di Camporeale e segretario della sezione locale della Democrazia Cristiana

14 Anni 1960 Cataldo Tandoy (30 marzo 1960), ex capo della squadra mobile di Agrigento Cosimo Cristina (5 maggio 1960), giornalista Paolo Bongiorno (20 luglio 1960), sindacalista. Strage di Ciaculli (30 giugno 1963): il tenente dei carabinieri Mario Malausa, i marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Mario Farbelli, il maresciallo dell'esercito Pasquale Nuccio, il soldato Giorgio Ciacci. Carmelo Battaglia (24 marzo 1966), sindacalista e dirigente politico del Partito Socialista Italiano di Tusa, in provincia di Messina.

15 Che cos’è l’uomo d’onore... per i mafiosi e per la gente comune?
Secondo il linguaggio mafioso, l’ uomo d’onore è un mafioso che fa parte della loro organizzazione criminale è che rispetta i suoi superiori e le regole del gruppo. Secondo la gente per bene l’uomo d’onore e una persona che rispetta le leggi e le regole.

16 Perchè nasce un' associazione criminale?
La mafia nasce con l’uomo dal più povero al più ricco a tutti i livelli.. Aiutiamo la Sicilia!!!!!!!

17 Le nostre considerazioni
In questo progetto abbiamo imparato il significato del concetto di legalità e le regole del vivere civile. Abbiamo imparato la differenza tra “uomo d’onore” per i mafiosi e “uomo d’onore” per noi gente per bene. Abbiamo imparato quanto è importante difendere i nostri ideali della legalità, come Don Pino Puglisi (sulla cui vita ed opera abbiamo visto e commentato il film “Alla luce del sole”). Abbiamo, infine, letto e commentato un libro “Riso di pietra”, che affronta le tematiche del “bullismo”, altro argomento sulla legalità, a noi giovani molto vicino.

18 Questo blog è stato realizzato da:
Francesco Libero Rogel Kojtari Gianluca Mastroleo Un ringraziamento particolare va ai professori Vanny Esposito e Mariagrazia Ludovico.


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